lunedì 19 febbraio 2018

LE EMOZIONI DIVERSE

“Oggi a scuola abbiamo fatto un testo. Su quella volta che abbiamo provato emozioni diverse.”
“Mmhh, bello. E tu che cosa hai scritto? Della Lapponia dove abbiamo visto l’aurora, e gli alci e ti sei anche arrabbiata perché non ti piaceva fare sci di fondo?”
“No. Ho scritto del mio primo giorno di vita.”

Microba, 8 anni

sabato 17 febbraio 2018

SLEDOG

Le slitte. I cani. Tre slitte, trentaquattro cani, centotrentasei zampe agili e rapide sulla neve. Quando leghi il cane a una slitta, lui parte e corre forte avanti, tanto che le slitte hanno un’ancora robusta con cui artigliare la neve dura per tenerle, ove possibile, ferme. I cani hanno un leader, che sta solitamente davanti e “solitamente” ubbidisce all’ordine destra-sinistra. Il comando di stop è invece meccanico, con il “mash”, il conduttore di slitta, che salta su una leva, anch’essa meccanica, fermando de facto la slitta lanciata.
E poi, ogni tanto, succede che si cade. E cade anche il mash, e i cani continuano la loro corsa lanciata perchè nessuno è saltato sulla leva del freno. Dunque quando succede, in genere senza conseguenze ma con una bella avventura da raccontare, il mash si rialza e rincorre la slitta e chi era sulla slitta raccatta le pelli sparpagliate e aspetta che i cani tornino. Forse. È successo alla slitta su cui viaggiavano la microba e il cuginone FF, che volando su una radice si è ribaltata e, prima di riuscire a districarsi, ha continuato la sua corsa ribaltata per un po’ con gli ospiti a bordo.
Quando si torna i cani sono affamati e ricevono, composti e ordinati come non sono stati mai quando erano legati alla slitta ferma, il loro cibo, prodotto e dispensato in quantità industriali.
La cucciola grande sta cominciando a considerarla la professione del futuro.

giovedì 15 febbraio 2018

NON È SOLO AURORA

“Lux, questo viaggio non è solo aurora. Anzi, l’aurora è un’accessorio, un’esca, uno specchietto per le allodole, una scusa per scegliere di venire con te a fare un’esperienza che rimane stampata nei cuori, ma di cui l’aurora è solo una parte. Non devi chiamarlo soltanto un viaggio per vedere l’aurora boreale, è così tanto di più.”
“Eh, lo so. Ma come facciamo a spiegarlo?”
E poi ci sono le sere come questa. Non sarà stata l’aurora più bella che hai visto, magari nemmeno la seconda o la terza. Ci avevi avvisato che poteva esserci qualcosa prima del solito, rispetto agli altri giorni. E quando ancora non aveva fatto buio nemmeno un po’ hai dato l’allarme. Uscire tutti, in fretta, prepararsi velocissimi!!
A dispetto di ogni previsione perfino i nani si sono sbrigati ed erano al caldo nelle loro tute termiche in tempi da record.
Nel frattempo il cielo ci regalava uno spettacolo di luci, colori, forme ed emozione.
A vederlo siamo andati sul lago Lago (ma in svedese), dove sopra la nostra testa e davanti agli occhi si sono formate bolle, cerchi, spade e lame di luci strabilianti. Abbiamo fatto le foto, certo. Con le foto faremo emozionare gli amici, certo.
Ma quello che rimane dietro gli occhi di questa serata non lo può raccontare nessuna fotografia, come nessuna fotografia può raccontare l’emozione intensa si questo viaggio così immersivo.
E mancano ancora le slitte con i cani, previste per domani. Appunto, non è solo aurora.

