giovedì 25 giugno 2020

CHE COSA TI SERVE?

Ore 20.10: driiin
“Ciao cucciola grande. Che ora insolita...non siete a cavallo? Che cosa ti serve?”
“Mi servono in frettissima le carte di identità delle sorelle. Subitissimo, per la gara.”
“Ok, te le mando.
Click.
Ore 20.11 driiin
“Non sono arrivate.”
“Le ho mandate sulla mail.”
“Ok allora guardo.”
Click.
Ore 20.11 e quindici secondi: driiin
“Non sono arrivate, me le mandi su whatsapp?”
Ocche....”
Click.
Ore 20.30: driiin
“Pronto, ciao, allora i documenti sono arrivati, ok, ti passo le sorelle.”
“Pronto, ciao cucciola di mezzo, come stai, come state, ti diverti, che cosa hai fatto oggi?”
“Oggi abbiamo lavato i cavalli a casa di Andrea. Ma non abbiamo finito, anzi devo andare.”
“Ah, e quanto cavalli avevate da lavare?”
“Ne abbiamo lavati due. Ne mancano sette.”
“Siete a buon punto.”
“E domani li mettiamo sul camion. Solo che il camion porta sei cavalli e noi ne abbiamo nove.”
Faniente, faniente, faniente, ripete come un mantra XX. Che non vuole sapere dei cavalli che vengono portati al passo alla casa di Andrea, un chilometro in valle, per essere lavati e riportati in maneggio. Che non vuole sapere dei cavalli stipati nel van, degli zoccoli rotti, del maniscalco chiamato d’urgenza...di niente del genere, si accontenta delle brevi sillabe condivise al telefono nelle brevissime comunicazioni di servizio. Durante le quali le ragazze sembrano felici in questo altro mondo nuovo, fatto di natura e di empatia, di problemi e soluzioni, di fatica e di risate.

mercoledì 24 giugno 2020

IL FUSO ORARIO DEI CAVALLI

Ore 21.25: driiiin
“Mammatirichiamosonoacavallo!”
Click.
Ore 22.07: driiin (in senso inverso)
“Ciao, stavamo montando, ora ti saluto perché dobbiamo dissellare i cavalli e andare a cena. Aspetta, ti passo qualche sorella, ciao.” (Grida fuori dal telefono) Sorelle! Qualcuno!
“Pronto, ciao, eravamo a cavallo, adesso stiamo andando a cena perché non abbiamo ancora mangiato. Si, tutto bene. Ho fatto i salti, ciao.”
Click.
XX e YY non hanno avuto neppure la possibilità di replicare, di investigare se sul fuso orario dei cavalli alle dieci di sera fosse già buio o se avessero montato con una qualche sorta di illuminazione, se l’ora di cena tarata sulle abitudini di Madrid, e oltre, sia la norma.
Come si dice, no news, good news.

sabato 20 giugno 2020

SI DANNO ALL’IPPICA

L’ha convinto molto in fretta, il suo amico Potts. Ad andare con lei (e le di lei sorelle, per quanto  la loro presenza sia irrilevante agli occhi microbi) al maneggio sgarrupato, quello di Andrea. Potts non ha quasi mai cavalcato, la lo sport, l’anima bucolica e forse la compagnia lo fanno cedere facilmente. Così lei, la microba, in preda a trip organizzativo comincia a chattare con la mamma di Potts mandandole la lista di ciò che serve, si dimentica qualcosa di irrilevante come le ciabatte da doccia che in un posto pieno di cavalli magari una doccia qualche volta la fai e meno male che la mamma di Potts è operativa e aveva integrato la check-list microba.
Al maneggio sgarrupato vengono accolti con calore, spariscono verso i cavalli per essere ritrovati una settimana dopo. 

