mercoledì 26 dicembre 2018

IL VULCANO DEL SACRO FUOCO

Dicesi “sacro fuoco” quella compulsione di cui XX è preda, circa intorno al Natale, che prevede una riorganizzazione delle domestiche cose con approccio minimal. Si butta tutto quello che non è servito nelle 24  ore precedenti. Il sacro fuoco è tanto più intenso quanto più gli strati di accumulo sono antichi, voluminosi e sconosciuti. Tipicamente si applica alle cose cucciole.
Così, nell’odierno sacro fuoco la microba è riuscita a procrastinare di qualche giorno lo smaltimento di un vulcano home made che richiede un magheggio chimico a base di aceto e bicarbonato per mimare un’eruzione (al termine della quale il suddetto, imperdibile oggetto, avrà inesorabilmente concluso la sua funzione a casa Noicinque).
Apparentemente interessata di scienza, una sorella si informa: “Ma il vulcano non l’avete ancora fatto ERUGGERE?”

lunedì 24 dicembre 2018

LE FORME

Leggendo qua e là: “Così Odd prese una selce e...”
“Ti ricordi che cos’è la selce?”
“Certo. È una pietra tagliente a forma di amigdala.”
Amigdala. Ovvio.

venerdì 21 dicembre 2018

ECCO LA LETTERA CHE...

Tema in classe di Natale (prof.ssa Maps, secondaà)
Ecco la lettera che non ho mai osato scrivere...

Cari genitori, (eccoci qua)
è da tempo che voglio scrivervi questa lettera. - col senno di poi, la traccia del tema ci appare un po’ un colpo basso da parte della professoressa Maps, in effetti.- Ma non solo io, forse tutti gli adolescenti - tutti. Nientedimeno - vorrebbero scrivere questa lettera ai propri genitori. Nessuno trova il coraggio, così ho deciso di farlo io. Io, noi, stiamo attraversando un periodo molto fragile della nostra vita; - veramente siamo anche noi genitori, sai, a sentirci fragili, in bilico su un baratro di cui non sembriamo avvertire la profondità- si tratta del periodo in cui commettiamo i nostri più grandi errori, il periodo in cui otteniamo le nostre più grandi conquiste, - aggiungerei, e non mi sembra uno spunto da poco, il periodo in cui scorpite e scegliete chi essere. Non che cosa fare, ma che persone diventerete. E per adesso, nonostante alcune puntuali rivendicazioni, sembrereste evolvere in belle persone - il periodo in cui non ci si ferma mai e in questo turbinio di scuola, sport, compiti e amici non troviamo mai il tempo di sospendere tutto e pensare a noi stessi. - ad un occhio poco esperto potrebbe sembrare che voi pensaste a voi stessi piuttosto spesso e con una centralità tutta vostra, anche se sappiamo che il pensiero lineare non appartiene necessariamente a questi momenti...- Alla nostra famiglia. Ma io penso che qualche volta dovremmo farlo. Fermare tutto, anche solo per un giorno, scordarsi di essere adolescenti, lasciarsi tutto alle spalle e stare un giorno con la propria famiglia. Un giorno soltanto.
Perché non è facile essere adolescenti; tutti i compiti, lo stress, le insicurezze, le urla, i pianti prima di dormire, i primi sfuggenti amori e i casini e le litigate. Ma so anche che non è facile essere genitori. Noi vi sembreremo fragili e stupidi, pronti a fare qualsiasi cosa pur di diventare popolari. È facile dire “No, non fumerò.”, ma quando ti ritrovi in discoteca insieme ai peggio ragazzi del quartiere che ti offrono una sigaretta per entrare nella loro gang, beh, allora non ragioni più così lucidamente. - Magari di questa cosa della discoteca e dei peggio ragazzi del quartiere la discutiamo a voce, eh? - Noi, o perlomeno io, non vorremmo farlo, io ho paura di questo, dell’adoloscenza, è un momento che noi viviamo anche come una sofferenza. Ma questo voi non sembrate capirlo. Io non so per quali motivi voi abbiate cancellato l’adolescenza, la vostra adolescenza, dalla mente, e l’abbiate rimpiazzata con il solito stereotipo: “STUPIDITÀ”. E tutte quelle voci nella vostra testa che dicono “ Non lasciate che i vostri figli escano di casa troppo spesso.” “Non ragionano.” “Non lasciate che frequentino brutte persone.” “Dovete controllarli.” - In effetti sappiamo oggi che alcune tappe caratteristiche dello sviluppo del cervello adolescente sono la ragione fondamentale alla base degli atteggiamenti che niente o poco hanno a che fare con la stupidità.
Io lo so che lo fate per il nostro bene, ma questo è il nostro momento, è la nostra adolescenza, dobbiamo provare, sbagliare e poi imparare dai nostri sbagli. Dobbiamo avere la nostra libertà. Abbiamo bisogno di imparare dalla nostra esperienza, non dalla vostra. - Perfetto, possiamo partire da qui: dalla vostra esperienza, dalla tua, che sei libera di vivere all’interno di alcune regole del buonsenso, del vivere civile e della gentilezza che siamo tenuti a definire non soltanto per ruolo. Siamo stati adolescenti, eccome. Non troppo ribelli, forse. Non troppo arrabbiatati. Ma su quell’ altalena che in una giornata ti porta dalle stelle al buio del magone più nero ci siamo stati anche noi, ed è per questo che cerchiamo di accompagnare, anche se tutto è perfettibile, questi anni vorticosi. Con qualcosa che non si alza e si abbassa, però. Con qualcosa che sia la certezza di un’ancora, la sicurezza di un porto rispetto al mare in burrasca. Il nostro bene.-
Non so che cosa vuol dire essere genitore, genitore di un adolescente. Ma so che cosa vuol dire essere adolescente.
Ed ho bisogno di viverlo. - E noi saremo fieri di esserti a fianco, facendo il tifo per te e per la persona che sceglierai di diventare. Il tifo per te. Sempre. Dal tuo porto dove trovare rifugio dalla tempesta. -

Con immenso affetto,
Cucciola di mezzo

Con immeso affetto,
La tua mamma e il tuo papà

giovedì 6 dicembre 2018

IN JAGUAR

Alla nonna MM succedono talvolta cose bizzarre. Tra queste, le capita di avere un problema ad un dente e lei, come tutti, chiama lo studio del dentista. Il giorno è prefestivo e il dottore è a studio a Cremona. A tutti gli altri sarebbe stato chiesto di rimandare la visita al dopo-ponte, portando un po’ di pazienza. La nonna MM invece riceve la chiamata del medico, che si informa sul problema, ma soprattutto la informa sui suoi spostamenti, disponibile ad aprire lo studio a Milano alle nove di sera di un giorno di partenze, al ritorno dalla giornata cremonese.
Non pago, le chiede dove abita ed essendo in zona, si offre di andarla a prendere per andare in studio insieme. Lei fornisce i dettagli e dopo poco si trova infilata in una Jaguar spider bianca, nuova fiammante, che sfreccia per le strade di una città ormai quasi vuota. 
Arrivano a studio, visita, attività di minima manutenzione (rimandando in effetti la soluzione definitiva al post-ponte), riaccompagnamento a casa in Jaguar fiammante.

