martedì 24 dicembre 2019

BIANCA VIGILIA DI NATALE

La vigilia di Natale comincia con un po’ di bianco. Non di neve o della panna montata dei dolci in preparazione, ma con il bianco del gesso della cucciola grande. Rientrata dallo sgarrupato maneggio, ha un braccio (il sinistro, lei mancina) gonfio e dolorante, lo muove poco. Dice di essere caduta dal puledro da domare. Tralasciando il fatto che domasse puledri, XX e braccio dolorante si presentano alle 6.40 della mattina al vicino pronto soccorso ortopedico, uscendone tre ore dopo con una diagnosi di frattura e braccio ingessato.
Nessuno si preoccupa, lei rimane autosufficiente salvo farsi impacchettare il braccio per la doccia e passa il Natale felice, partendo subito dopo per la montagna con la bionda amica Squit.
XX, ricordando il suo gesso al braccio destro e la quasi incapacità perfino di lavarsi i denti, benedice i giovani tessuti che sopportano l’immobilità e guariscono in fretta.

lunedì 9 dicembre 2019

DRITTE, DENTRO IL CUORE

“Buonanotte microba, fai sogni belli, ci vediamo domani mattina.”
“No. È troppo tempo.”
E tu, sulla cima della traballante scaletta di legno che arriva al letto alto anche se microbo, resti con il fiato sospeso per la normalità che le sue tre parole riescono a scardinare.

sabato 16 novembre 2019

IL MONDO DA COSTRUIRE CHE C’È GIÀ

La microba, all’asilo, ha stretto amicizie preziose. Non soltanto quella, seminata al nido, con l’inseparabile Potts; è stata anche capace, sotto la guida sapiente delle due meravigliose ed indimenticate maestre Taat e Barbix, di creare un’alchimia di accoglienza.
Ebbene, l’alchimia dell’integrazione, dei cittadini del mondo, degli amici di cuore, è sbocciata in tutta la sua irruenza in questo umido sabato di novembre.
La storia: otto anni fa, quando dei minuscoli nani si sono ritrovati spaesati in una classe verde, uno di loro era testé arrivato da Sri Lanka, suo paese di origine. Nè lui nè i genitori parlavano una parola di italiano, in più lui era un po’ in crisi per la nuova configurazione scolastica. 
Nel corso dei tre anni della scuola materna, Riish è diventato più italiano di noi, ha fatto da ponte tra le due culture per la sua splendida mamma e ha invaso un pezzetto di cuore di tutti.
Poi la scuola elementare e le distanze della città li hanno divisi, salvo farli ritrovare, Potts, la microba, Riish e un altro paio di amici di varia origine, nella pizzata di questa sera. Come se non si fossero mai lasciati. Cittadini del mondo, per salutarsi e dirsi un caldo “arrivederci a presto” alla vigilia della partenza di Riish per la Germania, dove papà ora lavora e per Riish non ha più senso stare qui. Dove ancora una volta una cittadina della Baden Württemberg diventerà un altro posto che Riish sarà capace di chiamare casa, dopo lo Sri Lanka e l’Italia.
La sua mamma al tempo stesso altera e timida, che negli anni passati andava a cucinare insieme ai bambini della materna le gustose ricette del suo paese di origine e a spiegare la sua bandiera e le canzoni della tradizione - un passaggio che pochi dei bambini piccoli di allora hanno dimenticato - ha organizzato un saluto last minute con i primissimi amici di allora, quelli che hanno fatto si che Riish, questa Italia, la potesse, a tutto titolo, chiamare casa.
E loro, che hanno raccolto entusiasti l’invito, hanno riso e scherzato e giocato come se si fossero visti ogni giorno da allora. Si sono raccontati il futuro, hanno ricordato il passato, si sono promessi incontri nel mondo, si sonno detti un leggero arrivederci, accompagnati da high five, non ci dimentichiamo. 
La mamma dall’eleganza orientale, che ha finito di impacchettare sessanta scatole con le cose di una vita e ha saputo che il furgone arriva tra una manciata di giorni, che ora parla un bell’italiano, ma l’italiano di famiglia è sempre Riish, ha guardato commossa il miracolo dell’accoglienza, della normalità. Che siano loro i cittadini del mondo, incapaci di vedere le differenze dei colori e delle lingue ma ben allenati a scoprire le sfumature dei cuori che crescono vicini.
Che sia, per tutti loro, un trampolino del mondo che sapranno costruire. E che grazie a loro, c’è già.

giovedì 7 novembre 2019

QUEL SOFFIO ATTRAVERSO I CONTINENTI

Ci penso ogni anno, il sette novembre (e non solo), a quella notte del sette novembre di, oggi, quindici anni fa. Quando sei arrivata nel nostro mondo, ci hai reso famiglia e noi eravamo impreparati. Quando eri lunga e magra, leggera come una piuma, e, secondo il tuo papà, piena di peli.
E da allora ci hai sorpreso, sempre. Anche quando pensavamo di poter prevedere. Anche quando pensavamo di conoscere.
Ci hai sorpreso in un mucchio di maniere, da piccola e meno piccola. Leggendo avida, sempre. Preferendo gli animali alle persone. Ritirata nei tuoi silenzi. E poi, all'improvviso, aperta al mondo dei tuoi pari. Ci hai sorpreso con la scelta della scuola superiore, con una mondanità inattesa, con il lavoro estivo di animatrice di arrampicata. E chi se lo immagina ora, con mani da manista e  statura di un'amazzone, i capelli lunghi e i piedi anche, che un pugno di anni fa urlavi dal tepore di una culletta termica?
Eppure questa volta, questa cifra (mezza) tonda, non ero lì a festeggiarla con voi. Abbiamo sfidato sei fusi orari, la stabilità della videochiamata, il 4G tailandese e, nell'era digitale, abbiamo fatto in modo che per quel soffio di candeline attraverso i continenti ci fossi un po' anch'io. Piccola nello schermo del telefono di papà, che ha fatto notte fonda per preparare un dolce a base, che domande, cioccolate e cioccolato e cioccolato. Piccole ed intensissime le tue candeline. Meno piccole ma altrettanto intense le tue sorelle, sorridenti ed orgogliose dei loro doni per te.
Tu che continui a sorprendere noi e che per loro fai da apripista, modello, riferimento. Tutto si tara con quanto ti è concesso o riesci a negoziare, manca davvero soltanto che contiamo i maccheroni nei piatti. Così ci hai reso equilibristi attenti ad essere giusti, anzi, a provarci chè giusti davvero non si è mai. E così, in questo momenti di anni (mezzi) tondi, gli unici (mezzi) tondi in cui ci si sente davvero in mezzo a un tondo, siamo chiamati ad essere genitori, pompieri, gendarmi, alleati e nemici giurati, il tutto facilmente nella stessa mezz'ora o poco più. In un’altalena di unori ed emozioni, ma sempre, solidamente radicati nel nostre bene per te.
Buon compleanno (mezzo) tondo, cucciola grande.

