giovedì 31 dicembre 2020

CIAO ANNO. CIAO

Ciao anno. Ciao, e se possibile non tornare, e non raccontare nemmeno ai tuoi fratelli del futuro che cosa hai fatto al mondo, che a loro potrebbero venire idee analoghe.

L'hai rivoluzionato, questo mondo, altro che il DNA rivoluzionario radicato nelle anime francesi. L'hai rivoluzionato in un milione di modi, molti faticosi, altri di scoperta. 

Lascia che ti racconti quello che hai fatto alle vite Noicinque, o almeno quello che mi sembra essere successo: una iniziale perplessità, vissuta all'aria aperta delle montagne quando ancora i casi di malattia si potevano contare sulle dita di una mano. Un attimo di euforia, scuole chiuse a carnevale, ok, vacanza davvero, nessun recupero da organizzare. Una lineare presa di coscienza della pandemia. Una resilienza inaspettata, messa tuttavia alla prova dai lunghi mesi di convivenza senza alternative. Bello, stare con i propri cari, ma ogni tanto una parola con qualcuno con cui non abbiamo legami di sangue stretti potrebbe arricchire il pensiero e la giornata.

In questo anno YY ha smesso di andare in ufficio, chissà se si ricorda ancora dov'è, l'ufficio che raggiungeva pedalando sotto ogni condizione meteo. A lui sembra mancare la pedalata per raggiungerlo, l'ufficio, più che la vita stessa dell'ufficio. Anche se forse qualche chiacchiera con i colleghi, lui, che uomo di chiacchiere non è, la farebbe volentieri. Ma forse gli mancano anche le tarde sere della pallavolo, quando rientrava dopo un allenamento e una doccia fredda - in genere - e faticava ad addormentarsi per le endorfine sportive. Gli allenamenti, le partite in ogni angolo della Lombardia, le piccole dinamiche di ogni gruppo sportivo, il suo particolarmente eterogeneo con membri dell'età di sua figlia. Che cosa gli manca: la bici, la pallavolo, probabilmente parlare con qualcuno che non sia famiglia. Quelle risate e battute tipicamente maschili, nascoste al resto del mondo, che regalano autentici attimi di serenità.

Che cosa tiene, YY, di questo anno: tempo insieme, quello che mancava. Non sempre è stato tutto un tempo leggero, ma almeno è stato insieme. La nuova sedia ergonomica, che se lo smart working diventerà per sempre almeno siamo organizzati. La resilienza, così solida, la sua, con quell'attenzione all'altro che non è di tutti.

Caro anno, a me invece hai portato un mucchio di novità, a partire da un nuovo lavoro. Sulla carta non sembrava molto diverso, era marcatamente diversa l'azienda, ma il resto no. Invece salta fuori che questo nuovo lavoro sarà anche bello ma mi devo arrangiare a farlo da sola, senza incontrare mai i miei co-workers. E nemmeno quando, ad un certo punto ad ottobre, sembrava essersi  uno spiraglio per un viaggio, ebbene, ecco che il coprifuoco in mezza Europa ci si è messo di mezzo. Così se, proprio nel mezzo del cammino della vita, arriva una nuova sfida professionale, ecco che come una tempesta perfetta la pandemia ci mette la sua zampona per rendere la transizione davvero nuova, lasciando rapporti professionali di due decadi senza poterne davvero intessere di nuovi. 

Che cosa tengo, di questo anno così unico: un po' di orgoglio per averlo navigato senza grandi scossoni. La meravigliosa serata del compleanno a sorpresa dove, dietro uno schermo, YY ha radunato in segreto gli amici di sempre, regalandomi un'onda di bene che mi scalda ancora il cuore. La ritrovata vicinanza di amici antichi come SJ, e nuovi come Ferg, un ginocchio nuovo, il proposito di alimentare la spiritualità.

A loro, le cucciole, ho dovuto proporre un'intervista scritta, non riuscendo ad intuirne i pensieri dietro le loro porte troppo spesso chiuse.

Ed ecco dunque che la cucciola grande dichiara fiera di aver imparato, in quest'anno di te, a fare all'uncinetto le cuffiette per i cavalli, quei paraorecchie che eviterebbero alle mosche in infastidire i fieri animali. Ti descrive un anno ‘inutile’ - francamente non so darle torto, e spera che il tuo prossimo fratello si possa chiamare ‘cambiamento’.

È orgogliosa di aver cominciato a sfidare i suoi limiti nelle gare di salto a cavallo e di te terrebbe, per il futuro, i legami che si sono mantenuti anche non potendosi vedere.

Lascerebbe, anche se in questi giorni ancora non sembra, la reclusione in casa e l'impossibilità di muoversi, non posso fare a meno di pensare che gli equini continuino a c'entrare qualcosa.

Non vede l'ora di poter accogliere un ritorno ad una pseudo-normalità, mostrando in effetti la consapevolezza che il mondo sia profondamente cambiato, rispetto al ‘prima’.

La cucciola di mezzo, che attraversandoti, caro anno, ha anche attraversato quel largo ponte tra l'essere ragazzina alla scuola media e sbirciare il mondo degli adulti del liceo, è fiera di aver imparato a scrivere in greco al pc. E no, non usando il carattere symbol, ma proprio cambiando la tastiera. Non so se è una voce da curriculum, ma almeno ha stimolato nuove connessioni neurali. Ti chiama anno ‘inaspettato’, in una definizione particolarmente morbida, mentre vuole battezzare il tuo fratello futuro ‘aspettative’. E' orgogliosa di aver dedicato più tempo a sé stessa, in effetti lei ha forse beneficiato più di altri di un maggior tempo libero, e tiene strette le persone che la fanno stare bene. Non è chiarissimo se i Noicinque appartengano a questa cerchia, ma dal momento che non ha frequentato nessun altro, tenderei a sperare di si.

Invece, a sorpresa, lascia andare le insicurezze. Lei che sembra così determinata, cocciuta e forte, ma di una generosità buona, forse attraversando questo ponte si scopre un po' su una sponda e un po' sull'altra, e questo non sempre è facile da gestire. Ecco, mi aggiungo anch'io alla richiesta. Lasciamole, le insicurezze, una volta che le abbiamo viste e riconosciute, lasciamole lì con te, perché tu possa portarle via. Accoglie, come tutti, un sospirato ritorno alla normalità.

La microba, chiesto anche a lei di descriverti, caro anno, con una parola, dichiara senza dubbio: ‘covid’. In effetti, sei proprio l'anno del covid. E per i tuoi fratelli del futuro, invece, a partire da quello che si mostrerà domani, si aspetta che sia sinonimo di ‘normalità’. Durante questo tuo tempo è fiera di aver imparato a fare trucchi e montaggi con i video del computer, lei che sembra essere un'hacker del futuro. La cosa di cui è più orgogliosa è di essere stata rigorosa ed attenta nel rispettare le regole anti-covid, a partire dal primo lockdown fino alla quarantena immediatamente successiva al rientro a scuola, una delle varie. Si aspetta, dal tuo fratello del futuro, un ‘anno nuovo e pieno di progressi’, tenendo stretto nel cuore il fatto che siamo uniti, anche se lontani.

Così, caro anno, sarebbe bello se tu potessi lasciarci portando via con te la fatica, la mancanza di stimoli e di riconoscimento, quelle cose che abbiamo imparato essere nutrimento per l'anima.

Nella speranza di poterci continuare a nutrire di luce, di vita.


venerdì 25 dicembre 2020

‘UN NATALE DIVERSO’

‘Un Natale diverso’ è il titolo del tema per le vacanze che la microba, sperabilmente, svolgerà nei prossimi giorni, rigida consegna del prof di italiano dalla bocca grande.

‘Un Natale diverso’ è questa giornata di affollamento ridotto, ricco di doni ma povero di folla, con gli accessi a casa Noicinque contingentati alla nonna MM e alla zia Ely.

‘Un Natale diverso’ è stato questo periodo così silenzioso, ma turbinoso di pensieri, un momento di comunità senza comunità, di pensieri da lontano, qualche voce al telefono o, tanto per cambiare, qualche volto dentro uno schermo.

‘Un Natale diverso’ è stato raccolto intorno a pochi familiari, sempre loro.

‘Un Natale diverso’ lo ricorderanno perché è stato zitto, silenzioso, passato quasi in sordina rispetto alle caciarone giornate degli anni passati.

‘Un Natale diverso’, speriamo sia diverso da quelli che verranno.

sabato 19 dicembre 2020

AS SIMPLE AS THAT

Tra le chiacchiere allungate di un sabato mattina, in cui la microba e XX si raccontano un po’.

‘Per fare la scheda bio-bibliografica di Pascoli, abbiamo unito i banchi. È stato stranissimo. Sai che il banco, unito agli altri, sembra molto più grande?’

