mercoledì 28 dicembre 2022

GINO GOURMET

Tutti i bambini imparano che le scimmie mangiano le banane, i cano risicchiano gli ossi e i cavalli sono ghiotti di carote e carrube. Per quanto possano non aver presente come sono fatte queste ultime, è sapere comune che le carrube sono il cibo preferito dei cavalli. 

Quasi tutti, perché la nonna MM, che da fine conoscitrice delle piante ha identificato due alberi proprio di carruba nel parco accanto a casa, è andata a raccogliere le carrube cadute. Ne ha consegnato un pacco alla cucciola grande per il cavallo, ormai di famiglia, e lui…non le mangia! Così le carrube sono state la ghiottoneria di tutti gli altri cavalli del maneggio, e a lui rimarranno le carote comprate apposta. È un po’ come dire che a un cane non piacciono gli ossi, o a una bambina gli gnocchi…vi ricorda qualcuno?

sabato 3 dicembre 2022

PANE PER IL CUORE

La scuola microba ha lanciato qualche tempo fa una raccolta di doni da consegnare, impacchettati, con indicazione di età (ed eventualmente genere di atteso interesse, per quanto questo sia sempre meno rilevante) del gioco contenuto. Ad ognuno era richiesto di portare un dono destinato ad un coetaneo, o ad una coetanea.

La risposta é stata enorme, si sono raccolti più di duemila regali che i volontari sono andati a recuperare con un camion. 

L’idea era distribuire un dono ad ogni bambino che si presentava, con un adulto, a fruire della distribuzione di cibo giornaliera presso la locale e celebre mensa di beneficienza. I volontari, impegnati nella gestione delle oltre duemila persone in coda, hanno chiesto a qualche genitore della scuola di assisterli nella distribuzione dei regali. Così XX, in una gelida mattina del suo compleanno, ha potuto vivere la città solidale, la città piena di chi fatica, la città fredda e grigia dove trovi una mano. Con altri genitori della scuola, imbacuccati che neppure in Lapponia, hanno cercato di dare ordine alla massa di pacchetti e pacconi, l’ordine che si disordinava in un niente - ha visto occhi gentili e occhi inariditi dal dolore, ha assaporato sorrisi e ricevuto parole più dure in un caleidoscopio di emozioni di grande intensità. Nel suo cuore resteranno il bimbo che accompagna la mamma, e che parla un italiano perfetto e senza inflessione, facendo da interprete alla mamma, e che chiede al banchetto pieno zeppo di doni: ‘Sono stato buono, posso avere anch’io un pacchetto anche piccolo?’ con un garbo, una gentilezza e quasi troppa umiltà rispetto alla spavalderia che si vede troppo spesso.

E poi, due signore, età stimata sessantacinque, facilmente sorelle o amiche: l’una accompagnava l’altra più in difficoltà. Chiedono un regalo anche loro per la signora in difficoltà, dietro il banchetto riflettono su che cosa ci possa essere di adatto, dopo aver avuto un cenno di assenso dai rigidi volontari che mantenevano l’ordine ‘Solo bambini qui! Solo bambini!’ E poi ti accorgi che le conoscono, le sue signore, e che quella più in difficoltà è come una bambina, e che allora ok, a lei si accorda un dono. Si, ma che cosa? Così tutti cominciano a toccacciare i pacchetti per identificare qualcosa di morbido, se ne sbirciano un paio e voilà, eccone uno che dobrebbe contenere un peluche di forma indefinita, da un piccolo strappo nella carta se ne indovinano i mille colori. Il pacchetto viene consegnato nelle mani fredde e tremanti e gioiose, viene abbracciato con tutte le braccia in un gesto ineguagliabile, ancora con tutta la carta; intuendo nell’abbraccio la morbidezza del contenuto, il viso della signora bambina, fino ad allora incerto, si arriccia in un sorriso sdentato di gioia purissima, di quella che XX non ricorda di aver visto. Un viso che si apre alla felicità di essere stato riconosciuto in un bisogno così piccolo, sembra a noi, come quello di ricevere un piccolo peluche di tutti i colori in una gelida mattinata di dicembre. E a XX torna alla mente quello studio che dice che le scimmie, e un po’ anche noi, sviluppano attaccamento con le cose morbide e coccolose più che verso chi li nutre: cose morbide e coccolose, fisiche o astratte nel valore della relazione, di un gesto gentile, contano più del bisogno primario di nutrimento. Tutto in quell’attimo di sorriso sdentato di gioia purissima.

giovedì 1 dicembre 2022

PALINDROME

Il primo giorno di dicembre, nella famiglia di origine di XX, è sempre stato una doppia festa. È infatti il compleanno della supernonna MM e anche l’anniversario di un matrimonio modernissimo della nonna con l’ineguagliabile papà di XX. Così XX ricorda, nella creatività della sua infanzia, di aver prodotto innumerevoli lavoretti per celebrare la doppia ricorrenza speciale. Collane di carta stagnola, riproduzioni degli sposi con i rotoli di carta igienica appoggiati, ottimisti e fieri, su una altrettanto improbabile torta, e molte altre amenità.

In questo primo di dicembre, invece, ricorre il numero 8 1 1 8, le età, palindrome, della nonna MM e della cucciola grande, neoadulta. Così le torte si girano e i numeri sembrano quasi uguali, e nel giro di una manciata di appena tre settimane in casa noicinque si sono celebrati due compleanni sontuosi a base di otto e di uno. 

A pensarci, questi numeri, l’otto che se lo sdrai vedi l’infinito e l’uno che indica la via, sono proprio due numeri belli. Mescolali come vuoi, ma in questa giornata di età palindrome si appiccicano ad una mamma e nonna meravigliosa, che ha vissuto l’impossibile e lo trasferisce, con un amore senza tempo e senza confini, alle sue nipoti(ne) adoratissime, raccontando le storie del passato ma anche una lettura di questo strano presente, mettendo a disposizione il suo tempo, i suoi manicaretti e la sua macchina alle necessità di nipoti e cavalli; gli stessi numeri si appiccicano alla cucciola grande,  neodonna meravigliosa, che vede molto e parla poco, almeno con chi abita con lei, risparmiando le sue molte e belle parole per il resto del mondo, meglio se con pelo, squame, zampe, zanne, ali, probiscidi, zoccoli, fanoni o altri accessori.

Così questa giornata di otto e di uno vuole celebrare gli otto dell’infinito, del colorato passato e del  caleidoscopico futuro, e la direzione di una gioia di ieri, di oggi e di domani. Gli otto e gli uno palindromi.

martedì 22 novembre 2022

ALCUNE COSE VISTE IN INDIA

L’India è così intensa. Quando si immaginano le immagini, pardon per l’assonanza, della grande madre, India si vedono il Taj Mahal, gli elefanti, turbanti, magari il Gange, molto oro e molti rickshaw.

Quando si viaggia in India, se ne riconoscono le sue tre, intensissime nature: quella economica fatta di business, di commercio, di negoziazione, di interesse per un paese che sia avvia (se non lo è già) ad essere presto il più popoloso del mondo. Così la mente agile con i calcoli degli indiani si fa acuta, il resto del mondo e molti di loro stessi cercano e trovano interessanti opportunità commerciali.

Poi c’è l’India della spiritualità, di quella intensa che XX cerca di praticare, di quella policromica e fantasiosa degli indù, con il loro pantheon di divinità che fa scomparire i tanto celebrati dei dell’Olimpo della tradizione europea. Nei templi indù tutto è colore, fiori, devozione, profumi, frutti - ci si accalca di fronte ai bramini porgendo ciotoline di offerte piene di fiori gialli, noci di cocco ed incensi - la dea Lakshmi, nello specifico della testimonianza corrente, brillante dietro gli ornamenti sobri come i fuochi d’artificio a Capodanno, accoglie sorniona le ciotoline di offerte tutte uguali, che vengono da cuori diversi.

E per ultima, c’è l’India quella difficile da guardare. Quella delle persone che vivono di nulla, che alla meglio hanno un tetto di fango sopra la testa, quelli che lavano i bimbi biotti nei depositi di acqua per innaffiare i campi, che si lavano i denti in strada, che caricano la bici (ad averla, una bici) di tutti i loro averi in sacchi di juta che ti chiedi come fanno a stare dritti, o quasi dritti, quelli che hanno un carro ma è piccolo e allora per riposarsi fanno un anello con un pezzo di stoffa e ci appendono dentro la testa, che penzola fuori dal carretto mentre il suo proprietario, a dispetto del mondo, dorme in pace. L’India di chi non rinuncia alla sua parte spirituale e devozionale e ha creato un tempio intitolato a Ganesh dipingendolo su uno spartitraffico di cemento e poi, a dispetto del rispettoso, silenzioso e tranquillo traffico di Delhi, ci si mette davanti in assorta preghiera. 

Queste tre Indie hanno una cosa in comune, o quasi, qualcosa che tutti riconoscono e frequentano: sono quei minuscoli trabiccoli conosciuti con il nome di rickshaw, o risciò, all’italiana, che rappresentano il mezzo più indiano che c’è. Rappresentano l’India nell’idea che tutto scorre e nulla si ferma, e un risciò non si ferma quasi nemmeno per far scendere o far salire qualcuno. Rappresenta l’India nei cambi repentini di direzione, il ruotino davanti arriva a girarsi fino a novanta gradi che XX quelle curve non riesce a farle nemmeno in bicicletta o in monopattino. Rappresenta l’India che schiaccia e stiracchia lo spazio, le cronache di questo viaggio ne hanno registrato fino a sette passeggeri.