martedì 5 novembre 2019

VIABILITÀ THAI

In Thailandia si guida a sinistra, ma non te ne accorgi perché: 1. Nessuno osa attraversare la strada, ci sono passerelle aeree e i pochi incroci a raso sono regolamentati da semafori eterni; 2. C’è troppo traffico per realizzarlo.
Il tassì in Asia, prenotato dall'Italia, che quando ti deposita alla meta ti fotografa di fronte al punto di arrivo.

giovedì 17 ottobre 2019

UN MONDO BELLO

XX rientra in una selle innumerevoli serate di ritorno dall’aeroporto. Sale su un taxi guidato da un uomo gentile e paziente che indossa un basco di lana. Quando arrivano di fronte a casa, lui le recupera il bagaglio e aspetta sul marciapiede che il portone si chiuda dietro di lei, per poi fare un cenno di saluto così, impalpabile, e sparire nella sua notte di viaggio. Ha aspettato che il portone si chiudesse dietro di lei. Il tassista. Un mondo bello.

lunedì 14 ottobre 2019

LA PROFESSORESSA MAPS E L’ORIENTAMENTO - TAKE 1

In una vecchia vignetta Snoopy dice: “Da grande voglio fare la persona felice”. Come immagini te stesso da grande. Quali aspetti della tua vita futura pensi che possano darti la felicità? Quale strada immagini di percorrere per raggiungere i tuoi obiettivi?

Il futuro. Il futuro è una questione estremamente delicata. Come un bicchiere di vetro che, se non si maneggia bene, finisce in mille pezzi. Perché il futuro è fatto di sogni. Sogni che costruiamo sulla base di quello che vogliamo diventare, come vorremmo essere e cosa invece vorremmo evitare di fare. I sogni però, tante volte, si trasformano in illusioni. E quando torni nella realtà ti sembra che il mondo ti cada addosso, e vuoi mollare tutto. Ma è proprio questo l’errore che spesso facciamo: non lasciare mai andare i tuoi sogni. Perché non si può vivere senza sogni, pensando solo al presente.
Ecco, io quando sarò grande spero che avrò realizzato i miei sogni e spero che ne avrò di nuovi. Infatti, quando mi chiedono “cosa vuoi fare da grande” io non so che cosa rispondere. Perché chi me lo chiede intende il mestiere che voglio fare, ma io penso che il futuro sia fatto perlopiù di sogni. Ed è questo che penso che mi darà felicità in futuro, come me la da adesso. La speranza. La speranza di poter realizzare ciò che più desidero. Infatti io non penso molto al futuro. Io non so come sarò da grande, ma so che avrò molti sogni, perché non ne posso fare a meno. Certo, la mia vita non è fatta solo di illusioni. Ad esempio mi piace molto recitare, perché mi immedesimo in qualcun altro e per un po’ mi scordo dei miei problemi. Infatti uno dei miei sogni è imparare a recitare bene e, magari, diventare un’attrice. A me non interessa se avrò fame, se farò molti soldi. A me interessa fare un lavoro che mi piace che mi dia soddisfazione. Spero anche di avere una famiglia che mi vuole bene. Spero che nel futuro io sarò felice! Non chiedo di essere ricca e famosa, ma soltanto felice. Perché più siamo e più si chiede e io non voglio diventare una persona che pensa soltanto ai soldi e al successo. Ma, pensando al futuro più prossimo, io vorrei fare il liceo scientifico. Perché, anche se mi piace molto scrivere, le materie umanistiche non mi ispirano molto. Mi piace invece matematica e anche scienze. E poi, con una base così generica potrò fare un po’ tutti i mestieri, e spero così di poter scegliere lavoro che più mi piace e di realizzare i miei sogni.

Cucciola di mezzo

giovedì 10 ottobre 2019

SCRIVERE

Ci piace scrivere perché
la scrittura è come una poesia
che ondeggia nel mare
e le onde sono parole.

Ci piace scrivere perché
le nuvole sono parole
trasportate dal vento.

Ci piace scrivere perché
le poesie sono come semi
che diventano piante e si arricchiscono.


Microba, quintabì, lavoro di gruppo

martedì 1 ottobre 2019

QUELLE DIECI VOLTE TU...

Quella volta che eri ancora nella pancia e abbiamo detto agli amici più cari che saresti arrivata...e senza esserci ancora, ma già così presente, ci ha reso noi.
Quella volta che il caso, il destino e una meravigliosa fortuna ti hanno fatto incominciare l’inserimento al nido con il tuo amico Potts, che si infilava negli armadietti. Vi siete trovati lì e i vostri cuori si sono legati in un’amicizia senza tempo.
Quella volta che era appena dopo Natale a passeggio, tu avevi perso il ciuccio e l’abbiamo cercato ovunque nel quartiere, finché è ricomparso nel profondo della bocca di un cane e noi l’abbiamo ripreso e usato lo stesso.
Quella volta che ti sei rotta il ditone del piede e siamo tornati dal mare e il medico che te l’ha aggiustato - facendoti supermale per ridurre la frattura prima di mettere il gesso - ed è diventato ‘il tuo amico Andrea’, con cui sei rimasta da sola a chiacchierare di mare e di sorelle in qul tempo senza tempo in cui la mamma si occupava di tutta la burocrazia altrove.
Quella volta che è arrivata la nuova maestra di matematica e tu ti sei presentata sotto falso nome. Matteo. Avendo convinto tutti gli amici a reggerti la parte.
Quella volta che, con gli sci, sei caduta giù giù nel dirupo e noi ci siamo spaventati parecchio e tu anche e poi invece era solo una piccola botta su una gamba.
Quella volta che ti è stato chiesto di preparare il bagaglio per il week end e tu hai riempito una valigia di libri.
Quella volta che ti sei fatta una meravigliosa maglietta con scritto “SONO UNA FEMMINA” decorandola con le smorfie e le facciacce più nere che mai. In barba agli stereotipi di genere.
Quella volta che all’alfabeto delle cose belle, hai scritto N=notte, perché si dorme.
Quella volta che, in risposta al mio “guarda che sono a casa solo un quarto d’ora”, mi hai steso con “eh, ma QUEL quarto d’ora...”.
Tutte quelle volte che sorridi arricciata, che ti arrabbi, che ti accorgi, che ci sfidi, che ci commuovi. Tutti questi dieci anni di pienezza di noi.

