venerdì 27 ottobre 2023

LA PICCOLA RIVOLUZIONE

Lo sguardo, che sembra una piccola cosa. E invece è una grande cosa. Così in questi suoi giorni in un paese nuovo, diverso e lontano e anche umano ed inaspettato, XX ha provato a farci caso, allo sguardo. Al suo sugli altri, e a quello altrui su di lei.

Così accade che nella gran parte delle riunioni a cui partecipa lei è l’unica donna, tutti gli altri sono omoni e ometti in gran parte con lunga barba ed abiti tradizionali pakistani. Qualcuno, ma sono pochi, veste ‘all’occidentale’ con camicia e pantaloni, all’appello un giorno compare addirittura una cravatta. Loro si stringono la mano, per salutare lei mano sul cuore. Tradizione? Cura? Diffidenza? Paura?

Poi le riunioni cominciano, e a quel punto l’interesse verso i contenuti ha la meglio sulla forma. Così loro parlano e discutono tra loro, poi quando comincia a parlare anche XX comincia ad esserci un piccolo spostamento. Lei parla, non possono più rivolgere sempre lo sguardo altrove. ‘Addirittura risponde alle nostre domande.’ Così il piccolo spostamento fa sì che gli sguardi includano anche lei nella discussione, che spesse volte diventa stimolante e proficua. 

Non sempre, ma talvolta, dopo le foto di rito di fine incontro, le stringono addirittura la mano.

martedì 24 ottobre 2023

COSE NUOVE

Nel suo lavoro, i posti dove XX va sono ormai quasi sempre gli stessi. Quasi. Perché oggi, in un momento in cui il mondo è in fiamme, è arrivata in un paese inconsueto, meno battuto dalle rotte internazionali: il Pakistan.

La prima impressione è che mezzo paese fosse nel finger dell’aereo all’arrivo: erano in 23, con maglietta gialla fosforescente che è la divisa di chi lavora in aeroporto, molti con una sedia a rotelle piegata e pronta ad aprirsi per accogliere qualcuno. Sono le tre del mattino e lo sbarco è affollatissimo.

In questa prima giornata è stata portata in giro da mister Shabbir, la barba più lunga che si sia mai vista, perfino più lunga di quella finta di Babbo Natale.

Mister Shabbir emana tranquillità, pace e serenità; riceve una telefonata via l’altra, l’unico gesto che fa è mettersi un auricolare senza fili che porta al collo, nascosto dalla lunghissima barba, e parla, lavora, rassicura, convince, e tu non sai mai davvvero se parla al telefono o con i presenti.

Quando in Italia si parla di Pakistan, il sentire comune rabbrividisce al ricordo della tragica uccisione di Saman da parte della sua famiglia, pakistana, perché la ragazza aveva rifiutato un matrimonio combinato. Quindi, quando XX è partita, l’ha fatto con il peso di questo pregiudizio.

Invece. Invece quello che XX ha trovato è un paese curioso, è vero che molte donne hanno il capo coperto ma il volto scoperto. Le pubblicità ricordano molto le immagini di Saman in Italia, e la tradizione sembra mescolarsi con un’idea di modernità non demonizzata.

Al momento ci sono i mondiali di cricket, lo sport nazionalissimo, e il cielo ci scampi se si perde contro l’India.

Animali avvistati: numerosissimi asini e somari che tirano carretti, bufali, mucche e vitelli, un cammello sul guard rail della tangenziale, dei cavalli altissimi da polo.

In Pakistan si guida a sinistra come in India ma il traffico sembra meno congestionato. Le strade sono rese allegre dai camion che sono dipinti di tutti i colori, delle vere opere d’arte. Ci sono moltissime moto che portano un numero variabile di persone (XX ne ha contate 5 sulle stesse due ruote). La lingua ufficiale è l’urdu, che si parla come l’hindi e si scrive come l’arabo. Per esempio, mister Shabbir conosce l’arabo scritto ma non parlato. Che misteri.

Al lato della strada un venditore di enormi orsi di pezza ne ha ammucchiati una dozzina esemplari color fuchsia in un insolito girotondo accanto a un palo, al centro di una rotonda. Gli orsi di pezza hanno le dimensioni dei bambini delle elementari (inoltrate) e la visione dell’ensemble risulta piuttosto surreale.

Sulla banconota da 500 rupie pachistane campeggia l’immagine verde del fondatore del Pakistan, che agli occhi occidentali sembra un elfo dei boschi del Signore degli Anelli.

sabato 21 ottobre 2023

NEI DINTORNI

Oggi si fa una nuova esperienza: la stessa creatura che si libera e si aggira per il maneggio di notte viene portata in passeggiata ad esplorare i dintorni insieme ad altri tre o quattro amici. In questo modo la cucciola grande comincia a conoscere le strade e i campi vicini. Il racconto della passeggiata è molto buffo e racconta ancora l’originalità del cervello equino: colui che ha paura di molte cose, in passeggiata ‘voleva stare primo’, superare tutti, al galoppo ha corso più forte degli altri per essere capofila. Quasi come quando si va in gita all’asilo.

mercoledì 11 ottobre 2023

LA CREATURA

‘Stanotte Gino è evaso.’