mercoledì 17 giugno 2020

IL GIORNO DEL TELEFONO

Duemila suonerie, indecisione tra la cover di Serpeverde, Yoda, i Lakers, per poi optare per una cover-amatura che protegge il telefono ma soprattutto ha un supporto per tenerlo quasi verticale. Posizione videochiamata, insomma. Ebbene, è arrivato anche il giorno del telefono microbo. Di qualche settimana in anticipo sulla tabella di marcia, diciamo che la situazione Covid ha accelerato alcuni traguardi. Così, cara microba, hai avuto il tuo oggetto del desiderio, e mi fa quasi male pensare che da adesso in poi questo oggetto sarà un tuo compagno di crescita, di vita. Ti brillano gli occhi, sai già fare un sacco di cose che non ti deve insegnare nessuno. Hai organizzato i contatti, scritto e telefonato alle nonne, impostato l’impronta digitale. Hai già fatto dei gruppi, scritto a tutti i contatti compresa SIMONBELLE che ti manda le foto del gatto, e perfino la sorella grande che dal maneggio si palesa con foto di cani e video di cavalli. Of course. Abbiamo stabilito delle regole, dei punti di attenzione, dei limiti. Niente foto tue o degli amici, niente ‘storie’ niente metti e togli nei gruppi whatsapp, niente contatti con chi non conosci, diritto dei tuoi genitori a guardare il telefono WHENEVER e a riprenderselo altrettanto. Non basteranno, le regole. Non basteranno a proteggerti, ma abbiamo la speranza che ti aiuteranno a sviluppare un certo senso critico nei confronti del mondo digitale, e non solo. Così passi la serata a sentire honk honk, drrrrin e ogni altro suono ad indicare che ê arrivato un messaggio e poi dichiari che come suoneria del telefono vorresti ‘We will rock you’. Tu, che sei la nostra anima nata digitale, e rock. Buon giorno del telefono, microba. Con un po’ di nostalgia  e tanto, tantissimo amore.

L’ESAME DI TERZA MEDIA

Otto pagine, interlinea uno e mezzo, corpo docici, nessuna immagine. Consegnata non più di un’ottantina di minuti prima della scadenza, alla mezzanotte del cinque giugno, con un brivido di XX a cui non piace arrivare con le scadenze all’ultimo momento, nemmeno se le scadenze non sono le sue.
L’esame di terza media di questo 2020 della cucciola di mezzo non ha visto esami scritti, prove invalsi, nè voto di presentazione o test di lingua. Ha avuto invece luogo con un appuntamento virtuale, con otto professori, ognuno in collegamento da casa, propria che ti dedicano una mezz’ora del loro tempo per ascoltare un lavoro, scrivere un voto e passare un soleggiato pomeriggio di giugno.
Così è stato l’esame virtuale, dietro una porta chiusa, in rigorosa solitudine, di una cucciola di mezzo costretta ad una sintesi che non le appartiene, con una tesina breve e asciutta, fuori dalle sue corde di parole sapienti e mai risparmiate.
Cominciava a raccontare della parola adolesco, in latino, che vuol dire nutrirsi. E ha nutrito di curiosità e collegamenti un libro di francese, uno di italiano, il problema dell’obesità in America, un quadro di Munch, i disturbi alimentare per scienze e i cambiamenti del corpo per ginnastica, che oggi guai a chiamarla ginnastica - ha titolo di educazione motoria (non necessariamente nell’ordine descritto).
La cucciola riemerge dalla sua porta chiusa dopo una mezz’ora, sorride anche se non le hanno fatto raccontare tutto. In effetti forse in questi tre anni un po’ la conoscono, e amente sapevano che a fronte di un tempo a disposizione di quindici minuti per esporre, il suo miglior tempo sul giro nei giorni precedenti era stato di quarantadue.
“Il prof di inglese mi ha fatto dire solo una frase. Uffa.”
“Beh, adesso puoi iniziare a studiare l’alfabeto greco.” Suggerisce con pragmatico senso pratico YY.
“Beh, sorella, comunque te la sei cavata in venticinque minuti, non male.”
“Più che altro LORO, i prof, se la sono cavata in venticinque minuti...”
In effetti.

martedì 16 giugno 2020

I QUATTRODICIMILA

Un mondo nuovo, quello professionale in cui XX si nuove da un paio di settimane. Non una stretta di mano, i volti conosciuti di persona si contano sulle dita di una mano e sono coinquilini incidentali dell’ufficio, nessuna relazione funzionale. Invece, XX ha a che fare con Shokh da New York, che ostinatamente le scrive alla mail vecchia, Andre dal Brasile, e con un milione di colleghi francesi sparpagliati nei territori d’oltralpe. Si fanno le call puntuali, non si perde nemmeno un minuto ma non c’è il tempo per dirsi e capirsi, quello che gli americani chiamano ‘debrief’. Non c’è una spiegazione dei flussi, si naviga a vista in un mondo di quattordicimila altre persone che condividono una mail costruita come la tua. Quattordicimila...

venerdì 12 giugno 2020

5B’S GOT...FUTURE!

