mercoledì 27 giugno 2018

IT’S OVER!

Over. La complessa ed infelice scuola media è finalmente finita. È finita per te, cucciola grande, che hai resistito stringendo i denti ed asserragliandoti in una realtà non realtà, riducendo al minimo le interazioni con i tuoi compagni e allo strettamente necessario quelle, meno critiche, con i tuoi insegnanti. Ed è finita anche per me, che porto ancora il doloroso ricordo dei momenti più critici, quelli in cui abbiamo scoperto che non le tue relazioni con i compagni erano nulle o poco più, quando abbiamo saputo della tua amara solitudine.
Non ti ha capito, questa scuola. Ma tu hai saputo capire lei. Con quella saggezza intuitiva e la scura determinazione che abbiamo imparato fanno parte di te, hai saputo prendere, senza troppi festeggiamenti, quanto di positivo ti offriva - una formazione buona, al netto di alcune nozioni di base di geografia della cui assenza fatichiamo a capacitarci. Hai lasciato, invece, quanto non nelle tue corde: una massa di compagni sciammanati e ben poco simili a te che poco hanno fatto per venirti incontro (come te, del resto). Una scuola incapace di dare risposte a questioni sostanziali, come la “sparizione”, da scuola e famiglia, di una compagna straniera con arrivo poco dopo di un’altra compagna - come se fosse normale, e fosse la stessa cosa. 
Hai saputo valorizzare gli stimoli delle richieste per l’esame, cimentandoti in un lavoro di ricerca intenso e curato di cui io per prima, che non ne ho alcun merito, sono fieramente orgogliosa.
Oggi è finito, questo periodo delicato e crudele, che come da copione ti ha concesso anche un esame delicato e crudele che ancora una volta non ha saputo capire (possibile che togliessero un punto dalla prova di lingue perchè non hai affrontato l’argomento della gita senza ricordare che tu, con questa classe frammentata e non inclusiva, in gita non sei andata?), ma ha saputo finire, con caparbio impegno.
Ebbene, nuovo mondo. Da oggi la speranza è che la scuola possa diventare uno stimolo non soltanto frontale, come è stato finora, ma che tu possa trovare nuovi modi di essere anche fra i tuoi pari, fra tutti coloro che le scelte e la sorte ti metteranno accanto nel prossimo percorso. 
E il mio cuore ti ringrazia per essere stata determinata, anche se a tratti musona, nel gestire queste immeritate solitudini.
It’s over. E tu sei una persona nuova, sorridente e solare come non ricordavamo, che sa di potersi affidare al futuro con fiduciosa speranza.
Buon futuro, cucciola grande.

sabato 16 giugno 2018

UN LUOGO INACCESSIBILE

"Di necessità virtù." Questo un po' il mantra di XX  che, pur amando andare lontano che più lontano non si può, questa volta, quando l'hanno avvisata a circa tre settimane dall'evento che era lei ad aver guadagnato la trasferta in Corea, non ha esattamente fatto i salti di gioia.
E' comunque partita, ma con l'intenzione e la curiosità si saperne un po' di più su quel luogo inaccessibile che comincia appena a una sessantina di chilometri a nord di Seoul, la Corea del Nord.
Le era stato suggerito, da un amico e viaggiatore di mestiere, che esistono dei tour che da Seoul ti portano nella zona demilitarizzata, a dare un'occhiata dove nessuno va. Così, dopo i doveri istituzionali dei tre giorni di fiera, i mille incontri a senso unico (con la barriera della lingua in realtà nessuno parla con te, si aspettano e ricevono quasi tutta una traduzione la cui accuratezza resta un mistero), le cene di gala a base di pesce ("veramente avevo chiesto un piatto vegetariano..." "ah, ma questo è pesce. Non mangi nemmeno il pesce?" No, in effetti mai mangiato), XX si è ritagliata un sabato lontano, ma proprio lontanissimo, fino ad arrivare a quel gradino che Kim Jong Un ha saltellato insieme al premier sud coreano qualche settimana fa e che è finito in mondovisione.
Pullman, cinque diversi controlli passaporti, XX ha firmato un "consenso informato" per il quale una delle conseguenze di trovarsi in una zona ostile poteva facilmente essere la morte. Il viaggio, orchestrato al millisecondo da Soo-Jin, la guida dalle radici probabilmente svizzere, ha portato XX all'interno di uno dei tunnel scavati per sorprendere Seoul con un attacco militare (e chissà ancora quanti ce ne sono), attraverso la zona demilitarizzata (DMZ: Demilitarized Zone) dove per quattro chilometri non c'è personale militare (così non riescono a provocarsi a vicenda, il Sud e il Nord, questo sarebbe lo scopo) ed infine l'unica zona, un cerchio di circa 800 m di diametro, in cui il personale militare si fronteggia, la Joint Security Area (JSA).
Qui ci sono i soldati della Corea del sud, immobili come statue in una posizione di taekwondo moderno con i pugni chiusi, a guardia, dentro e fuori, dei propri edifici. Qui si è firmato l'armistizio che ha posto fine alla guerra (se si può parlare di guerra finita, in quest'area continuano a succedere piccole e grandi schermaglie), qui gli edifici che appartengono al sud sono identificati da un brillante azzurro cielo, grisaglia invece riservata agli edifici del nord. Non è stato possibile vedere neppure un soldato del nord, ma è stato possibile passare il confine. Le casette blu, infatti (che tanto ricordano a XX le mobil-school degli anni settanta quando i bambini erano troppi per entrare tutti nelle aule della scuola) cascano a metà del confine, quel gradino passato di recente dai due leaders in mondovisione. Il confine attraversa, all'interno delle casette blu, un tavolo su cui il filo dei microfono (che registrano H24) fa le veci del confine. Giri intorno al tavolo, e sei in Corea del Nord, uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta, sotto lo sguardo, schermato da scurissimi occhiali da intimidazione, dei soldati.
Il posto non è niente di speciale, a vederlo, a parte l'improbabile colore degli edifici. Si respira però un'aria di storia, passata, presente e futura, di due paesi dalla stessa lingua e cultura, divisi da troppo.