I risciò sono simpatici. Sarebbero tutti uguali, neri e gialli e un pochino verdi, o almeno si suppone escano tutti uguali dalla fabbrica. Ma poi, nelle strade di Mumbai o Delhi o Hyderabad, come per i fiocchi di neve, non ce n’è uno uguale all’altro. Impossibile trovarne uno senza i segni di qualche passaggio azzardato che possiamo aspettarci abbia sfiorato la collisione, sui rickshaw si impara a misurare la distanza di sicurezza in millimetri, anziché in metri. XX ha visto una moto, nemmeno enorme, il cui rider dal piede inciabattato in una bella ciabatta da doccia di gomma che aveva visto albe migliori, ebbene, con la ciabatta su un angolo del risciò lo spingeva a mo’ di carro attrezzi; la fisica dell’intera operazione sfugge all’umana comprensione e tuttavia le cinque ruote si muovevano sincrone, secondo il mantra che tutto scorre.

Sono tante le scritte che XX ha osservato sulla parte posteriore dei mille e mille risciò che come apine operose ronzano, rapidissimi, per le strade (e autostrade!) indiane: un mandala fosforescente, numerosi mandala impunturati nel tessuto nero o sbiadito, la scritta ‘Uber’ (!?), un trompe l’œil del finestrino posteriore con due occhi meravigliosi che guardano fuori, il simbolo apple (niente di più lontano dal pulito bianco design della mela…), la scritta ‘my auto is safe’ (magari…), un’inedita proposta di ‘self drive’ (seee), pubblicità varie di università di moda, la vendita di lotti di terreno, la vendita di scooter usati, l’augurio ‘pace e felicità’, il suggerimento ‘don’t drink and drive’ (posto che essere un po’ bevuti servrirebbe, in linea di massima, ai passeggeri), una targa stampata con adesivi con i numeri a testa in giù.

E così è proprio a partire dai mille e mille risciò che XX cerca di portarsi queste tre indie nel cuore, questo paese così intenso, così schietto, così profondo, nell’attesa di tornarci, magari con meno frenesia e meno doveri, pet potersi dedicare alla sua meravigliosa, contraddittoria e poliedrica affascinante cultura.

domenica 13 novembre 2022

AL DI QUA E AL DI LÀ DEI CONTINENTI

La cucciola grande passa i sabati sera a divertirsi, questa volta a fare finta di farsi la guerra, con agguati e tutto quanto. XX aveva qualche remora su questo tipo di gioco per le cucciole bambine, ma ora, a diciotto anni…diciamo che diamo per assodato che possano scegliere pace o guerra (pace, via…). Torna tardi, ma quando si tratta di cavallo da montare la mattina non c’è tardi che tenga, la cucciola grande trascina YY per finalizzare la burocrazia dell’arrivo di Gino in famiglia. Il veterinario ha detto che sta bene, non si capisce bene come funzionino le radiografie alle zampe di un organismo da mezza tonnellata, ci si fida. La cucciola monta, si lascia addirittura fotografare con il lungo muso bianco (lei direbbe grigio) di Gino accanto, la foto è prevalentemente a beneficio della famiglia allargata che sarà impegnata, con i regali di Natale, a fornirgli un guardaroba. 

Nel frattempo, parecchio più a est nel mondo, XX è arrivata in quell’India che porta nel cuore. In India non è tutto oro quello che luccica (e lì luccicano molte cose…), così l’hotel in cui si trova ha più l’aria del residence al risparmio in cui vanno a sciare.

La prima giornata ‘libera’ di India XX la trascorre in parte al telefono con l’help desk della carta di credito aziendale, che conta male e non le permette di pagare. Non male come debutto di una trasferta intercontinentale di due settimane. Così passa qualche ora in linea con operatori vari seduti tra Istanbul e Lisbona, e poi decide di uscire e tuffarsi in questa India così…indiana.

Alla concienge le avevano indicato, con un dito che puntava dietro una folta siepe, dove andare per cercare il mercatino più vicino. Lei esce, apre google maps per non perdersi proprio subito, le segnalano che la fermata del bus sarebbe stata più indietro. Lei vuole andare a piedi, ma niente, non c’è verso, cominciano i segnali di fumo al rickshaw di fronte. Si negoziano prezzi e destinazioni, e il tutto finisce con XX scarrozzata da Rokiy, come il pugile ma scritto all’indiana, tra mercatini e templi sick e indu. 

XX non si spiegherà mai il successo del traffico indiano, dove in effetti tutto scorre, tutto suona (uso di clacson e frizione hanno frequenza paragonabile) il codice della strada non esiste e sulle carreggiate si trovano mezzi di ogni genere e grado. 

Oggi ha visto in strada mucche, cani e scimmie, queste ultime della zona esclusiva del parlamento dove le persone non possono andare ma i macachi si.

Ha visitato il tempio di Lakshmi, dove si accavalla grande raccoglimento e grande ressa nel consegnare le offerte alla dea. Ha imparato che gli animali simbolici dell’India, oltre al pavone che la rappresenta, sono l’elefante per superare le difficoltà, il cavallo per il potere e il cammello per la pace. Non è chiaro quale sia il protettore della sicurezza stradale, che ce ne sarebbe parecchio bisogno, deve essere un essere potentissimo.

E dunque Gino, saresti simbolo di potere ed energia in India…che tu possa portare gioia e serenità, empatia e amore a quetsi Noicinque ora diventati Noicinque + 4 zoccoli.

lunedì 7 novembre 2022

OGGI È QUEL GIORNO IN CUI

Oggi è il giorno in cui compi 18 anni. Oggi è il giorno in cui, per lo stato, la responsabilità di te è tua. Non più nostra, tua. 

Tuoi gli onori della strada percorsa, tuoi gli oneri nel mantenere la barra in favore dei venti che scegli e sceglierai.

Le amiche più care mi hanno mandato frasi e foto da strappare il cuore, foto in cui sorridevi, con i capelli cortissimi, i denti da latte e le calze nei sandali (impossibile farteli mettere a piedi nudi per molte estati, i sandali, quando ancora avevamo voce sulle tue calzature), immagini che scaldano il cuore e che raccontano quanta è stata la strada che hai fatto, che abbiamo fatto insieme.

Oggi nell’eremo in casa al piano di sopra - quello in cui vivi, ti trinceri e nei pressi del quale sarebbe meglio non sostare, non ami avere persone vicino, almeno non quelle che abitano con te - in quell’eremo vive una bella persona, solida e riservata, che sa quello che vuole, anche se non ce lo dice, che si accorge delle cose, anche se fa finta di no. Vive una splendida giovane donna di oggi e di domani, che giocoforza rappresenta un esempio, talvolta scomodo, spesso imbronciato, molto silenzioso e riservato e pronto a battersi per i diritti che ritiene di avere, a cui qualche sorella guarda con complicità, reverenza, una punta di gelosia. Stai combattendo le tue e le loro battaglie, e loro lo sanno e sono con te. Non che tu ne abbia davvero bisogno…

Sei arrivata, diciotto anni fa, inattesa e all’improvviso con un buon anticipo sulla tabella di marcia, facendo della sorpresa la tua maniera di essere. Sorprendente la tua passione smodata per gli animali di qualsiasi tipo, abbiamo già ricordato varie volte le corse dei vermi della pioggia raccolti al parco e fatti gareggiare sul balcone e la commozione verso uno scoiattolino non più vivo incontrato in qualche bosco. Sorprendente perché di animali, noi, non ne abbiamo mai frequentati. Si vede che questa passione era un optional già integrato nella persona piccola che è arrivata a noi diciotto anni fa. La passione è con il tempo evoluta, cresciuta, si è affinata, è montata ulteriormente come la maionese e in questa meraviglia di maionese che sei diventata, fino a diventare una passione più precisa, verso animaletti discreti da mezza tonnellata come i cavalli. Poco importa se uno ti ha staccato parte di un dito, se per stare con loro si sta al caldo, al freddo, alla puzza, alla pioggia, se si è preda dei tafani e si spalano le abbondanti deiezioni. Di cavalli, ne hai conosciuti di grandi e di piccoli, di domati e di selvaggi, di obbedienti e di bizzosi, di campagna e di città. A tutti ti sei dedicata con una dedizione che non conosceva fatica, o magari la conosceva e presto la dimenticava.

I cavalli non ti hanno deluso, qualche persona si. E allora, con una determinazione testarda e granitica, hai scelto altri luoghi, altre figure di riferimento. Sullo sfondo, e nel profondo, la relazione con gli animali. 

Così è successo che nell’ultimo anno hai stretto ancora di più il legame con la famiglia degli equini, hai ricominciato a saltare, a tentare di farti uccidere dal cavallo più monello di tutti che ne faceva una più di Bertoldo per buttarti per terra, e lo stesso ha avuto il tuo amore e la tua dedizione.

Così è successo che hai sperato di poter avere un cavallo tutto tuo. Così è successo che proprio qualche giorno prima di questo tuo traguardo importante, l’universo, il caso, la fortuna e il maneggio che frequenti abbiano trovato un cavallo per te. A te piace, manco a dirlo, da impazzire. L’hai montato saltando altezze da record nei primi cinque minuti di contatto. Vi siete piaciuti subito, tu a lui, pare, e lui a te, moltissimo. Si chiama Gino, è olandese, e da oggi è tuo, o quasi, vanno solo completate alcune formalità burocratiche.

L’arrivo di Gino ha riempito molti ragionamenti delle scorse ore, riempirà molte delle tue giornate future. 

Nel frattempo noi gioiamo con te per la festa di oggi, per celebrare un sette novembre lontano in cui grazie a poco più di due chili di energia e anima di siamo diventati famiglia. Con te.

