venerdì 28 giugno 2019

QUEI LEGAMI CHE NON SAPEVI DI AVERE

XX lavora nella stessa azienda da diciassette anni. E nonostante gli oroscopi, fin dal 2018, evochino cambiamenti professionali epocali, il cambiamento di oggi non è il suo. Ma, invece, forse un po’ si.
Si tratta dell’agognata pensione per un personaggio indimenticabile. Lo chiameremo Et. Et è sordo e non ha imparato a parlare con la moderna logopedia, nè ha avuto gli apparecchi acustici o un impianto cocleare. La sua modalità di comunicazione è passata per i molti “dialetti dei segni”, di quando ancora la LIS, la lingua dei segni italiana, era città-specifica proprio come le mille lingue parlate in India.
Et ha sempre portato la posta a tutti i colleghi di XX; quando riteneva che qualcosa fosse più importante o più pregiato lo consegnava con particolare cura e attenzione, assicurandosi di metterlo proprio nelle mani del nome sull’etichetta. Qualche volta i pacchetti “personali” venivano nascosti sulla sedia e sotto la scrivania in assenza del legittimo destinatario.
Et lo sentivi arrivare dal fondo del corridoio, con il suo passo caratteristico e rumoroso. Quando bussava, sembravano i pompieri che sfondano la porta. Quando parlava, lo intuivi da lontano. Lo capivi, forse. Qualcuno gli scriveva dei messaggi whatsapp, a cui lui rispondeva con lessico caratteristico. Qualcuno, per fugare la comprensione da ogni dubbio, in sua presenza scriveva parole chiare, a cui lui rispondeva scrivendo parole in risposta lettere grandi e stampatelle.
Sono passati trentanove anni, trentanove anni in cui Et ha consegnato un numero incalcolabile di buste e pacchetti. Per XX, Et è stato la dimostrazione che la lingua dei segni la parli col cuore, con il corpo tutto. E lei e Et si capivano un po’, con a quelle poche parole che le cucciole, grazie alla frequentazione scolastica dei loro sordi, le hanno insgnato. E così, anche se la lingua dei segni moderna sembra essere altro rispetto ai mille dialetti dei segni con cui la comunicazione di Et è evoluta, passavano minuti a confrontare le parole diverse, e a capirsi almeno un po’.
Nel cuore di XX resta un uomo gentile e attento, inconsapevole di tante cose ma consapevole di molte altre, come le piccole espressioni del viso e le attese di ciascuno.
E XX ha riscoperto una cosa antica: la capacità di aiutarsi e di esserci, che le sembrava tipica di qualche tempo fa nella sua comunità professionale, via via diluitasi in nuove persone e nuovi modi. E invece no, Et ha rimesso tutti insieme nel senso di comunità. Mancheranno a tutti i tuoi suoni forti, i tuoi gesti oscuri, i tuoi occhi gentili con cui guardi un mondo silenzioso.

giovedì 27 giugno 2019

QUEL PICCOLO, GRANDE POTERE

XX ha organizzato, più o meno proditoriamente, una settimana in Danimarca con l’amica antica SJ  e la sua famiglia. I Noicinque presenti nella (numerosa) componente femminile con YY lasciato a guardia del forte e della professione.
SJ e famiglia partono qualche giorno prima, appuntamento all’aeroporto di Copenhagen per ritirare le auto a noleggio e cominciare a viaggiare per il tiepido nord.
L’aeroporto di partenza, nel primo giorno di chiusura del ben più comodo aeroporto cittadino per un restauro previsto di tre mesi, si rivela in tutto il suo vorrei ma non posso: affollato, confusionario, pieno oltre i limiti.
Le Noicinque hanno già le carte d’imbarco, resta solo da depositare un bagaglio (uno di quattro) al bag drop. La civilissima linea aerea nordica non distingue la coda per il check in da quella del bag drop, dunque ci si mette a fare una coda chilometrica soltanto per consegnare una valigia.
Al momento della consegna, la garbata signorina controlla i documenti e domanda dove sia il papà della cucciola di mezzo. “Non parte con voi? Non è qui? Allora lei non può partire.” sentenzia infine.
“Ma come? Scusi, mi spiega qual è il problema?”
Il problema pareva essere che, a differenza della cucciola grande con carta di identità ma quattordici anni compiuti, a differenza della microba con passaporto anche se minore di quattordici anni, nel suo caso lei ha dodici anni e la carta di identità - valida per l’estero, in assenza di esplicita non validità - ma senza i nomi dei genitori. 
“E chi mi garantisce che non è sua nipote? No, guardi, il documento non vale. Glielo stiamo dicendo in due. Non può fare tornare qui il papà? Allora almeno che mandi una mail, subito.”
Stupisce il filo logico con cui si passa dal “potresti essere sua zia” - ad un occhio più che distratto non sarebbe sfuggita la somiglianza e il comune DNA - al “fammi mandare una mail dal papà che la autorizza a partire”.
XX chiama YY ben piantato in autostrada, gli chiede di fermarsi appena possibile e mandare la fantomatica mail ad un indirizzo della linea aerea.
Nel frattempo si passano i controlli, la cucciola di mezzo per non sbagliare viene selezionata per un controllo random alla fine ricerca di esplosivi (no, quello che aveva non cuore non conta). Al gate, si attende con ansia il responso del signor XYZ, il responsabile della linea aerea, che a quel punto doveva aver ricevuto da YY ben due mail di autorizzazione alla partenza. I minuti al gate, in attesa del responso, sono stati eterni. Si colgono alcuni frammenti di conversazione:
“Vabbè, non posso non partire io al suo posto?” - una cucciola grande evidentemente entusiasta.
“Scusa, guarda che nemmeno sul mio passaporto sono scritti i nomi dei genitori. Allora anche io potrei essere tua nipote, non dovrei partire nemmeno io...”
“SSSTTTT, per l’amor del cielo...”
Il signor XYZ finalmente si materializza, e forte del suo piccolo, seppur incredibile potere, decreta l’ok al viaggio. “Qui decido io, guardi che se non era per me...con un’altra compagnia non sarebbe partito nessuno.”
Per amor di chiarezza, al ritorno XX e YY si presentano insieme in comune per un chiarimento. Qui risulta che il documento in questione sarebbe stato perfettamente valido per l’espatrio, senza l’indebito esercizio di abuso di piccolo potere.