Buon decimo compleanno, microba grandissima. Un amore immenso.

sabato 28 settembre 2019

CITOFONA

“Mamma quando torni citofona”. Che se hai lasciato otto tredicenni a casa da sole, poi magari non torni.

martedì 24 settembre 2019

I TREDICI MODI DI TE

La determinazione, che rasenta una cocciuta testardaggine, con cui fai...tutto.
La generosità di pensiero e di fatti.
La chiarezza di idee, di parole e di azioni, solo leggermente offuscata da turbolente tempeste tredicenni.
La forza, sviluppata in parete attaccata alle prese, attaccata ad una sciabola o un bastone e, più di recente, ad un pallone di pallovolo nuovo nuovo.
Il tuo tempo, che si dilata a dismisura, salvo ricompattarsi di fronte all’emergenza di un apparentemente irrecuperabile ritardo.
La capacità di creare, dal niente e con niente, grazie alla quale accumuli i cartoni dei rotoli di carta igienica dal 2014.
I mondi dei libri, divorati avidi, che ti raccontanto di variopinte saghe fantasy, avventure investigative, vite vissute con forza e fatica, regine egizie del passato.
I doni, che cerchi per tutti, riempiti da affetto commovente.
La serie dei lupi vista in inglese, dove parlano così veloci...
L’empatia, quella che ti fa riconoscere come stiamo. E accoglierci nei tuoi abbracci avvolgenti.
Il rigore, a scuola, nello sport e in qualunque genere di impegni. Con un paio di eccezioni che riguardano la biancheria da lavare, sparsa per la via, e il volume di masserizie accumulato sulla scrivania.
Il tuo saper stare bene, ovunque e con molti: dalla camerata dell’ashram danese alla nuova ventina di amiche della pallavolo. Come se tutto fosse sempre stato il tuo.
L’energia che porti con te. Di fuoco, di mare, tempesta o brezza. Quando non ci sei, si sente.

lunedì 16 settembre 2019

SEMBRA FACILE

Qualcuno forse ricorda la precedente maestra di matematica della microba che stracciava cartelloni in nome di un legittimo, seppur evidentemente severo, ripulisti. L’anno scolastico di quinta elementare inizia in silenzio, con qualche mattina qua e là, aspettiamo almeno un pio di settimane a fare l’orario prieno. E anche la nuova maestra di matematica si presenta in silenzio, dopo qualche mattina. Eppure. Dai primi minuti, sembra facile, per lei, ingaggiare la classe in indovinelli che la riguardano. “La mia età? Un secolo, diviso a metà meno un anno.”
E sembra ancora più banale ingaggiare loro, la mandria di decenni, a raccontare qualcosa di loro, sempre per rebus e indovinello. Così nascono le soluzioni creative “Il mio colore preferito? È un colore della bandiera italiana ed è un colore primario.”
Ok, sembra facile, probabilmente non lo è. Ma XX trova finalmente meraviglioso che una nuova insegnante con questi espedienti sia, dopo due ore, più vicina alla classe che qualche personaggio precedente dopo un intero anno. In fondo, non si impara con le emozioni positive?

venerdì 30 agosto 2019

IL PERCORSO CON GLI STECCHINI DI FIFTY

Si conclude l’ormai tradizionale settimana delle cucciole dal nonno GG. Sempre più si beneficia della vicinanza del cavallificio bizzarro gestito dall’altrettanto bizzarro Andrea, che sempre più sembra lo zio Fester e sempre più è sempre in ritardo. Sempre più dice la cosa giusta quando sei a cavallo e sempre più descrive ed interprta i rapporti sottili con i grandi animali.
Stavolta ha addirittura organizzato una gara di salto. Partecipano le cucciole, alcuni altri habituè del maneggio ed una coppia di bizzarri signori con disabilità cognitiva che sul cavallo amano stare.
Questa volta la cucciola grande si è regalata (fatta regalare, per la precisione) le intere giornate da Andrea a caccia di cavalli, della sua sintonia sottile. Ha affinato la sua monta sul puledro Tiopec (no, non si conosce l’origine del nome di battesimo) convincendolo a saltare quasi ogni tipo di ostacolo. 
Il percorso di gara, tracciato da Andrea e costruito dal fido braccio destro Fifty (no, non si conosce l’origine del nome di battesimo) prevede di saltare cinque ostacoli in qualche giro di maneggio.
Gli ostacoli, a prova di nulla, sono dei tubi cavi che Fifty monta usando dei sottilissimi bastoncini che crollano e si rompono alla prima vibrazione di ala di farfalla. Risultato, quando un cavaliere è sul percorso, Fifty sta in mezzo agli ostacoli nel tentativo di farli stare insieme con i suoi sottili stecchini. Così la cucciola grande tenta l’ultimo ostacolo due volte prima che il suo Tiopec lo salti, finalmente libero dall’occupazione di Fifty e dei suoi stecchini.

martedì 30 luglio 2019

UN POSTO SOTTILE

L’arrivo a destinazione della truppa allargata, dopo qualche giorno a zonzo per i paesetti e qualche fiordo danese, racconta di un posto speciale, come non se ne trovano spesso. Si tratta di un ashram di meditazione, in questi giorni ricco di famiglie con prole di ogni genere, età, lingua e colore. I grandi meditano un paio di volte al giorno, i ragazzi sono assolutamente autonomi (la cucciola grande si disperde nelle attività dei “grandi”, di cui non giunge alcuna notizia se non le prolungate assenze), le altre si organizzano con amici nuovi e antichi in sessioni di bird-watching mattiniero, sotto una irrilevante pioggia alla maniera danese, e corsi di parcours.
XX si scopre curiosa ed in relazione stretta con alcuni degli altri partecipanti, la presenza solida e sorridente di SJ rende la non familiarità di un posto con organizzazione militare subito familiare.
Il cibo simile al rancio dei soldati, i tempi scanditi da una campana, i ragazzi sparsi per i boschi tra le mucche, il silenzio e l’introspezione.
Un posto speciale e sottile che ha regalato un po’ di nuova percezione sottile alle Noicinque. Grazie a SJ per aver promosso questa esperienza speciale e piena di luce.

