lunedì 14 maggio 2018

L'AURORA BOREALE

Osserva un elemento della natura che ti affascina, crea dei paragoni per descriverlo e scrivi alcuni versi. Puoi anche descriverlo come fosse una persona, cioè facendo una personificazione.

Oh Aurora boreale,
che non fai alcun male

forse stare un po’ svegli,
però dopo tu scegli
(con i tuoi tanti tentacoli)
di far bellissimi spettacoli.

E poi sotto il tuo comando
i colori van volando
nell’infinito cielo
e io dopo mi congelo

ma ti ammiro
e mi ritiro
come in una forte battaglia
ma prima ti metto una medaglia.

Microba, 8 anni

giovedì 3 maggio 2018

ANCH’IO, GIOVANE GRECO SCONOSCIUTO, HO COMBATTUTO ACCANTO AD ACHILLE

Ero addormentato. Ma non stavo sognando, ero caduto in un sonno inquieto e tormentato da incubi continui. Per la verità era uno solo che tornava tutte le notti: sono a casa, con mia moglie e i miei figli. Stiamo pranzando, quando ecco che dalla porta irrompe una guardia trafelata e con il fiato corto, che dice che devo arruolarmi nell’esercito greco. Mi portano subito via, ma io riesco a liberarmi e scappo. Corro. Cerco di tornare a casa, ma non la vedo più. Non ho voce. Urlo, ma non emetto nessun suono. Poi, all’improvviso vedo la figura chiara e limpida di mia moglie, in lacrime, che cerca di dirmi qualcosa, mentre diventa sempre più piccola. “Gaufemeo! Gaufemeo!“. Una voce mi stava chiamando. Mi svegliai in un bagno di sudore. Iulo entrò nella tenda accigliato. “Achille si è ritirato. Si rifiuta di combattere!”. Non ci potevo credere. Il mio idolo, il grande Achille piede rapido che si ritirava! “Decine dei nostri stanno morendo. I Troiani stanno prendendo il sopravvento.” Continua Iulo, riprendendo fiato. Ero sconvolto e frastornato. “Il generale ci chiama a raccolta. Vuole che combattiamo subito.” No, no, no, non poteva essere vero. Mi presi la testa tra le mani, cercando di ragionare dopo aver incamerato tutte quelle informazioni surreali. “Ma è una pazzia! Ci stermineranno! Non possiamo andare.“ Il mio compagno di tenda, dopo aver subito l’amputazione di una mano, aveva una paura tremenda all’idea di combattere. Però pensai che fosse proprio quello che il generale voleva che fossimo: dei pazzi. Non aspettai altro; presi le mie armi e mi avviai verso il campo di battaglia, serpeggiando tra le tende quiete. Ben presto giunsi alle porte di Troia, dove c’era l’inferno. Era l’alba. La luce fioca mi diede forza e mi buttai nella mischia con un grido selvaggio. Dopo mezz’ora buona che schivavo colpi e tagliavo teste, dalla tenda di Achille vidi uscire una figura. Pensai che fosse l’eroe in persona che veniva a salvarci. Guidato da un’energia misteriosa (di cui neanche conoscevo l’esistenza) menai fendenti a destra e a manca, mi feci largo e mi avvicinai al mio idolo. Non appena lo vidi però, scorsi una ciocca di capelli castani come legno di quercia. Castani. Achille era biondo, si sapeva. Mi arrivò un colpo alla tempia. Mi si annebbiò la vista e le ginocchia mi cedettero. 
Quando rinvenni dovetti chiudere immediatamente gli occhi per la troppa luce. C’era una folla a pochi metri da me. Erano di spalle. Mi alzai per vedere cosa fosse successo, ignorando il dolore alla tempia e mi avviai verso la calca. In uno spiazzo soleggiato due figure si stavano sfidando: Ettore e il misterioso impostore che si fingeva Achille. I due erano agguerriti più che mai e non si curavano della folla intorno. Vidi una nube coprire il sole, oscurando lo spiazzo. Una nebbiolina fastidiosa si insinuò tra i guerrieri scalpitanti. Un lume si avvicinò agli sfidanti. I due erano agguerriti più che mai e non si curavano della folla intorno. Una nube coprì il sole, oscurando lo spiazzo. Una nebbiolina fastidiosa si insinuò tra i guerrieri scalpitanti. Un lume si avvicinò agli sfidanti. Si udì un lieve gemito. Uno spettatore si fece avanti e sferzò l’aria. Un nuovo lamento giunse dal falso eroe. Ettore gli diede il colpo di grazia. Quando gli tolse l’armatura tutti i miei dubbi volarono via. Era Patroclo. 
L’indomani non fu diverso: battaglia, battaglia e battaglia. Proseguì così per due giorni quando, all’improvviso accade. Achille, saputa la morte del suo fidato amico, furibondo e con scopi omicidi, rientrò in battaglia. Stava cercando Ettore. Lo trovò. Ettore era letteralmente terrorizzato, così scappo urlando, correndo intorno a Ilio per tre volte. Era uno scenario orrendo. Avrei voluto fermarlo, fare qualcosa, anche se mi rendevo conto che non avrei mai potuto. Ettore si fermò per affrontare il suo peggiore nemico. Sapeva già che sarebbe morto. Io ero nei paraggi e, tra una parata e un fendente li vidi scontrarsi. Ettore lanciò la sua lunga lancia contro l’eroe greco, che la schivò. Gridò al suo fidato assistente di riportargliela. Quest’ultimo non fece altro che allontanargliela. Era la sua fine. Toccava ad Achille: scagliò il suo bel bastone puntuto contro il troiano, il collo morbido fu trapassato dalla lancia appuntita. Nonostante fosse dell’esercito nemico, provai un immenso dolore a quella vista. Urlai. Ed in quel momento intuii che Achille era stato barbarico e inumano. 
Non volevo essere come lui.


Tema in classe, primabì, cucciola di mezzo.