Auguri di buona nuova vita grande, cucciola nostra. Che le tue passioni ti portino dove vorrai.

lunedì 31 ottobre 2022

IN EFFETTI HALLOWEEN, LA SERA DEGLI SPAVENTI

In Italia questa è per molti una settimana corta, con un bel ponte in occasione della festività del primo novembre. E il ponte è il giorno di Halloween, quando la paura si esorcizza con scheletri, streghe e zucche. XX passa la settimana (non corta) nella faticosa Dubai, che sembra non soltanto un altro mondo ma proprio un altro pianeta. Partecipa a una fiera enorme con donne velate, rimane colpita dai vestiti tradizionali femminili tutti neri: con la coda dell’occhio ne vede alcune, di signore nerovestite, accanto al suo tavolo a fare colazione e la visione periferica riconosce le macchie nere degli abiti, tutti uguali, a cancellarne ogni traccia di identità. Cercando di attraversare queste intuizioni dolorose, il lunedì per rientrare dalla fiera sale sul bus alla volta del parcheggio dei taxi. No, per qualche regola bizantina i taxi non arrivano in fiera. Il bus è guidato da un giovane barbuto e prepotente, come sono la gran parte degli autisti di Dubai: barbuti e prepotenti. Il traffico è feroce, la precedenza una convenzione su carta, il bus decide che siccome lui è più grosso passa lui, la mercedes accanto pensa che siccome è più di lusso, passa lei. Il risultato è che non passa nessuno, bus e mercedes si scontrano, nessuno si fa male ma i due mezzi si bloccano e bloccano la via per un po’. A XX sfugge la negoziazione sui danni, ma ad un certo punto il bus riparte e finalmente sbarca tutti al parcheggio dei taxi.

Come gli altri stranieri alla fiera, anche XX scende dal bus e si avventura nella distesa di taxi sotterranea. Sale su quello che le viene indicato dai solerti addetti e si trova su una macchina bianca e gialla, come molti dei taxi di Dubai, guidata da un autista barbuto e prepotente, come si apprende sono molti autisti a Dubai. La sua guida è nervosa e aggressiva con brusche accelerazioni ed ancora più brusche frenate - una di queste, più brusca delle altre, porta ad un tamponamento a catena del taxi stesso: bottarella e un po’ di mal di testa, e con all’attivo due incidenti in meno di mezz’ora, XX si chiede se l’universo non volesse festeggiare con lei Halloween, la festa degli spaventi?

sabato 1 ottobre 2022

INSTAUGURI!

E poi c’è qualcuno che di anni, invece, una settimana dopo precisa, ne compie tredici. L’ingresso, secondo la definizione, nella teenageritudine nel senso stretto del termine: tredici, thirteen - l’inizio della lunga serie ‘teen’.

Come se oggi si segnasse uno spartiacque, anche per te, microba mia. Poco cambia, se non che, secondo la legge italiana e regole della famiglia, da oggi hai facoltà di aprire un account Instagram, con alcune regole di ingaggio (non che fosse obbligatorio, aprire l’account - le regole si, quelle sono obbligatorie). Niente visi, niente corpi, si condivide il bello, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, quello che è online è per sempre, mi accetti come amica (si, lo so, questo è da boomer), se hai dubbi su che cosa postare chiedi. E poi anche, monitora e il tempo, e la sera, prima di mettere il telefono in carica in soggiorno (e non in camera tua, e questa è un’altra regola), guarda quanto tempo hai passato al cellulare. La consapevolezza come primo step.

Ecco, forse per te, ricciola e altissima microba mia, questa è la grande cosa di questa giornata, l’ingresso nei social. Confidiamo che tra un po’ il senso di meraviglia e di novità sarà scemato e che di questo, come delle altre mille e mille possibilità di attività online, saprai cogliere il bello e la meraviglia e discernere le scemenze, quelle buone e anche quelle meno buone, dalle cose divertenti o addirittura istruttive.

Vedo i tuoi occhi speciali e capaci di meraviglia, e desidero tanto che questa tua capacità di meravigliarti resti viva e si nutra di quello che vivi ed esperisci. Non tutti i giorni sono facili, a tredici anni, anzi, ce ne sono di decisamente più faticosi di altri. Per questo vorrei celebrare questa tua giornata, con delle parole che ho letto di recente e che riporto qui, proprio come sono, nella speranza, anzi, nella certezza che parlino al tuo cuore come hanno parlato al mio.

Eccole, le parole di Alessandro D’Avenia, nelle sue lettere a Giacomo Leopardi e a tutti i teen del mondo ‘ L’arte di essere fragili’: ‘Un antico proverbio dice che ‘un seme nascosto nel cuore di una mela è un frutteto invisibile’. Per saper vedere le cose racchiuse nel seme, però, ci vuole un senso speciale, il senso dell’originalità: niente di eccentrico e straordinario, è la pura e semplice consapevolezza dell’origine, che ci permette di intuire perché cosa siamo al mondo. Ma il suo manifestarsi è così piccolo che occorre prestare un’attenzione assoluta, perché questa origine ci raggiunga. Ognuno nella vita ha almeno un minuto di nitida chiarezza, luce e gioia di essere al mondo come portatore di una novità irreplicabile. Questo è l’inizio della felicità: come possibilità da abitare e far fiorire.’

Ed eccolo, il mio augurio per oggi: la consapevolezza che nessuno potrebbe prendere il tuo posto nel mondo, che ciò che al mondo potrai fare lo potrai fare soltanto tu, con il tuo cuore e tutto il tuo essere.

Ti voglio un mondo di bene, teen-microba mia.

sabato 24 settembre 2022

LA METÀ DEL TEEN

Alzo lo sguardo in camera e i miei occhi sono irrimediabilmente attratti da quella foto, fra le tante. Quella foto in cui lo sfondo è sutto occupato dalle liste arcobaleno di una panchina di tutti i colori, con le sfumature dal giallo al viola. Ogni listello di panchina, un colore. E sopra, stai in un equilibrio molto precario (non si vede dalla foto, ma me lo ricordo bene, quel senso di metterti seduta e tu tunf, da una parte, sbilanciata dal peso di una capoccia già molto densa). Un cappello più grande di te, un golfino blu ereditato da chissachi, un musino tondo e perfetto e poi loro, quei tuoi occhi che si capiva già sarebbero stati così intensa espressione di te, il tuo movimento. Avevi forse sei mesi, in quella foto, e ricordo perfettamente l’immersione nel tempo presente di allora, con poche domande sul futuro.

Oggi: sono passati quasi sedici anni da quella foto, sedici esatti da quando sei arrivata nel mondo, alla tua maniera, con la forza dirompente che ti caratterizza. Il medico non ha fatto in tempo ad arrivare in ospedale e tu sei nata in un niente, in un attimo di immensità.

Oggi sono passati sedici anni giusti, e mi piace pensare che questo tuo essere ‘teen’ sia proprio al centro della ‘teen-nitudine’, quell’età sospesa definita dai numeri inglesi tra i tredici e i diciannove anni. Ecco, un po’ come essere da una parte a metà del guado, dall’altra immersa, al baricentro perfetto e più intenso di sempre di questo periodo. 

Sixteen candels, una canzone e anche le candeline che troverai sulla tua torta, quella che hai chiesto al papà come desiderata e che così tanto ti rappresenta: la pasta frolla di fuori, dura e croccante e deliziosa, che fa rumore quando la rompi e la tagli e la mangi; poi la torta è piena piena di ricotta, morbida e dolce e deliziosa, profumata di agrumi, di fiori, di estate; i semi di grano, la cottura che richiede un sacco di tempo come tu sei signora del tempo (la gestione del tempo che comprimi e stiracchi resta un grande mistero, per me che amo programmare le attività, mentre il tuo tempo è proprio tutto tuo, gestione unica); le listelle di pasta frolla di sopra, che rendono la torta bellissima, come i tuoi riccioli curati ed accurati, e anche profondamente selvaggi un po’ come il tuo cuore teen.

Buon sedicesimo compleanno, cucciola di mezzo, che stai a metà, esattamente al centro di questo momento di cuore in subbuglio, corpo in subbuglio, mente in subbuglio. Un bellissimo subbuglio, il tuo.

lunedì 12 settembre 2022

L’ENERGIA DEI VOLTI INTERI

È il primo giorno di scuola, oggi. Ma non è per nulla un primo giorno di scuola come gli altri, questo; infatti in casa Noicinque si respira una strana elettricità. Le cucciole sono tutte sveglie ben prima delle sveglie, che erano già anticipate rispetto alle normali tempistiche mattutine. 

Così alle 7.30 la cucciola grande e di mezzo escono, straordinariamente insieme, decise a vincere la battaglia per il banco migliore. Manco fossero in prima elementare. Con delle cartelle pesanti e piene di nonsisachè, e che potranno soltanto diventare più pesanti e più piene.

Nella vita microba ci si scrive da ieri per organizzare un pranzo fuori, per ritrovarsi, riscoprirsi, e lei frigge dalla prima mattina aspettando gli amici alla finestra.

Perché, ci si chiede, circola questa energia. La risposta: perché si vedono. Si vedono con i volti veri, le smorfie della bocca che accompagnano finalmente in un intero che parla le espressioni degli occhi. Si vedono come non si sono mai visti. Si vedono in classe, in classi che hanno sempre popolato mascherati ed anonimi, condotte da insegnanti anch’essi e anch’esse mascherati ed anonimi, mascherate ed anonime, volti ignoti ed indecifrabili, così lontani dall’empatia necessaria al processo di apprendimento.

Così ritornano dopo una mattina inedita, con gli occhi accesi di novità. La microba si presenta con amica bionda per mostrarle la sua stanza, la cucciola di mezzo racconta con il sorriso dei dibattiti, del prof di italiano che sembra bravissimo, e della sua compagna di banco, la battaglia è andata a buon fine. 

Emoziona pensare che si possano vedere, per la prima volta dopo quasi tre anni, che si possano riflettere e costruire la loro identità e il loro futuro.

E la mattina frizzantina raccontava tutto questo.

domenica 21 agosto 2022

LA SIGNORA DEL CASTELLO

Dopo circa quattro settimane di mare, di cui due passate con le amiche del cuore Fata e Squit, e due passate, ahilei, con gli altri Noiquattro, la cucciola grande ha decretato che lei va bene così, basta mare, sarebbe rientrata a casa a Milano. Per? Per godere di silenzio e solitudine, pensano XX e YY; per andare in maneggio dai cavalli, ma soltanto la settimana successiva, e per fare le versioni i di greco e latino, sostiene lei.