domenica 7 luglio 2019

SOSPENSIVA DI GIUDIZIO

La prima occasione disponibile si rivela sufficientemente prossima. Nel weekend intermedio tra le due settimane a cavallo, con la scusa di una passeggiata a cavallo tutti insieme, XX e YY, corredati da una cucciola di mezzo per l’occasione in versione figlia unica, chiedono alla cucciola grande di organizzare una passeggiata a cavallo. Obiettivo: verifica degli elementi di sicuezza (fisica e giudiziaria) del maneggio.
Arrivano al maneggio e trovano la cucciola in versione pardona di casa, i cavalli sono già stati identificati, rincorsi, portati al maneggio, sellati e dissetati, pronti a partire. 
Liluz monta a pelo, senza sella, la cucciola monta un puledro un po’ cresciuto non ancora del tutto domato.
La gita si dipana tra prati, campe e vigneti, soprattutto vigneti, frequentati da Andrea che in sella alla sua mercedes strombazza il consueto codice (un colpo di clacson per diminuire l’andatura, due per aumentarla) e grida “aggrappatevi alla criniera che galoppiamo!”.
La gita stanca tutti, la chiacchiera dei tempi dilatati della campagna illumina XX e YY su un luogo di pace, di intima connessione con gli animali. Lo stesso sgarrupato capocarovana racconta di osservazioni e connessioni profonde.
Per ora, sembra prevalere il cuore.

giovedì 4 luglio 2019

UN ALTRO “PRONTO”?

“Pronto, ciao, sono il don A.”
“Ciao, don A. Come state al passo Gavia? Tutto bene?”
“Bene, solo che la tua microba dice che è vegetariana. E siccome non lo sapevamo e nessuno ha detto niente prima, ha mangiato di tutto e adesso ha vomitato un sacco di volte e ha la cagarella. Scusa, ma siete vegetariani e non avete avvisato?”
XX respira profondamente, cercando di dimenticare gli innumerevoli temi a sfondo politiche alimentari di famiglia con cui la microba stessa ha deliziato la maestra di italiano, il cui messaggio prevalente riguardava un desiderio -“vorrei che la mia famiglia smettesse di essere vegana”- come se questo la riguardasse, e “il mio piatto preferito sono le polpette della nonna”.
“No, in realtà la microba non è vegetariana. A casa non mangiamo carne, è vero, ma a scuola lei ha il menù normale come tutti. E quando va dalla nonna o fuori mangia carne regolarmente. Forse a colazione, quando a casa beviamo latte di riso, in realtà lì potrebbe aver bevuto più latte vaccino del solito, ma ti assicuro, non è vegetariana nè vegana.”
“Vabbè, ti passo la dottoressa.”
“Pronto, buongiorno, sono la dottoressa. La microba dice che è vegetariana, e se è anche intollerante al latte abbiamo fatto un bel macello...”
“No, guardi dottoressa, come spiegavo al don A., a casa non mangiamo carne, ma la microba a scuola e dai nonni e ogni volta che è fuori casa è onnivora.”
“Vabbè, ho capito, adesso vediamo di rimetterla in piedi.”
Sembra un ottimo proposito.

mercoledì 3 luglio 2019

QUANDO NON HAI LA PIÙ PALLIDA IDEA DI CHE COSA FARE

“Ehm, pronto, ciao mamma.”
“Ciao, cucciola grande. Come stai? Tutto bene? Ti diverti?”
“Ehm, si. Volevo dirti che il vicino ha chiamato la polizia.”
“In che senso?”
“Ehm, no, è che i cavalli erano a pascolare nel campo del vicino. Allora noi siamo andati fin sulla cima della collina, e anche oltre, a prenderli. Lui ha chiamato la polizia perchè e cavalli e noi eravamo nella sua proprietà.”
“E poi che cosa è successo?”
“Poi è arrivato Andrea - il padrone dei cavalli, capocarovana e manutentore dello sgarrupato maneggio dell’Oltrepò pavese dove la cucciola grande e l’amica Liluz sono a pensione, nrd - e ha gridato.”
“Ha gridato a chi? A voi, ai cavalli, al vicino?”
“Alla polizia.”
“Quindi, scusa, per capire bene. I cavalli erano nella proprietà del vicino. Voi siente andati a cercare di prenderli, e siete entrati nella proprietà del vicino anche voi. Il vicino ha chiamato la polizia. Poi è arrivato Andrea e ha gridato.”
Grida di Liluz in sottofondo: “‘Sti sbirri che qui non hanno niente da fare e vengono da noi a rompere i c...!!!”
“In realtà volevano portarci in caserma perché siamo minorenni.”
“Oddio. Quindi sei stata schedata dalla polizia?”
“No, non proprio schedata. Hanno scritto su un blocchetto nome, cognome, data e luogo di nascita. Il numero di cellulare. Ah, hanno anche il tuo nome e numero di cellulare.”
“Adesso dove sei? In caserma?”
“Nooo, alla fine ci hanno lasciato andare. Solo che abbiamo dovuto prendere i cavalli che nel frattempo se ne erano andati. Ah, e poi sai che Liluz stava facendo la doccia e l’acqua era fredda, allora lei era tutta insaponata e ha dovuto mettersi il costume e andare dove laviamo i cavalli. Lì le tiravo le secchiate d’acqua per sciaquarla. Però i cavalli avevano sete allora venivano anche loro lì a bere e la risporcavano tutta. Ahahah, che ridere...”
XX non ha la più pallida idea di come gestire la questione. Un prudente buonsenso suggerirebbe di saltare in macchina e recupepare immediatamente cucciola e amica, prima di una denuncia penale, di un attacco di colera o chissàchealtro. Il cuore, ad occhi e cervello chiusi, suggerisce un inconsapevole lasser-faire.
Alla fine XX e YY optano per una soluzione intermedia. Telefonata di chiarimento col capocarovana, che a labbra strette come Fonzie si scusa per non aver notificato il piccolo incidente con l’ordine costituito. Una visita di verifica, mascherata da passeggiata a cavallo, alla prima occasione disponibile. Sospensiva di giudizio, per il momento. Ma parecchio all’erta.

