venerdì 28 ottobre 2016

SEMPRE PIÙ MICROBA

Le pantofole spariscono, a casa Noicinque. Spariscono e ricompaiono, talvolta con intervento umano, talvolta soprannaturale. Le pantofole di YY vengono generalmente fatte sparire dalle minorenni, quelle cucciole grandi vanno fuori misura ogni sue settimane, quelle microbe vengono smontate come i lego. Ed è proprio mentre la microba si sta infilando dei parziali pezzi di pantofola, impiegandoci naturalmente un tempo infinito, che avviene la seguente conversazione.
"Microba, scusa, ma le pantofole? Ci stai mettendo una vita, sei sicura che vadano bene così?"
"Certo che va bene. Comunque non sono pantofole. È pelo di ciabatta."

venerdì 21 ottobre 2016

SFOGLIANDO UN ALTRO QUADERNO

Dal quaderno microbo, classe secondabì:
Parla di te. Come ti rechi a scuola?
Io mi reco a scuola con le gambe e i piedi.
Parla di te. Tu di che cosa hai paura? Perché?
Ho paura della preside. 
Perché è severa.
Parla di te. Ti capita, a volte, di andare al supermercato con la mamma?
Io vado spesso al supermercato con il papà perché la mamma non ci va mai.

mercoledì 19 ottobre 2016

QUEL POSTO DEL CUORE

Dal quaderno di italiano della cucciola di mezzo, classe quintabì:
"Parlo di un luogo a cui sono particolarmente affezionata"
Il luogo a cui sono particolarmente affezionata è il giardino della casa della mia nonna materna, a Milano, che ha segnato buona parte della mia vita fino ad adesso.o
La casa in cui abita la nonna è piuttosto piccolina e il suo "cortile" pure.
Una porta finestra conduce dalla cucina su un balconcino su cui la nonna tiene accuratamente una piantina a cui dedica molto affetto.
Delle rose spinose e contorte si aggrovigliano incorniciando la scala e sprigionando il loro profumo delicato che ti penetra nel cuore e te lo apre, che ti fa rinascere.
Undici anni fa, quando nacque mia sorella cucciola grande, la nonna come simbolo volle piantare un ulivo per vederlo crescere insieme a lei. E, ancora, in fondo al giardino, si vede che spicca alto e maestoso come un re che pronuncia un discorso ai suoi sudditi.
Il pavimento è ricoperto di piastrelle tra cui crescono molte erbacce che la nonna non vuol vedere.
Allora, quando ero ancora piccola, ella mi insegnò come strapparle in un modo corretto: si metteva dei guanti normi, che a me parevano per giganti, poi, insieme, prendevamo le cesoie e toglievamo accuratamente le erbacce.
Provavo gioia e felicità e ogni volta che la nonna mi chiede di farlo al suo posto per via del mal di schiena, io accetto di buon grado, ripensando all'episodio dlla mia infanzia. 
Questo ricordo non uscirà mai dal mio cuore, perchè troppo intenso.
A pochi passi dalla scala, la nonna ha fatto costruire un parquet spesso un paio di centimetri, su cui poggia un piccolo ed elegantissimo tavolo con ricami di ferro entre sedie uguali.
Una panchetta di legno sostituisce il posto mancante. Quest'ultima è sempre un po' sporca ma, con un paio di cuscini, io mi ci siedo spesso molto volentieri.
Qui a me, alla nonna e alle mie due sorelle cucciola grande e microba, piace molto pranzare al fresco dell'ombra del gelsomino che ha sempre un profumo che ti invade e ti cattura e per un momento ti pare di essere in un altro mondo, dove niente va storto e tutti son sempre gentili e felici, dove nel cielo spiccano sempre le sette fasce colorate dell'arcobaleno.
Poi, però, un rumore di piatti e un altro odore, molto più invitante, ti risveglia da quel sogno ad occhi aperti.
Ed ecco che, abbassando lo sguardo, mi trovo davanti due occhi gialli, grandi come i pomelli di una porta, contornati da cerchi bianchi come la neve, puntati addosso. E poi sotto una bocca sorridente fucsia.
Però mi accorgo che non è una vera faccia, ma una di quelle prelibatezze che mi prepara sempre la nonna. Allora giù, a ingozzarmi di quella bontà.
Di fronte alla panchetta di legno è situato un grosso vaso in cui è presente il limone.
In un altro vaso più piccolo c'è una pianta minuscola, come quelle giapponesi a cui hanno tagliato le radici per non farla crescere.
Ma la mia preferita non è nessuna di queste.
Quest'estate, quando sono andata in America con la mia famiglia, visto che la nonna la desiderava tanto, per farle una sorpresa le abbiamo comperato una piccola sequoia gigante in un tubetto di plastica.
Quando l'ha vista ha fatto un salto dallo stupore.
Adesso la cura benissimo e ci è molto affezionata.
A sinistra di queste piante, dietro la scala, ce n'é una molto particolare.
Ha le foglie abbastanza larghe e ruvide.
La prima volta che l'ho vista era un cosino piccino, ma ora è diventata alta come me. La nonna mi racconta sempre che questa era l'unica pianta che ha resistito ad un'esplosione atomica.
Io in parte ci credo, ma non penso che 'sta storia sia completamente reale.
Di fianco ad essa spiccano colorate ortensie che son le preferite della nonna.
In un altro angolo nascosto del giardino, dentro un "armadio" di legno, la nonna tiene tutti gli attrezzi che servono per fare giardinaggi
La cosa più divertente è che, sparse per il giardino, si possono trovare capsule per fare il caffè usate.
La nonna infatti le mette dicendo che tengono lontane le for iche, che di solito invadono il giardino.
Ho scelto di descrivere questo luogo non perché è il primo che mi è venuto in mente, ma perché quando ci entro mi sento a mio agio, non sento più i rombi delle moto e i rumori della città.
Io vedo la natura intorno a me e sento solo il cinguettio degli uccelli, perché guardo e ascolto con gli occhi e le orecchie del cuore.
Ho scelto questo luogo anche perchè mi trasmette serenità e felicità, con tutti quei profumi e quei colori che anche la più insignificante vicenda, lì si trasforma in un ricordo indimenticabile.
A me piace curare il giardino della nonna (che per me è anche un po' magico) insieme a lei quando mi invita a casa sua. Questo posto non lo scorderò mai.