Visto così, sembrebbe quasi che le facesse la corte.

martedì 27 novembre 2018

CRISTOFORO COLOMBO

Ripensandoci, tutto questo mi sembra una follia. Io, Cristoforo Colombo, il primo uomo ad arrivare alle Indie passando da ovest, io, che ho guidato tre navi attraverso l’ignoto, verso il mare aperto, costretto in una cella a scrivere questo diario. Tutto iniziò una fredda giornata di novembre. Aveva nevicato la notte, e c’erano dieci centimentri di neve. Come ogni giorno, mi rifugiai in biblioteca. Entrai sbattendo i piedi per liberarli dalla neve. Non appena mi intrufolai tra gli scaffali notai subito qualcosa di nuovo: su un tavolo erano sparse delle curiose carte. Il bibliotecario mi informò che quelle erano le carte di un certo Toscanelli. Infatti, secondo lui, si potevano raggiungere le Indie passando da ovest, attraversando un piccolo tratto di mare. Senza pensarci due volte decisi che quell’impresa sarebbe stata mia. Studiaie studiai le mappe per mesi, stando giorno e notte sui libri. Alla fine mi convinsi che sì, si poteva fare. E, se si poteva fare, io l’avrei fatto. Subito andai al cospetto del re del Portogallo e gli esposi la mia offerta. Lui però mi diede del pazzo e rifiutò seccamente. Così pensai bene di recarmi dalla regina Isabella di Castiglia, anche se ormai non avevo più molte speranze. La regina però, al contrario delle mie aspettative, si dimostrò interessata.
“Torna quando avrò finito la reconquista” - mi disse. 
Il 3 gennaio la Spagna cacciò definitivamente gli arabi dal suo territorio, e così mi ripresentai. Isabella, intuendo che, se la missione fosse riuscita, avrebbe guadagnato fama e oro, me la finanziò. Ora bisognava solamente trovare un equipaggio, il che non fu affatto facile, dato che nessuno aveva voglia di buttarsi in mare aperto verso l’ignoto, senza una meta precisa. Riuscii ugualmente a racimolare una manciata di uomini e, con mia enorme soddisfazione, finalmente, salpammo...

sabato 17 novembre 2018

NOMI

“Ma il nome “Alda” esiste?”
“Ma vaaa!”
“In realtà si. Una poetessa molto famosa si chiamava Alda.”
“Ah, si. ALDA NEGRI.”

mercoledì 7 novembre 2018

COMUNQUE, SEMPRE

“Dai, perchè, solo per oggi, non posso non fare la doccia?” - annusando il dorso della mano - “Senti...mica c’è puzza.”
“No, non le mani. Sono le ascelle, casomai, i capelli sudati, i piedi, che, soprattutto dopo lo sport come oggi, puzzano.”
“Beh, ma i piedi puzzano comunque, sempre.”

QUATTORDICI, VENTICINQUE

Sempre più diverse, le nostre giornate di te, con te. Da quelle prime ore in culla termica, quando hai scelto di sorprendere tutti con il tuo arrivo, passando per i mesi e gli anni di un nido colorato di cui non hai memoria, i mesi e gli anni chiassosi e colorati di una classe turchese di cui hai frammenti di ricordi, passando per i turbolenti cinque anni di scuola elementare che ti hanno regalato la solida amicizia con Liluz, per finire con il cupo triennio di scuola media appena concluso.
Un anno fa sfogliavi scuole e openday come petali di margherite. Oggi ti è rimasto il petalo più bello, quello che sembra il più giusto per te. Fatichiamo, fatico a convincermi che l’ambiente, e la scuola dove passi tante lunghe ore, non abbiano impatto su chi sei e chi diventerai.
E quello che vediamo oggi è una metamorfosi che bruco che che diventa farfalla, che vola sul mondo scoprendone le bellezze profonde, complice un destino benevolo che ti ha regalato, finalmente, una comunità di pari in cui ti riconosci e che ti riconosce.
Ecco, rispetto a quella mattina di novembre di quattordici anni fa hai quattrodici anni in più, pesi venticinque volte tanto, i piedi sono ormai pinne lunghe quasi due spanne e una tua spanna è lunga come un mio piede.
Leggi, arrampichi, cavalchi, ti occupi degli altrui animali con un affetto e una determinazione che mi colpiscono. E ti rendono il mio orgoglio.
Buon quattordicesimo compleanno, amore mio.

martedì 6 novembre 2018

LUCE SUL FUTURO

Quella luce di gioia che trasuda normalità di relazioni, che racconta di scoperte ed entusiasmi, oggi visibile al mondo, la luce della metamorfosi della scuola superiore, ha una spiegazione.
La spiegazione è emersa nel tardo pomeriggio di oggi, quando è stato convocato il primo consiglio di classe del liceo, quella formale riunione in cui tutti gli insegnanti si presentano di fronte ai genitori e raccontano la loro prima visione generale della classe.
XX si trova una classe pienissima di genitori suoi pari che con vari mezzi in un pomeriggio di pioggia di novembre sono arrivati nella zona a traffico limitato della scuola.
Di fronte: una prof a forma di prof di greco, tre giovanissimi aitanti professori, un prete, una oscura prof di matematica. Da qui, la svolta. Tutti hanno parole di ammirazione e meraviglia per questo assembramento di tredici-quattordicenni che la determinazione di ciascuno, le scelte personali e moltissimo caso hanno voluto far stare insieme. Tutti i genitori hanno avuto parole di ammirazione e meraviglia per questo corpo insegnanti senza stereotipi di genere: il professore di latino e italiano, rasato e con cucugnella, grecista con PhD, che non ha hascosto il rischio di essere assegnao ad altri lidi e non ha fatto mistero della sua gioia a dispetto del calcolo probabilistico quando due colleghi più alti in graduatoria hanno rinunciato al suo posto. Che è già pazzo dei ragazzi, che trovano sull’Iliade spunti di discussione mai finiti e che sono pazzi di lui, più prossimo alla loro generazione che a quella dei loro genitori.
Il professore di inglese, che si complimenta per il livello linguistico (XX e YY non si capacitano) e li invita a non accontentarsi. Il passaporto per il futuro.
Il carismatico professore di scienze, che spiega in inglese e porta i ragazzi a veder le stelle in Val d’Aosta e a discutere di astrofisica.
L’oscura insegnante di matematica che carica sul cloud condiviso i libri di Euclide per la “geometria potenziata”, spiegando che l’inglese è il testo della scienza e il testo a fronte il greco di Euclide.
La pacata prof di greco a forma di prof di greco, che coordina come un direttore d’orchestra questo eterogeneo gruppo di entusiasmo che si chiama speranza. Speranza in una scuola pubblica con un occhio al rigore e alla tradizione e uno sguardo sul futuro delle passioni, della conoscenza.