venerdì 28 giugno 2019

QUEI LEGAMI CHE NON SAPEVI DI AVERE

XX lavora nella stessa azienda da diciassette anni. E nonostante gli oroscopi, fin dal 2018, evochino cambiamenti professionali epocali, il cambiamento di oggi non è il suo. Ma, invece, forse un po’ si.
Si tratta dell’agognata pensione per un personaggio indimenticabile. Lo chiameremo Et. Et è sordo e non ha imparato a parlare con la moderna logopedia, nè ha avuto gli apparecchi acustici o un impianto cocleare. La sua modalità di comunicazione è passata per i molti “dialetti dei segni”, di quando ancora la LIS, la lingua dei segni italiana, era città-specifica proprio come le mille lingue parlate in India.
Et ha sempre portato la posta a tutti i colleghi di XX; quando riteneva che qualcosa fosse più importante o più pregiato lo consegnava con particolare cura e attenzione, assicurandosi di metterlo proprio nelle mani del nome sull’etichetta. Qualche volta i pacchetti “personali” venivano nascosti sulla sedia e sotto la scrivania in assenza del legittimo destinatario.
Et lo sentivi arrivare dal fondo del corridoio, con il suo passo caratteristico e rumoroso. Quando bussava, sembravano i pompieri che sfondano la porta. Quando parlava, lo intuivi da lontano. Lo capivi, forse. Qualcuno gli scriveva dei messaggi whatsapp, a cui lui rispondeva con lessico caratteristico. Qualcuno, per fugare la comprensione da ogni dubbio, in sua presenza scriveva parole chiare, a cui lui rispondeva scrivendo parole in risposta lettere grandi e stampatelle.
Sono passati trentanove anni, trentanove anni in cui Et ha consegnato un numero incalcolabile di buste e pacchetti. Per XX, Et è stato la dimostrazione che la lingua dei segni la parli col cuore, con il corpo tutto. E lei e Et si capivano un po’, con a quelle poche parole che le cucciole, grazie alla frequentazione scolastica dei loro sordi, le hanno insgnato. E così, anche se la lingua dei segni moderna sembra essere altro rispetto ai mille dialetti dei segni con cui la comunicazione di Et è evoluta, passavano minuti a confrontare le parole diverse, e a capirsi almeno un po’.
Nel cuore di XX resta un uomo gentile e attento, inconsapevole di tante cose ma consapevole di molte altre, come le piccole espressioni del viso e le attese di ciascuno.
E XX ha riscoperto una cosa antica: la capacità di aiutarsi e di esserci, che le sembrava tipica di qualche tempo fa nella sua comunità professionale, via via diluitasi in nuove persone e nuovi modi. E invece no, Et ha rimesso tutti insieme nel senso di comunità. Mancheranno a tutti i tuoi suoni forti, i tuoi gesti oscuri, i tuoi occhi gentili con cui guardi un mondo silenzioso.

giovedì 27 giugno 2019

QUEL PICCOLO, GRANDE POTERE

XX ha organizzato, più o meno proditoriamente, una settimana in Danimarca con l’amica antica SJ  e la sua famiglia. I Noicinque presenti nella (numerosa) componente femminile con YY lasciato a guardia del forte e della professione.
SJ e famiglia partono qualche giorno prima, appuntamento all’aeroporto di Copenhagen per ritirare le auto a noleggio e cominciare a viaggiare per il tiepido nord.
L’aeroporto di partenza, nel primo giorno di chiusura del ben più comodo aeroporto cittadino per un restauro previsto di tre mesi, si rivela in tutto il suo vorrei ma non posso: affollato, confusionario, pieno oltre i limiti.
Le Noicinque hanno già le carte d’imbarco, resta solo da depositare un bagaglio (uno di quattro) al bag drop. La civilissima linea aerea nordica non distingue la coda per il check in da quella del bag drop, dunque ci si mette a fare una coda chilometrica soltanto per consegnare una valigia.
Al momento della consegna, la garbata signorina controlla i documenti e domanda dove sia il papà della cucciola di mezzo. “Non parte con voi? Non è qui? Allora lei non può partire.” sentenzia infine.
“Ma come? Scusi, mi spiega qual è il problema?”
Il problema pareva essere che, a differenza della cucciola grande con carta di identità ma quattordici anni compiuti, a differenza della microba con passaporto anche se minore di quattordici anni, nel suo caso lei ha dodici anni e la carta di identità - valida per l’estero, in assenza di esplicita non validità - ma senza i nomi dei genitori. 
“E chi mi garantisce che non è sua nipote? No, guardi, il documento non vale. Glielo stiamo dicendo in due. Non può fare tornare qui il papà? Allora almeno che mandi una mail, subito.”
Stupisce il filo logico con cui si passa dal “potresti essere sua zia” - ad un occhio più che distratto non sarebbe sfuggita la somiglianza e il comune DNA - al “fammi mandare una mail dal papà che la autorizza a partire”.
XX chiama YY ben piantato in autostrada, gli chiede di fermarsi appena possibile e mandare la fantomatica mail ad un indirizzo della linea aerea.
Nel frattempo si passano i controlli, la cucciola di mezzo per non sbagliare viene selezionata per un controllo random alla fine ricerca di esplosivi (no, quello che aveva non cuore non conta). Al gate, si attende con ansia il responso del signor XYZ, il responsabile della linea aerea, che a quel punto doveva aver ricevuto da YY ben due mail di autorizzazione alla partenza. I minuti al gate, in attesa del responso, sono stati eterni. Si colgono alcuni frammenti di conversazione:
“Vabbè, non posso non partire io al suo posto?” - una cucciola grande evidentemente entusiasta.
“Scusa, guarda che nemmeno sul mio passaporto sono scritti i nomi dei genitori. Allora anche io potrei essere tua nipote, non dovrei partire nemmeno io...”
“SSSTTTT, per l’amor del cielo...”
Il signor XYZ finalmente si materializza, e forte del suo piccolo, seppur incredibile potere, decreta l’ok al viaggio. “Qui decido io, guardi che se non era per me...con un’altra compagnia non sarebbe partito nessuno.”
Per amor di chiarezza, al ritorno XX e YY si presentano insieme in comune per un chiarimento. Qui risulta che il documento in questione sarebbe stato perfettamente valido per l’espatrio, senza l’indebito esercizio di abuso di piccolo potere.

