mercoledì 31 gennaio 2024

UN’ALTRA LINGUA

Si legge su una chat di gruppo improvvisamente comparsa anche sul telefono di XX (e si sospetta abbia a che fare con la prossima gara di salto ad ostacoli, regalo di Natale alla cucciola grande).

‘I cavalli partiranno domani mattina verso le dieci.’

Pensiero: come ‘partiranno’? Da soli? Non li portava il filosofo François?

‘File: sabato sera cena a buffet e musica.

Unica ricognizione LB80 B90 B100 B110 circa alle 14.30. A seguire cat a tempo. Controllo passaporti in campo. Prova i primi dieci cavalli. Le firme per le categorie saranno ritirate giovedì alle ore 18. È possibile firmare dal sito.’

‘Ho dovuto spostare i vostri box ora F 19-20.’

‘Il programma ha dato degli errori per alcune testiere se qualcuno manca o devo cambiare la gara mandatemi un messaggio e domani mattina sistemo.’

‘Super cucciola grande.’

‘Doppio netto e sesto posto.’

Un’altra lingua. In effetti, un altro mondo.

martedì 30 gennaio 2024

BUON VIAGGIO, RACHI

Mi hai accompagnato in tutta la vita che ricordo. Avevo forse sei anni, quando non so come sei arrivata nella nostra famiglia ad aiutare a gestire casa. Così qualche ora a giorni alterni, li ricordo ancora, il lunedì, mercoledì e venerdì a casa nostra. Il martedì e il giovedì a casa della mia nonnina che ti chiamava Santina, addolcendo un nome con la erre ispirandosi al tuo cognome.

Stiravamo i fazzoletti, insieme, qualche volta, quando mi capitava di essere a casa con te. O meglio, tu stiravi e ogni tanto mi davi un fazzoletto, che io inondavo d’acqua per sentire il ferro da stiro sfrigolare di vapore. Forse qualcuno l’ho bruciato.

Le patate bollite da pelare calde, il tuo gatto bianco Pallino, il dialetto di Cremona, le mille e mille parole. Quando arrivavi in casa era come una potenza, tutto si rinfrescava all’improvviso.

Le mille difficoltà che la vita ti ha proposto, e che tu hai accolto con il sole nel cuore, nonostante tutto.

I tuoi occhi azzurri azzurri, i capelli colorati dal tuo amato Mario - vi siete stati accanto, tu così piena di energia e lui così riservato e solido, una vita intera. ‘Il mio Mario’, dicevi.

Ecco, ora sei con lui, da lui, e ci lasci il senso che la vita è bella, si può fare bella, no matter what.

Buon viaggio Rachi, ti portiamo nel cuore.

venerdì 19 gennaio 2024

CAVIA

Si è prestato a fare da cavia per il loro apprendimento. E loro si sono prestate ad apprendere usando come cavia il loro papà.

Accade questo: YY viene dimesso dall’ospedale del chirurgo robot con, tra le altre, una terapia che prevede punture giornaliere di eparina. Normalmente le siringhe sono piccole, l’ago è corto, la somministrazione sottocute e le iniezioni si fanno in autonomia nella pancia. Soltanto che la pancia di XX ha già tutti i bucherelli del chirurgo robot e anche i punti, dunque meglio nel braccio. Solo che nel braccio non riesci a fartele da solo.

Così, con l’idea che ‘è sempre bene saper fare una puntura’, XX, che però ha imparato sulle arance, non su un papà, caldeggia che YY si offra come cavia. 

Lui si presta, e loro a turno pure. Così comincia la microba che va bene adesso ho imparato, lo so fare e tutte le prossime volte lo fate voi. Poi è il turno della cucciola grande da cui ci si aspetterebbe magari maggiore consapevolezza sulla questione ‘ti disinfetto’, che sparge alcol da una parte e poi punge da un’altra. La cucciola di mezzo pare avere la manina più delicata che quasi non si sente.