La sottile metafora della bellezza dello stare insieme. 

martedì 15 dicembre 2020

COME SE FOSSE UNO SPEED DATE

I colloqui con i professori sono affare delicato. Delicato perché non sai mai come è il galateo di quella scuola, di quella classe: si chiede un colloquio a tutti gli insegnanti per conoscersi? Non si chiede per nulla ché tanto se hanno qualcosa da dire ti chiamano loro?

XX oscilla tra una materna e femminile curiosità di conoscere le nuove figure di riferimento delle cucciole (praticamente di tutte e tre, dal momento che i cicli scolastici sono tutti nuovi, al netto di un paio di nomi noti del liceo) ed una sana e strumentale fiducia che tutto vada bene anche senza parlarsi. Così dei professori del ginnasio non ne conosce nemmeno uno, ma riesce ad entrare ai 'colloqui di massa' della scuola media. Per prenotarsi è stata fondamentale l'esperienza del black friday di Amazon, dei riflessi molto pronti, un wifi che funzioni e una sonora botta di fortuna. Quest'anno tutte queste cose sono successe e così, puntuale come un cucù svizzero, alle 17 di un nebbioso martedì surfa sull'app del registro elettronico, etra in un meeting virtuale e le compare davanti un maglione marrone. Il maglione appartiene al severo professore di italiano della microba, quello di cui non si sa molto salvo riconoscerne l'impronta dietro l'etimologia di antologia (da anthos, fiore, viene dal greco e significa scegliere i fiori più belli) mentre ci si lava i denti. Non male, in effetti, a undici anni. ebbene, il maglione parla, l'inquadratura è un po' quella che è, e dice meraviglie per dieci minuti. Poi i dieci minuti sono scaduti, si congeda per fare entrare l'altro genitore, magari lei lo conosce, sì è la mamma di Tim, ah d'accordo allora buon natale, Buon natale a lei.

Altro bottone, questa volta un po' refrattario al permettere l'ingresso nella prossima stanza virtuale. Questa volta compaiono dei ricci neri sopra ad occhiali neri e maglione nero. Un timido prof. di francese, che dice quasi nulla. Troppe poche ore, troppe classi, i voti sono buoni, il materiale lo porta, tutto ok. Senza la certezza che lui conosca veramente gli occhi microbi. Click, cornetta rossa, click, altro bottone. Niente capelli, questa volta, ma un viso sereno sullo sfondo di un monte di libri. Si tratta dell'indiscusso vincitore del gradimento tra gli insegnanti, il serafico prof di religione, quello che sa tantissime cose, le racconta e li entusiasma. Al punto che lei ha fatto carte false per partecipare alla lezione extra di greco, dedicata all’orientamento al liceo (lei è alle medie da dodici settimane, una buona parte delle quali trascorse in quarantena  a casa). Click, dieci minuti, altra stanza virtuale, ed ecco comparire alcune mensole di legno scuro sopra la testa di una rigorosa prof. di storia e geografia, che sembra severissima ma poi fanno i giochi geografici a squadre e la vicepreside li sgrida tutti, lei compresa. Click, altra virtual room, ed ecco apparire due cuffie enormi sopra ad un caschetto biondo della prof di arte, che dice che disegnare la rilassa, magari ascoltando qualcosa. 

Intanto che XX zompettava di virtual room in virtual room, sul registro elettronico compare una nota di matematica, perché la microba sembra che parli durante la verifica. Ricompare a casa con compiti di castigo. Bizzarro, vero, che la prof di matematica fosse l'unica non presente agli speed date?

lunedì 14 dicembre 2020

PETS

Lo sgarrupato Andrea, che continua ad accogliere la cucciola grande un week end si e l'altro anche e a portarla a saltare ostacoli a cavallo in tutta la bassa padana, ha regalato a YY un paio di bottiglie di vino delle vigne di famiglia. Si scopre che, accanto al vino, sembrerebbe esserci un'avviata produzione di miele.

'Ah, si avevano le api, quest'estate - ricorda la cavallerizza - ma non pensavo per il miele.'

'No, infatti, si tengono come animali da compagnia, le api...'

YY e la sua ironia.

venerdì 11 dicembre 2020

TE L’AVEVO CHIESTO, È VERO

È vero, gli anni scorsi te l'avevo chiesto, caro Babbo Natale. Ti avevo chiesto di alleggerire la pressione sugli eventi, le consegne, le mille grandi e piccole incombenze del mese di dicembre, che rendono la preparazione ad una festa di grande spiritualità nella realtà un frullatore a velocità massima da uscirne milkshake. Avevo scritto qualcosa su una 'segreta speranza che la frenesia del Natale, sviluppantesi in innumerevoli richieste  di partecipazione ad eventi e attività, si sbricioli in un assai più sano e salutare NULLA.'.

Ecco, non dicevo proprio così, come oggi. Come questo nulla di adesso in cui ogni contatto è inibito, ogni incontro scoraggiato, temuto, proibito. Come questa realtà non reale, in cui la scuola si fa a casa, l'arrampicata si fa a casa, la ricerca dei regali si fa a casa, la festa di compleanno si fa a casa. Come adesso, quando la stanchezza di queste distanze sta rendendo faticosi anche i timidi tentativi di ritrovarsi grazie alla tecnologia, croce e delizia del momento. Quella tecnologia che ci permette di rimanere 'connessi', ma se ci chiediamo connessi a che cosa, forse talvolta scopriamo delle connessioni di paglia, di etere, virtuali, tra le quali tuttavia qualche legame solido riemerge, magari sepolto dal tempo e dalla vita ma sempre, strenuamente forte.

Ecco, caro Babbo Natale, non dicevo proprio così. Oggi, pensa un po', mi sembrerebbe quasi di voler ritornare a correre sulla ruota del criceto, di voler rientrare a testa in giù nel frullatore ed uscirne  milkshake. Per noi, certo, che nell'età adulta abbiamo ormai una eredità di relazioni preziose da coltivare. Ma soprattutto per loro, i dieci-sedicenni di oggi. Loro, che sono in quel tempo sospeso dove pensi di sapere chi sei e chi sarai e poi all'improvviso non lo sai più, e allora gli amici di questo tempo, che vivono con loro questa altalena di consapevolezza, li aiutano a vedersi. A riconoscersi. A trovarsi. E invece loro continuano a non riconoscersi, non vedersi, non trovarsi, o a pensare di sapere qualcosa che un minuto dopo non sanno più.

Ecco, Babbo Natale, fallo per loro, per i dieci-sedicenni di oggi, perché si possano finalmente rivedere e rispecchiare negli occhi degli altri. Perché possano fare le loro prove di volo, e perché noi 'grandi' possiamo assisterli nelle loro partenze ed accoglierli nei ritorni. Perché a volare, oggi, non si impari soltanto al simulatore.


martedì 8 dicembre 2020

TUTTO, A PARTE

'Quindi dobbiamo pensare ad un po' di ricette per Natale. Avete preferenze??’

'Certo, mettiamo insieme la solita 'Squatriglia Peperini' - la squadra di tre aiuto-cuochi ormai specializzata nello riempire peperoni, ndr - Comunque posso fare anche altro.'

'Per esempio, che cosa sai fare?'

'Seguendo le ricette, so fare tutto. A parte gli origami.'

La cucciola di mezzo e la sua intelligenza geometrico/spaziale.


giovedì 3 dicembre 2020

TONDO

Mi piace compiere gli anni. Oggi però...oggi è un compleanno tondo che sembra pesare un po’ di più, come se la cifra pari, multipla di dieci, in sé richiedesse bilanci e valutazioni in cui non sono sicura di aver voglia di imbarcarmi. Così non lo faccio, nella consapevolezza che il lock down parziale in cui siamo potrebbe evitare confronti forzati.

Si festeggia la mattina, secondo la tradizione di casa, con una torta con candelina e i doni sulla sedia, scoperti a colazione. Mi pendono alle orecchie degli orecchini di lava d’Islanda, dono delle cucciole comprati durante le vacanze nei negozi prequentati insieme (che neppure Mata , non mi sono accorta di nulla) e conservati con cura da allora per l’occasione. Al dito un anello di famiglia carico di amore, quello del fidanzamento dei nonni, custodito con cura ed altrettanto amore dalla nonna MM e ricevuto per l’occasione tonda.

La giornata scorre tranquilla in una routine lavorativo-domestica consueta, finché all’ora di pranzo la sorpresa dell’amica più antica SJ mi dice che in realtà la giornata di oggi potrebbe non passare in sordina. Lei si presenta con una golosa torta al cioccolato e la ‘Rima della meraviglia’:

La meraviglia è un dono rotondo

che va e ritorna fra gli occhi e il mondo. 