Nel dubbio, per la prossima volta, chiunque viaggi dei Noicinque lo farà con uno stato di famiglia ed autorizzazione scritta dell’altro genitore al seguito. Non servirà, ma ci si attrezza per contrastare i piccoli, fastidiosi poteri.

domenica 16 giugno 2019

QUELLI DI QUEST’ANNO

Sempre lei, l’inarrestabile e rocciosa Lux, che guida, con passo da sherpa nepalese, uno stuolo di ventisei nani grandi e piccoli per i boschi e sulle falesie del Piemonte. Sempre loro, una squadra variopinta e fangosa, con le unghie di un colore che i NAS li metterebero in quarantena per rischio colera, di bimbi più o meno grandi spediti a cimentarsi nella profonda arte dell’arrampicata.
La novità di quest’anno è che la cucciola grande ha raggiunto la “maggiore” età alla quale è permesso prendersi cura degli altri ragazzi. Così in un brioso trio con la biondissima Squit e la fascinosa Fata, le amiche dell’arrampicata di sempre, quelle dei boulder parties e della passione condivisa, la cucciola grande ha sorvegliato, recuperato, servito, contenuto e cacciato tesori notturni con un numero di nani variabile. Pare fosse gentile con tutti, salvo mutare istantaneamente in orco al primo contatto con le sorelle.
Nel frattempo, tra le file degli arrampicatori di quest’anno, si riconoscevano l’instancabile Ravano, che ravana ovunque ma al quale è stato assegnato anche il nickname “Wikipedia”. Conclusa con merito la seconda elementare, disserta infatti di argomenti vari. Tra i suoi cavalli di battaglia figurano le guerre puniche, in cui racconta di Amilcare (XX con imbarazzo ricordava a stento un Annibale, pensando che Ravano si confondesse), - il generale cartaginese più vecchio e di esperienza che ha aiutato Annibale con gli elefanti, spiega Ravano.
E poi l’indistraibile Killer, quello che vince a tutti i giochi e pure ad arrampicare non se la cava mica male. E Spigolo, di nome e di fatto (a sentire la sua dolcissima mamma). E Gazza, quella che casca sempre su ogni sentiero e raccatta, come le gazze, qualsiasi cosa luccichi. E Prodotto, la farmacia meglio fornita della valle che aveva uno stick, un cerotto o una crema per qualsiasi, prevedibile o imprevedibile, emergenza.

In questi meravigliosi momenti selvaggi, nei quali la microba ha indossato la stessa maglietta, bianca in origine, dal martedì alla domenica (dati sulla biancheria non pervenuti) Lux riesce sempre a renderli squadra, tutti sostengono sempre tutti gli altri, sono responsabili del compagno in parete, si controllano e si aiutano con accoglienza e senza giudizio.

venerdì 7 giugno 2019

UN ASSAGGIO

Soltanto l’occasione della festa di fine anno della scuola nel parco sotto casa porta un assaggio del loro mondo. Del suo mondo, nello specifico. Di quel mondo che è sempre stato celato ai più, in particolare ai genitori della cucciola grande con cui lei non ha mai praticato la sapiente arte della condivisione delle informazioni, nemmeno quelle di stretto servizio.
Così la serata, occasione di un invito a cena di tre amiche di classe, si rivela in effetti un divertentissimo ed illuminante momento sullo spaccato di vita cucciola da liceo.
La prof di greco con le figlie dai nomi improbabili e l’abbigliamento pure, con minigonne in pelle color vinaccia e calze a rete. L’amica dagli occhi color del cielo e nome celeste che sorride ripensando al suo voto più brutto. La mora Carr che ingaggia con l’amato prof. di latino dall’occhio limpido una lotta a chi è più furbo e nella battaglia che vince lui le appioppa un due perchè lei suggerisce. I giudizi sulla brillantezza di questo o quel compagno, lui sa tutto, lei studia un sacco...Un assaggio della vita di liceo, vissuta con la leggerezza e la spensieratezza dei loro quattordici anni.

lunedì 27 maggio 2019

I SEMPRE BEI TITOLI DELLA PROFESSORESSA MAPS

I miei genitori: come sono e come li vorrei

Tutti abbiamo una mamma e un papà. Tutti nasciamo piccoli e indifesi e, appena apriamo gli occhi, vediamo i nostri genitori, pronti a proteggerci, a crescerci, a educarci, ad amarci, e, a volte, anche a sgridarci. E anche se in questo periodo della nostra vita possiamo pensare che non ci vadano bene i nostri genitori beh, loro sono i nostri genitori e non possiamo cambiarli, nonostante ci litighiamo spesso, siamo in disaccordo con loro e tendiamo ad allontanarci. Loro sono i nostri genitori e non ci poteva capitare nulla di più bello. 

Anche io ho i miei genitori e non sono i genitori perfetti, come d’altronde io non sono la figlia perfetta, ma mi vanno bene così perché sono loro che mi hanno cresciuta, mi hanno educata e mi hanno voluto bene. Certo, a volte vorrei che mia mamma non mi stesse sempre addosso perché non metto in ordine la scrivania e, anche se so che ha ragione, qualche volta mi arrabbio con lei. Vorrei che i miei genitori mi prestassero un po’ più di attenzione. Vorrei che passassimo più tempo insieme. Vorrei che mi ascoltassero più spesso. Perché i miei genitori non sono perfetti, ma sono speciali. Sono i miei genitori. Quasi sempre sono dolci, teneri e mi capiscono, ma, come tutti, anche loro hanno i propri momenti di rabbia e quando litighiamo e mi arrabbio vorrei che i miei genitori non fossero loro, che fossero meglio. Ma poi mi accorgo subito che il meglio io ce l’ho già. I miei genitori, che fin dal primo momento mi hanno voluto bene, si sono fatti in quattro per me e quando cadevo mi hanno sempre aiutato a rialzarmi; i miei genitori, che mi hanno sempre fatto ridere quando ero triste e mi hanno messo sulla strada come un piccolo uccellino per spiccare il volo. E se adesso sto iniziando a volare e solo grazie a loro. Quindi questo è quello che ho sono i miei genitori, che si sforzano per farmi felice e nonostante tutto non si possono cambiare. E loro sono perfetti così, con tutti i loro difetti e pregi e non potrei mai desiderare di meglio. E non li cambierei per nulla al mondo perché li amo e li amerò per sempre.

domenica 19 maggio 2019

IL GIORNO IN CUI

Il giorno in cui fiorì il loto,
ahimè, la mia mente era persa
e io non me ne accorsi.
Il mio cestino rimase vuoto
e il fiore inosservato.
Ogni tanto però
una tristezza mi prendeva
mi svegliavo dal mio sogno
e sentivo nel vento del sud
la presenza dolce di una strana fragranza.
Quella vaga dolcezza
come desiderio tormentava il mio cuore
sembrava l'alito ardente dell'estate
in cerca di soddisfazione.
Non sapevo allora
che era così vicina
che era già mia
che questa dolcezza perfetta
era fiorita
nel profondo del mio cuore.
(Rabrindanath Tagore)

Eccola, la poesia che abbiamo scelto per te oggi. Parla di come sia importante accorgersi. Di noi, di ciò che accade nel nostro cuore, dell’altro, del suo cuore. Oggi, in questa giornata un po’ speciale in cui la Luce sarà forse più presente, ti stringiamo augurandoti di non semttere mai di accorgerti. Di te, degli altri, nel mondo. 
E per farlo con un po’di libertà - te l’aspettavi, la consideri ormai una sdoganata tradizione - ecco le tue chiavi di casa, per essere libera nel mondo. Con il commovente ammasso di chincaglieria che raccogli da mesi per personalizzare il tuo mazzo, il tuo lasciapassare verso la Libertà.
Buon futuro, meraviglia.