Fatto sta che la cucciola grande vive a casa ormai da qualche giorno. Telefona per messaggi di servizio, come qual è il programma adatto della lavatrice o come curare i pomodori dell’orto di YY, fa la spesa contando i pasti, mancano solo le carote per i cavalli ma quelle le compra domani così le porta belle fresche, e si gode un silenzio e una solitudine inediti, che ha assaporato soltanto durante il suo sciagurato ed asintomatico covid norvegese.

Quando si sentono, in genere lei è a casa e mentre sono in videochiamata la percorre tutta, in lungo e in largo, come una vera signora del castello. 

Come tutte le belle fiabe, però, tra qualche giorno finirà e la casa tornerà affollata dei suoi legittimi proprietari.

martedì 9 agosto 2022

IL SENSO DELL’AMICIZIA

C’è molto di rassicurante nel ripercorrere luoghi noti e cari, nel ritrovare i ritmi, i colori, gli odori e gli spazi e i tempi della vacanza di sempre (o quasi),  nel riconoscere le piccole differenze, nell’apprezzarne la meraviglia e non nasconderne i difettucci. 

Anche quest’anno, dopo le esperienze oltralpe e oltreoceano delle varie cucciole, la vacanza di famiglia è alla spiaggia nota della Liguria che frequentano da quando loro erano neonate, e YY da molto prima. 

Così si rispolverano le bici di allora, si gonfiano le gomme, si repira a piene narici il profumo di focaccia dei caruggi e ci si tuffa nell’acqua limpida del Tigullio. Dagli scogli, dallo scoglio ribattezzato scoglione per sfidare se stessi e il mondo (o nessuna delle due cose, nel caso cucciolo, non c’è ormai nessuna sfida ma solo il divertimento del tuffo), ci si sfida a ping pong e si ride sguaiati alle performances con la settimana enigmistica.

Tutto questo ha un sapore ancora più dolce grazie alla presenza di Sà, la dolcissima mamma di Ele e Tins, e del loro simpaticissimo e sensibile papà, Sì. Naturalmente ci sono anche le instancabili Ele e Tins, cresciute e bellissime, con quella energia di bambine che si trasforma in energia di giovani donne.

E così questa vacanza di famiglia comincia con due famiglie, che si completano a vicenda e si fanno compagnia, che fanno cose divertenti insieme e rispettano gli altrui silenzi e spazi. Non sarebbe così bello, qui, senza questo legame speciale.

venerdì 29 luglio 2022

CRONACA DI UN D-DAY

Il giorno è arrivato. Quello a cui non riuscivo a smettere di pensare, e ancora non riuscivo proprio a immaginare. Quello intorno al quale tutta questa trasferta è stata costruita. Così, dopo aver rivoluzionato l’ultima logistica, fatto l’ultimo meeting con il collega fanatico dei Mets, mi sono messa su varie freeway alla volta del tuo camp, cucciola di mezzo. Ho attraversato i verdi boschi del Michigan, e ho cominciato a piangere ancora prima di arrivare nel parcheggio. Vedere qualche indicazione per il camp mi aveva in effetti già scosso.

All’ingresso incontro Emily, la direttrice, a cui chiedo con lo sguardo, ancora prima che con le parole, che tutto sia andato bene. Lei mi anticipa e ci ringrazia per averle mandato una una creatura così meravigliosa come sei. Dice che ti vorrebbe nello staff, a partire da quando si può (e qui mi sono un po’ persa tra sophomore, junior e senior year). Ho capito che forse manca ancora un po’, ma la proposta resta. Lei parla e io piango, cercando di capire dove andare. Riprendo la macchina, dal momento che molti dei bagagli assomigliano ai voluminosi bauli con cui si attraversava l’oceano nell’ottocento, l’idea è che le auto arrivino il più vicino possibile. Così parcheggio accanto al tuo numero di cabin, mentre dietro di me va in scena l’unica vera proposta di matrimonio che io abbia mai visto dal vivo (…). Un gruppetto di ragazze si schiera accanto alla portiera del passeggero e sfodera cartelloni con scritto ‘Will’   ‘you’   ‘marry’  ‘Dave?’, mentre Dave si inginocchia accanto alla portiera aperta con un anello.

Tu eri spettatrice partecipe di tutto questo, e soltanto dopo qualche minuto ci siamo viste. Ho riconosciuto nel tuo sguardo, nella tua espressione gioia e tristezza, un cuore gonfio, come il mio, di un miliardo di emozioni. Il tuo viso che mi vede e quel nostro primo, lunghissimo abbraccio singhiozzante non me lo scorderò mai. Intanto le tue compagne ti si fanno intorno, una mamma ti invita in West Virginia, si presentano, cantano e ti abbracciano. Vi abbracciate in un modo così unico, così profondo, di chi ha scambiato un pezzo del suo cuore con molti altri pezzi, e tutti fanno un insieme che non c’era, e che è bellissimo. Cory racconta di un incendio che tu e lei avreste contribuito a generare, l* tu* Claire parla del gruppo e delle parole in polacco che vi avrebbe insegnato. Tu hai contribuito alla scuola di lingue insegnando la parola ‘farro’, che tanto nessuno ha imparato a dire a causa della doppia erre, sembravano piuttosto gargarismi. 

Conosco le tue leaders, la tua migliore amica americana Maddy che è simpaticissima e non smette di piangere, abbracciarti e cantare, fate insieme una specie di saluto-balletto che nemmeno nei film, una cosa complicatissima. E poi ancora quell’abbraccio a cerchio, testa contro testa, a dirvi forse tutto forse niente, a significare il mondo, insieme. 

Non è possibile visitare il camp, lo capisco, non siamo ancora usciti dalla pandemia. Le ragazze però ci danno le indicazioni per arrivare almeno di fianco alle dune di sabbia che sono nel tuo, nel mio e in molti altri cuori, giusto alla fine della strada, dove inizia il lago. Così parcheggiamo su una spiaggia di sabbia, il lago che ha l’orizzonte del mare, e pure le onde, in effetti. Mi fai vedere la strada che facevate con i kayak, per allenarvi, e respiriamo insieme un mondo bello. Dalle onde e dalle dune del lago Michigan chiamiamo a casa, dove un emozionato YY ed una emozionata e curiosa microba spuntano dallo schermo a festeggiare.

Ok, ora di avviarci verso l’aeroporto di Grand Rapids. Peccato che i molti giorni all’estero abbiano esaurito il generoso credito di dati del mio telefono, dunque siamo a bordo lago, dirette verso un aeroporto ad oltre cento chilometri di distanza, non una sola indicazione su dove andare. Proviamo con tutti i piani b del mondo, compresa una schedina dati in un telefono che si legge al contrario, ma non funziona nulla. Riesci soltanto a tracciare dove siamo, indovinando la direzione da prendere. Da una delle autostrade alcune uscite, compresa quella che sarebbe servita a noi, sono chiuse, dunque alla fine ci rifugiamo in un coffee shop per il solo fatto che ha scritto sulla porta ‘free Wi-Fi’. Grazie al cielo, dopo qualche tentativo riesco a mandare il messaggio di sblocco dati e recuperare un minimo di navigatore. A casa intanto, si chiedevano che fine avessimo fatto, dal momento che per oltre un’ora eravamo sparite da ogni radar. L’ipotesi che avessimo gettato tutta la tecnologia nel lago Michigan prendeva sempre più corpo.

Nel coffee shop vale la pena di prendere uno dei colossi ali bicchierotti a base di caffè e caramello, peccato che il tuo dopo poco sia stato rovesciato, completo di ghiaccio e panna montata, su piedi e tappetino. Vabbè, la pulizia della macchina era compresa nel contratto.

Sono mille e di più le avventure nel tuo cuore, cominci a raccontare della maglietta che indossi, che porta i simboli del vostro viaggio: il nero per l’ignoto, è la prima volta di un’avventura così sul fiume; il rosso per la passione, quella con cui l’avete affrontato; il bianco della luce che vi guida. Indossate tutte fierissime questa maglietta ‘rugby’, ricordando la cerimonia emozionante e solenne con cui ve l’hanno consegnata, appena ieri sera, intorno a un fuoco e con delle candele che chi era prima di voi vi ha acceso, in un simbolico passaggio di fiamma, di fuoco, di passione, di energia.

Racconti che al replenishment, quando avrebbero dovuto arrivare i rifornimenti di tre cose: cibo, posta e abiti, ecco, si sono dimenticati gli abiti. Dunque per lavare quelli che avevate vi siete messe tutte biotte sotto la tenuta da pioggia, che non si doveva lavare, per fare il bucato, a quaranta gradi. Voi avrete avuto caldo, ma la storia fa piuttosto ridere. Come fa ridere la storia delle lenti che volavano via mentre le mettevi in kayak, anche oggi credo tu ne abbia solo una. 

Arriviamo all’aeroporto di Grand Rapids e lasciamo la macchina e i suoi residui di panna, per imbarcarci sul volo che arriva prima di partire. Ehi si, si attraversa il lago Michigan in circa mezz’ora di volo o poco più, e si atterra su un fuso orario un’ora indietro. Non credo mi fosse mai capitato…

All’aeroporto di Chicago, siccome hai raccontato di aver finito i libri tuoi e anche quelli delle tue compagne, abbiamo svaligiato una libreria, facendo scorta di libri in inglese che, visto il tuo ritmo di lettura, potrebbero durare si e no un paio di settimane. Da qui imbarchiamo per Nashville, dove la mia host family di molti anni fa ci aspetta. È un po’ magica la connessione che abbiamo, e qualche volta ce lo siamo raccontato. 

Arriviamo a Nashville, un aeroportino contenuto, ed immediatamente arrivano i messaggi di Stac, la mia un tempo bionda sorellina americana. 

Ci troviamo ai nastri dei bagagli, ed è come il tempo non fosse mai passato. Ci raccontiamo lungo la strada, arriviamo nella loro sontuosissima casa dove una sorpresa ci, mi aspetta: sapendo di questo viaggio, anche l’esuberante Giin, la sorellina di un paio d’anni più grande, ha preso un aereo per arrivare da Pittsburgh, accoglierci e stare con noi. I cuori generosi di oltreoceano, che completano una giornata di cuore gonfio di gioia.

mercoledì 27 luglio 2022

e-CARTA E PENNA

Da: XX

A: cucciola di mezzo

Oggetto: ma come hai fatto?!