domenica 4 novembre 2018

STORIA DELL’ARTE

“Che cavallo avevi, oggi?”
“Giotto, il mio preferito. Come il pittore.”
“Ah-ha. E chi è stato il maestro di Giotto?”
“Ligabue.”

mercoledì 31 ottobre 2018

IL SEGUITO DEL DISCORSO

XX riceve dalla cucciola grande a metà pomeriggio il seguente messaggio: “Ehm, mamma, sai, per la festa hanno venduto troppi biglietti, quindi faranno entrare soltanto chi ha più di sedici anni. Mi sono fatta rimborsare e vado a cena dalla mia amica e poi ritorno”.
Oooooo.

mercoledì 17 ottobre 2018

IL DISCORSO

Repentina, la tua trasformazione. Non ci ha concesso il tempo di prepararci a dovere. Hai sempre fatto così, da quando hai scelto di sorprendere il mondo con il tuo arrivo, con quel giusto anticipo da scongiurare qualsiasi possibilità di sentirci genitori preparati (che non sarebbe comunque successo). Qualche spunto, qualche anticipazione a questa tua subitanea metamorfosi avrebbe potuto aiutare. Invece eccoti con il tuo tu, e magari molto diversa dalla tua tu del mese prima. Ecco, adesso sta succedendo questo, nello spazio di un amen, sei diventata da orso in letargo a re del bosco, da bruco nel bozzolo a farfalla splendente. Soltanto che noi siamo ancora abituati all’orso in letargo che sta nella sua tana, al bruco protetto al buio del suo bozzolo, e quando il re del bosco, adesso, esce dal letargo e va a scoprire il suo regno, quando la farfalla esplora il cielo svolazzando, ecco, il problema è che noi non sappiamo più dov’è il limite. Dov’è il limite del bosco, dov’è il limite del cielo. O dove fissarlo, il limite del bosco, il limite del cielo.
Ti sono bastati venti giorni di scuola superiore per scoprire, o far scoprire a noi, la tua curiosità sul mondo, la tua curiosità sulle mille esperienze che questa vita ti può offrire, ai tuoi splendidi quasi quattordici anni. Così noi, che ci crogiolavamo all’idea della tua mondanità e socialità parca e limitata ai, pur viveur ai nostri occhi, “boulder party”, le feste dell’arrampicata, ci troviamo a fronteggiare richieste inedite.
“Mamma, volevo chiederti: il 31 ottobre c’è una festa, giovedì non c’è scuola, posso andare? Vado con Am e altre mie compagne a comprare un vestito sabato, poi il giorno della festa andiamo tutte a casa di Am, ci prepariamo (per tutto il pomeriggio, ndr) e andiamo alla festa.”
“Ehm, ne parliamo. Dovremmo saperne un po’ di più. Dov’è la festa? Con chi? Con chi torni? Cose così...”
La contingenza di questa richiesta, che ci coglie impreparati al pari della tua trasformazione, ci offre l’occasione di riflettere insieme e tentare di costruire un discorso un po’ più ampio, che riguarda la nostra e la tua ricerca dl limiti del bosco, dei limiti del cielo.
Non facile, la riflessione. Non facile, cercare i limiti di un perimetro che fino a ieri non avevamo neppure considerato, ma la tua richiesta ci ha offerto più di uno spunto, di quelli di cui i nostri genitori non hanno forse avuto bisogno: tutto sembrava scorrere con naturalezza, forse senza bisogno di confronti o limiti specifici, al netto di qualche regola di base.
Oggi la realtà sembra infinitamente più complessa: il mondo digitale, ma non solo, vi espone a stimoli ed informazioni inimmaginabili fino a poco fa, qualsiasi domanda trova una risposta, ragionevole o meno, nella rete, ma gli strumenti per capire se la risposta che la rete restituisce è ragionevole o no non sono banali.
Abbiamo cercato alcuni spunti, per dar voce con belle parole a quello che il nostro cuore sente di dirti. Così vorremmo che leggessi (per intero, ci sono molti spunti interessanti) la lettera di Umberto Eco “Impara la vispa Teresa”, al suo nipotino. Un passo ci ha colpito in particolare, eccolo:
“ […] Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io. Al massimo posso raccomandarti, se per caso capiti sulle centinaia di siti porno che mostrano il rapporto tra due esseri umani, o tra un essere umano e un animale, in mille modi, cerca di non credere che il sesso sia quello, tra l’altro abbastanza monotono, perché si tratta di una messa in scena per costringerti a non uscire di casa e guardare le vere ragazze. Parto dal principio che tu sia eterosessuale, altrimenti adatta le mie raccomandazioni al tuo caso: ma guarda le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on line. […]”
E poi anche un anonimo “Manifesto per una bambina” che spiega con altre parole semplici quello che abbiamo un po’ nel cuore:
“[…] Non ci sono limiti alla tua volontà di essere libera. Il meglio che possa accadere nella vita è scegliere aldilà del tuo genere, senza condizioni, e che le tue scelte siano il frutto dei tuoi desideri. […] Non smettere mai di chiedere perché le cose sono come sono. Non accettare mai la prima risposta. Non rimanere mai con dubbi. La conoscenza è luminosa e ti apre porte.
Fuggi dalla violenza. Non perché sia patrimonio degli uomini, ma perché è lo strumento degli imbecilli. Nessuno ti amerà di più perché sarai magra o avrai tette grandi. Almeno nessuno che valga la pena di conoscere.”
Vorremmo che queste parole fossero lo spunto pe una discussione insieme, per fissare e contestualizzare il mondo all’interno del nuovo, enorme confine che stai scoprendo. Ma al di là delle mille raccomandazioni, regole, divieti, suggerimenti e inviti che emergeranno dal nostro confronto e che si applicheranno a tutte le novità della tua esperienza, sono due le parole a cui ci aggrappiamo, a cui ti chiediamo di aggrapparti:
RISPETTO. 
SCELTA.
In questo nuova scoperta di limiti, esperienze, relazioni, non abdicare mai al rispetto per te, per il tuo corpo, le tue emozioni e la tua anima. Non abdicare mai al rispetto per gli altri, per il loro corpo, le loro emozioni e la loro anima.
Non rinunciare alla possibilità di scegliere, la scelta è sempre nelle tue mani. Ci potrebbero essere situazioni in cui di scelta ti sembra di non averne, pena il non sentirsi parte del gruppo di pari (che apprezzi e condividi da qualche giorno appena, ci sembra, anche se forse ci sbagliamo). Invece la scelta c’è sempre, è lì alla nostra portata, va soltanto riconosciuta e perseguita con l’ascolto profondo di te.
All’interno (e all’esterno) dei limiti che ci daremo, il rispetto e la scelta sono i due fari che guideranno i tuoi movimenti. Ci saranno delle regole, che ci aspettiamo siano rispettate. Non tutti i tuoi amici avranno le stesse regole - anche tra noi genitori gli approcci potrebbero essere leggermente differenti - e soprattutto non tutti i tuoi amici avranno lo stesso rigore nel rispettarle. 
Le neuroscienze oggi spiegano con la fisiologia dello sviluppo del cervello quella certa tendenza degli adolescenti ad una sorta di imbecillità innata: una più lenta mielinizzazione delle fibre della corteccia frontale potrebbe essere responsabile, in questi vostri cervelli spugna, di alcune delle scemenze più epocali. 
Alla fisiologia, ancora una volta, si risponde con rispetto e scelta. Chiediti sempre, nella tua nuova scoperta, se stai rispettando te stessa e gli altri. Chiediti sempre, nella tua nuova scoperta, se quello che fai hai scelto di farlo, e se non hai scelto, non farlo. Sii sempre nelle condizioni di farti queste domande. 
Parleremo della contingenza, dell’evento festaiolo che richiede la definizione cristallina dei limiti di manovra. Parleremo di alcol, che non ci aspettiamo ci sia ma non si sa mai, di pasticche e droghe nelle sue varie forme, che ci aspettiamo non ci siano ma non si sa mai. Se vuoi possiamo guardare insieme che cosa succede al cervello esposto a consumo acuto, e cronico, di alcol e droga - anche se in effetti sempre le neuroscienze spiegano che a quattordici anni come mai prima si vive nel qui e ora amplificato all’ennesima potenza, dunque forse la valutazione delle conseguenze potrebbe non essere una priorità per voi. Parleremo di esperienze con il corpo, di naturale attrazione e scoperta, di sesso, e di come il rispetto e la scelta risuoneranno come un mantra nel prendere tue decisioni. 