Gli occhi la spargono di fiori e prati

e poi li guardano meravigliati.

Gli occhi la spalmano sopra le cose

e poi le trovano meravigliose.

La meraviglia sta in quello che guardi?

Oppure sta nei tuoi sguardi?

Sta nelle cose che vedi e tocchi?

O nelle mani e negli occhi?

La meraviglia è vicino e lontano

è a metà strada tra il fiore e la mano;

è nella prosa, è nella rima,

è nella rosa che viene prima.

È nel silenzio che viene dopo, 

nelle parole che non hanno scopo,

nella dolcezza dopo aver pianto,

nel fiato preso prima di un canto,

nel passo indietro prima del salto,

nell’uomo basso che guarda in alto,

nell’uomo alto che guarda altrove,

negli orizzonti del non si sa dove,

nel buio vivido dopo la luce.

È la vigilia di tutte le cose,

è la vendemmia di tutte le rose,

è questo mondo quando ci assomiglia,

la meraviglia.

Bruno Tognolini


Così comincio a pensare che no, la giornata difficilmente passerà in sordina.

Segue cena a base di burrito messicani, programmati per tempo da YY che fa cuocere fagioli da giorni.

Bene, penso che così la giornata stia per terminare, dopo cena solita doccia, un libro, riposo. Invece.

Invece (ancora da acclarare se la scusa fosse davvero una scusa o la realtà), la microba non ha ancora studiato geografia. ‘Studiamo insieme? Dai, facciamo in fretta...’ ‘Mmhhh...a quest’ora? Non avevi detto di aver finito?’

Dopo i venti minuti a base di fasce climatiche, finalmente veniamo richiamate in comunità. E...

SORPRESAAAA

In soggiorno si apre un pc con molte finestrine da cui sbucano gli amici di sempre, quelli antichi, antichissimi e più moderni. Compare un barbutissimo MrDan, SJ e suoi occhi che ridono dacché me la ricordo, la compagnia delle biciclettate dei tempi dell’università. Le persone grazie alle quali sono diventata chi sono.

Tutti con un bicchiere, una bottiglia etichettata per l’occasione ed inviata a ciascuno, dalle Marche alla Brianza al varesotto. Un brindisi con lo stesso vino, le etichette a ricordo di questa giornata. I ricordi delle risate di allora, qualche aggiornamento sui figli cresciuti e con ambizioni internazionali, i sorrisi e i legami di chi non deve dimostrare, ma soltanto essere e stare.

Uno tsunami di emozioni, di persone preziose tutte raccolte insieme in uno schermo troppo piccolo per vedersi bene.

Grazie. Grazie alle meravigliose persone speciali che YY, meravigliosa persona speciale, è riuscito a raccogliere intorno ad un bicchiere, moltiplicato per quindici, in tutta Italia.

Altro che compleanno in sordina.


domenica 29 novembre 2020

LE HO TELEFONATO

La cucciola di mezzo, in trance pasticciera, è al supermercato di zona alla ricerca di ingredienti esotici. Quando YY scopre che la lista della spesa, integrata da un’ottimista sta XX, si è arricchita di paccottiglia ingombrante (e.g. 4 panettoni), si offre di andarle incontro per il trasloco della spesa stessa.

Ecco il racconto delle comunicazioni intercorse:

‘Le ho telefonato per sapere a che punto fosse, ma figurati...’

‘NON ERO IN CONDIZIONE DI RISPONDERE.’

‘Ma avevi sentito?’

‘No.’

martedì 24 novembre 2020

I RACCONTI (ASCIUTTI) DI SCUOLA

‘Comunque il prof. ci ha detto che Neville Paciock di Harry Potter si chiama O’Connor, in inglese. Paciock sta meglio.’

‘State facendo Harry Potter in inglese.’ A XX sembrava una bellissima idea.

‘No, in latino. A lui piace. Poi ci ha anche parlato del Signore degli Anelli.’ Che cosa non ci si inventa per tenere svegli dei sedicenni in dad.

‘È un amante del fantasy?’

‘Boh, pare. Fa anche la settimana enigmistica’

‘Quella non è fantasy.’

No, in effetti...e poi:

‘Comunque - altra cucciola, stesso incipit pre-adolescente - la teacher di inglese è simpaticissima. Adesso sa anche come mi chiamo.

‘E come ti chiama?’

‘Microba.’

‘E prima come ti chiamava?’

‘Tu.’

venerdì 20 novembre 2020

LA GIORNATA DEI BAMBINI

Oggi è la giornata dei diritti dei bambini. Ho qualche ricordo della deliziosa maestra Lil che a te, cucciola grande, e a te, microba, ha parlato di che cos'è un diritto, di quali sono i diritti inalienabili dei bambini e vi ha chiesto di riflettere su quale diritto davvero fosse indispensabile, per voi. Avete delle meravigliose magliette della scuola che rivendicano il ‘diritto a sporcarsi’, sottile metafora di un più generale diritto a essere bambini. 

E allora, in ricordo di tutti i messaggi, disegni, doni di varie fogge che sono arrivati negli anni in occasione della festa della mamma e della festa del papà, ecco una letterina per la vostra festa.

È vero, per alcune di voi ‘la giornata dei bambini’ sarà considerata non pertinente, assumendo che vi ritenete fuori dall'infanzia. È vero, siete (quasi) tutte in quello stato di mezzo, quando si sta costruendo la persona che sarete. Allora perché non partire dalle bambine che siete state, e che a tratti siete ancora? In un mix di caratteristiche, vediamo quelle in cui vi rispecchiate di più.

Siete state, siete e probabilmente sarete determinate, affettuose, meno affettuose, puntigliose, curiose, intelligenti, empatiche, solitarie, creative, socievoli, allegre, sorridenti, meno sorridenti, profonde, ‘tuned in’ con la natura, in comunicazione con gli animali, in comunicazione con gli altri, silenziose, non silenziose, agili, sportive, pigre, generose, organizzate, meno organizzate, studiose, competenti (a parte la geografia e un paio di altri dettagliucci di cultura generale...), entusiaste, attente, osservatrici, meno osservatrici, riservate, caciarone e un sacco di altre cose.

Magari potreste trovare voi le parole che vi descrivono meglio, soprattutto in questo momento di ponte tra l’infanzia e la non più infanzia - anche se ho l’ambizione di pensare che una parte dei bambini che siamo stati sarà sempre in noi. 

Così in questa festa di voi, mi piace lasciarci una riflessione su quanto siamo parole: Alberto Pellai scrive : ‘Le parole costruiscono il mondo. Anche se non hanno materia, danno materia. Sono ponti. Ci cammini sopra e vai dall'altra parte. Ti portano là dove si trova chi le ascolta. Trasformano te e lui in noi. Possono però anche distruggere. Allora sono pugnali che infilzano il cuore. E tutto sanguina. Noi siamo le parole che ci sono state dette quando ancora non sapevamo dirle noi stessi. Noi siamo anche le parole che impariamo a dire a noi stessi. Soprattutto siamo le parole che scegliamo di dire agli altri. Le parole sono una grande responsabilità che ci è assegnata. Sono ciò che ci rende umani.’

Con queste brevi, incisive frasi spero che potremo trovare sempre le parole, questi fili immateriali che creano connessioni, possono generare ponti o distanze, e che insieme sapremo sceglierle, cesellarle al meglio.

Le nostre parole, per costruire il mondo.

Vi abbraccio, ragazze, in questa vostra giornata un po’ speciale.

mercoledì 18 novembre 2020

NETTUNO

‘Nettuno è il dio di mari, dei venti e dei porcellini’.

Quando procellisque viene letto porcellisque.

By cucciola di mezzo.

domenica 8 novembre 2020

LA GEOGRAFIA

Sarà stata la didattica a distanza, le consegne forse non perfettamente esplicite sul numero delle pagine da studiare, dei temi forse non propriamente appassionanti per se. Insomma, XX ripassa geografia con la microba. E ad un certo punto il libro parla di ‘morfologia del territorio’. ‘È sostanzialmente la forma del territorio’. Spiega. ‘Ah, quindi...FORMOLOGIA’.

Sempre più futuro nel naming.  

sabato 7 novembre 2020

I TUOI SEDICI ANNI

Sedici anni, oggi. Potrei ripensare a quella mattina presto di sedici anni fa, quando sei arrivata inattesa, come tante delle tue cose sono arrivate inattese. Questa giornata invece è un segno. È il segno di questo tempo sospeso, chiuso tra le mura di casa - più facilmente dalle geometrie oblique e limitate della tua stanza, da cui esci di rado - con la finestra virtuale sul mondo, sugli altri, che del mondo e degli altri racconta non abbastanza. 