CDM, ma come hai fatto?? Sono arrivata ieri all’aeroporto di Chicago, al terminal 5, quello dei voli internazionali. Mi sembrava di stare in un suk. Devo dire, a onor del vero, che l’immigrazione è andata via liscia, forse c’erano pochi voli che sono arrivati insieme al mio, e parecchi sportelli aperti. Passata quella però, ecco il terminal 5 dispiegarsi in tutta la sua somiglianza con il gran bazar di Istanbul: in aereo ci avevano anticipato il nastro da cui ritirare le valigie: sarebbe stato il nostro cinque. A parte che per arrivarci bisognava fare il passo del leopardo tra carrelli e bagagli appoggiati ovunque, ma poi lo schermo del nastro diceva che quelle valigie venivano da Heathrow, l’aeroporto di Londra. Allora ho cercato gli schermi di tutte le riconsegne dei bagagli, e accanto volo da Milano non era indicato alcun nastro, ma soltanto un orario (per oltre un’ora dopo, fra l’altro). In compenso dei tizi (in genere di colore, senza particolari divise o cartellini di riconoscimento), gridavano a parole arrotolate Milan-heir-carusl-faaai(v). Ho recuperato la valigia in un tempo inaspettatamente breve, per poi fare una interminabile fila alla dogana per consegnare la schedina azzurra, che credo abbia come destinazione il cestino e il macero appena qualche ora dopo, senza che nessuno ne guardi mai una. E da qui, ecco gli altri corridoi del suk: bagagli in file, pile, mucchi e su carrelli, di ogni forma e colore, tendenzialmente enormi, tappezzeria a fare da tappezzeria dei vari corridoi verso l’uscita. Migliaia di bagagli che ad occhio inesperto, sembravano aver perso ogni parvenza di destinazione, padrone o targhetta. Ed io ero arrivata ho solo dovuto cercare il mio collega Bill che si stava quasi facendo dare una multa dalla polizia perché, con la sua mini Cooper a noleggio, stava a metà tra il posto degli autobus e quello dei taxi… ah, e la mini che mi ha descritto essere blu ai miei occhi è grigio topaccio… non so nemmeno immaginare che cosa deve essere stato per te dover anche cambiare il terminal e trovare il volo giusto per Muskegon. Lo sapevo già che sei stata super brava, efficiente e smart - in realtà dopo essere stata nello stesso aeroporto, ho capito quando quanto sei diventata capace di muoverti nel mondo, il tuo mondo che sarà. Ti penso sempre e ho davvero voglia di vederti, di ascoltarti, di guardare la meraviglia dei tuoi occhi e nei tuoi occhi.


mamma

e-CARTA E PENNA 35 (37)

Da: YY

A: cucciola di mezzo

Oggetto: bentornata

Ciao CDM! Ormai dovresti essere rientrata al campo con la tua banda di avventuriere… non vedo l’ora di ascoltare i tuoi racconti e di scoprire tutte le cose che avete fatto e che mi sono successe! Ieri la mamma è partita per venire negli Stati Uniti (prendendola un po’ larga e aggiungendoci un paio di giornate di lavoro presto dei clienti…); sarebbe piaciuto molto anche a me (tranne la parte del lavoro:))! Adesso sono in attesa che pubblichino qualche racconto e qualche foto del vostro viaggio sul fiume, ma ancora niente. Sto cercando di conservare il nostro melone per quando tornerai a casa, il 1 agosto: spero che regga e che sia buono. Adesso mi metto a lavorare…buona giornata 


papà

lunedì 25 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 34 (36)

Da: XX

A: cucciola di mezzo

Oggetto: ready to fly!

Ciao CDM!

E anche se non ci vedremo ancora per qualche giorno, in realtà io sto per partire (domani, che è martedì 26 luglio). Non so se tra il grande fiume e le pazzie del camp e delle tribù tu sia riuscita a tenere traccia del tempo che passa, comunque: non so bene se oggi o domani, sarai ritornata al camp… un po’ più zanzara, forse, un po’ più papera, magari, un po’ più Crème brulée, di sicuro. Con la pagaia in mano molte ore al giorno, le scarpine di gommaccia e la ‘gonna’ del kajak per non colare a picco, sarai diventata anche un po’ sirena probabilmente. E a rientro al camp non oso immaginare il festeggiamento a voi, che avete fatto un’impresa pazzesca - non so quante miglia di fiume, non so quante notti sotto quanti miliardi di stelle - e di zanzare magari - non so quanti fuochi, quante canzoni e quanta meraviglia. Vi staranno festeggiando come il ritorno dell’eroe, vi staranno riempiendo di racconti sulla vita del camp, passando mille ore ad ascoltare delle vostre avventure. Ora, con delle eroine così, ecco che ci si batte davvero per il torneo delle tribù, e sarete chiamati a fare l’impossibile per i vostri Ridges… Nel frattempo oggi ho visto tutti i documenti per la partenza, e ancora gli USA chiedono un mucchio di cose, la vaccinazione, il passaporto, la dichiarazione giurata… insomma, tutte le stesse cose che abbiamo preparato per te. Nel frattempo sto un po’ combattendo con i bagagli, ci sono i regali per Stac e il tuo guardaroba borghese per Nashville, accanto al mio pc e qualche vestito e mutanda per me. Certo, io non porterò le stoviglie, il mug, le posate o la lampada frontale, spererei di frequentare zone illuminate… ma lo stesso saranno una bella palligia valigia è un bel ovalzaino anche i miei. 

Ti mando un bacio grandissimo e ho voglissima di vederti. 

Ti penso, 


mamma

sabato 23 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 33 (35)

Da: XX

A: cucciola di mezzo

Oggetto: qualche news da qui

Ciao CDM!

E ora sono qui a scriverti e mi chiedo, chissà come leggerai, questi nostri messaggi… tutti insieme in una scorpacciata appena che li avranno consegnati, a ritorno al campo dalla vostra avventura pazzesca, oppure uno per uno, centellinandoli nelle giornate che restano. In ordine di data, in ordine di consegna, in ordine sparso, per priorità (prima quelli della nonna…), oppure magari ancora una veloce una lettura veloce avida subito, per poi ritornare su quelli che ti hanno colpito di più e assaporarli lentamente… Io sto cominciando a fare la valigia, partirò per gli USA martedì 26 luglio, credo il giorno del vostro ritorno al camp. Starò su e giù dagli aerei tra Michigan e Ohio per tre giorni, prima di venire al campo venerdì. NONVEDOL’ORAAAAAA! E so anche che, forse, tu non vorrai più andartene. Tutto questo per quanto riguarda la logistica, mentre oggi vorrei raccontarti di una cosa buffa che è successa questa notte: dormivamo da circa un’ora e mezza, quando la microba ha bussato alla nostra porta: dal suo letto, misteriosamente, hanno cominciato a cadere le doghe, tutta la struttura si stava smontando! Non abbiamo capito come né perché, tutte le viti sembravano ben ferme… così per questa notte ha dormito nel tuo letto come riserva. Quindi ora ci sono le doghe che penzolano come quando stavamo cercando di montare il letto noi quattro, ti ricordi? E stiamo cercando di riprogettare la stanza, magari con un letto diverso… magari che stia insieme. 

Ora ti bacio e vado a capire che cosa possiamo progettare. 

Un bacio grandissimo,


mamma

venerdì 22 luglio 2022

UNA CATENA DI EVENTI

È passata la mezzanotte, in casa Noicinque. Le notti, ormai da parecchi anni, sono diventate tranquille, di solito. Invece si sente, nella stanza di YY e XX, un timido bussare. Tic tic tic. XX pensa di aver sentito ma non è sicura di cosa. Il bussare si ripete, tic tic tic. Dice ‘avanti’. La porta si apre e si palesa una microba sveglissima, a metà tra il divertito e il preoccupato, che dice ‘mi si sta smontando il letto’. Lei dorme in un letto alto, di buona e solida struttura, XX e YY cercano di capirne di più. Nella camera microba il materasso è ancora in sede, ma ancora per poco: le doghe del letto, le molte doghe del letto, quelle che sostengono il materasso e chi ci dorme sopra, stanno cadendo come birilli, vuotando pericolosamente il sostegno della ‘dormita’. È notte tarda, la cucciola di mezzo è ancora oltre oceano, dunque la scelta immediata è quella di andare a dormire nel letto di sua sorella. Peccato che il muro stia dall’altra parte, quindi, come nelle migliori band di percussioni, la microba sbatacchia contro il muro comunicante con la camera dei genitori tutta la notte. ‘Domani metti il cuscino al posto dei piedi e ti giri, ok?’

La mattina si fa una valutazione del danno: il letto è proprio deformato, per ragioni incomprensibili. ‘Beh, poco male, ne abbiamo due analoghi in cantina.’ Si, ma smontati in legnetti lunghi una spanna ciascuno, che nemmeno il meccano. 

A questo punto parte tutta una dissertazione a base di ‘io vorrei un letto basso’, che però in quella camera non ci sta. O il letto, o la scrivania. Oppure smontiamo un pezzo di armadio. Ok, bisogna riorganizzare tutto. Ah, e smontiamo anche la libreria, se togliamo questo pezzo e anche il pezzo di armadio possiamo mettere il letto da questa parte. E a questo punto compriamo una scrivania più grande. Ah, e poi manca una cassettiera. Si, ma non possiamo spostare tutto senza ridipingere. Si ma non di bianco. E di che colore? Non so, vorrei scegliere, magari melanzana. Melanzana?! Guarda che i colori scuri rimpiccioliscono ulteriormente gli ambienti. Facciamo così: andiamo al fai da te e scegli la vernice, che però deve essere smalto opaco o satinato altrimenti si vedono le pennellate, perché non siamo bravi come gli imbianchini di professione. Ok. Ah, già che siamo lì, possiamo comprare anche in lampadario? Prima non c’era per il letto alto, ma ora il letto non è più alto.