Repentina la tua trasformazione, repentina la trasformazione del nostro ruolo. Che diventa, nello, spazio di un amen, la speranza, o forse la certezza, di aver seminato nel tuo cuore il germe per una vita colma di capacità di rispetto e scelta.

mercoledì 3 ottobre 2018

LA FISIOLOGIA DELLA VITA

“Certo che il coniglio di Toto era vero. Si chiama Jimmy. Ah, e invece sai che il suo camaleonte è morto?”
“Uuhh, povero. È morto perché fa troppo freddo?”
“No, credo che l’abbiano bagnato troppo.”

lunedì 1 ottobre 2018

DUE MANI QUASI INTERE

Ecco che oggi, cara microba, sei un po’ meno microba. Con i tuoi nove anni, che per mostrarli al cuginetto piccolo hai dovuto usare quasi tutte le (sue) dita, due mani quasi intere.
Nove anni fa sei entrata nel nostro mondo rumoroso e caotico e da allora l’hai reso decisamente più rumoroso e caotico. 
Dopo due sorelle rigorose, che a scuola, nello sport e con gli amici non cedono di un passo in diligenza e determinazione, sei arrivata tu, che qualche giorno fa ti sei presentata con un alias alla tua nuova maestra di matematica, facendole credere di essere un altro, maschio per giunta. Non uno scherzo innocente alla supplente del giorno, no: una dichiarazione di falsa identità alla MAESTRA DI MATEMATICA.
Mi chiedo da dove sei arrivata. Dopo il rigore, il rispetto per le regole, il piacere sottile nell’essere affidabili, che caratterizzano, con sfumature diverse, un po’ tutti gli altri Noicinque arrivi tu, con il tuo corredo di allegria senza tempo. Di ritmo indiavolato per fare quello che ami, ma i libri dei compiti vengono a casa il giorno giusto una volta su tre. 
La capacità di osservazione e di ascolto - ti accorgi di atteggiamenti e sensazioni davvero minimali - ti rendono una persona meravigliosa con cui stare: ergo, i tuoi amici più preziosi sono proprio amici preziosi di preziosità, quelli con cui è bello “stare” e basta, senza avere per forza gli amici di cose da fare. Poi, certo, di cose da fare ne trovate a bizzeffe - non tutte necessariamente con l’approvazione della parte genitoriale in causa - ma vederti e saperti capace di una tale empatia è un regalo grande.
E poi ci sono le cose che non vuoi fare. Non vuoi tagliarti le unghie, ma ami farti tagliare i capelli cortissimi, non vuoi scrivere in corsivo, non vuoi fare ordine sulla scrivania. D’altra parte, ci sono alcune cose che a sorpresa non vedi l’ora di fare, come per esempio andare dal dentista a mostrargli quanti denti sono caduti dall’ultima volta, passare ore senza tempo in libreria oppure, questo meno a sorpresa, sporcarti più che puoi, di ogni cosa che trovi. Non smetti di parlare mai, neppure da sola, neppure sotto la doccia o nel sonno. Ma sai di noi molto più di quanto racconti di te.
Con tutto questo, con il tuo bagaglio di cose che ami molto o molto meno, sei il nostro cerchio, il nostro intero e noi amiamo tutto di te, il tuo non essere stereotipo ma efficiente e determinata, la tua capacità di intrattenere relazioni con lontani colleghi o adulti amici d’infanzia dei tuoi genitori, il tuo essere tutto contenuto e nessuna forma - nessuna...
Che tutto questo tuo essere così semplicemente tu ti accompagni un un futuro radioso, microba grande.

La tua mamma

domenica 30 settembre 2018

IL SIMILE SCIOGLIE IL SIMILE

Cinque, anche se dovevano essere sei. Le amiche scelte perchè con loro è bello semplicemente “stare”. C’è quella che sorride e parla tantissimo, quella alta due spanne più di lei che parla un po’ meno. La biondissima amica delle elementari con cui l’essere simili è una scoperta quotidiana, quella che proprio non vuole disegnare. Tutte, insieme alla cucciola di mezzo, per una sera-notte-mattina insieme. Oggi si chiamano “pigiama party”.
Loro non vedono l’ora. Lei non vede l’ora. E poi, quando arrivano, cominciano a parlare fitto fitto. Giocano. Scelgono un film. Giocano a raccontarsi, fino alle tre del mattino, quando YY è dovuto intervenire per ricondurre lo schiamazzo ad un prudente e breve sonno.
La mattina sono felici, assonnate e unite più di prima, con la certezza nel cuore di saper, semplicemente stare. Con la gioia della scoperta, che insieme emoziona di più. Con la scoperta dello scoprirsi, proprio adesso che la personalità si forma, intorno a noi e intorno ai nostri simili. E sono proprio dei bei simili, quelli che circondano la cucciola di mezzo.

lunedì 24 settembre 2018

DO-DI-CI

Per mantenere la tradizione...
Do-di-ci meraviglie di te.