Se lo ricorderanno, di disinfettare, di togliere l’aria, di non toccare l’ago, di avere movimento fluido e deciso?

sabato 13 gennaio 2024

PER ENTRARE A TEATRO IN GENERE CI VUOLE IL BIGLIETTO

Alla fine di una settimana un po’ così, dove  pensieri e sollievo e incombenze pratiche si sono intrecciate come nella trama di un tessuto, XX decide che due ore di cinema se le merita, allo spettacolo del tardo  sabato pomeriggio. La serata prevede un teatro microbo con due amiche, la microba si é rivenduta anche un ‘si, ci viene a prendere mia mamma e poi io dormo da te.’ Quindi la serata già di per se, cinema o no, non sarebbe stata delle più tranquille. La cucciola di mezzo fuori a dormire anche lei, la cucciola grande a ballare con orario di rientro ignoto. XX unica ufficiale di stanza.

Questi gli eventi: XX si gode il meritato cinema, all’uscita chiama la microba per accordarsi sul recupero. Le risponde una voce urlante e in affanno: erano a teatro, ma lei ha dimenticato i biglietti, quindi stanno tornando a casa a prenderli. A piedi, casa è a circa 3-4 chilometri. Lo spettacolo inizia ventun minuti dopo.

A meno di non estrarre dalla tasca uno ‘Scotty: energia’ e teletrasportarsi di qua e di là, la missione appare impossibile nel nostro universo. Così XX si agita, torna come una pazza dal cinema in scooter, si precipita a casa recuperare i biglietti, corre a prendere la macchina, intercetta le ragazze che stanno tornando a passo di maratona, le carica e le riporta al teatro, sbrodolandole davanti all’ingresso appena appena in tempo.

Non senza berciare di agitazione, naturalmente. 

Il ritorno é andato appena meglio:

‘Dove siete. Vi aspetto qui davanti, ho le doppie frecce.’

‘Si mamma, usciamo tra venti minuti, aspettiamo gli attori per fare una foto.’

I minuti diventano trentacinque, dal teatro ormai non esce più nessuno e loro ancora non si vedono.

Compaiono quando ormai anche le pulizie sono concluse, felici dello spettacolo e dispiaciute per la mancata foto, pronte alla notte insieme per ricordare ancora meglio.

Anche XX la serata non la dimentica. Che poi, serata…diciamo che la notte si conclude al rientro dal ballo maggiorenne, quindi parecchio parecchio più tardi, o presto nel giorno che arriva.

mercoledì 10 gennaio 2024

PER MOMENTI

È una bella storia, e per una volta proviamo a raccontarla per momenti. Ci sono loro, Sa e Sì. Sa é una amica speciale e meravigliosa, di quelle con cui è tutto sempre dannatamente autentico. Dai momenti più intensi, o cupi, o privati, con lei si può dire l’indicibile con la meraviglia del non giudizio - fino alle risate a crepapelle, agli scherzi, al tempo leggero, ai tramonti che paiono dipinti. Tutto in lei è meraviglia, anche se lei magari dice ‘non sempre’. Tutto vibra di cura e ascolto.

Sì é un amico speciale e meraviglioso, gli occhi celesti raccontano di una visione della realtà così attenta e allo stesso tempo cristallina, ha un cuore grande e generoso, sa essere come pochi altri. Sa e Sì sono una famiglia, condividono la responsabilità genitoriale su Ele e Tins, sono l’una per l’altro dai tempi della scuola. 

Avevano fissato la data del loro matrimonio il diciotto aprile duemilaventi, esatto, proprio quell’anno che ha chiuso il mondo, e con il mondo hanno chiuso anche le celebrazioni dei matrimoni civili.

E poi, forse all’improvviso e forse no, il momento è arrivato: è il dieci gennaio duemilaventiquattro, non esattamente stagione di matrimoni ma, si sa, le spose d’inverno sono le più belle.

La prima cornice è il cortile di Palazzo Reale, proprio accanto al Duomo: un capannello di cappotti scuri, qualche giubbotto, il cappotto chiaro di Sa. I sorrisi matti e complici, forse un po’ increduli del ‘sta succedendo’. Il bouquet della sposa bianco e rosso, composto dal delizioso gusto di Sa dal fiorista cingalese sotto casa. La sala degli arazzi. Le ragazze (tutte) sorridenti, emozionate che a passo di marcia precedono la sposa. La celebrante, un’assessora somigliante a Voldemort e che invece ha condiviso il suo sentire autentico e benevolo. Le promesse, Sa che legge le sue parole corpose che raccontano di vita insieme e di rinnovata promessa, Sì che legge la sua promessa usando forse meno parole ma altrettanto corpose. Dicono si, e si, ed è un si grande e bello e vero, chi c’era lo sa.