Ecco, il breve, la storia della sostituzione di due pezzi di legno di un letto che si è trasformata in un ‘complete make over’ della stanza microba, dove non un solo elemento di arredo è rimasto alla sua posizione e volume originale, se si esclude una lampada a forma di gufo impacchettata in una plastica trasparente intanto che il muro su cui abita viene dipinto di un bel verde prato.

YY ormai vive in tenuta da pittore, sfrutta le pause per stuccare i buchi dei chiodini e le serate ad imbiancare il soffitto. La microba lavora nella riorganizzazione delle cose (un modulo in meno di armadio e di libreria necessitano di screening accurato di che cosa tenere), anche se l’ultima volta che XX ha visto casa, prima di partire per recuperare la cucciola di mezzo, le pile di libri occupavano circa il 90% del pavimento di tutta casa. 

To be continued…

giovedì 21 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 32 (34)

From: Stac

To: cucciola di mezzo

Object: Hello!

Hi,cucciola di mezzo! I hope you are having a wonderful time at camp! Yay, you finally made it!

We are so excited to see you soon, and Kelly and Amy are looking forward to meeting you. Enjoy the rest of your stay in Michigan! We can’t wait to hear all about it.


Stac and To with Amy and Kelly

CARTA E PENNA 31 (33)

Da: nonna MM

A: Cucciola di mezzo

Ciao cucciola,

Spero che questa mia ti arrivi in tempo perché ormai sono pochi giorni che mancano alla tua partenza… Sei triste o contenta o tutte e due le cose insieme? Immagino che ti dispiaccia lasciare il campo e le nuove amiche ma lo stesso tempo hai voglia di casa, la tua, e della tua famiglia. Io ora sono sola a Nizza perché la mamma e la microba sono partite ieri in treno per Milano. Non so se lo sai, ma qui in Europa fa un caldo rovente e mai visto prima. Penso che a Londra hanno fermato i voli perché si è sciolto l’asfalto della pista, senza contare gli incendi che stanno distruggendo vaste zone in Francia, Spagna e Italia. Ora basta raccontarti cose tristi tre… Sappi che la microba e la mamma hanno provato ad andare in SUP (stand up paddle) con effetti comici degni di paperissima. Sono tornati stanchi e doloranti perché oltre a non stare in piedi, faticavano a pagaiare in ginocchio!  Mi sa che tu, dopo l’esperienza del kajak sul Mississippi, potresti insegnare loro qualcosa… Qui oltre al SUP ti aspettano sempre i divanetti e il parachute di buona memoria… ma soprattutto ti aspetto anch’io, a braccia aperte, perché Nizza, senza cucciola di mezzo… Non è Nizza. Ho tanta voglia di vederti e di ascoltare in vivavoce le tue emozioni vissute al camp. 

A presto, prestissimo


nonna MM

mercoledì 20 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 30 (32)

Da: XX

A: cucciola di mezzo

Oggetto: guardaroba

Ciao CDM, ti penso sul fiume, ormai trasformata tu anche tu in una zanzara gigante: da tanto ti hanno punto, ti hanno fatto fatto una di loro. In questi giorni sono stata un po’ in Francia (compreso il 14 luglio con tutta la storia dei raggi di luce) e compreso il 17 luglio, quando ti ho scritto del nonno Giorgio. Oggi la microba e io siamo tornate facendo un viaggio da pazzi in treno, con il primo trenino fino a Ventimiglia che era pieno più di un nuovo. C’era una tizia che aveva i suoi molti bagagli in una carrozzina enorme, di quelle con le ruote grandi… ma senza bambino - la usava al posto della valigia, c’erano sopra stuoie, ombrelloni e coperte. Ti immagini com’era agevole in un treno locale pienissimo? Niente, lei era lì, piantata come un albero, davanti alla porta, inamovibile. Poi sul treno da Ventimiglia, la microba e io eravamo a due carrozze di distanza. Ho chiesto a una signora che viaggiava da sola se poteva fare cambio e lei mi ha detto di no. Grazie molte. Così la microba è stata da sola per quattro ore e mezza durante le quali ha perso i suoi biglietti del treno e ho chiesto al papà di rimandarglieli. Ci siamo video chiamate con whatsapp intanto che pranzavamo proprio come ai tempi del covid. Dalla Francia sono stata via una notte a Tolosa, così ho incontrato il mio capo. Nel corso di quella notte in cui la nonna dormiva da sola, è caduta dal letto (come qualcuno a Disneyland Parigi, del resto). L’altra volta che ero a Tolosa, la nonna era caduta contro il condizionatore sul terrazzo e si era distrutta tutta quanta la faccia. Che ci sia un pattern? Dal mare la microba mi ha dato alcuni tuoi vestiti da riportare a Milano, che immagino di doverti portare negli States giusto? Cercherò di farci stare tutto, perché prima di venire da te devo prendere 1 milione di voli… come ho voglia di vederti… ti penso forte forte. 


mamma

lunedì 18 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 29 (31)

Da: YY

A: cucciola di mezzo

Oggetto: aggiornamento

Ciao cucciola, quando riceverai questo messaggio avrai terminato la tua avventura in kayak sul Mississippi. Non vediamo l’ora di sentire i tuoi racconti e di vedere un po’ di foto! In realtà, spero che riescano a caricare qualche foto sul portale già dopo la tappa di rifornimento; ma fino ad ora, non si è visto niente.

Aggiornamento 1: ho esteso la validità della tua SIM americana fino a quando resterai negli USA; quindi, il tuo telefono dovrebbe funzionare, quando te lo ridaranno. Ho scoperto che non potrai fare le chiamate dirette a voce a telefoni italiani; però potremo sentirci con whatsapp, e potrai chiamare le tue compagne di camp, se ti mancheranno già…!

Aggiornamento 2: il melone è ormai maturo; anzi lo è da qualche giorno. Ho provato ad aspettare a raccoglierlo che tornassi tu, ma questa mattina ho dovuto toglierlo dalla pianta perché si stava rompendo vicino al picciolo, essendo diventato troppo pesante. Spero di riuscire a conservarlo finché non ritorni, per fartelo assaggiare, ma non ne sono sicuro… Vediamo come si conserverà. E poi, speriamo che nascano degli altri meloncini, che fino ad ora non sono comparsi tre… 

Aggiornamento 3: la tua zucca invece sta bene! La sto tenendo d’occhio: non è ancora il momento di raccoglierlo anche se questo si sta avvicinando anche per lei. Però tanto poi va fatta maturare per un mesetto almeno; quindi direi che questa non rischi di perdertela! 

Aggiornamento 4: ci sono un po’ di novità per la pallavolo (la tua) -  abbiamo fatto una riunione e ci hanno parlato del programma del prossimo anno; ma è più facile se te lo racconto a voce quando torni (quindi questo non è un vero aggiornamento).

Abbiamo ricevuto due tue letterine (letterone!) che ci hanno fatto molto piacere. Buon proseguimento di vacanza americana! 


papà

CARTA E PENNA 28 (30)

Da: Cucciola di mezzo 

A: nonna MM e microba

Care nonna e sorella microba, grazie per le lettere!!!

Mi sono arrivate oggi tutte insieme, perché è il rerashing day: stiamo in un campeggio per un giorno e possiamo farci la doccia finalmente! Avrebbero dovuto anche portarci dei sacchi con dei vestiti puliti, dato che abbiamo la stessa maglietta e le stesse tre mutande da una settimana e mezza, ma se ne sono dimenticati. Già, dovevano portarci tre cose: lettere, cibo e vestiti, e se ne sono dimenticati una. Adesso abbiamo mandato tutti i vestiti a lavare in sacchi della spazzatura e abbiamo tutte addosso solo la giacca e pantaloni antipioggia, le uniche cose che non devono essere lavate. Facciamo abbastanza ridere, ma è l’unica soluzione. Mancano ancora sette giorni e 20 miglia da fare con il kajak, e poi torniamo al campo per essere accolte come eroine. In tutto siamo in 12 (contando anche le tue leaders) e le altre ragazze sono tutte simpaticissime; cantano e scherzano tutto il tempo e una ha anche memorizzato dei corsi di stand up comedy che esibisce di quando in quando. Non abbiamo molto tempo per annoiarci nei giorni in cui navighiamo per il Mississippi, tra il montare e smontare le tende, accendere i fornelli per cucinare e girare i kajak così che gli orsi non riescono a mangiarci il cibo.

A proposito di orsi, non ne ho ancora visto uno, ma le aquile che vediamo tutti i giorni (a volte anche a meno di 20 m di distanza) possono compensare. Ho anche visto un paio di cervi e degli stormi di anatre alzarsi in volo.

 Abbiamo anche dei giorni in cui non remiamo, o perché qualcuno ha degli eczema che devono essere visitati, o perché il giorno prima per sbaglio abbiamo fatto il doppio delle miglia che dovevamo fare (entrambe cose già successe). Ma anche i giorni di pausa non sono poi così tranquilli; dobbiamo fare la cacca nel bosco e seppellirla e andare a fare rifornimento d’acqua. Una delle mie leaders ha anche inventato un sistema a cinque stelle per valutare la propria cacca (ve lo racconto meglio quando torno). Nel tempo libero possiamo scrivere lettere, fare braccialetti e leggere, anche se siamo a corto di libri. Ultimamente c’è stato uno scambio di libri per tenerci occupate, ma qualcuna ne aveva degli altri nelle sacche di vestiti puliti che non sono arrivati, quindi finiremo tutte per leggere gli stessi cinque libri. Per ora nessuna a voluto cimentarsi nella lettura di un romanzo di Valerio Massimo Manfredi di 700 pagine, chissà perché. Per quanto mi stia divertendo qua, non vedo l’ora di tornare a casa e raccontarvi tutto. 