mercoledì 14 febbraio 2018

SCI-SCI

Dopo il ritorno da Abiskojaure la vulcanica Lux propone una gita con gli sci, ma quelli locali. Noi lo chiamiamo sci di fondo, o nordic ski, non si capiscono bene le mille sfumature. Comunque la dama bianca sfodera una decina di sci, quasi uguali a due a due, e una decina di scarpe da sci di numeri vari, bene o male quasi tutto trovano il proprio paio con una tolleranza di 2-3 misure.
Con la flemma che le è caratteristica, la signora del nord ingaggia un passo da maratona di sci nordico lungo uno dei sentieri più panoramici ed emozionanti dei dintorni con il profilo della Lapporten (un valico del popolo sami dalla silhouette così bella e caratteristica da essere ormai diventato punto di riferimento e orientamento dei NoiTen). Lo sci nuovo per loro, la luce che cala, il lago Lago (ma in svedese) regalano ai coraggiosi un ricordo indimenticabile.

martedì 13 febbraio 2018

WILDERNESS

E poi arriva. Non è l’aurora boreale, o come le chiamano qui per i visitatori, le northern lights. Non è il panorama del lago Lago (ma in svedese), non i boschi bianchi di galaverna o la luce bianca e violetta, obiqua e quasi calda. No. Si tratta dell’estremo.
Il viaggio prosegue all’estremo nell’interno del parco naturale di Abisko, tra le montagne, dove parte il sentiero del re - non che ci fosse veramente un re a cui intitolarlo, era solo talmente bello che volevano quasi chiamarlo “re dei sentieri”, ma poi forse avere l’idea del re piaceva di più.
Wilderness, abbiamo detto: si arriva alle capanne di Abiskojaure (in motoslitta e non a piedi grazie a speciale deroga in virtù del range di età del gruppo 8-76). Abiskojaure si trova alla fine di un lago ghiacciato lungo un paio di chilometri che collauda in condizioni diciamo di sforzo la termoregolazione dei NoiTen.
Regina di Abiskojaure (quattro capanne rossicce into the wild) è Monika, la nostra ospite. Occhio ceruleo, le sessanta stagioni che sembra portare non le hanno tolto il sorriso, l’entusiasmo e la gioia di raccontare il suo mondo. Ci conduce a pochi passi sul lago, dove lei tiene vivo un buco nel ghiaccio che serve per tutta l’acqua necessaria. Siccome il clima mite a febbraio arriva a -35, del buco è opportuno prendersi cura e sbriciolare il ghiaccio mano a mano che si forma. Pena la chiusura del buco in uno strato di ghiaccio spesso un metro. Dura avere anche solo l’acqua da bere, poi. 
Dunque, acqua consumata, acqua recuperata dal lago, con lavoro di scalpello (lo scalpello è lungo circa un metro e mezzo e pesa circa cinque chili, altrimenti il ghiaccio non si rompe e l’acqua non si prende).
Il bagno: a qualche decina di metri sorgono i ‘bagni naturali’. Niente acqua, anche qui. E spogliarsi a -35 per fare pipì nel buco con coperchio (Monika raccomanda di togliere il coperchio ma non guardare mai il buco) può non essere la norma.
Si passeggia con le ciaspole alla ricerca delle pernici di cui si dice siano pieni i dintorni (XX non sa nemmeno come è fatta, una pernice) e la sera il selvaggio nord regala un’aurora emozionante lungo tutto l’arco del cielo. Pieni gli occhi di XX che la sogna tutta la notte.
L’indomani si passeggia sul lago e poi sopra il lago, dove i cristalli di ghiaccio, le galaverne, regalano un incanto per lo sguardo. Monika si presenta nel suo abito Sami, raccontando che quando rientra a Stoccolma, dove vive quando non è lì, le scarpe sami di renna le tiene in freezer, Stoccolma è un clima troppo caldo e il pelo di renna si rovina.