Uno, la tua parlantina forbita ed efficiente che rende il contraddittorio un esercizio intellettuale via via più oneroso
Due, gli sguardi che sanno essere addirittura più eloquenti delle tue già sapienti parole
Tre, il tuo saper guardare, vedere e raccontare gioie e ricchezze
Quattro, l’orgoglio con cui porti la tua preziosa cintura azzurra dell’arte del kung-fu
Cinque, l’indole della “signora Debora”, la portinaia che tutto sa e tutto controlla. Potrebbe anche essere Mata Hari, in effetti
Sei, le pagine, fitte fitte di parole senza cui non sai stare, che leggi, scrivi, sogni ed interpreti
Sette il tempo senza tempo delle giornate a mille all’ora e dei momenti dilatati, tutto contemporaneamente
Otto le storie di te, che non sei mai paga di ascoltare
Nove la tua cieca determinazione d’acciaio, che ti permette di arrampicare nella classe degli universitari (con cui esci gioconda a fare bagordi, sotto lo sguordo sbigottito dei tuoi genitori)
Dieci il tuo cuore generoso e profondo che legge gli altri e li sostiene
Undici un sorriso pronto e presente, quasi sempre - quando non oscurato da già citato sguardo eloquente
Do-di-ci la scoperta di te e del mondo, attimo per attimo

lunedì 17 settembre 2018

“LA CONOSCI?”

L’assedio è finito. Le sue mura invalicabili, costruite per sopravvivere alla infelice scuola media, si sono sciolte come neve al sole con l’inizio della scuola superiore. Una scelta fatta insieme, un po’ lei e un po’ loro, i suoi genitori, hanno portato la cucciola grande ad un inizio di liceo classico. Felice.
Non più sotto assedio, la cucciola grande sembra aprirsi al mondo, compreso quello di scuola, con un approccio curioso e positivo. 
Sono passati quattro giorni ed è fuori a pranzo con i compagni. Alla scuola media tre anni non sono bastati.
A tavola, a cena, chiacchiera raccontando aneddoti divertenti. XX e YY si guardano sbigottiti, chiedendosi chi sia quella nuova (e bellissima) persona che siede con loro a cena sbellicandosi dal ridere quando la prof. di matematica sbaglia orario e li lascia incustoditi, oppure facendo sbellicare loro dal ridere quando, il secondo giorno di scuola, si perde dentro la scuola, non trova la sua classe e, insieme ad altri tre campioni di orienteering, arriva in classe in ritardo di dieci minuti.
“La conosci?” si chiedono stupiti. E no, non la conoscono. Oppure si. E finalmente quella luce di gioia che trasuda normalità di relazioni, che racconta di una vita sulla rampa di lancio, che racconta di scoperte ed entusiasmi, è diventata visibile al mondo.

domenica 9 settembre 2018

IL TRAMONTO TRA LE VIGNE

Qualcuno ricorderà il capocarovana Andrea, gestore di un bucolico maneggio nell’Oltrepò pavese. A lui vengono affidate, tutti gli anni nel corso di una settimana di fine estate, le cucciole a pensione dal nonno GG. Da Andrea si sa quando si arriva ma non quando si andrà a cavallo: i leggiadri animali, destinati alla fatica della passeggiata, sono infatti in genere bradi per le vigne del circondario e bisogna andare a cercarli. Trovarli per i pascoli tra le colline, talvolta stanarli tra le vigne, indirizzarli come e meglio dei cani da pastore verso i pascoli noti - talvolta intrecciando rodei estemporanei con fuoristrada sui prati in salita. E poi acchiapparli per la criniera, loro che tutto vogliono tranne che farsi acchiappare. E quando un quadrupede muscoloso di seicento chili ti parte addosso al galoppo, beh, in genere ci si sposta. Una volta acchiappati i cavalli vengono sellati, portati al cospetto del capocarovana che, con la sua Audi scassata, percorre le colline e i vigneti in lungo e in largo alla guida o al seguito dei suoi animali da passeggiata.
Questa volta alla carovana partecipano, oltre che le cucciole, anche la frizzante Liluz e pure XX e YY. XX costretta a cambiare cavallo perchè non in grado di convincere il suo quadrupede a non brucare l’erba ogni minuto. YY al trotto che si chiede se non sia opportuno dotarsi di biancheria intima rinforzata.
La passeggiata si dipana tra vigneti e dolci pendii alla luce obliqua, allungata e calda del tramonto di settembre.
Le conseguenze della giornata si leggeranno nei prossimi temi della microba.

mercoledì 15 agosto 2018

QUELLA LUCE CHE SPARISCE

I ritmi delle vacanze Noicinque (al netto dei fuochi d’artificio e delle mondanità dei nonni) non hanno mai cambiato di moltissimo i regolari ritmi cittadini. Certo, magari ci si sveglia verso le otto e non alle seiequaranta come quando c’è scuola, ma dicamo che le ore piccole e le alzate a mezzogiorno non hanno mai fatto parte di alcun ritmo, domenicale o vacanziero.
Questo sempre, prima di quest’anno. Mantenute infatti le regolari alzate della mattina, non all’alba ma nemmeno allo zenith, quello che sta cambiando sono le attività serali. Un gelato di quelli buoni. Un film portato da casa. Ma soprattutto, un bagno serale, l’aperitivo e la cena in spiaggia, accompagnando la luce che cambia. La luna che si fa brillante, l’acqua che si fa via via più scura, le colline che si illuminano di piccole lucciole gialle e arancioni. Il mare che si illumina delle luci delle piccole e grandi imbarcazioni. Il cielo che si accende di stelle.
E noi, spettatori di tutto questo bello, che accade ogni sera ma di cui godiamo soltanto oggi. Grazie ai due meravigliosi amici delle insostituibili Ely e Tins, le compagne delle mille avventure di questo mare così speciale, che ci accompagnano nei tempi allungati e nella luce che sparisce con le sue impagabili suggestioni.

venerdì 10 agosto 2018

MOUTARD

“Quindi che salsa è, questa?”
“Senape di Digione. Occhio che è un po’ piccante.”
La senape viene servita in un piatto ormai vuoto.
“E con che cosa la mangi, la senape?”
“Con la forchetta.”
Ovvio, che domande. La microba e la sua logica lineare.