Mi mancate moltissimo, 


Cucciola di mezzo 

PS: Vi racconterò anche dei posti sui kajak, a dir poco interessanti

domenica 17 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 27 (29)

Da: XX

A: Cucciola di mezzo

Ciao cucciola!

Ti scrivo da una bollentissima Nizza, il termomentro accanto a me (sul terrazzo dove sto lavorando) segna 38°C (no, no lo so in Farenheit) e la tastiera scotta. Non tanto i tasti, quanto piuttosto il resto, la parte di metallo su cui appoggiano i polsi.

Oggi è il lunedì della vostra ripresa del viaggio, se non ho capito male. In realtà, ora che leggerai questa lettera sarai già felicemente rientrata al camp e sarete accolte con i migliori onori della gloria. Chissà che emozione pazzesca. Non vedo l'ora di sapere tutto, ma proprio tutto.

In realtà in questo messaggio volevo condividere con te un pezzo di storia e riflessioni di famiglia: ieri era il 17 luglio, il mio papà se ne è andato esattamente 25 anni fa. Lo so che siamo tutti e tutte un po' curiose di sapere come sarebbe stato, averlo accanto a noi, al fianco della nonna Tella. E probabilmente sarebbe stato curioso anche lui. Così ho cercato di raccontarvi, di raccontarci in questo scritto, che ti copio e incollo qui sotto.

UNA GENERAZIONE

Nella storia, quando si contano le generazioni, si assegna arbitrariamente un valore di venticinque anni tra una generazione e l’altra. Me l’ha ricordato proprio ieri la nonna MM, nel ricordarti, papà. Una generazione è passata da quel giorno tempestoso di venticinque anni fa, quando hai smesso di essere qui. 

E allora vorrei raccontarti che cosa è successo, in questa generazione, raccontarti chi c’è ora ad animare quegli stessi luoghi che sono stati i tuoi.

La nonna MM, di cui sei stato amore appassionato e vivace, è ora una super mamma (quello da sempre) e super nonna, ce la invidia tutto il vicinato. Le amiche, che mi dicono ‘che mamma in gamba’, e poi anche la generazione dei nipoti, ai quali lei dà asilo nelle condizioni più improbabili. Pare che al parco si sia ormai sparsa la voce ‘se ti fai male, vai a citofonare alla nonna microba, abita nella casa d’angolo’. Ci sono state anche richieste da alcuni papà in caso di ferite da calcetto…

YY, che tu hai conosciuto e in cui vi siete riconosciuti con la forza dell’ironia e della solidità, resta sempre più solido e ironico al nostro, al mio fianco a tenere insieme i complessi fili di questa famiglia quasi tutta al femminile che vedi da lassù.

E poi ci sono loro, che rischiarano, movimentano e definiscono tutte le nostre giornate, loro per le quali tu sei una figura un po’ mitologica, spesso presente nei racconti di famiglia.

In ciascuna di loro, alcuni tuoi tratti. 

La cucciola grande, che diventerà maggiorenne tra qualche mese (eh, il concetto della ‘generazione’ di prima, in effetti), riflessiva e un po’ selvatica. Ha come te la forza di perseguire quello che le interessa, ‘no matter what’. Così negli anni ci sono state le gare di velocità dei vermi della pioggia sul balcone, gli esperimenti di cristallizzazione nella mia cabina armadio, un dito accorciato da un cavallo e lo stesso amore e passione per questi bestioni da oltre mezza tonnellata, che lei cura e capisce. Lei fa quello che deve, e fa quello che le piace. Riservata e riflessiva, non risparmia l’energia che dedica ai suoi interessi. 

Poi c’è il lato coraggio e curiosità. La cucciola di mezzo, che sa usare la parola in modo sapiente e diretto a partire da quel ‘attento, signore!’ pronunciato stentoreo a tre anni dal basso della sua mini bici con rotelle che cavalcava sul marciapiede, proprio dove un ignaro povero passante pensava di poter camminare. Nemmeno per idea, fare largo, please. L’uso della parola, come quella delle lettere che scrivevi magari per protesta e dei cui risultati traevi grande piacere.

E poi, il coraggio, la sfida, i limiti. Tu con l’aliante, gli ultraleggeri, il paracadute (l’idea di saltare giù da un aereo per il gusto di aver superato quel sensatissimo senso si sopravvivenza che ci farebbe stare al sicuro all’interno della fusoliera) - e lei con l’ignoto, la curiosità, la messa alla prova. È partita qualche settimana fa alla volta del camp dove anche io e il cugino one FFF siamo stati - solo che lei è partita tutta da sola, noi eravamo due e il mondo non era ancora stato rivoluzionato dalle torri gemelle. Dunque ora non solo è tutta da sola negli Stati Uniti, irraggiungibile, ma sta anche facendo una specie di cammino di Santiago in kayak lungo il fiume Mississippi, attraversando tre stati e dormendo sotto le stelle. Decisamente, il coraggio e l’idea del limite sappiamo da dove le arriva.

E poi c’è lei, che forse più di tutte respira e vive i tuoi luoghi. La tua stanza è la sua, il tuo balcone da lavoro è diventato il suo campo di fragole. Lei che vuole capire le cose, aggiusta i computer e crea i meglio sistemi a base di telefono, robot, go pro e pc, tutti insieme, tutti che si parlano. Si intende sulla tecnologia con YY, dà lezioni e risolve i problemi alla nonna MM - in effetti, dal punto di vista della tecnologia di generazioni in questi venticinque anni ne sono passate almeno dieci, tutto è incredibilmente accelerato. Così tu avevi una grande radio e il microfono del radioamatore, mentre ora, è di qualche giorno fa la notizia, il più grande telescopio viaggia a un milione e mezzo di chilometri da qui e fotografa le stelle neonate appena dopo il Big Bang. Si, in effetti, almeno dieci generazioni. Torniamo alla microba, che vive di tecnologia e anche si sentimenti, in un mix che a dodici anni può essere ancora complesso da sbrogliare. Lei è curiosa, non rinuncia, determinata e testarda, curiosa. Mi ricorda qualcuno…

Questa sera ti salutiamo, nel ricordare la generazione che è passata senza che il tuo cammino potesse incrociarla, ahimè, ma che ha tratto da te, più che i cosa, i molti come di te. I molti come di noi e i come di loro.

sabato 16 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 26 (28)

Da: microba

A: cucciola di mezzo

Oggetto: SUP!

Ciao sorella, ieri ti abbiamo spedito una lettera, ma tanto vedrai tutto insieme. 

Oggi io e la mamma siamo andate sul SUP… non siamo cadute tante volte (io solo due) però andavamo in ginocchio. Quando provavamo ad andare in piedi, visto che c’erano un po’ di onde, facevamo qualche pagaiata e poi cadevamo. Ora ci fanno malissimo le gambe, ma domani, sperando che l’acqua sia un po’ più calma, vogliamo riprovarci. 

Quando abbiamo chiamato il papà a casa la sorella grande ha scoperto che non riusciva più a fare le pernacchie, e faceva troppo ridere.


microba

CARTA E PENNA 25 (27)

Da: Cucciola di mezzo 

A: XX e YY

Cari Mamma e papà, domani è il re-racing day. Il che vuol dire pizza calda, docce, vestiti puliti e lettere.tutte le lettere che non ho ricevuto né inviato in questa settimana e mezzo.vuole anche dire che siamo a metà di questo percorso, di questa avventura che non voglio finisca. Mi sembra ieri quando vi salutavo a Linate, quando compravo una brezel a Francoforte, e poi il cambio della Sim del terminal Chicago e infine il minuscolo aeroporto di maschi Gone, dove, nonostante la grandezza, sono comunque riusciti a perdere la mia valigia… Mi sembra ieri eppure era 20 giorni fa e a mezzo mondo di distanza quando gli ho visti per l’ultima volta per cinque settimane a venire e non sapevo ancora che cosa aspettarmi. Adesso so come saranno le mie giornate per altre due settimane e un po’, ma sicuramente non posso prevedere le nuove ed eccitanti esperienze che vivrò.a capo la traversata del Mississippi per andare dall’ultima spiaggia fino ad una nuova isola non è stata delle più semplici; ci siamo ritrovati in acqua bassissima, con la corrente e il vento che ci spingevano dalla parte opposta, senza considerare le onde che si infrangevano contro i lati dei nostri Kayak.questo sarebbe dovuto essere il primo segno di quello che ci avrebbe aspettato su di isola, decisamente non la più ospitale su cui abbiamo campeggiato. subito sopra la spiaggia c’era uno spiazzo senza alberi, cosparso delle cacche di qualche animale di cui non ho capito il nome. Abbiamo provato a piantare le tende lì ma siamo state ben presto dissuase dal vento che le faceva volare via in continuazione oppure le piegava su loro stesse. Abbiamo trovato spazio sufficiente per le tende dietro una macchia di alberi, che ci proteggevano almeno un po’. E meno male che ci siamo messe dietro gli alberi; infatti quella notte è scoppiata una tempesta coi fiocchi e abbiamo dovuto lottare per tenerci la rain flight stretta. Non so che abbia pensato che gli stecchini nella sabbia sarebbero stati abbastanza solidi da tenere giù la tenda, ma guarda caso, non lo sono. Mentre io e ebbi eravamo fuori dalla tenda in mezzo alla pioggia, chiamando Claire perché ci mettete ci mettessi a posto la rain fly, quella ci urlava di tornare dentro a sederci sui nostri clan penso a costo di bagnare i sacchi a pelo. Alla fine è riuscita a sistemare la nostra tenda, e abbiamo dormito quasi all’asciutto.