‘In che senso è evaso???’ (Sottotitolo: con quello che costa, in termini di denaro ed energia e cura, e speriamo non abbia causato danni a nessuno…)

‘Nel senso che è uscito dal suo box e si aggirava per il maneggio esplorando.’

Ora. Si vocifera che la creatura abbia paura di tutto, della sua stessa ombra, non gli piace l’acqua, è intimorito da un sacchetto che rotola al vento o dalla palla per giocare. E allora, si chiede XX, come diavolo è possibile che la stessa creatura da mezza tonnellata, al posto di dormire il sonno dei giusti nel suo bel posto nuovo e bucolico, abbia deciso di forzare l’uscita e aggirarsi nell’oscurità della notte per posti inesplorati? Non aveva paura del buio?

Strano, come funziona il cervello equino.

domenica 1 ottobre 2023

NON È ANDATA PROPRIO COSÌ

Non è andata così. Ti ho chiamato per dirti BUONCOMPLEANNOOOOOO, pensando di partecipare ai consueti festeggiamenti della colazione. Soltanto che tu eri sveglia e solitaria, con una sorella che dormiva ancora e un’altra già verso il suo nuovo baricentro fuori provincia, quello a base di cavallo e università. Papà accanto a lei, che ha ancora il foglio rosa e non può guidare da sola.

Così abbiamo fatto colazione insieme, consumando quel tempo whatsapp che non avevi voglia di usare con me…mi hai fatto vedere una bellissima torta che ti aspettava, infilzata sì di candeline ma senza nessuno che le accendesse, avevi toccacciato i pacchetti dei regali che comunque già conoscevi, schivavi con abilità i momenti in cui qualcuno dalla mia parte dello schermo ti guardava e hai atteso la festa.

Ci siamo ritrovate in serata, io nutrita e sazia delle emozioni Toscane, tu nutrita e sazia della consapevolezza di stare crescendo.

‘Non così in fretta’ (Potter)…è per un sacco di motivi una delle mie citazioni preferite.

QUATTORDICI

Ti immagino, ti so: l’eccitazione tutta frizzante, un po’ gioiosa, un po’ curiosa che accompagna questa giornata di festa. Ti alzi dal letto, dove magari sei stata qualche minuto a poltrire assaporando i momenti che verranno, carichi di sorrisi. Il letto ha le coperte tutte arrotolate in fondo, non si capisce dove sia il lenzuolo e la coperta della giraffa, quella tua. I ricciolotti un po’ ribelli, che diventano un po’ più ricci o un po’ meno a seconda del tempo, dell’umore e dei cataplasmi. Sbuchi da dietro un angolo della casa, incontri papà, tu fai ‘Bu!’, lui risponde ‘Buon compleanno microbaaaa! Tanti auguri!!’. E poi si fa il giusto rumore perché compaiano anche le sorelle, in modo che le candeline vengano spente insieme a tutti, o quasi. Non so ancora bene come sarà la nuova logistica delle domeniche alla scuderia nuova, quella di François il poeta, e spero che la cucciola grande sia a casa a festeggiarti. ‘Non che le interessi, non che mi interessi’, potresti pensare. E invece io penso di sì. 

La torta che non si sa quale sarà (sorpresa! Magari il papà si è esibito in qualcosa di super, oppure la slurposissima torta al cioccolato della nonna ti aspetta al tuo posto tutta infilzata di candeline).

La sedia carica di pacchetti, a fatica coperti da una tovaglia troppo corta per nasconderli. Non è più una sorpresa, quella dei doni della sedia. È semplicemente il posto dei doni di compleanno, ed è bello trovarli lì. Con la nonna MM e il nonno li trovavamo li, mi piace pensare che sia il loro posto nel mondo.

Troverai dei pacchi bianchi, un nastro verde un po’ schiacciato, dei regali che desideravi. E magari arrivano anche dei nuovi buchi alle orecchie, magari insieme ad una sorella distante, e chissà che fare i buchi alle orecchie insieme non stringa degli altri fili invisibili. Chissà.

E poi non lo so più, che cosa ti riserverà questa giornata. So soltanto che ne immagino l’inizio e la festicciola e le tue sensazioni e tutto questo è nel mio cuore, che ti guarda con un amore sconfinato.

E poi questa sera ci vediamo di nuovo, per abbracciarti e sbaciucchiarti tutta e rivivere il tuo essere, così tutta tu.

Buon quattordicesimo compleanno, microba.