Con la vita del freddo nel cuore - accanto al grande interrogativo su come fosse possibile sopravvivere senza possedere una tuta termica di quelle moderne - si ritorna ad Abisko, che dopo questa parentesi appare metropoli futuristica con tutti i comfort.

lunedì 12 febbraio 2018

LLL - LUX LEADING IN LAPLAND

Dodici - le cuccette del treno destinate ai NoiTen; millesettecento - i chilometri di Svezia percorsi da sud a nord lungo la via del ferro e paesaggi molto o meno nevosi, ma sempre, invariabilmente candidi; diciassette - le ore necessarie a percorrerli. 
La Lapponia accoglie i NoiTen nel piccolo villaggio di Abisko, sulle rive di un lago che si chiama, semplicemente, Lago (ma in svedese), nella persona di Jorgen, padrone dell’ostello che li ospita, ma soprattutto nel cielo sotto le stelle, che regala, in questa prima, indimenticabile serata, uno spettacolo da mille e una notte.
L’efficientissima Lux, che monitora la Sky Station e le mille previsioni di aurora boreale incrociandole con le informazioni su attività solare, meteo e condizioni di luce, dopo aver preparato un succulento risotto che nessuno ha il tempo di gustare davvero, spinge tutti a uscire - l’attrezzatura da gran freddo con tuta termica e thermos di emergenza assolutamente necessarie.
Comincia a segnalare come aurora un alone di luce biancastra che a prima vista poteva sembrare una nuvola, foschia o semplicemente il chiarore della via Lattea.
Qualcuno è entusiasta da subito, qualcuno un po’ più perplesso, qualcuno resta in attesa. Finchè il cielo, che sulle macchine fotografiche ha già mostrato di che cosa era capace senza che gli occhi se ne accorgessero immediatamente, sceglie di dare spettacolo e si colora di raggi verdi e arcobaleno che danzano rapidi in forme sempre diverse. Un calice, le spade, fiamme incessanti, cerchi e spirali tanto luminosi da nascondere le stelle di un cielo già così indimenticabile. 
Finchè l’intera volta, aperta sul lago Lago, viene tagliata in tutta la sua immensità dai raggi e dalle danze di un’aurora che ha scelto di rappresentare IL ricordo indelebile di questo viaggio, custodito dietro gli occhi e nei cuori dei grandi e piccoli di questa avventura. Si comincia. Lux Leading in Lapland.

domenica 11 febbraio 2018

STOCKHOLM FIRST

Stoccolma, elegante e gelida capitale, viene assaporatain questo primo giorno in lungo e in largo con passo da guida alpina. Il parco di Skansen, l’Opera, i palazzi reali, il museo del Vasa - il più grande fallimento che gli svedesi sono riusciti a rendere sucesso: nel 1628, in guerra con la Polonia e con mire di controllo sull’intero mar Baltico, il re Gustavo Adolfo II vara la più grande nave da guerra mai costruita, con due piani di cannoni, alberi alti 52 metri ed oltre settecento statue a celebrare la dinastia. Durante il viaggio inaugurale la nave caracolla per una ventina di minuti nella baia di Stoccolma, ma alla prima raffica di vento comincia un rollio inarrstabile che provoca l’affondamento della punta di diamante della marina reale svedese in meno di un quarto d’ora.
Il Vasa affonda assestandosi sul fondale a trenta metri di profondità, gli alti alberi maestri che sporgono dal mare in mezzo alla baia. Il re ordina di tagliarli immediatamente, per non avere sotto gli occhi il simbolo del suo fallimento e soprattutto per non farli vedere alla nemica Polonia. Nel tempo, la posizione della nave nella baia si sfuma di racconto in racconto, fino a non essere più nota.
Soltanto negli anni sessanta un archeologo si mette di buzzo buono e con metodici carotaggi marini ritrova la nave perduta che, grazie alla scarsa salinità del mare, è rimasta quasi intatta nonostante sia affondata oltre tre secoli prima.