giovedì 14 giugno 2018

LLC - LUX LEADING THE CLIMB

La settimana che segue la fine della scuola è, per tradizione, appannaggio della rocciosa LUX. Lei organizza arrampicate e cacce al tesoro notturne, giochi di ruolo e sfilate sami, la gara di pizza (meno quella di doccia) portandosi una ventina di nani per quasi una settimana al consueto rifugio Piazza.
Quest'anno le cucciole si presentano a ranghi ridotti, causa esami di terza media della cucciola grande, e a ranghi scaglionati causa gli impegni mondani della cucciola di mezzo. La microba viene così spedita all'alba insieme all'inseparabile Potts, la cucciola di mezzo viene portata a metà pomeriggio e dispersa nei boschi accanto al rifugio, dopo che con la macchina enorme quasi XX e YY non riescono a tornare indietro. Appena arriva viene travolta "OK, vieni i a giocare a guardie e ladri, tu fai il ladro!", senza nemmeno il tempo (e il desiderio) di dire ciao.
La quasi settimana snocciola una serie di reportage foto e video che hanno l'obiettivo rassicurante di divertire e limitare le ingerenze genitoriali. 
Si susseguono immagini di mille nani in parete, video di passeggiate in notturna a passo militare (non è chiaro se poi si siano raccontate storie horror che hanno fatto ridere tutti), foto di feste disco-dance con braccialetti al neon di ogni colore, la costruzione di un villaggio sami con mungitura di renne, arrampicate con imbrago sul soppalco nei giorni di pioggia.
Facilitatori di queste giornate spensierate e meravigliose l'immancabile Godzilla, sempre più alto e sempre più amato, che nonostante l'esame di maturità non rinuncia al suo ruolo di gigante buono, e il ricciolossimo Psycho, uno degli universitari che solitamente arrampica con la cucciola di mezzo. 
Arriva anche qualche foto di bimbi appesi in parete con LUX che li recupera, con una conversazione del tipo: "Microba, ho visto che qualcuno era rimasto appeso, ieri..."
"Si, infatti, ma LUX l'ha recuperato, aspetta, chi era? Cado? No, forse era Ravano, lui si appendeva sempre."
Insomma, non manca la meravigliosa creatività che supera il nome di battesimo e oltre ai grandi Godzilla, PsYcho e la dolce Terminator dai capelli verdi, quest'anno sono nati Cado, Ravano, No, Una Mano e Spigolo. E come "wrap up" della settimana, sullo stesso gruppo si cambiano mutande (soprattutto, usate più che altro ma non tutte), un orecchino, una spazzola di Star Wars, custodie di imbraghi e chissà cos'altro che sono finiti a proprietari differenti.
Le cucciole sono stanchissime, ma con il cuore gonfio di quella gioia divertita che regala lo stare insieme per la gioia di farlo.
Ancora una volta grazie, LUX.

venerdì 8 giugno 2018

SPERANZA

Finisce la scuola, oggi. Finisce, tra le altre, la prima media della cucciola di mezzo. Con una sfida logistica ambiziosa, la scuola invita i genitori nelle classi a mezzogiorno così, per dirsi buone vacanze, ma anche, e soprattutto, per delegare loro la responsabilità di un’uscita potenzialmente movimentata da scherzi di ogni genere. Nella realtà l’uscita poi è movimentata lo stesso, perchè i ragazzi, che pure escono con i genitori, si ritrovano nei parchi adiacenti per festeggiare e farsi gli scherzi come da manuale. Mamme o non mamme.
L’oggetto di questo ricordo, però, è un altro. È come i ragazzi hanno organizzato in classe il loro “Buone vacanze”.
Sotto la guida illuminata della prof Maps, ognuno di loro, a turno, ha preso la parola raccontando i programmi dell’anno di ciascuna materia, mimando scenette e barzellette in lingua (la scenetta del compagno italo-francese in francese era naturalmente fuori concorso).

Nel quarto d’ora che precedeva l’arrivo dei genitori, però, hanno anche proposto alla prof. Maps di assemblare un piccolo video di presentazione della classe, usando le foto che si sono scambiati durante l’anno. Musica. Animazioni e sorrisi. Ma soprattutto, ciascuno di loro riconosciuto con “il più...la più...”. Così, prodotto a circa quaranta mani in otti minuti netti, i ragazzi dopo le presentazioni mostrano il video che li racconta, con montaggio, animazioni e musica. E tra i ventidue rappresentati non compariva un solo stereotipo di genere. Così abbiamo conosciuto la più sportiva e il più elegante, la più solidale e il più generoso. Una piccola goccia di mondo di domani che, forse, avrà meno cose da femmine e cose da maschi, ma la capacità di riconoscersi nell’essenza di ciascuno.