La tua mamma e il tuo papà, emozionati

sabato 6 aprile 2019

IL KINTSUGI

Comincia in sordina, con un messaggio interlocutorio sulla chat della classe (sì, è vero, le chat delle classi sono croce e delizia, molto croce e quasi nulla delizia). In breve le comunicazioni assumono i toni sconvolti, arrabbiati di uno tsunami emotivo.
Pare, si dice pare perchè XX non ha informazioni di prima mano ma nemmeno di seconda o di terza - il sunto più credibile è una maestra che fa qualcosa in classe che il bambino racconta a casa la cui mamma scrive sulla chat. Le mamme che scrivono sulla chat sono molte e non scrivono tutte la stessa cosa.
I fatti (riportati secondo un lungo telefono senza fili, dunque più che mai oggetto di indispnsabile fact-checking): la Maestradimatematica, quella a cui la microba si è qualificata con falsa identità nei primi giorni di scuola e che nei mesi successivi non sembra avere dato prova di grande capacità empatica, avrebbe eliminato un cartellone prezioso per i bambini e per la maestra di italiano Lil - L’Albero Pensierino, una raccolta di pensieri, consigli e auguri dei bambini della quinta, di cui la cucciola grande era fiero rappresentante, per i piccoli nel loro primo giorno di prima elementare. L’Albero Pensierino ha rappresentato un trampolino di lancio per i piccoli spauriti nel loro primo giorno, una conclusione di ciclo e ruolo di tutoring per i bambini grandi che l’hanno ideato e realizzato con cura e ha campeggiato, arricchendosi di nuovi pensieri e nuove idee, sul muro di fondo della classe per quasi quattro anni. Il ripulisti, forse, poteva chiedere il permesso prima di sbriciolare i ricordi di due classi.
Pare che qualcuno abbia provato a reagire, qualcuno è stato punito, qualcun altro ha trafugato pezzi strappati di questo ed altri cartelloni oggetto della pulizia di primavera. Alcuni bambini riportano i fatti senza troppo pathos, molti sono stati colpiti nel profondo. Le mamme, tutte, sono colpite e scrivono colpo su colpo sulla chat.
XX è in trasferta, la microba non era a scuola, dunque i toni sono lontani e sfumati. Ciononostante si ritiene di dover prendere una posizione precisa nei confronti di una assenza di confronto e di empatia. 
Accanto ad un messaggio modulato, rimodulato e rimodulato di nuovo della preziosa e diplomatica rappresentante di classe si evoca perfino il kintsugi, la tecnica giapponese che impiega colla con polvere d’oro usata per riparare le ceramiche che aggiusta tenendo memoria della ferita. Non si sa se il kintsugi servirà per l’Albero Pensierino; è indubbio che provare a riparare lo strappo emotivo con una colla mescolata con polvere dolcezza sarà la sola soluzione per risolvere lo tsunami attuale. Nel frattempo il conto alla rovescia sul numero di giorni di scuola che mancano alle sospirate vacanze lo fanno non soltanto i bambini.

venerdì 22 marzo 2019

CHRONICLES

Cronaca semiseria di una mattinata scolastica

BIP BIP BIP. Apro gli occhi assonnati e, prima ancora di realizzare che giorno sia o di spegnere la sveglia vedo il temutissimo prof. Philpps mentre mi mette quattro in civiltà. Oggi è mercoledì, il giorno più pesante di tutta la settimana. L’orario si configura così: Grammatica, noiosa ma sopportabile. Letteratura, un po’ pesante; Civiltà (inglese!) ovvero un suicidio; Geografia e, per finire in bellezza, Geometria e Scienze, con la prof. che ci fa vedere i documentari sugli Zar ma poi ci dà trenta pagine da studiare con centinaia di esercizi che non ha spiegato.
Sto ancora camminando per strada come uno zombie quando, in lontananza, sento una campanella suonare e vedo un’informe massa colorata muoversi. Mi metto a correre, zig-zagando per via Orti, un campo minato di cacche di cane. Quando arrivo in classe trovo già la prof. Maps che cerca di far funzionare il registro elettronico che, al solito, non collabora. Mi preparo per la prima ora di letteratura con la “Divina Commedia” che poco di commedia ha. Mentre la prof. spiega la Preghiera alla Vergine mi perdo nei miei pensieri e per poco non mi addormento, fino a quando non scorgo un’ombra gigantesca fuori dalla finestra. Mi giro lentamente e, come già sapevo, vedo il prof. Philpps con la faccia schiacciata contro il vetro della finestra del corridoio che guarda dall’alto la classe. Anche l’ora di Grammatica passa piuttosto veloce, tra complementi inutili e analisi logica. Suona la campanella dell’intervallo e tutti ci catapultiamo fuori dalla classe armati solamente del libro di Civiltà. Io mi rifugio nel bagno fino a quando sento la super-bidella urlare. Ad un ragazzo di prima sono cadute tutte le monete che teneva in mano e, inevitabilmente, tutti si fiondano sulle monetine come falchi affamati. Ci sono parecchi feriti, ma fortunatamente nessun morto (a parte la macchina delle merendine, si intende). Arriva tutto il corpo dei pompieri, gli insegnanti, che cercano di ristabilire la calma. Finisce l’intervallo. Il prof. Philpps entra in classe e, come al solito, ci sono le corse per tornare al proprio posto. Cala un silenzio agghiacciante. Lui tira il dado a trentadue facce e appena il dado si ferma, la tensione sale alle stelle. Per una qualche benedizione non mi interroga, ma questa volta sto attenta all’interrogazione dato che non ho studiato benissimo.
C’è il cambio d’ora e ritorna la prof. Maps. È il turno di Geografia, che non mi piace molto, ma cerco comunque di stare attenta. 
Dopo l’intervallo c’è la prof. di matematica che inizia a parlare di Falcone e di Mary’s Meals, degli Zar e di Pompei, senza un apparente filo logico. Dopo due ore di documentario ci dà i compiti: “Allora di scienze studiate da pagina C2 a pagina C21 e invece di geometria fate gli esercizi dal 7 al 58 delle pagine 389-390-391-392-393 e poi fate tutti gli esercizi delle pagine 421-422-423-424. Tutto chiaro?”.
Suona la campanella e usciamo da scuola, schiacciati sotto il peso delle cartelle.