Ne abbiamo parlato un pochino, di questo tempo (il fluire delle tue parole rimane sempre piuttosto essenziale, in un’eredità che non posso non ricondurre alle parole essenziali di YY), ho capito che sei resiliente, non per dote ma per necessità. ‘Me ne sono fatta una ragione’, hai detto. Della didattica a distanza, del non potersi vedere ed ed abbracciare e raccontare fitto con le amiche (talvolta perfino la tua essenzialità viene meno), del non arrampicare, non andare a cavallo, non uscire se non in quei pranzi brevissimi e clandestini alla ‘Taverna della nonna’. Te ne sei fatta una ragione, la resilienza è piena di proverbi: di necessità virtù, e allora via a cercare tutti i lati positivi del tempo chiuso: si guadagna una mezz’ora buona di sonno ogni mattina, niente spostamenti, tempo risparmiato. 

Eppure. Eppure il mio cuore si stringe, a pensare che a sedici anni si cresce e la personalità si forgia anche, se non soprattutto, grazie alle interazioni con i pari. La musica scelta durante l’adolescenza sarà quella che rimane più profondamente nei nostri cuori, e talvolta la scegliamo o impariamo ad apprezzarla per un ascolto casuale dal compagno di banco. Così come tanti altri aspetti della personalità in formazione.

Così, da genitori, non sappiamo bene come fare, e forse non si deve neppure fare niente, perché i tuoi genitori, oggi, rappresentano gli antagonisti. E sono invece i compagni, gli amici, i pari o i leader che scegli (me ne vengono in mente un paio e la dama bianca è in cima alla lista) a crescere con te e in te.

Insomma, in un compleanno chiuso mi vorrei stringere a te, ma forse è invece di spazio che hai bisogno. Di quello spazio fisico che non si riesce ad avere, di quello spazio privato indispensabile alla tua età ed invece popolato dagli altri Noiquattro, anche loro chiusi nella stessa casa. Siamo fortunati, ad averci. E ad avere una casa con qualche spaziuccio ognuno il suo, anche se ci si sente attraverso i muri e ci si indovina attraverso le porte. Così siamo stati vicini ma non troppo e tu hai sorriso, ritrovando (forse) una famiglia che cerca di fare il meglio e in cui ogni tanto, in questa novella reclusione, sembra troppo stretto stare.

Buon compleanno chiuso, cucciola grande. Che sia chiuso soltanto per poco e che il tuo cuore sappia restare aperto al mondo.


giovedì 29 ottobre 2020

I RITORNI

Sono finiti i quattordici giorni di isolamento microbo e di tutta la sua nuova classe. Oggi è il giorno in cui si torna a scuola, e non si capisce se la liberazione genera più entusiasmo, preoccupazione o un minestrone di emozioni difficili da sbrogliare. Probabilmente quest’ultima.

La microba roba esce puntuale e aspetta il consueto gruppo di amici. La sera racconta che:

  • la prof di mate era agitata come sempre
  • la mascherina la si tiene SEMPRE
  • è venuto un papà dottore simpaticissimo a spiegare molte cose sul Covid, si è capito che: ‘Chi guarisce riesce a mettere tanti cappuccetti sugli spilli del virus. E poi in Russia hanno preso un pezzo di virus, ma dentro, e l’hanno dato ai volontari che hanno costruito i cappuccetti anche senza aver avuto il virus, così se lo prendono hanno già i cappuccetti pronti, il corpo ha imparato e si ricorda, e loro non si ammalano. Questo è il vaccino. Però quando sarà pronto noi bambini non saremo vaccinati, prima vengono i medici e le forze dell’ordine, poi i nonni e i genitori. E i bambini non c’è bisogno perché se l’80% delle persone è vaccinato, siamo tutti protetti.’
  • finalmente si può pranzare dalla nonna
  • appena possibile via, tutti al parco (quindi forse sì, la fine dell’isolamento microbo è stata un sollievo)
  • ‘Pensa che al parco ho incontrato Liz.’ - chi? - Liz, l’indimenticabile maestra di sostegno di circa un mese di quinta elementare, quella con cui suonavano di tutto e che faceva fare ginnastica davvero, con un sacco di risate. ‘Pensa, mi ha riconosciuto con il casco e la mascherina e la bicicletta. Sai che il suo piccolino è in classe, in prima con Lil? Era contenta.’

Liz, una maestra giovane, di quelle davvero motivate che dovrebbero clonare in quantità industriali, che oltre un anno dopo aver lasciato dei bimbi che ha conosciuto solo qualche settimana, in tempo di lockdown duro, li riconosce anche tutti bardati (di casco mascherina e bici) e una spanna più alti e si racconta, testimone di una continuità preziosa, che dice loro della loro maestra Lil, alle prese con i piccolini tra cui suo figlio, e della serenità che questo genera nei loro cuori.

mercoledì 28 ottobre 2020

STAVOLTA UNA SCOPA, DUE PACCHI DI RISO E UN ELASTICO. NO SEDIE PIEGHEVOLI

E anche questa sera la casa risuona di profondi ‘Dai forza decisi, non mollo. Non vi vedo. Adesso si, Squit, non fare finta. Tiro. Non mollo, forza.”

Lei ha una cuffia, naturalmente bianca, enorme intorno alle orecchie. Vede gli arrampicatori piccini nelle finestrelle del pc, ride e conta il tempo degli esercizi di una ginnastica pensata apposta, con una cura che commuove. Loro, le cucciole, al posto del riso hanno il latte di riso (a casa Noicinque non erano disponibili sei pacchi di riso per le sei mani cucciole), opportunamente frullato dagli esercizi, lo shakerano anche facendo gli addominali.

Lux ammette qualche variazione degli attrezzi, dunque ok anche la polenta, i litri di latte e qualsiasi pacco che pesi un kg e possa essere tenuto con una mano. Loro si arrampicano sotto i tavoli, roteano manici di scopa, sudano e ridono. Finché dal computer microbo risuona una voce: ‘Lux! Mi si é aperta la farina!’.


lunedì 26 ottobre 2020

UN PIATTO, UNA SCATOLA DI PISELLI, UNA SEDIA

Da Lux a XX:

‘Heilà, ma se mi invento una lezione di ginnastica per arrampicata? Appuntamento il lunedí (oggi) alla solita ora’

Così, ça va sans dire, sulla fiducia in una mattina di didattica a distanza, XX risponde con un entusiastico SIIII. E all’ora stabilita, sulla stessa piattaforma che usa la scuola, ecco la dama bianca Lux e la sua voce stentorea che rimbalza nei due computer e sulle sei gambe cucciole collegati in casa Noicinque.

‘Allora, vi servono un piatto, una scatola di piselli, una sedia. Via, correre.’

Così comincia un’ora di risate, fatica, esercizi intensi e creativi, di squat e piatti che girano, qualche scatola cade (spesso), loro di divertono, Lux non perde la capacità di motivarle e a tutti sembra una luce brillante nel buio di queste giornate. 

Grazie, Lux, per la ginnastica dell’arrampicata fatta in una buia serata di un lunedì di lockdown. Sei una meraviglia.

giovedì 22 ottobre 2020

GIORNO 7

È circa metà mattina, scendo a farmi un caffè e sbircio dietro la tua porta, da cui ti immagino impegnata nella maratona delle sei ore di didattica a distanza in quarantena. Ti scopro acciambellata nella poltrona senza forma verde e viola, le cuffie alle orecchie, assorta nella lettura di un topolino e con il computer davanti. Sbircio e nello schermo ci trovo gli occhiali dell’immancabile Potts. Al mio sguardo interrogativo con sopracciglio alzato, spieghi: è l’intervallo. Lo fate insieme, con chi non è uscito dalla classe virtuale, ognuno a coltivare il proprio relax (il tuo fumetto parla chiaro). 

Non ci rivediamo per il resto della giornata (le tue ore lunghe e le mie lunghe ore di impegno dietro uno schermo), a parte qualche blitz che fai, di cui non sempre mi accorgo, mettendo il naso dentro la mia porta. Facilmente sono in una delle innumerevoli call della giornata (ci ostiniamo a pensare che siamo molto efficienti, non sono per nulla sicura che sia così), e a mo’ di lettera anonima mi fai scivolare dei messaggi sotto la porta. Un acquarello di una balena con le costellazioni fedelmente riprodotte, un segnalibro, messaggi e doni vari.

Così, in questo nuovo lockdown di fatto, ci mandiamo messaggi di affetto attraverso le porte chiuse. Ma sotto quelle porte ci passa moltissimo.

venerdì 16 ottobre 2020

E TU

È il tuo primo giorno di isolamento fiduciario. Che vuol dire che la comunità e le autorità sanitarie hanno fiducia in te, si fidano e contano su di te e sui tuoi amici per fermare l’avanzata di questo virus.