E la mattina dopo abbiamo scoperto che non eravamo neanche quelle messe peggio, nonostante metà della nostra Ten stesso volando via. Sam, medi e cori avevano caparbiamente deciso di mettere la loro tenda su una mini altura poco distante, che però non era molto riparato. Quindi la tempesta non aveva solo strappato nare in fly, ma aveva anche piegato la tenda su se stessa, creando così una pozzanghera nella metà della tenda che era ancora per terra. Inoltre erano troppo lontane per essere sentite da Claire, quindi hanno passato tutta la notte ammassate Condividendo gli unici sacchi a pelo che non erano ormai zuppe. Almeno avrebbero avuto tutto il giorno per far asciugare le cose che si erano bagnate, dato che Python aveva annunciato che avremmo avuto un lei o verde, perché già è una delle sue sorelle nell’altro gruppo avevano un ex Emma, e sarebbero andate in una clinica a farsi visitare. Non abbiamo fatto molto per tutta la mattina, a parte scoprire che l’isola era anche infestata di formiche, anche loro molto amichevoli.dopo pranzo abbiamo giocato a paranoia per quasi due ore, ed è stata l’attività più rilevante della giornata. Di notte siamo andati a vedere le stelle, che non si vedevano perché la luna era troppo luminosa. Il giorno dopo abbiamo avuto noi un altro giorno libero, questa volta non ho capito perché. ancora una volta, a parte, della quale ho approfittato ho anche finito il mio libro quindi adesso me ne farò il giorno dopo siamo finalmente partite dall’isola maledettae abbiamo trovato un’isola, un po’ più  grande, questa volta riparata dagli alberi. C’erano sacco di conchiglie madreperla, alcuni anche più grosse di un palmo. Ne ho prese un po’ , perché voglio farne degli orecchini.

L’indomani qualcuno ha proposto di fare ‘solo’, dato che c’era una spiaggia enorme, con abbastanza spazio per stare da soli. I ‘solo’ e consistono nello stare da soli per un po’, noi abbiamo fatto quattro ore. Mentre camminavamo verso i rispettivi spazi abbiamo visto un serpente e lo abbiamo chiamato Jeffrey. Durante quelle quattro ore ho finito di disegnare le spiagge nell’altra lettera, ho trovato altre conchiglie e una chela di granchio. Peyton ha trovato anche un teschio, o parte di esso, che pensiamo si di un qualche roditore. Non so se conta come avvistamento di animale, però. Per aggiornare la lista, recentemente ho visto: ancora un sacco di aquile dalla testa bianca, tra cui una che pescava a meno di venti metri dai nostri kayak; Jeffrey e un suo amico, questa volta chiamato David; due gatti il primo giorno di fronte alla nostra cabin, che però poi non si sono fatti più vedere(mi ero dimenticata di scriverlo); un coniglio in un prato mentre stavamo caricando l’autobus per partire (anche questo non mi ricordo se ve l’ho già detto); più di una tartaruga (purtroppo tutte morte); non pochi cani, tutti ritti a prua di un qualche barchino troppo rumoroso e troppe, troppe zanzare. Alcuni ragazzi hanno detto di aver visto un coyote al nostro primo camp, e sull’isola maledetta’ Erika ha detto di aver visto una coda indistinta, forse di volpe, forse di coyote. 

Dopo il solo siamo tornate tutte alle tende, dopo aver cenato, e Abby mi ha insegnato a fare un gioco con le carte, ‘nar’, che decisamente non richiede tanto sforzo quanto burraco.

Il giorno dopo, e cioè oggi, ci siamo svegliate alle nove, nonostante Peyton avesse detto alle otto. Abbiamo pagaiato per un paio di miglia fino ad arrivare a Fountain City. Lì abbiamo fatto rifornimento di acqua ad un autogrill e poi ci siamo incamminate verso una gelateria. Peyton ci ha spiegato che il camp offre un ‘treat’  di circa quattro dollari prima, durante e dopo il rerashing per ogni camper. Per ovvie ragioni questo di solito è un gelato. Mentre facevamo la strada abbiamo passato delle case bellissime ed enormi, con giardini altrettanto belli. In particolare ce n’era una con una distesa di ibiscus davanti, rossi e arancioni e magnifici. Alla fine la gelateria era chiusa, non si sa perché, ma sbirciando dentro ho visto che una sola pallina costava 3.60 $, quindi mi viene quasi da dire meno male. Siamo tornate all’autogrill e abbiamo preso una vaschetta per uno, e siamo riuscite a prendere tutti gusti diversi. Io ho deciso di optare per ‘brookie dough’, gelato alla vaniglia e cioccolato con pezzi di brownies e chocolate chip cookie dough. Era un po’ una puzzolata, ma non era poi terribile. Peyton ci aveva detto che anche a Fountain City ci sarebbe stata un’attrazione che entrambi i gruppi prima di noi avevano visitato. Ci aveva detto che si chiamava ‘rock house’, e sono state proposte delle teorie a dir poco interessanti in proposito: qualcuno diceva che era un museo delle pietre, altri che fosse una casa con tutte le rockstar della storia. Qualcuno ha perfino altro proposto che ci avrebbero portato direttamente da The Rock Dwayne Johnson. Alla fine era semplicemente una casa su cui era caduta una pietra, piuttosto grande, nel 1958 (se non ricordo male). Non siamo nemmeno potuto entrare per vederla da vicino, ma è comunque stato divertente! Ci siamo rimesse nei kajak e dopo nemmeno due miglia abbiamo trovato una buona spiaggia. Mi sa che il gruppo dei ragazzi ha già campeggiato qui, perché continuiamo a trovare cartacce degli oatmeal di colazione. Per ora questo è il posto più grande che abbiamo trovato, con due spazi enormi liberi dagli alberi.

Stanotte dormiamo sotto le stelle, non è prevista pioggia. Domani leggerò le vostre lettere e vi sentirò un po’ più vicini.

Mi mancate,


Cucciola di mezzo 

PS ho una nuova borraccia perché un giorno, dopo cena, abbiamo perso il tappo della bottiglia del gas, e la mia borraccia, per fortuna, aveva lo stesso identico tappo. Alla fine lo abbiamo trovato ma il mio topo sarebbe comunque stato sporco di gas, quindi ho tenuto l’altra borraccia.

venerdì 15 luglio 2022

CARTA E PENNA 24 (26)

Da: nonna MM e microba e XX

A: cucciola di mezzo

Ciao CDM!

In questi giornitu stai navigando in kayak sul Mississippi…hai fatto amicizia col fiume? Ci racconterai le tue emozioni proprio come fai nelle tue lunghe lettere che la mamma, arrivata ieri sera in treno, ci ha letto.

Ti confesso che qualche volta, parlandone con la microba, ci chiedevamo come sarebbe ‘capottarsi’ con il kayak, insomma, è facile ribaltarsi in un fiume, anche se si è fatta qualche picola esperienza sui navigli di Milano…ma se invece la nostra cucciola di mezzo fosse così brava da dominare la corrente di un fiume tanto importante? Sono sicura che sia così. Volevo chiederti: hai avuto qualche difficoltà con l’inglese? O meglio, l’americano?nelle tue lettere non ne fai cenno, come se tu fossi…born in the USA. Ora lascio spazio alla microba e alla mamma, come vedi questa volta a scriverti siamo in tre. Con tanta voglia di riabbracciarti.


nonna MM

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Magari la prossima lettera scrivila qui in Francia, che alla nonna fa piacere. Ora sto per andare a Cap 3000 con le amiche, ma una volta ci vorrei andare anche con te.

Prima la mamma ha visto una mail del camp in cui c’era una foto di aggiornamento del vostro viaggio, ma non ti trovavvamo. La mamma è preoccupatissima, mentre il papà ha solo detto che secondo lui non eravate tutte in quella foto e che quindi non c’è niente di cui preoccuparsi (speriamo!).

Quest’anno nessun avvistamento di polpi o relitti, ma meduse tantissime!

Come va con la GoPro? Riesci a fare le foto? E dove la ricarichi?

Quando tornerai a Casa vedrai ‘l’ufficio’ della mamma qui in Francia ^_^ (non so disegnare le emoji).

La mamma ci ha portato qui le tue lettere e ho anche visto il tuo disegno, sei bravissima!

Adesso scrive la mamma, infatto ho schiacciatomle mie righe se non non c’è più spazio per lei.

Mi manchi.


microba \/ (non so disegnare neanche i cuori)

—-

Ciao cucciola! Eccomi anch’io nel completare questa lettera a sei mani. Come ti hanno scritto nonna e microba, siamo in Francia, in questa casa che per me è sempre stata sinonimo di armonia e leggerezza.

Ho appena fatto un primo bagno su una spiaggia affollata, e poco fa ti ho scritto di quell’orizzonte con un google form, sperando che ce la faccia a rientrare nel re-ration.

La. Icroba ha ragione, oggi è arrivata dal camp una mail di aggiornamento, ma tu non eri nelle foto, non è che ti hanno perso lungo il fiume, anzi, ‘la fiuma’, vero?

Papà è sicurissimo di no ed è quasi riuscito a convinceri (quasi…).

Ieri era il 14 luglio, che per questa città è al tempo stesso una festa e  la commemorazione di una tragedia, un dram,a che vi ha sfiorato da vicinissimo.

Come gli altri anni, anche ieri non ci sono stati i fuochi d’artificio, nel rispetto di quello che è avvenuto sei anni fa. Li hanno fatti il 13 luglio, però, credo per non deludere i turisti - non mi è del tutto chiara questa logica…

Comunque, ierimper la prima volta la commemorazione è stata pubblica, sulla Promenade. Alle 22.34, all’ora in cui il camion è stato fermato, dalla Promenade si sono accesi 86raggi di una luce bianco-azzurra che si proiettavano nel cielo, ciascuno a ricordo di una vita, una famiglia, una storia.

Dal terrazzo della nonna abbiamo visto i raggi di luce passaresulle nostre teste e convergere verso il cielo profondo, nella direzione delle colline.

Un angelo stilizzato è stato inaugurato sulla Promenade, lo vedrai quando arrivi.

Per me è stato bello poter ricordare, attraversare lo spavento e la tragedia e mi piace l’idea di condividerlo con te. Ti che vedrai la luce delle stelle come forse solo ad Asisko…

E non vedo l’ora di sentire (e leggere) di te.

Un mondo di bene.


mamma