giovedì 29 ottobre 2020

I RITORNI

Sono finiti i quattordici giorni di isolamento microbo e di tutta la sua nuova classe. Oggi è il giorno in cui si torna a scuola, e non si capisce se la liberazione genera più entusiasmo, preoccupazione o un minestrone di emozioni difficili da sbrogliare. Probabilmente quest’ultima.

La microba roba esce puntuale e aspetta il consueto gruppo di amici. La sera racconta che:

  • la prof di mate era agitata come sempre
  • la mascherina la si tiene SEMPRE
  • è venuto un papà dottore simpaticissimo a spiegare molte cose sul Covid, si è capito che: ‘Chi guarisce riesce a mettere tanti cappuccetti sugli spilli del virus. E poi in Russia hanno preso un pezzo di virus, ma dentro, e l’hanno dato ai volontari che hanno costruito i cappuccetti anche senza aver avuto il virus, così se lo prendono hanno già i cappuccetti pronti, il corpo ha imparato e si ricorda, e loro non si ammalano. Questo è il vaccino. Però quando sarà pronto noi bambini non saremo vaccinati, prima vengono i medici e le forze dell’ordine, poi i nonni e i genitori. E i bambini non c’è bisogno perché se l’80% delle persone è vaccinato, siamo tutti protetti.’
  • finalmente si può pranzare dalla nonna
  • appena possibile via, tutti al parco (quindi forse sì, la fine dell’isolamento microbo è stata un sollievo)
  • ‘Pensa che al parco ho incontrato Liz.’ - chi? - Liz, l’indimenticabile maestra di sostegno di circa un mese di quinta elementare, quella con cui suonavano di tutto e che faceva fare ginnastica davvero, con un sacco di risate. ‘Pensa, mi ha riconosciuto con il casco e la mascherina e la bicicletta. Sai che il suo piccolino è in classe, in prima con Lil? Era contenta.’

Liz, una maestra giovane, di quelle davvero motivate che dovrebbero clonare in quantità industriali, che oltre un anno dopo aver lasciato dei bimbi che ha conosciuto solo qualche settimana, in tempo di lockdown duro, li riconosce anche tutti bardati (di casco mascherina e bici) e una spanna più alti e si racconta, testimone di una continuità preziosa, che dice loro della loro maestra Lil, alle prese con i piccolini tra cui suo figlio, e della serenità che questo genera nei loro cuori.

mercoledì 28 ottobre 2020

STAVOLTA UNA SCOPA, DUE PACCHI DI RISO E UN ELASTICO. NO SEDIE PIEGHEVOLI

E anche questa sera la casa risuona di profondi ‘Dai forza decisi, non mollo. Non vi vedo. Adesso si, Squit, non fare finta. Tiro. Non mollo, forza.”

Lei ha una cuffia, naturalmente bianca, enorme intorno alle orecchie. Vede gli arrampicatori piccini nelle finestrelle del pc, ride e conta il tempo degli esercizi di una ginnastica pensata apposta, con una cura che commuove. Loro, le cucciole, al posto del riso hanno il latte di riso (a casa Noicinque non erano disponibili sei pacchi di riso per le sei mani cucciole), opportunamente frullato dagli esercizi, lo shakerano anche facendo gli addominali.

Lux ammette qualche variazione degli attrezzi, dunque ok anche la polenta, i litri di latte e qualsiasi pacco che pesi un kg e possa essere tenuto con una mano. Loro si arrampicano sotto i tavoli, roteano manici di scopa, sudano e ridono. Finché dal computer microbo risuona una voce: ‘Lux! Mi si é aperta la farina!’.


lunedì 26 ottobre 2020

UN PIATTO, UNA SCATOLA DI PISELLI, UNA SEDIA

Da Lux a XX:

‘Heilà, ma se mi invento una lezione di ginnastica per arrampicata? Appuntamento il lunedí (oggi) alla solita ora’

Così, ça va sans dire, sulla fiducia in una mattina di didattica a distanza, XX risponde con un entusiastico SIIII. E all’ora stabilita, sulla stessa piattaforma che usa la scuola, ecco la dama bianca Lux e la sua voce stentorea che rimbalza nei due computer e sulle sei gambe cucciole collegati in casa Noicinque.

‘Allora, vi servono un piatto, una scatola di piselli, una sedia. Via, correre.’