Tu ti alzi presto, quasi come per andare a scuola, traccheggi un po’ dopo la colazione, leggucchi qualcosa intanto che noi lavoriamo, pranziamo tardi per impegni non tuoi (aspetti fino alle due, in effetti, prima di ritrovarti un piatto di risotto riscaldato in tavola). Poi ti ingegni, vi ingegnate, videochiami l’altrettanto isolato Potts e giocate insieme. A fare le costruzioni, ognuno sul suo pavimento, ma insieme, commentando le architetture e le complessità. Giocate insieme tutto il pomeriggio, non parlate sempre, ma siete lì uno per l’altro, quasi foste nella stessa casa. Mi commuove la ruvidezza di quel “quasi”, la tenerezza e la naturalità con cui riuscite a stare insieme anche isolati, l’entusiasmo con cui, sempre in videochiamata, vi fate ciao dal balcone, pur non vicinissimo.

E ti si legge negli occhi e nel cuore la forza della resilienza, la capacità di attraversare la paura - salgono al buio, le paure, al momento di addormentarsi quando ricompari con le lacrime segno della complessità di questo tempo: ‘Ho paura di prendere il Covid’.

Anche a noi fa paura, questo tempo. E non soltanto in Covid, ma l’isolamento che genera, e che tu stai attraversando con grande forza. Anche a noi fa paura, il Covid. Ma non sei da sola. E se dovesse succedere che qualcuno si ammali (ti senti il candidato prescelto, in questo momento, proprio perché a scuola qualcuno era ammalato), ecco, lo attraversiamo insieme. Non da soli. E senza sensi di colpa.

giovedì 15 ottobre 2020

E, AD UN CERTO PUNTO, ARRIVA

Un po’ ce lo si aspettava tutti. Che con l’autunno, l’inizio delle scuole, i mezzi pubblici quasi pieni, lo sport, la vita che riprende, l’entusiasmo di riprendersela, sarebbe successo. Però quando, alle otto di sera, arriva la telefonata della mamma di Potts.’Ciao XX, velocissima: nella classe di Potts e della microba c’è un caso positivo di covid. Domani non vanno a scuola e poi aspettiamo indicazioni del servizio sanitario’, la consapevolezza deflagra in tutta la sua feroce realtà. La consapevolezza di una malattia che non è più solo sentita in tv, a cui stiamo attenti ma che non ci ha ancora toccato da vicino. Nella sua classe, però, ora. Abbastanza vicino, in effetti.

La microba è un po’ spaventata, si sospetta per un immediato pensiero ai pranzi alla ‘Taverna della nonna’ e la necessità di salvaguardare la nonna MM, che lei frequenta con gioia - e rigore, mascherina per tutti - a pranzo e nei prolungati dopopranzo di attività insieme, per lo più a base di giardinaggio, cucito e altre meraviglie. Più tardi, il fatto di togliere la sveglia per il giorno dopo, godere di un insperato giorno di vacanza, la consapevolezza che è proprio restando a casa in isolamento fiduciario che lei fa parte dell’esercito anti-covid e diventa quasi un’eroina sembrano aver portato un po’ di tranquillità in questa serata di iniziale smarrimento.

Domani si rimane a casa, e questo sarà facilmente per la settimana successiva. Non si sa bene quale sia l’impatto: tampone si, tampone no e chi lo decide. Didattica a distanza, forse, a partire da quando. I familiari?

Qualche certezza, invece, c’è già. La prima è che la Cresima, prevista tra due giorni, salterà gambe all’aria. Pare sia escluso la si possa celebrare in modalità SAD (sacramento a distanza), ma una parziale soluzione pare essere la possibilità che tutti i sacerdoti, e non soltanto il vescovo, la possano celebrare. Magari è solo rimandata di un paio di settimane. Nel frattempo si assiste alla riconfigurazione di un week end oggettivamente denso denso, in cui la cucciola grande aveva rinunciato alle gare regionali di cavallo causa Cresima, che non ci sarà lei ancora non si capacita (‘Stai scherzando, vero?’ Alla notizia dell’isolamento microbo.) La cucciola di mezzo ha il sabato e la domenica entrambi impegnati dall’esame di inglese, il campus di pallavolo e chissà che altro, tutto in attesa di capire se e come le procedure anti-covid impatteranno la fitta programmazione.

La microba chatta con le compagne ammalate, gioca serena e va a dormire, forse un po’ meno spaventata. Risulta chiaro come questa pandemia sia argomento dei giovani, rei ragazzi, dei bambini a cui si è chiesto e si chiede un senso di responsabilità profondissimo.

lunedì 5 ottobre 2020

IL CURRICLUM

Si chiacchiera del finalmente arrivato nuovo prof di latino e greco della cucciola grande. Googlato, come ormai è costume, da ragazzi e genitori.

‘Comunque il curriculum del nuovo prof è di tutto rispetto.’

‘Aspetta - intervento microbo - il curriculum è...l’elenco dei tuoi talenti?’

giovedì 1 ottobre 2020

UN GIORNO DI FESTA

Ti presenti all’alba sorridente con i denti grandi e il sorriso arricciato a raccogliere i nostri abbracci stretti di buon compleanno. Saltelli gioiosa di sorella in sorella, di candelina in candelina. Scarti con cura i tuoi doni, gli occhi brillanti ad ogni nuovo piccolo o grande oggetto del desiderio. E poi via, suona il citofono e sparisci con i tuoi amici a vivere la tua giornata di festa.

Ti rivedo soltanto a pomeriggio inoltrato, quando ti trovo con Potts a ritagliare ed incollare un compito per domani, entrambi diligenti con la mascherina a raccontarvi di voi. Poi Potts sparisce e ritorna, si ferma a cena, i posti riorganizzati secondo una supposta prossimità meno rischiosa. A tavola le sorelle tengono banco con le novità della giornata ‘abbiamo fatto i casi di latino: nominativo, qualificativo...’. Si, magari li rileggiamo. E vi provate la grandezza delle mani con Potts, le mani senza contatto, in un’attenzione e una resilienza a questo nuovo tempo di distanze che è commovente. Potts ti regala le caramelle più gommose da pescare con una palettina rossa, vi salutate come parti di uno stesso cuore, chiami le nonne nell’alternativa alla merenda tutti insieme, che oggi non si può fare. Così raccogli, forte della tua forza con la tecnologia, le nonne e la zia in una multicall - ci si vede sempre con qualcuno a testa in giù, ma pazienza; sfrutti la nuova cuffia wireless per mantenere la conversazione privata, confermi l’orario di nascita con caparbia precisione alle nonne che vorrebbero saperlo meglio di te e, finalmente, riposi in questa tua dimensione sempre più grande, sempre più tua.

Non prima di aver dato istruzioni precise su come uscire dalla chiamata.

‘ALLORA: toccate lo schermo. Compare una cornetta rossa? Bene. Schiacciatela.’

Cornetta rossa. Click.

mercoledì 30 settembre 2020

LA SERA PRIMA

Fervono i preparativi, qualcuno sta (di nuovo!) per compiere gli anni. E questa volta non basteranno più nemmeno due mani ad indicarli, si passa oltre la decina. Può, una microba, avere già undici anni? Eppure. In una di quelle serate dove non si sa chi c’è e ci si dimentica della cena di una cucciola grande in temporanea trasferta di qualche ora ‘a muovere i cavalli’, YY si appresta alle procedure Covid pre-allenamento, XX improvvisa una torta vegana su ricetta della festeggiata.

Le sorelle si presentano con pacchetti decorati di origami, scatole impacchettate da lunghe mani mancine che sono meravigliose ma i pacchetti vengono così, le parole colorate con il nome microbo e, negli occhi e nel cuore di tutti, l’attesa di quella gioia che domani sarà il ‘suo’ giorno, il giorno microbo undicenne.

Nel frattempo, la torta è cotta e sotto la sua sedia c’è una massa enorme di doni, che aspettano la sua gioia.

venerdì 25 settembre 2020

COME L’ACQUA TRA LE DITA

Frequenti la scuola media da due settimane, quasi. E in queste due settimane è successo. È successo che da pulcino di casa tu ti stia trasformando nella meravigliosa creatura indipendentemente che stringe le sue relazioni e cammina la sua strada. A parte lo shock iniziale della nuova prof. di matematica, personaggio celebre e storico delle cronache scolastiche, che ti ha assegnato una ricerca sul coronavirus il secondo giorno e per la quale ti sei parecchio offesa; concluse le schermaglie e trovato un modo di stare anche con la nuova autorità, sei andata. Andata al parco con gli amici, ne hai trascinato qualcuno a casa citofonando alla vecchia maniera, fai dei capannelli di bici in questo tiepido inizio di autunno, chiami, scrivi e chiacchieri serena con i tuoi pari. Chiedi il permesso  per questa nuova libertà, ma non sempre ‘Tanto mi dite sempre di sì.’ - non abituarti, che potrebbe venirci la tentazione di dire di no solo per rompere la tua statistica. Stai andando da noi, sfuggita, come l’acqua tra le dita. Come l’acqua che sceglie i percorsi più inaspettati per arrivare al mare.
Buon mare, microba mia.

giovedì 17 settembre 2020

LE SCIENZE E LA FILOSOFIA

Sono iniziate le schermaglie scolastiche con un sacco di cose da fare: provare la febbre, la mascherina, niente intervallo in corridoio, percorsi definiti, niente assembramenti. In più, in casa si discute di una ricerca sul Covid prontamente assegnata alla microba, che considrera la consegna di una ricerca data il secondo giorno di scuola un fiero affronto alla sua libertà.