Poi arrivano gli anelli, forse si sbaglia mano o dito, ah si, quello è il dito del tendine rotto dal cane che ha strattonato il guinzaglio.

XX aveva il riso ma non si può tirare che poi arrivano i piccioni e ti danno la multa, e torna a casa dopo il rinfresco con i sacchetti i di riso in tasca. Le cucciole in rappresentanza erano splendide e incuriosite, la gigamicroba fasciata in un vestito lungo (e forse un po’ estivo) color del cielo, accessoriato da scarpe da ginnastica di mezzo metro, la cucciola di mezzo sfoggiando stivali texani e camicia bianca, per poi dirsi ‘ooppss, ero vestita di bianco’. Non fa nulla. Te lo direbbe anche Sa.

E poi il rinfresco al locale accanto, dove c’erano anche i visitatori della mostra di pittura che però stava chiudendo.

E gli amici di Sì, quelli politicamente scorretti e poi generosi e veri. E le amiche di Sa, quelle antiche e quelle più fresche, quelle delle mille condivisioni e dei silenzi che dicono tutto.

E gli sguardi. Quegli sguardi che raccontano di scelta, di impegno, di gioia, magari anche di dolore ma insieme, e di rispetto e di cura e di ascolto e di generosità e di intuizione e di sogni.

Che belli, i momenti di Sa e Sì. Che bello saperli.

martedì 9 gennaio 2024

FUNAMBOLI

Non ho mai amato i granchi. Di più, quando li vedo mi scivola addosso un malcelato ribrezzo, al limite (talvolta superato) del voltastomaco. Granchi, aragoste, cicale di mare di ogni foggia e dimensione hanno due sgradevolissime (ai miei occhi) caratteristiche: zampastre con chele minacciose e magari antenne con cui sondano i dintorni, capaci di toccarti a distanza. Sembrano poter arrivare ovunque, con quelle terribili appendici, si muovono dove non sai, si nascondono in tane dove non li raggiungi e si mimetizzano con l’ambiente, tanto che anche quando sono in bella mostra sopra uno scoglio non li vedi. E le chele, che quando ti pinzano possono fare parecchio male.

Quante similitudini con il male del nostro tempo, il cancro. A partire dal nome, dal greco karkinos, ramificazione. Come il granchio, ha numerose ramificazioni, si sposta ovunque, può essere rapido, si nasconde al sistema immunitario, quando morde dà dolori intensi.

Ippocrate, il padre della moderna medicina, scriveva ‘il cancro divora i tessuti in una morsa dolorosa e acuta, proprio come il granchio’, e Galeno vedeva somiglianza tra le vene gonfiate dai tumori e le chele del granchio.

Insomma, granchi fastidiosi per se e anche per il significato che evocano, un male nostro, di cui si capisce sempre più ma non si é ancora saputo come sconfiggerlo del tutto.

Sconfiggere: quando penso a che cosa ha fatto il cancro alla vita della mia famiglia, alla mia vita, portandosi via anzitempo il mio papà, cui ha tolto anche parte della sua brillantissima intelligenza, ecco, penso che per ora il cancro ha vinto lui.

E, non contento, ha l’ardire di ripalesarsi in altra forma, nell’altro uomo che amo. Così quando la situazione si é chiarita e complicata allo stesso tempo, quando dal monitoraggio di valori del sangue e parametri numerici si é passati all’indicazione di operare, togliere tutto, il canchero e pure il guscio in cui sta, ‘che comunque anche senza si vive abbastanza bene lo stesso’, ecco YY e io siamo diventati un po’ funamboli.

Abbiamo cominciato a camminare sul filo del dire e non spaventare, del dirci a sussurri noi che per primi abbiamo cercato di stare senza spavento, senza troppa paura. La postura rassicurante e seria, le parole scelte con cura per non dire della paura e condividere la situazione.

Loro, le ragazze: hanno capito con sfumature diverse, alla vista non si son troppo preoccupate e sono state. Reduci da una bella vacanza sugli sci, un orecchio di attenzione all’ospedale di papà, la granitica certezza adolescente, scevra da dubbi, che tutto non può che andare come deve, cioè bene, quindi non me lo domando nemmeno.