lunedì 17 ottobre 2016

SOSPETTAVO...

È lunedì sera, una di quelle sere frenetiche in cui si fa tardi, sulla tabella di marcia di XX, senza volerlo.
La microba assalta con una delle sue richieste improbabili:
"Mangiamo il dessert?"
"Nemmeno per idea. E poi è tardissimo. Vai a lavarti i denti."
"Sospettavo che mi avreste risposto così."

giovedì 6 ottobre 2016

AH, E, ANCHE...

E, anche, tu che nell'ora di musica quando siete chiamati a cantare un pezzo di canzone che amate, ti scateni con "We're not gonna take it" e "Bleed it out".
Tu che i tuoi compagni fanno finta di suonare la batteria e la chitarra intanto che tu canti il rock duro.

sabato 1 ottobre 2016

E TU, MICROBA

Microba, tu:
Tu che rispondi al telefono: "Ciao come stai" e vuoi saperlo davvero
Tu che abbracci stretto fino a fare male
Tu che pulsi di energia autoprodotta
Tu e il tuo sorriso arricciato
e contagioso
Tu, selvaggia incorreggibile
Tu che coccoli le persone e le cose come nessuno
Tu che il basket ti è entrato nel cuore
Tu che chatti con adulti colleghi di mammà
Tu che gli amici sono speciali per passare un tempo speciale
Tu che ti fai tagliare i capelli corti corti da papà per andarne fierissima
Tu che anche lui va fierissimo dei tuoi capelli corti
Tu che i tuoi occhi bruciano di espressività 
Tu che la tua maestra non si capacita di quanto diversa tu sia saltata fuori risoetto alla tua sorella grande
Tu che alla tua cartella appendi di tutto
Tu che ti infiltri alle lezioni di canottaggio
Tu che scegli e poi cambi idea un milione di volte
Tu che i colori con cui ti vesti...
Tu che mi insegni a lasciare il tempo
Tu che quando cerco di lasciarti il tempo in realtà friggo dalla fretta
Tu che non ti tiri indietro alle gare di rutti, anzi...
Tu golosa di salmone
Tu che osservi e ricordi invisibili dettagli
Tu che ci hai chiuso il cerchio di noi
Tu e i tuoi sette anni. I nostri sette anni
Microba, tu