La didattica a distanza ha facilitato non poco la raccolta e la gestione dei contributi che sono serviti a comporre il libro dei ricordi della classe microba, dove ormai di microbo sono rimasti solo gli evetuali pidocchi (che non si capisce se il lockdown è riuscito a sterminare).
Ecco alcuni degli spunti più illuminati, intagliati nelle “domande aperte”, fonte di meraviglia. La maestra inizia la frase con una parola, i ragazzi completano con i loro spunti...
ARRENDERSI  certe volte è necessario per vincere
IL VIAGGIATORE più famoso al mondo non lo conosco
POCHI gesti e poche parole fanno grandi successi
LA MAESTRA è un altro mio parente
BELLE, quelle statue, assomigliano a me
IL MIO amore è infinito
LA FELICITÀ di mia mamma è anche la mia
NON DITE a nessuno che ho rotto le chiavi!
RICORDO la scuola, com’era piena di risate e bambini, prima!
NON CONTA vincere, ma divertirsi!
IL SOLE illumina la nostra vita e i nostri pensieri
SOTTO l’asfalto, cosa c’è?
IL PROFUMO non serve perché tanto la gente che va in giro ha la mascherina e non lo può sentire
L’AMORE non si può comprare
PENSARE è utilissimo, io penso sempre
IL SOLE è nato 5 miliardi di anni fa e alcune stelle sono anche più grandi del sole
LE STELLE, brillano per illuminare i sogni delle persone
TU sei il particolare che io amo nel mondo
NON CONTA come sei vestito in videoconferenza perché non si capisce se hai un pigiama o no
Ed ecco alcune altre gemme non trascurabili.
“Ho capito che dentro di noi ci sono dei piccoli, grandi talenti.”
“Maestra, le tue lezioni sono belle...ma l’intervallo non lo batte nessuno!”
“Ho conosciuto i miei compagni meglio che potevo e sono felice di avere gli amici che ho per quello che sono.”
“A nessuno piace dover sapere che cosa si coltiva in Sardegna o quali sono le industrie della Lombardia, che sono tantissime.”

La generazione della non-geografia.

giovedì 11 giugno 2020

CIAO SCUOLA. ANCHE DAL PRATO

Ci si è provato in ogni modo, a far rientrare i bambini a scuola. Si è perfino chiesto al il viceministro, che era stata possibilista almeno per i bambini che concludevano un ciclo. Non è stato possibile, dunque ci si è arrangiati come si poteva. Con un impegno rigoroso, orario preciso (mancava solo la campanella, al minuto secondo) le maestre hanno dato appuntamento ai decenni di quinta, quelli che si sono persi il loro ultimo giorno di elementari con il giro della scuola e l’uscita con i coriandoli, quando tutti aspettano le due classi in uscita per gridare evviva, hip hip hurrá e, perché no, dedicare due lascimucce di commozione (cosa che regolarmente XX ha fatto ogni ultimo giorno, qualsiasi fosse la quinta in uscita, da dieci anni). Si sono trovati in un prato poco frequentato del quartiere, vestiti delle loro passioni (letteralmente). Così la microba indossava fiera una divisa dei Lakers, T. una divisa da chef con baffetti del cuoco di Ratatouille, c’era un viaggiatore (il meraviglioso Potts che con l’occasione ne ha approfittato per perdere gli occhiali da vista), la calciatrice, l’influencer e l’ingegnere abbigliato con la giacca in gessato dl nonno e una planimetria delle fogne a sostenere la parte. 
Si sono raccontati, in cerchio, ognuno ascoltando gli altri, le aspettative e le paure dl futuro. Le speranze. Le gioie. Hanno segnato per il compagno sordo. Un’ora dopo, altra campanella virtuale in forma di tam tam su whatsapp, i genitori si nono presentati con i coriandoli. Qualcuno se li è sparati sui piedi, non c’era molto pubblico, ma sono stati spesi innumerevoli abbracci con le maestre e, insomma, anche con il Covid, almeno un po’, in un prato e vestiti di sogno, si sono salutati. 