Nel dubbio, per la prossima volta, chiunque viaggi dei Noicinque lo farà con uno stato di famiglia ed autorizzazione scritta dell’altro genitore al seguito. Non servirà, ma ci si attrezza per contrastare i piccoli, fastidiosi poteri.

domenica 16 giugno 2019

QUELLI DI QUEST’ANNO

Sempre lei, l’inarrestabile e rocciosa Lux, che guida, con passo da sherpa nepalese, uno stuolo di ventisei nani grandi e piccoli per i boschi e sulle falesie del Piemonte. Sempre loro, una squadra variopinta e fangosa, con le unghie di un colore che i NAS li metterebero in quarantena per rischio colera, di bimbi più o meno grandi spediti a cimentarsi nella profonda arte dell’arrampicata.
La novità di quest’anno è che la cucciola grande ha raggiunto la “maggiore” età alla quale è permesso prendersi cura degli altri ragazzi. Così in un brioso trio con la biondissima Squit e la fascinosa Fata, le amiche dell’arrampicata di sempre, quelle dei boulder parties e della passione condivisa, la cucciola grande ha sorvegliato, recuperato, servito, contenuto e cacciato tesori notturni con un numero di nani variabile. Pare fosse gentile con tutti, salvo mutare istantaneamente in orco al primo contatto con le sorelle.
Nel frattempo, tra le file degli arrampicatori di quest’anno, si riconoscevano l’instancabile Ravano, che ravana ovunque ma al quale è stato assegnato anche il nickname “Wikipedia”. Conclusa con merito la seconda elementare, disserta infatti di argomenti vari. Tra i suoi cavalli di battaglia figurano le guerre puniche, in cui racconta di Amilcare (XX con imbarazzo ricordava a stento un Annibale, pensando che Ravano si confondesse), - il generale cartaginese più vecchio e di esperienza che ha aiutato Annibale con gli elefanti, spiega Ravano.
E poi l’indistraibile Killer, quello che vince a tutti i giochi e pure ad arrampicare non se la cava mica male. E Spigolo, di nome e di fatto (a sentire la sua dolcissima mamma). E Gazza, quella che casca sempre su ogni sentiero e raccatta, come le gazze, qualsiasi cosa luccichi. E Prodotto, la farmacia meglio fornita della valle che aveva uno stick, un cerotto o una crema per qualsiasi, prevedibile o imprevedibile, emergenza.

In questi meravigliosi momenti selvaggi, nei quali la microba ha indossato la stessa maglietta, bianca in origine, dal martedì alla domenica (dati sulla biancheria non pervenuti) Lux riesce sempre a renderli squadra, tutti sostengono sempre tutti gli altri, sono responsabili del compagno in parete, si controllano e si aiutano con accoglienza e senza giudizio.

venerdì 7 giugno 2019

UN ASSAGGIO

Soltanto l’occasione della festa di fine anno della scuola nel parco sotto casa porta un assaggio del loro mondo. Del suo mondo, nello specifico. Di quel mondo che è sempre stato celato ai più, in particolare ai genitori della cucciola grande con cui lei non ha mai praticato la sapiente arte della condivisione delle informazioni, nemmeno quelle di stretto servizio.
Così la serata, occasione di un invito a cena di tre amiche di classe, si rivela in effetti un divertentissimo ed illuminante momento sullo spaccato di vita cucciola da liceo.
La prof di greco con le figlie dai nomi improbabili e l’abbigliamento pure, con minigonne in pelle color vinaccia e calze a rete. L’amica dagli occhi color del cielo e nome celeste che sorride ripensando al suo voto più brutto. La mora Carr che ingaggia con l’amato prof. di latino dall’occhio limpido una lotta a chi è più furbo e nella battaglia che vince lui le appioppa un due perchè lei suggerisce. I giudizi sulla brillantezza di questo o quel compagno, lui sa tutto, lei studia un sacco...Un assaggio della vita di liceo, vissuta con la leggerezza e la spensieratezza dei loro quattordici anni.