Fascino per la storia del passato riletta in chiave ironica. Svezia al primo posto.

sabato 10 febbraio 2018

BIG FAMILY

Il gruppo si chiama Big Family e oggi vede le luci della partenza, finalmente.
L’antefatto: la bianca dama del nord, anche nota come rocciosa Lux (che insegna ad arrampicare alle cucciole e, in versione più recente, anche a XX a tempo perso) e che ha intrapreso la missione di far conoscere i candidi freddi a chi non sa-non vuole-pensa di non poter viaggiare nel gelo del nord, ha proposto ai Noicinque, in versione inizialmente allargata NoiSei con coraggiosa nonna MM, poi in versione allargatissima NoiTen coinvolgendo anche il cuginone FF, il cugitetto GG e alcune delle signore di famiglia, di partecipare alla prima delle sue spedizioni. Missione: all’inseguimento dell’aurora borale nella Lapponia svedese.
I preparativi, che si sono allungati nei mesi passati alla ricerca del volo migliore, della scarpa migliore e dell’outfit più caldo, si concretizzano oggi in una partenza entusiata e carica, oltre di bagagli di volumi impegnativi, di gioia vera.
In alternativa alla ridanciana e rassicurante vacanza sugli sci, i NoiTen arrivano a Stoccolma dove una rocciosissima Lux in versione outfit estivo (lei indossa un maglione, naturalmente bianco - loro i completi da sci) li accoglie su una barca rossa di fronte a Gamlastan in un fiordo ghiacciato: la prima tappa racconta di leggende del popolo Sami e di grande Nord.

martedì 6 febbraio 2018

IL TEMA CHE NON TI ASPETTI

Descrivi il tuo piatto preferito.- dal quaderno dei mille temi della cucciola di mezzo

In casa mia sono abituata a non mangiare carne, pesce, formaggio, latte e uova, perchè i miei sono vegani. Ogni volta che lo dico a qualcuno, quello si esibisce in una faccia schifata e compassionevole al tempo stesso. Avere i genitori vegani comporta anche molti aspetti positivi. Infatti da quando non mangiamo più prodotti animali mio papà, il cuoco di famiglia, si inventa di tutto, mettendo insieme le ricette che trova su internet. Di conseguenza il mio piatto preferito non può di certo essere una bella bistecca al sangue o pesce alla griglia, no. Il cibo che in assoluto preferisco è “il nido con le uova”.
A sentirlo uno direbbe che è tutto meno che vegano e invece no. Il nome inganna; si tratta infatti di una produzione di mio padre. È un piatto molto amato da tutti. Appena il cuoco annuncia che ha intenzione di cucinare il rinomato “nido con le uova” facciamo i salti di gioia. In casa si sente appena il papà inizia a prepararlo: si espande dappertutto un profumo di farina di ceci e verdure fresche.
Con l’aiuto di una macchina che fa gli ‘spaghetti di verdura’ ci mettiamo tutti subito al lavoro. La famosa macchina per fare gli ‘spaghetti di verdura’ è simile ad una di quelle per modellare il pongo; trasforma la polpa delle verdure (zucchine, patate e carote) in sottili spaghetti. Il torsolo che rimane viene cotto e messo accanto al nido di croccanti spaghetti di verdura con funzione di fungo. Ma non è ancora finito: mancano le uova. Queste ultime sono cucinate con farina di ceci, farina 00, acqua e sale. Una volta pronte, messe sul nido croccante, danno un tocco di classe al tutto: morbido e croccante, un’unione che rende il piatto ancora più buono, unico e inimitabile. Poi il cuoco, per renderlo ancora migliore, infila con uno stuzzicadenti un pezzo di pane ritagliato con una formina a forma di uccello in una delle uova.
Io adoro questo piatto per un sacco di motivi, ma soprattutto perchè quando lo assaggio, oltre a sentirne il gusto stellare, sento l’amore che mio padre mette in ogni sua produzione, aggiunto alla nostra gioia di cucinare insieme.
Il collaborare a cucinare divertendoci e, qualche volta, anche creando pasticci; i genitori che ci vengono a far vedere come rimediare a qualche piccolo errore e come cercare di evitarli; le risate fatte insieme e le barzellette e i canti intonati mentre si lavorava. Questo piatto racchiude tutto questo.
Quando lo assaporo riesco a sentirne gli echi. 
Ormai è da molto che non prepariamo questa strabiliante composizione di colori e allegria, inventata da mio padre, e non mi dispiacerebbe affatto cucinarla più spesso.