sabato 16 marzo 2019

LA PIATTAFORMA ROUSSEAU

Sotto le mentite spoglie di cucciola di mezzo i Noicinque mai si erano mai accorti di convivere con nientemeno che una talpa. Che fino a qualche giorno fa era convinta di vederci benissimo. La storia è questa: in una mattina di arrivo in montagna, XX toglie gli occhiali da vista graduati, la cucciola di mezzo li prova oer gioco e scopre che...ohibò, ci vede meglio.
Così, da un battuta tra il lusco e il brusco si va a fare una visita optometrica. Miopia, tre diottrie per occhio. Ammappete. È necessaria la conferma dell’oculista, che conferma non capacitandosi di come la talpa abbia ingannato il mondo per oltre dodici anni.
Così ecco tre generazioni di occhi scuri e di velluto ripresentarsi dall’ottico per la “costruzione” degli occhiali.
“Vorrei degli occhiali rotondi, montatura nera, non troppo grandi.”
Ehm. La prode Valentina, incassati i complimenti del medico sulla precisissima misura del difetto visivo, estrae centinaia di montature dal rosso fuoco all’arcobaleno, esagoni, cerchi, ovali o rettangoli, quadretti, tartaruga, oro rosso e chi più ne ha più ne metta. Al ballottaggio delle due montature il verdetto è assegnato alla piattaforma Rousseau: postati i due selfie sulla chat di classe, i commenti di scatenano.
“Questa”.
“Ma che differenza c’è?”
“Ma per fare cosa?”
“Per metterli.”
“Se ti metti questa io ti...ti...”
“Con quella sembri mia nonna.”
La piattaforma Rousseau assegna un verdetto praticamente univoco in circa sei secondi.
Il mondo nuovo.0

lunedì 11 marzo 2019

MEANINGS

“Ma dark vuol dire un sacco di cose. Cattivo. Fondente. Buio.”
Le sue fonti: la saga di guerre stellari, l’incarto del cioccolato fondente e, finally, ok google.

lunedì 4 marzo 2019

SU PEI MONTI SUNPEI MONTI CHE NOI ANDREMO

Rassicuranti, i consueti molti. Rassicuranti, le consuete giornate con il cuginone FFF e il cuginetto GG, ormai più alto del cucinone. La neve, i sempreverdi, le piste conosciute, i maestri tutti blu e sorridenti. Gli stessi bei monti.

martedì 26 febbraio 2019

DRITTO AL CUORE

Che la microba sappia scegliere parole efficaci è ormai indubbio. In arrivo in serata da una trasferta-lampo, ecco la conversazione arrivata dritto al cuore di XX.
“Ciao microba, ci vediamo stasera.”
“Stasera quando? Quando torni?”
“Vediamo, perchè comunque tu arrivi a casa alle otto e io alle otto e un quarto devo uscire per prendere la tua sorella di mezzo, dunque ci vedremmo comunque al massimo un quarto d’ora.”
“Eh, però, QUEL quarto d’ora...”
Ecco avvenuto il possesso eterno. XX sua per sempre. Come quel quanrto d’ora, cui viene attribuito magico potere. E infatti.

domenica 17 febbraio 2019

PIÙ COME...

“Come si chiamava la mamma di Buddha?”
“...cerchiamolo...”
“Aspetta, ma Buddha non era il suo vero nome. Era più come...un nome d’arte.”

sabato 16 febbraio 2019

SEMPRE DI PIÙ

Le barzellette su Harry Potter e Voldemort evolvono. La chat “secondaA”, quella nuova nuova che vede l’inclusione di Fy, racconta proprio di inclusione. Leggendola, si scoprono saluti, da garbati ad entustiasti, qualche messaggio di servizio sui compiti da fare e su quanti sono, ma anche qualche foto di Fy in azione a basket e un’ovazione virtuale degli amici che gli scrivono “sei meglio di tutti noi.”.  Lui che risponde “mi piace chattare, con la voce non riesco a legare le sillabe” e una sua visione sull’ormai pensionata insegnante di sostegno. Un po’ rigidina.
La chat parla di cose normali, di quanto è bella la piscina e di quanto sono lunghi gli esercizi di inglese, Fy ogni tanto chiede messaggi vocali per ascoltare le voci degli amici, gli piacciono le loro voci. E commenta “si, cavolo, sono come voi”. In fondo, Fy, sei speciale. Speciale come sono speciali loro. E, per una volta, la tecnologia permette di superare gli scogli della malattia del contatto e delle relazioni e rendere evidenti le meraviglie che siete.

venerdì 8 febbraio 2019

UNISCI I PUNTINI

Laura Boldrini. Il Taekwondo. Gli anni di piombo. Il milanese imbruttito. Uno scrittore. I social network.  Il concerto rock. Lo studio in prigione. Una non meglio definita comunicazione. L’olimpionica di ginnastica artistica.
Che cosa unisce tutto questo?
Da qualche tempo, in alcuni licei di Milano, con un compromesso che per alcuni può suonare una forzatura, si è stretto un patto di non belligeranza chiamato cogestione. Basta con picchetti ed autogestioni dure, le scuola concede un numero limitato di giornate agli studenti che hanno il diritto e l’onere di riempirle di contenuti, invitando ospiti illustri, amici degli amici, testimonial ad affrontare temi di interesse comune.
Ora, si potrebbe dissertare se il taekwondo sia tema di così ampio interesse comune, ma in effetti questa prima esperienza di affaccio al mondo vero sembra essere stata positiva. Alleggeriti, di misura, da compiti e verifiche, i ragazzi sperimentano una discussione ed un confronto concreti.
Ha funzionato, per la sociopatica - non più sociopatica - cucciola grande?
Semberebbe. Reticente ed omertosa come di consueto, ricorda solo alcuni interventi, tra cui Laura Boldrini che avrebbe sapientemente e positivamente infiammato la giovane folla ed il programma di studio in carcere. Alla famiglia non è dato sapere altro, se non covare la sottile speranza che anche questa esperienza li sostenga nel progetto guidare delle proprie figlie a belle persone grandi.