“Quindi l’ingresso del virus può avvenire da bocca, naso e occhi. Ma anche dalle orecchie? Ah, no, lì c’è il cerume.”

E poi si discute, sempre con lei, di filosofia: le sorelle raccontano di nuove materie del liceo, lei chiede che cos’è la filosofia. La cucciola di mezzo inscena una rappresentazione, XX sorride e racconta di Aristotele e il suo sillogismo. Le sorelle sapute sostengono che fosse un matematico, piuttosto. XX tenta di raccontare che le differenze erano molto sottili e molti filosofi erano matematici, e viceversa, ma la frase esce lenta: ‘Filosofi e matematici erano...’ ‘AMICI’. La microba visione del mondo amiciziocentrica.

I CALABRONI, IL LUCIDALABBRA E LE PROVE DI OUTFIT

E così è arrivato anche il primo giorno. La microba compare all’alba, con tre ore di anticipo sulla tabella di marcia. Sa, forse, che cosa la aspetta. O almeno sa che i suoi desideri di classe e di amici sono stati esauditi, complice la trasparenza di internet e del registro elettronico e di qualche curioso che è andato a sbirciare la sera prima. Si veste composta, jeans e polo, si presenta con uno zaino enorme e semivuoto e una grande curiosità. Siccome XX - il genitore prescelto per questa attività attorno al primo giorno di scuola - è incastrata in una delle mille call della giornata fino alle 9.30, lei esce con i suoi amici, così, per stare insieme un po’. Si riscoprono più alti, con i capelli più lunghi, i pantaloni più corti e i denti più grandi. Si raccontano di aspettative, e quando finalmente si apre il cancello a fare compagnia alla sedia di XX è un nido di calabroni che la distrae dall’eccesso di commozione. La classe microba è la prima ad essere chiamata, lei l’ultima dell’alfabeto. Scatta come Bolt, raggiunge il gruppo e sparisce, sotto lo sguardo severo del nuovo prof di italiano, quello della cui competenza e severità sono piene le cronache scolastiche.

Buon futuro, microba.

Nel frattempo, a casa Noicinque, arriva anche l’ora della cucciola grande. Non si vestiva prima di mezzogiorno da mesi, a parte in viaggio, e dichiarava di stare benissimo in pigiama. Al momento di uscire, però, spunta un inedito lucidalabbra a raccontare di una voglia forte di stare insieme. 

Tutto rimandato invece per la scuola di mezzo, la cui giornata è dedicata alla scelta dell’outfit insieme alle amiche, dalle quali si presenta con uno zaino che scoppia e che contiene l’intero guardaroba. 


domenica 13 settembre 2020

LA VIGILIA

Una vigilia, tre modi profondamente diversi di viverla. Una vigilia del rientro a scuola, dopo innumerevoli settimane di lockdown totale, parziale, dopo il tempo della noia, le vacanze contingentate e i viaggi internazionali.

La scuola, quel posto speciale che speriamo contribuisca a formare le vostre giovani e avide menti senza dimenticare i vostri giovani cuori pulsanti, riapre domani. In realtà per te, cucciola di mezzo, questa è l’anti-vigilia, perchè quelli del primo anno vengono accolti a scuola solo dal secondo giorno, nella speranza che tutti gli altri abbiano già capito dove andare e si evitino gli assembramenti di chi si perde, chi non sa da dove entrare e chi ha dimenticato dov’è la sua classe (è possibile anche questo, basta chiedere alla tua sorella grande).

Così domani fai le prove della sveglia, chissà se funziona ancora dopo tanti mesi, chissà se sei ancora capace di impostarla. Fai programmi con le tue amiche, quelle con cui sei finita in classe, sulla fiducia della parola di una di loro e speriamo che il Covid non abbia stravolto troppo le carte in tavola. Domani non andrai ancora a scuola, hai preparato uno zaino pieno di vestiti per discutere con le amiche l’outfit del primo giorno. Hai pianificato la colazione insieme, martedì, con il classico anticipo di cinquanta minuti.

Che ti sia favorevole questo vento.

E tu, microba? Che fino all’ultimo momento utile non hai deciso quale genitore volevi al tuo fianco (entrambi, abbiamo l’ambizione di sperare), la scelta caduta su XX solo per un contrappeso che riguarda una certa assenza per tuo compleanno, ne parleremo. Si attende con ansia l’accoglienza e l’annuncio delle classi ma si sa, internet è potente e qualcuno scopre che i nomi sul registro elettronico sono già stati abbinati alle classi. E così pare proprio che sia primaA, la classe richiesta. In più, sembra che la solerte nuova prof di inglese abbia già mandato gli inviti sulla classe digitale. Così addio sorpresa, ma forse la notte sarà più serena.

E poi ci sei tu, cucciola grande. Tu che pagheresti per continuare a fare le lezioni di greco in pigiama, anche se il professore è nuovo e non si sa chi è. Tu che staresti nella tana sempre, salvo poi girellare fuori casa con alcune compagne- ne parli talmente poco che non sappiamo neppure i loro nomi, e ripresentarti sorridente per cena. Tu che riconosci che il turno di entrata delle dieci porta via un sacco di tempo ma poi metti la sveglia alle nove, e passi la serata ad acconciare i capelli, lunghi come mai prima, con attrezzi di cui ignoro funzione ed effetto.

Buona vigilia, ragazze.

sabato 12 settembre 2020

CIAO, QUINTABÌ

Ciao Mitica Quintabì!

Pensavo di mandarvi un vocale ma c'ho ripensato perché magari poi mi emoziono e la mia voce tremante non è un granché!

Ci siamo.

Domani si parte per un altro viaggio. Sia io che voi ci tufferemo in un mare sconosciuto ma ricco di chissà quante sorprese...!

Sarà un nuovo inizio talmente "strano" e particolare che quasi quasi, ci porta a dire con positività:" che unicità che stiamo vivendo!" 

So che aleggia un po' di timore. Spaventa sempre nuotare in nuove acque. Ma avete menti, braccia e gambe che vi permetteranno di non perdere la meta e semmai doveste disorientarvi, ricordatevi che avete  dei genitori o dei professori che vi guideranno per immettervi verso la giusta via...

Io ci sarò sempre per voi.

Con un sorriso

Con un abbraccio 

Con una parola di incoraggiamento

Oggi, l'augurio che vi faccio è quello di essere semplicemente VOI STESSI.

Così unici. Così veri. Così gioiosi 

Le mascherine non vi toglieranno l'entusiasmo e la curiosità.Ne sono certa.So che saprete comunicare anche con lo sguardo. Tramite quegli occhi vispi e pieni di vita che per 5 anni hanno incrociato i miei.

Buon viaggio cari talenti della Quintabì.

Applausi vincenti per tutti

Con affetto, la vostra maestra Lil

Il messaggio compare sulla chat di classe, che questa volta regala commozione e storia di un legame profondo.


domenica 6 settembre 2020

CHE BOTTA!!!