mercoledì 10 giugno 2020

LE REFERENZE IT

L’inizio tecnologico di XX nella sua nuova casa professionale sembra essere stato piuttosto respingente. Per motivi non noti, non uno dei sistemi previsti funzionava non solo al momento del suo arrivo, ma neppure una settimana dopo. Così non c’è un indirizzo e mail, e si deve andare in parallelo con la mail vecchia, che grazie al cielo funziona ancora. Questo implica l’uso di due computer, il travaso di file, la complessità nel tenerli aggiornati. La mail sembra essere la porta per il mondo nuovo, dunque senza mail non si accede a nessun sistema. 
Per osmosi, anche il programma dei badges del nuovo ufficio non va, dunque XX quando va in sede deve telefonare a qualcuno (che non conosce e che facilmente ha il telefono deviato sul cellulare, e speriamo che non sia in home office proprio oggi) per farsi aprire la porta. Non ha funzionato la richiesta della carta di credito, quindi ‘gentilmente devi farti ridare la procedura - dall’ufficio polacco’. Peccato che il contatto che le hanno dato abbia smesso di essere il contatto proprio oggi, dunque XX ha lasciato un milione di messaggi alla segreteria telefonica polacca per nulla. Non va il telefono, il cui sistema va compleamente integrato a mano passando ad iOS. L’ipad non ha la SIM, è XX ha passato l’week end a tentare di trovare il posto della tesserina (invano. Le mancava solo di ricorrere a Mr.Dan, che peraltro ha chiamato dopo aver provato spilli e graffette per una mezza giornata nel tentativo aprire lo sportellino della sim del telefono).
Così ad un certo punto succede che in una tarda serata il suo capo la chiama, sta al telefono con lei in francese e intanto chatta sul sistema interno con un non meglio specificato IT manager che promette mari e monti.
Il giorno dopo le telefona un Jean Christophe dalla Svizzera, e configura con lei parlando in francese in pc in inglese e un telefono in italiano. L’intera procedura ha richiesto oltre quattro ore.
Poi finalmente succede che il sistema sembra COMINCIARE a funzionare. Peccato che con la mail le abbiano fatto sparire i file su cui aveva lavorato nei giorni precedenti. Così scopre come segnalare un malfunzionamento, e due giorni dopo sulla chat interna si palesa un Daniel da Budapest. XX non sa chi sia Daniel, nè da dove chiami, ma grazie al cielo il sistema mette in chiaro la funzione, e quando XX legge IT manager molla tutto e si rende disponibile per il nuovo salvatore. Che sembra risolverle il nuovo problema, le ricancella i nuovi files (sembrano non poterne fare a meno) e dice che si informa per un’ultima, piccola questione rimasta in sospeso.
Che le referenze tecnologiche di XX siano travasate, in un leakage di informazioni, dal vecchio al nuovo IT? Nessuno si spiega la montagna di problemi incontrati nelle prime ore di nuova tecnologia e si, forse il vecchio direttore IT aveva ragione: voleva chiamare il suo cugino esorcista.

lunedì 8 giugno 2020

CIAO, ELEMENTARI!