L’altra generazione, quella dei genitori, é stata anch’essa. Con la consapevolezza che tutto può anche non andare come deve, ha chiesto dettagli e sembra non essersi spaventata troppo nemmeno lei.

In breve, dall’operazione fatta con tecnica robotica (più che chirurgo un ingegnere di precisione, diciamo), YY ha avuto quattro bracci di robot che gli hanno fatto sei buchi nella pancia, uno più grande intorno all’ombelico, ha un organo di meno, sta provando ad imparare a ‘vivere abbastanza bene pure senza’.

E, canchero, questa volta sei stato tu a non essere più.

sabato 6 gennaio 2024

QUANDO LA NEVE SCENDE GIÙ LIEVE

La vacanza sugli sci con il cuginone FFF e la dolce Anri prosegue sotto una neve che non si vedeva da parecchio. La sveglia prima di quando si va a scuola, il pane tostato e le mille torte fatte in casa dalla dolce Anri per tutti i gusti, si sa, per sciare serve energia. E oggi ci si sveglia sotto un paesaggio fatato, gli alberi sono carichi di un bianco abbagliante, il manto intonso, pochi sulle piste.

E allora si risfodera quell’attività divertente, quella che in passato si faceva con i maestri e ci si divertiva e finiva lì: la neve fresca! Soltanto che la neve é molta e anche molto fresca, appena gli sci si avvicinano si sprofonda di parecchio. Solo che loro, quelle che oggi sciano con le trecce per governare i capelli alla Rapunzel, ecco loro, se li ricordano, i fuori pista con i maestri, e ci trascinano YY, felice di divertirsi, e XX, preoccupata più che altro di non lasciare in pegno altri legamenti agli dei della montagna.

Così si infilano nei boschi, sfidano salti alla cieca, perdono sci e racchette sotto metri di neve che é una bellezza, il tutto condito da risate irrefrenabili. Non mancano i docufilm delle performance da talpe delle nevi che faranno parecchio ridere per gli anni a venire.

mercoledì 3 gennaio 2024

LA BIANCHERIA

‘Scusate, per caso avete anche biancheria da casa? Tipo lenzuola?’

‘Eh no, le lenzuola no.’

‘Sapete per caso dove le posso trovare, qui nei dintorni? Forse al negozio di materassi che si chiama Perfit?

‘Mmhh, no, magari vai al Dinosauro. Sai dov’è?’

‘No, veramente no.’

‘Ah, non sei di zona?!’ (Se no le lenzuola magari ce le avrei…ndr)

‘No, abbiamo affittato un appartamento ma ci mancano (…) le lenzuola…’

‘Allora, esci di qui e vai dritto, poi sai dove c’è l’Oviesse e la fermata del bus? Lì c’è una stradina sulla destra…’

‘No, aspetta, la roba del Dinosauro é proprio di bassa qualità, che se compri le lenzuola lì finisce che le butti via prima che riparti…meglio l’outlet.’

‘Ah, si, anche l’outlet. Metti nel navigatore ‘outlet’ e lo trovi.’

‘Ok, ha un nome l’outlet?’

‘Mmhh, aspetta, come si chiama…ah, si, Brenautlet.’

‘Come?’

‘B R E N’

‘Ok. Una enne o due enne?

‘Una enne. Lo trovi e lì hanno le lenzuola di qualità un po’ meglio. Si, perché dall’altra parte costa poco ma la roba non é buona. Va a finire che butti tutto.’

‘Va bene, grazie infinite.’

La conversazione si svolge alla cassa di un supermercato di Trento tra XX e una combriccola di signore di età varie, qualcuna con i sacchi della spesa già pronti per uscire, qualcuna in attesa alla cassa e pure la cassiera, che nella discussione blocca tutta la fila (peraltro impegnata nella discussione, quindi nessuno protesta).

Sì, perché nonostante le indicazioni relative ai bagagli per la partenza per la vacanza sulla neve (che qualcuna giura di non aver ricevuto, ‘servono lenzuola e asciugamani’), pare essersi ritenuta solo l’ultima parola, dunque nelle valigie cucciole ci sarebbero asciugamani ma non lenzuola.

Così nella valle, con un tempo decisamente non milanese, XX ha dispensato la prima spesa imprevista della vacanza, comprando due set di coprimiumini a tema, manco a dirlo, cavallo. Meno male che gli sci li gestiva YY e quelli se li sono ricordati.

lunedì 1 gennaio 2024

CHI SIAMO

Chi siamo e come siamo ‘evoluti’?