Appuntamento con la gioiosa mamma di Potts al parco, Potts e microba a giocare insieme. Il tempo di raccontarsi in due minuti, bere un sorso di vino ed ecco che ricompare Potts dicendo, ehm, la microba si è fatta male. ‘Dobbiamo venire?’ ‘Si, magari è meglio.’. Nel frattempo si osservano mamme in agitazione che procurano ghiaccio, il tam tam del quartiere completamente in allerta. La microba è sostanzialmente stata sbalzata fuori dalla nuova giostra che si avvita, è atterrata di faccia, si è rotta un labbro, ha il mento molto gonfio e sanguina copiosamente. Si è parecchio spaventata. A casa, con ghiaccio e fazzoletti, la guardia medica telefonica manda un’ambulanza. A YY e XX sembra quasi troppo, forse se la potevano cavare con qualche consiglio telefonico, invece arrivano tre soccorritori solerti ed e pratici.
‘Come ti chiami?’
‘Microba.’
‘Ciao Microba, io sono Luca. Raccontami che cosa è successo.’
E così, con la relazione diretta, si sono fatti spiegare la dinamica, le hanno misurato i parametri vitali, un brivido sulla ‘temperatura’ a 37.2C? Lei si tranquillizza, il labbro medicato sembra smettere di sanguinare e il mento sembra non aumentare ulteriormente di volume. ‘Allora, volete andare al pronto soccorso?’ ‘Magari passiamo la notte e vediamo come va’.
Intanto si era già preparata la borsa da ricovero overnight. Accompagnatore selezionato, YY. Quante cose da scegliere.

sabato 5 settembre 2020

PARENTAL EQUITY

Vita dura, quella dei presidi, di questi tempi. Le linee guida per la ripresa sono arrivate con colpevole ritardo dal ministero, si naviga a vista e i ragazzi non siedono nel loro banco da ormai sette mesi. Vita ancora più dura quella del preside della nuova scuola della microba, tutto nuovo anche lui. Si è insediato il primo settembre e deve garantire la ripresa di una scuola materna, due elementari e una media per un totale di oltre mille ragazzi. Così la prima comunicazione che arriva è dalla vicepreside che spiega che le nuove classi saranno annunciate in giardino, nel meraviglioso ed enorme giardino che costeggia il parco. Ingresso aperto da una mezz’oretta prima per evitare assembramenti, UN SOLO genitore ammesso ad accompagnare le crisalidi che si affacciano alla prima media. Il messaggio si legge pubblico in famiglia Noicinque, la microba commenta: “Mmhh, quante cose devo scegliere. Anche se mi accompagna la mamma o il papà.”
Risultato della parental equity: accomplished! Quando non si da per scontato che quelle cose di accompagnamento emotivo le fai per forza con la mamma, perché entrambi i tuoi genitori sono abili e arruolati per farlo, come quando a cinque anni e con una frattura scomposta al piede la stessa microba ha scelto papà per stare con lei in ospedale la notte. Come quando, rarissimo, risuona nella notte, per un brutto sogno o perché si casca dal letto, il grido di aiuto ‘Papà!’ - forse perché nell’era pre-Covid erano molte le notti in cui XX era in trasferta, forse perché YY ha il sonno leggero e sente prima, forse, semplicemente, perché è giusto così.
E a YY il grande merito di aver scardinato, con garbo e naturalezza, il più grande stereotipo genitoriale.

mercoledì 2 settembre 2020

SONO TUA

È il momento di andare a dormire, mi arrampico sulla traballante scaletta per arrivare a darti un bacio.

‘Buonanotte, fai dei sogni bellissimi.’

‘Si. Sogno te.’

E così sono tua per sempre, Microba mia.

lunedì 24 agosto 2020

CIÒ CHE SONO

Ciò che sono, ciò che vorrei essere - il primo tema di mezzo del ginnasio, che arriva nelle mani di XX nel giorno del quattordicesimo compleanno di mezzo

All’apparenza chiunque potrebbe dire che sono una ragazza come tante altre, una nel gruppo. Eppure non è così. Infatti nessuno può dire con esattezza chi sono, perché, probabilmente, non lo so neanche io fino in fondo. Certo, so come sono fatta, sia fisicamente, sia caratterialmente, ma pensò che ognuno abbia dei lati nascosti, talvolta segreti anche a se stesso, che emergono solo con il passare degli anni. Per questo motivo a quattrodici anni non posso ancora sapere chi sono fino in fondo. Però posso sapere come vorrei essere, che cosa vorrei cambiare in me, difetti che riguardano il mio carattere che non vorrei avere. Perché caratterialmente ho molti difetti, alcuni che accetto, altri con i quali non riesco proprio a convivere. Non ho molta pazienza, mi arrabbio facilmente. Quando capita che qualcuno mi istighi o faccia qualcosa, anche involontariamente,, che mi irrita, non ci vedo più dalla rabbia. Molte volte non è che io mi arrabbi proprio, è che sono irritata e, quando sono in queste situazioni, non riesco a dire le cose con calma. Cosí succede che io risponda male, o che dica qualcosa molto bruscamente, e la persona con cui sto parlando molte volte si offende. Per questo vorrei poter essere meno irascibile.

Come seconda cosa, vorrei essere più estroversa, e riuscire a fidarmi delle persone che non conosco da molto tempo. Non è che io sia introversa o cose simili, è solo che a volte sento come se mi mancasse quel pizzico di fiducia per consolidare un rapporto. E così finisce molto spesso che le persone si stanchino di aspettare che io mi fidi completamente e se ne vadano. Non sto dicendo che sia colpa loro, però nemmeno mia.

Ovviamente questi non sono i miei unici difetti per quanto riguarda il mio carattere, ma sicuramente i miei due problemi più grandi.

In quanto a che cosa vorrò fare una volta adulta, non lo so ancora. Non lo so non perché non abbia idee o. On mi piaccia nessun mestiere, al contrario; ho troppe passioni e sogni che nella mia testa si confondono tra loro. Spero che con il tempo questo cambi e che io riesca a riordinare un po’ le cose nella mia mente.

Per ora non vorrei apportare nessun altro cambiamento a ciò che sono, al mio carattere e nemmeno al mio aspetto fisico. Perché posso non essere perfetta, ma sicuramente posso imparare a convivere con i miei difetti e ad accettarli.

venerdì 21 agosto 2020

MEGATTERE

La microba lo sa, che l’animale preferito di XX sono le balene, da quella volta in Canada quando per vederle è stata su un barchino nella nebbia per ore sentendone il canto, e all’ultimo secondo tre megattere sono spuntate accanto, ma proprio accanto alla barca e l’hanno accompagnata per un po’. Da quella volta le balene, le megattere in particolare, accompagnano il cuore di XX.
Succede che la baia di Skyalfand sia ‘terreno’ di alimentazione per le balene durante l’estate. Vengono qui a fare il pieno di energia prima di affrontare la migrazione verso acque più calde, dove accoppiarsi e dare alla luce i cuccioli. Dal piccolo paesino di Husavik, dunque, partono barchini e barchette alla ricerca dell’avvistamento dei grandi mammiferi marini.
Così la Big Family si imbarca sulla Nattafir, il capitano parla solo islandese e la guida è una ragazza spagnola che racconta di pinne e fanoni, di abitudini e migrazioni. Ti raccomandano di vestirti caldo, la Big Family ha tutti i bagagli addosso, ai ragazzi (che sorprendentemente in Islanda vengono considerati Covid-free in tutte le situazioni) si consegnano le tute calde e la barca dondolante e con il nome che ricorda un faraone egizio prende il largo, perlustrando la superficie del mare alla ricerca di qualche soffio.
E dopo poco eccoli, i soffi. Due, vicinissimi. La barca dondola, a tutto gas è sempre lentissima ma i soffi restano lí nei paraggi senza allontanarsi. Finché compare una coda orizzontale, la guida parla di ‘deep dive’ che durerà da cinque a sette minuti, XX si commuove, YY e il cuginone YY scattano foto a raffica con il teleobiettivo.
Le megattere ricompaiono un po’ più in là, una si chiama Jack, la si riconosce dal pattern della coda. Per le altre, si accettano suggerimenti.
Sbuffi, code, mare calmissimo e illuminato da un sole inedito, animali meravigliosi. Che gita.

mercoledì 19 agosto 2020

DALL’ESTREMO NULLA ALL’ESTREMO NORD

Una distesa di nulla attorno alle turf houses che hanno ospitato la Big Family questa notte, con simpatici volpacchiotti quasi domestici, una strada sterrata che prosegue verso le nubi e un paesaggio lunare.
Si sale nelle nubi e nella nebbia, in una landa scura resa ancor più surreale dalla visibilità limitata e a sprazzi, dal venti arrabbiato, dall’occhio che non vede e quando vede si perde nell’orizzonte della luna. Nessuno vive, ha mai vissuto o sembra avere ambizioni di vivere ovunque l’occhio arrivi a vedere.
Da questo estremo nulla, attraversando cascate tempestose, doppie e scintillanti, che parlano di troll e troll esse, attraversando Asbyrgi, l’anti teatro naturale dove uno degli zoccoli di Sleipnir, il cavallo di Odino a otto zampe, avrebbe toccato terra creano l’enorme depressione (in assenza si razionale condiviso dei geologi, che in effetti ancora manca, lo zoccolo di Sleipnir sembra essere la spiegazione più accettata dal locale), la  il Family arriva all’estremo Nord, la punta più settentrionale dell’Islanda. Qui, a Raufarhöfn, scoprono gli archi dell’articolo, una scultura moderna che indica i quattro punti cardinali che celebra proprio il circolo polare, nonostante si trovi ancora al di sotto. Si fa quel che si può.