Così comincia un’ora di risate, fatica, esercizi intensi e creativi, di squat e piatti che girano, qualche scatola cade (spesso), loro di divertono, Lux non perde la capacità di motivarle e a tutti sembra una luce brillante nel buio di queste giornate. 

Grazie, Lux, per la ginnastica dell’arrampicata fatta in una buia serata di un lunedì di lockdown. Sei una meraviglia.

giovedì 22 ottobre 2020

GIORNO 7

È circa metà mattina, scendo a farmi un caffè e sbircio dietro la tua porta, da cui ti immagino impegnata nella maratona delle sei ore di didattica a distanza in quarantena. Ti scopro acciambellata nella poltrona senza forma verde e viola, le cuffie alle orecchie, assorta nella lettura di un topolino e con il computer davanti. Sbircio e nello schermo ci trovo gli occhiali dell’immancabile Potts. Al mio sguardo interrogativo con sopracciglio alzato, spieghi: è l’intervallo. Lo fate insieme, con chi non è uscito dalla classe virtuale, ognuno a coltivare il proprio relax (il tuo fumetto parla chiaro). 

Non ci rivediamo per il resto della giornata (le tue ore lunghe e le mie lunghe ore di impegno dietro uno schermo), a parte qualche blitz che fai, di cui non sempre mi accorgo, mettendo il naso dentro la mia porta. Facilmente sono in una delle innumerevoli call della giornata (ci ostiniamo a pensare che siamo molto efficienti, non sono per nulla sicura che sia così), e a mo’ di lettera anonima mi fai scivolare dei messaggi sotto la porta. Un acquarello di una balena con le costellazioni fedelmente riprodotte, un segnalibro, messaggi e doni vari.

Così, in questo nuovo lockdown di fatto, ci mandiamo messaggi di affetto attraverso le porte chiuse. Ma sotto quelle porte ci passa moltissimo.

venerdì 16 ottobre 2020

E TU

È il tuo primo giorno di isolamento fiduciario. Che vuol dire che la comunità e le autorità sanitarie hanno fiducia in te, si fidano e contano su di te e sui tuoi amici per fermare l’avanzata di questo virus.

Tu ti alzi presto, quasi come per andare a scuola, traccheggi un po’ dopo la colazione, leggucchi qualcosa intanto che noi lavoriamo, pranziamo tardi per impegni non tuoi (aspetti fino alle due, in effetti, prima di ritrovarti un piatto di risotto riscaldato in tavola). Poi ti ingegni, vi ingegnate, videochiami l’altrettanto isolato Potts e giocate insieme. A fare le costruzioni, ognuno sul suo pavimento, ma insieme, commentando le architetture e le complessità. Giocate insieme tutto il pomeriggio, non parlate sempre, ma siete lì uno per l’altro, quasi foste nella stessa casa. Mi commuove la ruvidezza di quel “quasi”, la tenerezza e la naturalità con cui riuscite a stare insieme anche isolati, l’entusiasmo con cui, sempre in videochiamata, vi fate ciao dal balcone, pur non vicinissimo.

E ti si legge negli occhi e nel cuore la forza della resilienza, la capacità di attraversare la paura - salgono al buio, le paure, al momento di addormentarsi quando ricompari con le lacrime segno della complessità di questo tempo: ‘Ho paura di prendere il Covid’.

Anche a noi fa paura, questo tempo. E non soltanto in Covid, ma l’isolamento che genera, e che tu stai attraversando con grande forza. Anche a noi fa paura, il Covid. Ma non sei da sola. E se dovesse succedere che qualcuno si ammali (ti senti il candidato prescelto, in questo momento, proprio perché a scuola qualcuno era ammalato), ecco, lo attraversiamo insieme. Non da soli. E senza sensi di colpa.

giovedì 15 ottobre 2020

E, AD UN CERTO PUNTO, ARRIVA

Un po’ ce lo si aspettava tutti. Che con l’autunno, l’inizio delle scuole, i mezzi pubblici quasi pieni, lo sport, la vita che riprende, l’entusiasmo di riprendersela, sarebbe successo. Però quando, alle otto di sera, arriva la telefonata della mamma di Potts.’Ciao XX, velocissima: nella classe di Potts e della microba c’è un caso positivo di covid. Domani non vanno a scuola e poi aspettiamo indicazioni del servizio sanitario’, la consapevolezza deflagra in tutta la sua feroce realtà. La consapevolezza di una malattia che non è più solo sentita in tv, a cui stiamo attenti ma che non ci ha ancora toccato da vicino. Nella sua classe, però, ora. Abbastanza vicino, in effetti.