In un curioso lunedì, è arrivato anche l’ultimo giorno di scuola. O di non-scuola, in effetti, dal momento che i ragazzi hanno smesso di frequentarla la settimana di carnevale. Beh, è arrivato anche quest’ultimo giorno di get-together dietro uno schermo in cui vi siete visti, frequentati ma  non toccati davvero. 
E così in mezzo alle promesse, ai saluti, ai sorrisi e ai festeggiamenti, qualche ardimentoso si è cimentato in lavori di informatica con video, collezioni di foto e di ricordi. Così c’è chi ha messo sul gruppo delle lezioni una collezione di foto e musica, chi ha condiviso il discorso di Albus Silente alla fine del primo anno di Hogwarts.
E tu, mia meravigliosa microba, hai preparato una presentazione con un ricordo per ciascuno dei tuoi compagni. Sei andata a ripescare la foto di classe di prima elementare, dove dei visi infantili e rotondi hanno lasciato ora posto a quel momento di mezzo, quando qualcuno è già cresciuto e qualcuno no, quando qualcuno ha un viso sfilato e maturo e qualcuno ancora la statura delle elementari, di quando, non importa quanto alto siete arrivati ad essere in questa fine scuola così strana, siete tutti, innegabilmente, prontissimi alla prossima avventura della scuola media. Scrivi nell’intestazione un grande e colorato “Mi mancherete”. Descrivi le espressioni di voi piccini: ‘Quando c’era ancora S,  che poi si è trasferito. T con i capelli lunghi e M corti. LD con una strana faccia e Potts con gli occhiali vecchi, quelli che si rompevano ogni due per tre. A imbronciata e T felicissimo. K con gli occhi chiusi ed E che guardava da tutt’altra parte. LB con una faccia stanca e V anche lei imbronciata. L senza denti davanti e G (sua migliore amica) lì di fianco. TT che non è cambiata per niente e S intimidita. R, quella un pochino più bassa, e M con la testa fra le nuvole (nemmeno questo è cambiato). V (stranamente) felice e MH con le mani sotto il sedere. EL tutta calma e poi io.’
Alla commovente foto di voi minuscoli fa da contraltare la foto della quinta, quella costruita come un puzzle dal momento che c’era il lockdown. Ad ogni vostra foto tessera è stato chiesto di associare una parola del vostro tempo, e così si leggono, tra colori e fumetti,  chiacchiere, team, ricordo, sognalibro, amicizia, volonterosi, coraggio, videolezioni, allegria, vittorie - le parole di voi nel vostro tempo.
Scrivi, accanto a questo mosaico di sorrisi: ‘In videolezioni. Senza C, con MA, con CR, con MR - le maestre, ndr - ...un anno speciale, diverso, nuovo. Con le videolezioni le maestre vedevano le nostre case, e viceversa. Con le videolezioni ci siamo accorti che siamo lontani, ma vicini. Con le videolezioni ci siamo resi conto di quanto cresciamo in due settimane. Con le videolezioni abbiamo potuto mettere gli effetti speciali, dormire di più, non mangiare Milano Ristorazione (anche se dopo un po’ forse, e dico FORSE, ci manca anche quella). Malgrado tutte queste cose, abbiamo reagito bene allo stare a casa tutto il tempo. E tutto questo grazie alle nostre meravigliose maestre, LIL, MD, GU, CR e MR.’
Concludi con un grazie in LIS montato a dovere in modo che si veda il movimento della mano.
E questo è il tuo, commovente, lavoro di hacker che mette insieme cuore e tecnologia al servizio di una profondissima capacità di relazione. Buona fine scuola, microba. Che il mondo ti accompagni dove vorrai guardare. 

sabato 6 giugno 2020

LE ASSONANZE GEOGRAFICHE

La cucciola grande ha finito il ginnasio, oggi. In una giornata in cui l’wifi faceva le bizze, la prof di greco ha tentato di interrogarla nell’ultima ora del sabato di scuola e a lei non sembra vero, da domani, di poter dormire qualche quarto d’ora (...) in più.
Nel frattempo non si perde l’abitudine a frequentare gli abissi geografici in cui si aggira la conoscenza del ginnasio. Che, si evidenzia oggi, si basa, graniticamente e con profonda certezza, sulle assonanze. Così, dopo i noti challenge Lecco-Lucca-Lecce, Taranto-Toronto, Tanzania-Tasmania-Tailandia, oggi emergono dei non meno creativi Dublino-Dubai, che fra l’altro fa pericolosamente rima con Shanghai, confondendo ulteriormente le giovani menti. Che del resto erano già sufficientemente messe alla prova da Pordenone-Frosinone: diversa iniziale, ma un’assonanza quasi completa.
Così si scopre che l’isola d’Elba potrebbe trovarsi nel triangolo delle Bermuda e che Bitonto, ma si chiama Bitonto o PItonto non si sa dov’è...proprio come Viterbo, che si chiama Viterbo o Piterbo, visto che parlavamo della sillaba PI?
Si profila una richiesta al ministro degli affari regionali affinché le regioni, che sono venti, abbiano tutte iniziale diversa (giuste giuste, saltiamo l’acca) e che le province all’interno della regione ne mantengano scrupolosamente l’iniziale.
Se la stessa regola si potesse poi applicare ad isole, arcipelaghi, fiumi, laghi e monti sai che regalo, per le giovani menti delle future generazioni alle prese con la geografia?