martedì 7 agosto 2018

ATTERRAGGIO

L’estate dei mille chilometri. Che sono più o meno tremila, nella realtà. Per visitare mezza Europa? Arrivare fino a Capo Nord? No, piuttosto per correre come palline impazzite sulla rete autostradale italiana e non solo al deposito/recupero e trasloco delle cucciole e delle loro voluminose masserizie. Sempre meno, infatti, i traslochi prevedono un pacchetto completo di minori tutte nello stesso posto. Sempre più le attività prevedono una logistica da fantascienza. 
È comunque arrivato, finalmente, il momento dell’atterraggio in vacanza per tutti, dopo un’ennesima quattro giorni da ovest ad est e viceversa sulle patrie ed estere strade.
La novità quest’anno prevedeva il recupero della biondissima Squit, amica e compagna delle più folli arrampicate della cucciola grande, che si unisce ai Noicinque per qualche giorno di mare insieme.
I letti ci sono, bisogna un po’ incastrarli con il tetris, ma è finalmente tempo di godere delle bellezze familiari e consuete. Benatterrati in vacanza, Noicinque + 1.

domenica 15 luglio 2018

CAMPOCAVALLO, CHE NON È UN POSTO

La consueta attività equestre della cucciola grande ha quest’anno avuto un’evoluzione. Non più i giorni regolari e prevedibili in maneggio, con l’emozione di una ventiquattr’ore di trekking sul fiume Trebbia, ma una ben più avventurosa attività itinerante, con tenda al seguito, lungo gli appennini Liguri.
Campocavallo prevedeva una dozzina di cavalli, condotti da una dozzina di ragazzine (un solo rappresentante del genere maschile, che in questa avventura un po’ da macho in compagnia femminile pare si sia trovato benissimo) ai comandi di Diego il condottiero che andava in esplorazione di sentieri e passi prima di condurvi la carovana.
L’avventura si è conclusa su una strada di montagna, in località non definita, dove sono stati ritrovati cavaliere e cavallerizze a rifocillarsi all’ombra, i cavalli già ripartiti - “Cucciola grande, ma i cavalli come fanno a tornare?” “Mmh, in pullmann...” -.
L’avventura ha restituito una cucciola grande poco loquace, ma questa non ha stupito nessuno, ma con un inatteso, spiccatissimo senso di adattamento. Pare infatti siano stati vari e variegati gli imprevisti, compreso un virus gastro-intestinale che ha provocato più di un mal di pancia ai cavalieri, accomodati nei boschi.
Pare che la tenda non fosse impermeabile dunque si è bagnata lei e tutto il contenuto, con cucciola grande che si infila nottetempo in tende altrui per stare all’asciutto. Le stringate cronache raccontano di sentieri impervi da percorrere a piedi, conducendo i cavalli; le stesse cronache si soffermano appena sulla puledra franata dal sentiero nel burrone, per fortuna senza conseguenze per nessuno. L’ufficio di igiene è rimasto all’oscuro del fatto che siano stati quasi tutti oggettto di puntura di zecche.
A parte la necessaria quarantena obbligata dei supplies di cavallo all’aperto per un numero imprecisato di giorni - analoga quarantena sarebbe stata necessaria per la cucciola grande, che per necessità logistiche è invece stata trasferita a casa della nonna MM che sperabilmente ne ha ridotto il rischio biologico.

mercoledì 27 giugno 2018

IT’S OVER!

Over. La complessa ed infelice scuola media è finalmente finita. È finita per te, cucciola grande, che hai resistito stringendo i denti ed asserragliandoti in una realtà non realtà, riducendo al minimo le interazioni con i tuoi compagni e allo strettamente necessario quelle, meno critiche, con i tuoi insegnanti. Ed è finita anche per me, che porto ancora il doloroso ricordo dei momenti più critici, quelli in cui abbiamo scoperto che non le tue relazioni con i compagni erano nulle o poco più, quando abbiamo saputo della tua amara solitudine.
Non ti ha capito, questa scuola. Ma tu hai saputo capire lei. Con quella saggezza intuitiva e la scura determinazione che abbiamo imparato fanno parte di te, hai saputo prendere, senza troppi festeggiamenti, quanto di positivo ti offriva - una formazione buona, al netto di alcune nozioni di base di geografia della cui assenza fatichiamo a capacitarci. Hai lasciato, invece, quanto non nelle tue corde: una massa di compagni sciammanati e ben poco simili a te che poco hanno fatto per venirti incontro (come te, del resto). Una scuola incapace di dare risposte a questioni sostanziali, come la “sparizione”, da scuola e famiglia, di una compagna straniera con arrivo poco dopo di un’altra compagna - come se fosse normale, e fosse la stessa cosa. 
Hai saputo valorizzare gli stimoli delle richieste per l’esame, cimentandoti in un lavoro di ricerca intenso e curato di cui io per prima, che non ne ho alcun merito, sono fieramente orgogliosa.
Oggi è finito, questo periodo delicato e crudele, che come da copione ti ha concesso anche un esame delicato e crudele che ancora una volta non ha saputo capire (possibile che togliessero un punto dalla prova di lingue perchè non hai affrontato l’argomento della gita senza ricordare che tu, con questa classe frammentata e non inclusiva, in gita non sei andata?), ma ha saputo finire, con caparbio impegno.
Ebbene, nuovo mondo. Da oggi la speranza è che la scuola possa diventare uno stimolo non soltanto frontale, come è stato finora, ma che tu possa trovare nuovi modi di essere anche fra i tuoi pari, fra tutti coloro che le scelte e la sorte ti metteranno accanto nel prossimo percorso. 
E il mio cuore ti ringrazia per essere stata determinata, anche se a tratti musona, nel gestire queste immeritate solitudini.
It’s over. E tu sei una persona nuova, sorridente e solare come non ricordavamo, che sa di potersi affidare al futuro con fiduciosa speranza.
Buon futuro, cucciola grande.