YY il covid l’ha fatto lavorare sempre da casa (e non si torna più indietro), e di lì si muove per allenarsi o allenare i ragazzi della sua pallavolo, poco altro. Sempre votato obtorto collo all’informatica, ora macina qualche chilometro in meno in bicicletta, in compenso qualcuno in più a motore (sempre due ruote, comunque) per raggiungere le mille trasferte. Ad oggi, la squadra sembra non avere all’attivo vittorie (e nemmeno set vinti), ma in allenamento pare si divertano. E lui anche. In compenso si destreggia senza soluzione di continuità tra versioni di greco e verifiche di fisica, tra le criptiche frasi di Tacito e i prodotti notevoli di algebra. E con gli occhiali sulla punta del naso ha anche l’aria di divertirsi un po’.

La cucciola grande, ormai patentata e universitaria, ha, con il migliore dei contrappassi, i capelli di Rapunzel; é rifiorita da quando si é liberata del (prof di) greco e si dedica anima e corpo alla sua nuova vita di amazzone ed matricola, scorrazzando per mezza Lombardia con la macchina sequestrata alla nonna MM. Inanella prove di esame, non é proprio chiarissimo il sistema dei crediti né se quelli che fa sono proprio esami, ma il sistema sembrerebbe funzionare. 

Non c’è cucciola grande senza il suo Gino, curato e coccolato e nutrito e viziato e montato e lavato e tosato é chissà cos’altro. I due si intendono, si piacciono e sono ugualmente selettivi nei confronti del prossimo. Unica eccezione, se a Gino dai delle carote e alla cucciola un salame. Allora ti apprezzano no matter what.

La cucciola di mezzo, in genere, non sai dov’é: vagabonda di natura, si inventa logistiche impensabili, ma che poi funzionano, sperimentando ogni sistema di trasporto. Quando c’è, é trincerata dietro una porta e nel suo regno si dorme si mangia si studia e probabilmente molto altro senza che la famiglia sia necessariamente messa a parte. Ha una vita sociale frizzante e varia, tutta fuori di casa, dove incontra amiche e amici nei posti più frequentati della città. Si muove a piedi, con i mezzi e con la bici che talvolta si blocca nel mezzo della notte. Sembra chiedersi che sarà di lei, ora che le ore di orientamento universitario al liceo cominciano a farsi concrete.

La microba appartiene ormai al regno dei macromicrobi, essendosi allungata alla velocità dei funghi. Non solo piedi e gambe, anche capelli e riccioli curati e pasturati con miscele improbabili a base di rosmarino e chissà che altro. Ha iniziato la scuola superiore, dove la socialità non le manca e intreccia chiamate eterne con svariati personaggi.

Vive con una cuffia bianca in testa da cui ascolta la musica più improbabile, la sera la associa a cuffia di seta bordeax salvariccioli e il tutto da vita ad un ensemble piuttosto bizzarro.

E poi lei, la nonna MM - che ha provato il beneficio della camminata ed ora ha obiettivi di passi giornalieri che nemmeno gli olimpionici della maratona. Quando le serve, si muove molto a piedi per raggiungere il numero di passi fissato sul telefono, che la ricompensa con musichetta e fuochi d’artificio digitali. É sempre disponibile e occupata a tenere aperta la ‘taverna della nonna’ per le ragazze, che mangiano da lei con orari e giorni variabili e a scacchiera. Nel frattempo ha ceduto la sua automobilina all’audace cucciola grande e ha acquistato una nuova macchina, color grigio pantegana, detta, appunto, ‘la Pante’. Ha ottenuto le ruote nuove quattrostagioni ‘che così non mi devo preoccupare di cambiarle’, i tergicristallo pure perché facevano troppo rumore e ora la riporta a breve in officina perché é proprio lei, la Pante, che é troppo rumorosa, cercassero di fare qualcosa per questo rumore d’aria.

XX, per ora, resiste. Resiste al cambio repentino di lavoro e modo, che ormai sono quattro anni e sarebbe anche ora di abituarsi. Resiste e cerca di accogliere le nuove esigenze dei virgulti che crescono, non sempre le capisce, anzi quasi mai, qualche volta ci combatte e qualche volta no.