mercoledì 3 giugno 2020

NUOVA CASA

Un fiume di parole, incoraggianti, empatiche ed affettuose ricevute da ex colleghi non hanno impedito a XX di sentire lo strappo verso la ‘vecchia’ casa. Quando si lascia una dimora, però, si abbandonano alcuni spazi per farne propri altri, per chiamare casa un altro luogo. Ebbene, oggi è successo proprio questo: XX è andata per la prima volta a calpestare i pavimenti del luogo altro, quello che sarà base in caso di bisogno ma non per forza luogo da frequentare in orari precisi, grazie alla nuova flessibilità appresa in tempi di Covid (e non solo).
Così XX calpesta oggi nuovi corridoi, incontrando nuovi colleghi qua e là nascosti dietro una mascherina. I tempi dell’integrazione in punta di piedi.

martedì 2 giugno 2020

E POI SI TORNA A USCIRE

Un weekend lungo, il primo in cui il naso si può timidamente mettere fuori di casa. Nello specifico al maneggio sgarrupato, quello che ormai sarebbe - al netto della frequenza scolastica  - dimora fissa della cucciola grande, e che appena la frequenza scolastica non sarà più un ostacolo lei ambisce a far diventare dimora permanente. La sella, le redini, le staffe, la lunghina ed ogni altro paramento equestre sono stati appesi ovunque nella sua camera durante i mesi di lockdown, nei quali il guardaroba equino si è anche arricchito di un lussuosissimo copri muso/copriorecchie fatto all’uncinetto dalle mani cucciole. 
Si profila un weekend a base di cavalli, aria aperta e trionfo della rinascita di primavera per tutte e tre le cucciole, cacciate fuori (chi ha opposto nessuna resistenza, che un po’ di più) dai genitori che ritengono la ripresa di un minimo di vita all’aria aperta fondamentale. Così le cucciole vengono depositate allo sgarrupato maneggio, affidate al bizzarro Andrea e recuperate tre giorni dopo.
Si narrano aneddoti divertenti, come quando la cucciola grande è stata dotata di camicia bianca per fare bella figura nell’accogliere, a cavallo, alcuni ospiti annunciati al maneggio. Il suo cavallo avrebbe, nell’attesa, calpestato il cane di una compagna, anche lei incamiciata allo stesso scopo. Il cane si sarebbe offeso e avrebbe morsicato il cavallo cucciolo, che a sua volta avrebbe sgroppato per scalciare via il cane. Il tutto mentre l’auto degli ospiti, basiti, faceva richiudere il cancello tre volte nel dubbio su come comportarsi. Poi il cane, vista la mala parata, si è messo in un posticino all’ombra, dove la microba, ligia nel suo compito di aprire il cancello agli ospiti (se solo non l’avessero fatto richiudere tutte quelle volte...) sostiene di aver sentito squittire: trovando due tortore implumi cadute dal nido (da quando in qua le tortore squittiscono?). Corre a chiamare aiuto, viene dotata di una scatola di brioches da riempire d’erba in cui accomodare i due pulcini di tortora. Chiama a supporto un’amica settenne, e insieme salvano i due uccellini.
E poi succede che durante un non meglio precisato accompagnamento a casa di una ennesima ragazzina (non chiaro se a cavallo o con altro mezzo). La macchina di Andrea sembra tamponare leggermente in cavallo della cucciola di mezzo, con lei sopra. Il cavallo sgroppa e dà un calcio alla macchina, polverizzando il simbolo Mercedes della macchina di Andrea.
E alla fine succede anche che le redini, che sono legate alla testiera (un incrocio di striscie di cuoio in cui si accomoda la testa del cavallo) si sfilino dalla testa e rimangano in mano a tale Anna, che montava a pelo dunque senza sella nè staffe: durante la passeggiata al cavallo Mordicchio (nomen omen) si sarebbe infatti tolta pure la testiera. Così, per cavalcare come gli Apaches.
 E YY ritrovano tre cucciole un po’ inselvatichite, lorde di fango e dalle unghie inguardabili solo come a Traversella, ma felici e competenti nella prossimità con i fieri animali. Resta solo la camicia bianca dell’accoglienza da lavare, per i prossimi ospiti cui dare il benvenuto.