sabato 16 giugno 2018

UN LUOGO INACCESSIBILE

"Di necessità virtù." Questo un po' il mantra di XX  che, pur amando andare lontano che più lontano non si può, questa volta, quando l'hanno avvisata a circa tre settimane dall'evento che era lei ad aver guadagnato la trasferta in Corea, non ha esattamente fatto i salti di gioia.
E' comunque partita, ma con l'intenzione e la curiosità si saperne un po' di più su quel luogo inaccessibile che comincia appena a una sessantina di chilometri a nord di Seoul, la Corea del Nord.
Le era stato suggerito, da un amico e viaggiatore di mestiere, che esistono dei tour che da Seoul ti portano nella zona demilitarizzata, a dare un'occhiata dove nessuno va. Così, dopo i doveri istituzionali dei tre giorni di fiera, i mille incontri a senso unico (con la barriera della lingua in realtà nessuno parla con te, si aspettano e ricevono quasi tutta una traduzione la cui accuratezza resta un mistero), le cene di gala a base di pesce ("veramente avevo chiesto un piatto vegetariano..." "ah, ma questo è pesce. Non mangi nemmeno il pesce?" No, in effetti mai mangiato), XX si è ritagliata un sabato lontano, ma proprio lontanissimo, fino ad arrivare a quel gradino che Kim Jong Un ha saltellato insieme al premier sud coreano qualche settimana fa e che è finito in mondovisione.
Pullman, cinque diversi controlli passaporti, XX ha firmato un "consenso informato" per il quale una delle conseguenze di trovarsi in una zona ostile poteva facilmente essere la morte. Il viaggio, orchestrato al millisecondo da Soo-Jin, la guida dalle radici probabilmente svizzere, ha portato XX all'interno di uno dei tunnel scavati per sorprendere Seoul con un attacco militare (e chissà ancora quanti ce ne sono), attraverso la zona demilitarizzata (DMZ: Demilitarized Zone) dove per quattro chilometri non c'è personale militare (così non riescono a provocarsi a vicenda, il Sud e il Nord, questo sarebbe lo scopo) ed infine l'unica zona, un cerchio di circa 800 m di diametro, in cui il personale militare si fronteggia, la Joint Security Area (JSA).
Qui ci sono i soldati della Corea del sud, immobili come statue in una posizione di taekwondo moderno con i pugni chiusi, a guardia, dentro e fuori, dei propri edifici. Qui si è firmato l'armistizio che ha posto fine alla guerra (se si può parlare di guerra finita, in quest'area continuano a succedere piccole e grandi schermaglie), qui gli edifici che appartengono al sud sono identificati da un brillante azzurro cielo, grisaglia invece riservata agli edifici del nord. Non è stato possibile vedere neppure un soldato del nord, ma è stato possibile passare il confine. Le casette blu, infatti (che tanto ricordano a XX le mobil-school degli anni settanta quando i bambini erano troppi per entrare tutti nelle aule della scuola) cascano a metà del confine, quel gradino passato di recente dai due leaders in mondovisione. Il confine attraversa, all'interno delle casette blu, un tavolo su cui il filo dei microfono (che registrano H24) fa le veci del confine. Giri intorno al tavolo, e sei in Corea del Nord, uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta, sotto lo sguardo, schermato da scurissimi occhiali da intimidazione, dei soldati.
Il posto non è niente di speciale, a vederlo, a parte l'improbabile colore degli edifici. Si respira però un'aria di storia, passata, presente e futura, di due paesi dalla stessa lingua e cultura, divisi da troppo.

giovedì 14 giugno 2018

LLC - LUX LEADING THE CLIMB

La settimana che segue la fine della scuola è, per tradizione, appannaggio della rocciosa LUX. Lei organizza arrampicate e cacce al tesoro notturne, giochi di ruolo e sfilate sami, la gara di pizza (meno quella di doccia) portandosi una ventina di nani per quasi una settimana al consueto rifugio Piazza.
Quest'anno le cucciole si presentano a ranghi ridotti, causa esami di terza media della cucciola grande, e a ranghi scaglionati causa gli impegni mondani della cucciola di mezzo. La microba viene così spedita all'alba insieme all'inseparabile Potts, la cucciola di mezzo viene portata a metà pomeriggio e dispersa nei boschi accanto al rifugio, dopo che con la macchina enorme quasi XX e YY non riescono a tornare indietro. Appena arriva viene travolta "OK, vieni i a giocare a guardie e ladri, tu fai il ladro!", senza nemmeno il tempo (e il desiderio) di dire ciao.
La quasi settimana snocciola una serie di reportage foto e video che hanno l'obiettivo rassicurante di divertire e limitare le ingerenze genitoriali. 
Si susseguono immagini di mille nani in parete, video di passeggiate in notturna a passo militare (non è chiaro se poi si siano raccontate storie horror che hanno fatto ridere tutti), foto di feste disco-dance con braccialetti al neon di ogni colore, la costruzione di un villaggio sami con mungitura di renne, arrampicate con imbrago sul soppalco nei giorni di pioggia.
Facilitatori di queste giornate spensierate e meravigliose l'immancabile Godzilla, sempre più alto e sempre più amato, che nonostante l'esame di maturità non rinuncia al suo ruolo di gigante buono, e il ricciolossimo Psycho, uno degli universitari che solitamente arrampica con la cucciola di mezzo. 
Arriva anche qualche foto di bimbi appesi in parete con LUX che li recupera, con una conversazione del tipo: "Microba, ho visto che qualcuno era rimasto appeso, ieri..."
"Si, infatti, ma LUX l'ha recuperato, aspetta, chi era? Cado? No, forse era Ravano, lui si appendeva sempre."
Insomma, non manca la meravigliosa creatività che supera il nome di battesimo e oltre ai grandi Godzilla, PsYcho e la dolce Terminator dai capelli verdi, quest'anno sono nati Cado, Ravano, No, Una Mano e Spigolo. E come "wrap up" della settimana, sullo stesso gruppo si cambiano mutande (soprattutto, usate più che altro ma non tutte), un orecchino, una spazzola di Star Wars, custodie di imbraghi e chissà cos'altro che sono finiti a proprietari differenti.
Le cucciole sono stanchissime, ma con il cuore gonfio di quella gioia divertita che regala lo stare insieme per la gioia di farlo.
Ancora una volta grazie, LUX.

venerdì 8 giugno 2018

SPERANZA

Finisce la scuola, oggi. Finisce, tra le altre, la prima media della cucciola di mezzo. Con una sfida logistica ambiziosa, la scuola invita i genitori nelle classi a mezzogiorno così, per dirsi buone vacanze, ma anche, e soprattutto, per delegare loro la responsabilità di un’uscita potenzialmente movimentata da scherzi di ogni genere. Nella realtà l’uscita poi è movimentata lo stesso, perchè i ragazzi, che pure escono con i genitori, si ritrovano nei parchi adiacenti per festeggiare e farsi gli scherzi come da manuale. Mamme o non mamme.
L’oggetto di questo ricordo, però, è un altro. È come i ragazzi hanno organizzato in classe il loro “Buone vacanze”.
Sotto la guida illuminata della prof Maps, ognuno di loro, a turno, ha preso la parola raccontando i programmi dell’anno di ciascuna materia, mimando scenette e barzellette in lingua (la scenetta del compagno italo-francese in francese era naturalmente fuori concorso).