martedì 18 agosto 2020

NEL NULLA

Un passo nelle nubi, nella nebbia e su una strada sterrata, che sale più del gran premio della montagna e sbuchi nei fiordi tempestosi, non ancora quelli dell’ovest ma anche questi dell’est in quanto a burrasca non scherzano.
Oggi si guida molto e si cammina meno, per arrivare sull’orlo del nulla, a Mordurfarm. Qui c’è, beh...il nulla. Un deserto dal paesaggio lunare dove si sono allenati gli astronauti del primo sbarco sulla luna. Così mentre Neil (Armstrong) e Buzz (Aldrin) si allenavano a stare in un paesaggio ‘moon-like’, il brillante marketing islandico capiva male il nome della missione dando vita all’ormai celebre marca di dolci ‘Appolo’ - storpiatura di Apollo 11.
Si, fa abbastanza ridere. Ma la liquirizia Appolo è buonissima.
La meraviglia di questa giornata è che la Big Family in questo nulla ci dorme davvero, alla Modrudalur farm, dove i muri delle case sono ricoperti da zolle di terra, il tetto pure e l’occhio e il cuore si perdono all’orizzonte. Un posto davvero magico, popolato da volpi artiche quasi domestiche e rivoli d’acqua arancione ferro, dove il terreno quando cammini cambia colore e il vento non lascia tregua. Un posto dove non ci sono limiti ai limiti.
Decisamente candidato ad essere uno dei posti del cuore del viaggio.

#2

La mattina comincia con una caccia al tesoro. Il tesoro: il secondo Covid test, quello da fare dopo cinque giorni. La comunicazione arriva barocca, in islandese e sotto, molto sotto, in inglese. Parla di un appuntamento da richiedere al telefono, senza dare numero di telefono. Si deve cercare il sito della sanità, quello sì solo in islandese, indovinare un indirizzo, presentarsi in anticipo, senza appuntamento, all’indirizzo c’è un cartello che ti manda alla porta accanto, da qui un altro indizio che ti rimanda alla casa rosa ‘across the street’. La casa rossa è marrone, davanti in attesa qualche timido turista che non è per nulla sicuro di essere al posto giusto. Ad un certo punto la porta si apre, l’uso delle mascherine è variegato, il bastoncino del test viene infilato nel naso come un fioretto che nemmeno la Vezzali alle Olimpiadi e dopo meno del previsto, tutti liberi di andare. ‘Non aspettatevi una risposta, se c’è qualcosa vi chiamiamo noi nei prossimi i due giorni’ - in poche parole, ‘Le faremo sapere.’
Il secondo Covid test, gentile (non necessariamente gradito, si veda l’emula della Vezzali di qualche attimo fa) omaggio del governo islandese, mette in realtà in luce alcuni aspetti non evidenti prima: la mancanza di organizzazione (si fa il meglio che si può, ma siamo sempre stati pochissimi, distanti e senza relazioni anche senza Covid), la mancanza di senso pratico - pare che le nuove regole chiedano ad ogni persona che entra sull’isola sei giorni di quarantena a proprie spese in struttura con bagno privato, non esattamente banale, l’accoglienza algida e distaccata.
Ma la Big Family sta viaggiano in una terra meravigliosa. 

domenica 16 agosto 2020

ACQUA IN SALSA ICEBERG

La landa desolata dell’inondazione che ha alluvionato 3 km quadrati in due ore, il delta di un fiume che passa qui e lí e là e dove vuole lui. La leggenda della chiesa risparmiata dall’eruzione (ma il villaggio no) quando il prete chiede agli abitanti di pregare perchè la lava non travolga villaggio e chiesa.
Il mistero del cimitero dei troll: una landa punteggiata di mucchietti di sassi a forma di piramide, incollati tra loro, in un punto dove di sassi non se ne trovano neppure uno. Si dice sia un cimitero di troll, secondo alcuni sono mucchietti fatti apposta da qualcuno che alimentano le credenze nel soprannaturale, così caratteristiche di queste terre. Peccato che di sassi intorno non c’è ne siano, e i mucchietti siano di sassi che non si muovono. Piuttosto misterioso.
La parola di oggi, però, è ghiacciaio. Dopo il primo, visto da vicino e popolato dai dissennatori, oggi è la giornata di Vatnajokull, il ghiacciaio più grande d’Islanda. Il quarto al mondo, esteso più della Svizzera, ha ampie lingue di ghiaccio che lambiscono la, diciamo, regione ‘abitata’. Così si pranza in fronte al ghiacciaio alla ricerca di geodi, e le tasche piene di sassi non è solo la canzone di Jovanotti, ma una faticosa realtà. Sassi colorati, speciali e con quarzi e cristalli, ma sempre sassi a riempire le tasche.
Una lingua di ghiaccio molto prossima al mare si allarga nella magica Glacier Lagoon Jokulsarlon, dove iceberg grandi e piccoli e di ogni forma e colore si staccano dal ghiacciaio e si tuffano in mare. La cucciola di mezzo surfa su un iceberg che si è provvisoriamente arenato sulla spiaggia, con documentazione fotografica che sembrerebbe un catalogo di Photoshop, se non fosse vera.
Tra gli iceberg nuotano le foche, che con il loro carpino caratteristico se ne infischiano della miriade di occhi umani che si trovano lì ad ammirare lo spettacolo e si tuffano placide nelle acque della laguna. Tra meravigliosi iceberg.

sabato 15 agosto 2020

OH THERE ONCE WAS A PUFFIN

Si comincia la giornata guardando dalla meravigliosa vetrata di una casetta nella nebbia, sotto casa due cavallini domestici, nutriti ad erba fresca dalla  microba che ha passato con loro ogni minuto libero.
Un’occhiata alle turf houses, quelle che devi sapere che sono lì perché con il tetto coperto di erba sembrano un anche loro un pezzo di montagna.
E poi via verso il primo ghiacciaio visto da vicino, Solheimdjokull, (parte del secondo ghiacciaio d’Islanda, Myrdalsjokull), dove il ghiaccio si mescola al nero della polvere vulcanica. Il ghiacciaio appare dalla nebbia, spinge un vento gelido che ricorda i dissennatori di quell’altra saga fantasy e in un batter d’occhio si arriva alla laguna. Il ghiaccio mescolato al nerissimo materiale vulcanico e all’azzurro degli iceberg, un paesaggio surreale e deserto, circondati da freddo e nebbia da pace e silenzio. Un mondo altro nel mondo.
Un altro mondo nel mondo è la landa attraversata, piatta e a perdita d’occhio, per andare a vedere la fusoliera dell’aereo americano precipitato nel 1963. La carcassa non ha un fascino particolare, ma la landa in cui è precipitato ricorda un deserto infinito, roccioso, piatto e liscio. Tanto che la microba, a cui scappava pipì, si è accucciata dietro il mucchio piú alto che a trovato: un ciuffetto d’erba di trenta centimetri.
Guida guida, ecco il mare. Ma non solo il mare, il mare punteggiato dalle falesie dei ‘Tre troll’, tre faraglioni appuntiti che si dice fossero tre troll venuti a pescare e pietrificati dal sole. Magari la questione ricorda qualcosa, sempre ai lettori di fantasy...
Le falesie ospitano miliardi di pulcinelle di mare che, dopo aver passato l’inverno in mare, tornano a terra per nidificare e accoppiarsi. Sono uccelletti timidi, con un becco che cambia colore a seconda della stagione, le ali che sbattono velocissime e una silhouette non proprio aerodinamica, anzi, piuttosto rotonda. Eppure queste palline di piume hanno il fascino della resistenza, la Big Family li vede sulle falesie, nell’erba, sotto il faro, in volo e posati, incuranti del vento e della nebbia. E torna alla memoria la filastrocca delle puffin canadesi, inseguite ma mai osservate dal vero. E che alla fine diventano vegetariane:
Oh, there once was a puffin,
just the shape of a muffin,
he lived on an island
in the bright, blue sea.
He ate little fishes
that were most delicious,
he had them for supper,
he had them for tea.
But the poor little puffin,
he couldn’t play nothing,
for he had anybody
to play with at all.
So he sat on an island
and cried for a while,
and he felt very lonely,
and he felt very small.
Then along came the fishes
and said: ‘If you wishes
you can have us as playmates,
instead that for tea.”
So they now play together
in all sort of whether,
and the puffin eats pancakes,
like you and like me.

Le falesie ricche di puffin affacciano una lunghissima spiaggia di sabbia nera, dove la nebbia, il vento e le onde tutti insieme concorrono a costruire un fascino molto speciale. Tanto speciale che si scrivono nomi sulla spiaggia, si fa la fila delle orme dei piedi, e che la microba sfida le onde, che vincono loro e la bagnano fino alle ginocchia, scarpe comprese. Naturalmente uniche scarpe da camminata comprese.