Nel quarto d’ora che precedeva l’arrivo dei genitori, però, hanno anche proposto alla prof. Maps di assemblare un piccolo video di presentazione della classe, usando le foto che si sono scambiati durante l’anno. Musica. Animazioni e sorrisi. Ma soprattutto, ciascuno di loro riconosciuto con “il più...la più...”. Così, prodotto a circa quaranta mani in otti minuti netti, i ragazzi dopo le presentazioni mostrano il video che li racconta, con montaggio, animazioni e musica. E tra i ventidue rappresentati non compariva un solo stereotipo di genere. Così abbiamo conosciuto la più sportiva e il più elegante, la più solidale e il più generoso. Una piccola goccia di mondo di domani che, forse, avrà meno cose da femmine e cose da maschi, ma la capacità di riconoscersi nell’essenza di ciascuno.

lunedì 14 maggio 2018

L'AURORA BOREALE

Osserva un elemento della natura che ti affascina, crea dei paragoni per descriverlo e scrivi alcuni versi. Puoi anche descriverlo come fosse una persona, cioè facendo una personificazione.

Oh Aurora boreale,
che non fai alcun male

forse stare un po’ svegli,
però dopo tu scegli
(con i tuoi tanti tentacoli)
di far bellissimi spettacoli.

E poi sotto il tuo comando
i colori van volando
nell’infinito cielo
e io dopo mi congelo

ma ti ammiro
e mi ritiro
come in una forte battaglia
ma prima ti metto una medaglia.

Microba, 8 anni

giovedì 3 maggio 2018

ANCH’IO, GIOVANE GRECO SCONOSCIUTO, HO COMBATTUTO ACCANTO AD ACHILLE

Ero addormentato. Ma non stavo sognando, ero caduto in un sonno inquieto e tormentato da incubi continui. Per la verità era uno solo che tornava tutte le notti: sono a casa, con mia moglie e i miei figli. Stiamo pranzando, quando ecco che dalla porta irrompe una guardia trafelata e con il fiato corto, che dice che devo arruolarmi nell’esercito greco. Mi portano subito via, ma io riesco a liberarmi e scappo. Corro. Cerco di tornare a casa, ma non la vedo più. Non ho voce. Urlo, ma non emetto nessun suono. Poi, all’improvviso vedo la figura chiara e limpida di mia moglie, in lacrime, che cerca di dirmi qualcosa, mentre diventa sempre più piccola. “Gaufemeo! Gaufemeo!“. Una voce mi stava chiamando. Mi svegliai in un bagno di sudore. Iulo entrò nella tenda accigliato. “Achille si è ritirato. Si rifiuta di combattere!”. Non ci potevo credere. Il mio idolo, il grande Achille piede rapido che si ritirava! “Decine dei nostri stanno morendo. I Troiani stanno prendendo il sopravvento.” Continua Iulo, riprendendo fiato. Ero sconvolto e frastornato. “Il generale ci chiama a raccolta. Vuole che combattiamo subito.” No, no, no, non poteva essere vero. Mi presi la testa tra le mani, cercando di ragionare dopo aver incamerato tutte quelle informazioni surreali. “Ma è una pazzia! Ci stermineranno! Non possiamo andare.“ Il mio compagno di tenda, dopo aver subito l’amputazione di una mano, aveva una paura tremenda all’idea di combattere. Però pensai che fosse proprio quello che il generale voleva che fossimo: dei pazzi. Non aspettai altro; presi le mie armi e mi avviai verso il campo di battaglia, serpeggiando tra le tende quiete. Ben presto giunsi alle porte di Troia, dove c’era l’inferno. Era l’alba. La luce fioca mi diede forza e mi buttai nella mischia con un grido selvaggio. Dopo mezz’ora buona che schivavo colpi e tagliavo teste, dalla tenda di Achille vidi uscire una figura. Pensai che fosse l’eroe in persona che veniva a salvarci. Guidato da un’energia misteriosa (di cui neanche conoscevo l’esistenza) menai fendenti a destra e a manca, mi feci largo e mi avvicinai al mio idolo. Non appena lo vidi però, scorsi una ciocca di capelli castani come legno di quercia. Castani. Achille era biondo, si sapeva. Mi arrivò un colpo alla tempia. Mi si annebbiò la vista e le ginocchia mi cedettero. 
Quando rinvenni dovetti chiudere immediatamente gli occhi per la troppa luce. C’era una folla a pochi metri da me. Erano di spalle. Mi alzai per vedere cosa fosse successo, ignorando il dolore alla tempia e mi avviai verso la calca. In uno spiazzo soleggiato due figure si stavano sfidando: Ettore e il misterioso impostore che si fingeva Achille. I due erano agguerriti più che mai e non si curavano della folla intorno. Vidi una nube coprire il sole, oscurando lo spiazzo. Una nebbiolina fastidiosa si insinuò tra i guerrieri scalpitanti. Un lume si avvicinò agli sfidanti. I due erano agguerriti più che mai e non si curavano della folla intorno. Una nube coprì il sole, oscurando lo spiazzo. Una nebbiolina fastidiosa si insinuò tra i guerrieri scalpitanti. Un lume si avvicinò agli sfidanti. Si udì un lieve gemito. Uno spettatore si fece avanti e sferzò l’aria. Un nuovo lamento giunse dal falso eroe. Ettore gli diede il colpo di grazia. Quando gli tolse l’armatura tutti i miei dubbi volarono via. Era Patroclo. 
L’indomani non fu diverso: battaglia, battaglia e battaglia. Proseguì così per due giorni quando, all’improvviso accade. Achille, saputa la morte del suo fidato amico, furibondo e con scopi omicidi, rientrò in battaglia. Stava cercando Ettore. Lo trovò. Ettore era letteralmente terrorizzato, così scappo urlando, correndo intorno a Ilio per tre volte. Era uno scenario orrendo. Avrei voluto fermarlo, fare qualcosa, anche se mi rendevo conto che non avrei mai potuto. Ettore si fermò per affrontare il suo peggiore nemico. Sapeva già che sarebbe morto. Io ero nei paraggi e, tra una parata e un fendente li vidi scontrarsi. Ettore lanciò la sua lunga lancia contro l’eroe greco, che la schivò. Gridò al suo fidato assistente di riportargliela. Quest’ultimo non fece altro che allontanargliela. Era la sua fine. Toccava ad Achille: scagliò il suo bel bastone puntuto contro il troiano, il collo morbido fu trapassato dalla lancia appuntita. Nonostante fosse dell’esercito nemico, provai un immenso dolore a quella vista. Urlai. Ed in quel momento intuii che Achille era stato barbarico e inumano. 
Non volevo essere come lui.


Tema in classe, primabì, cucciola di mezzo.