La microba è un po’ spaventata, si sospetta per un immediato pensiero ai pranzi alla ‘Taverna della nonna’ e la necessità di salvaguardare la nonna MM, che lei frequenta con gioia - e rigore, mascherina per tutti - a pranzo e nei prolungati dopopranzo di attività insieme, per lo più a base di giardinaggio, cucito e altre meraviglie. Più tardi, il fatto di togliere la sveglia per il giorno dopo, godere di un insperato giorno di vacanza, la consapevolezza che è proprio restando a casa in isolamento fiduciario che lei fa parte dell’esercito anti-covid e diventa quasi un’eroina sembrano aver portato un po’ di tranquillità in questa serata di iniziale smarrimento.

Domani si rimane a casa, e questo sarà facilmente per la settimana successiva. Non si sa bene quale sia l’impatto: tampone si, tampone no e chi lo decide. Didattica a distanza, forse, a partire da quando. I familiari?

Qualche certezza, invece, c’è già. La prima è che la Cresima, prevista tra due giorni, salterà gambe all’aria. Pare sia escluso la si possa celebrare in modalità SAD (sacramento a distanza), ma una parziale soluzione pare essere la possibilità che tutti i sacerdoti, e non soltanto il vescovo, la possano celebrare. Magari è solo rimandata di un paio di settimane. Nel frattempo si assiste alla riconfigurazione di un week end oggettivamente denso denso, in cui la cucciola grande aveva rinunciato alle gare regionali di cavallo causa Cresima, che non ci sarà lei ancora non si capacita (‘Stai scherzando, vero?’ Alla notizia dell’isolamento microbo.) La cucciola di mezzo ha il sabato e la domenica entrambi impegnati dall’esame di inglese, il campus di pallavolo e chissà che altro, tutto in attesa di capire se e come le procedure anti-covid impatteranno la fitta programmazione.

La microba chatta con le compagne ammalate, gioca serena e va a dormire, forse un po’ meno spaventata. Risulta chiaro come questa pandemia sia argomento dei giovani, rei ragazzi, dei bambini a cui si è chiesto e si chiede un senso di responsabilità profondissimo.

lunedì 5 ottobre 2020

IL CURRICLUM

Si chiacchiera del finalmente arrivato nuovo prof di latino e greco della cucciola grande. Googlato, come ormai è costume, da ragazzi e genitori.

‘Comunque il curriculum del nuovo prof è di tutto rispetto.’

‘Aspetta - intervento microbo - il curriculum è...l’elenco dei tuoi talenti?’

giovedì 1 ottobre 2020

UN GIORNO DI FESTA

Ti presenti all’alba sorridente con i denti grandi e il sorriso arricciato a raccogliere i nostri abbracci stretti di buon compleanno. Saltelli gioiosa di sorella in sorella, di candelina in candelina. Scarti con cura i tuoi doni, gli occhi brillanti ad ogni nuovo piccolo o grande oggetto del desiderio. E poi via, suona il citofono e sparisci con i tuoi amici a vivere la tua giornata di festa.

Ti rivedo soltanto a pomeriggio inoltrato, quando ti trovo con Potts a ritagliare ed incollare un compito per domani, entrambi diligenti con la mascherina a raccontarvi di voi. Poi Potts sparisce e ritorna, si ferma a cena, i posti riorganizzati secondo una supposta prossimità meno rischiosa. A tavola le sorelle tengono banco con le novità della giornata ‘abbiamo fatto i casi di latino: nominativo, qualificativo...’. Si, magari li rileggiamo. E vi provate la grandezza delle mani con Potts, le mani senza contatto, in un’attenzione e una resilienza a questo nuovo tempo di distanze che è commovente. Potts ti regala le caramelle più gommose da pescare con una palettina rossa, vi salutate come parti di uno stesso cuore, chiami le nonne nell’alternativa alla merenda tutti insieme, che oggi non si può fare. Così raccogli, forte della tua forza con la tecnologia, le nonne e la zia in una multicall - ci si vede sempre con qualcuno a testa in giù, ma pazienza; sfrutti la nuova cuffia wireless per mantenere la conversazione privata, confermi l’orario di nascita con caparbia precisione alle nonne che vorrebbero saperlo meglio di te e, finalmente, riposi in questa tua dimensione sempre più grande, sempre più tua.

Non prima di aver dato istruzioni precise su come uscire dalla chiamata.

‘ALLORA: toccate lo schermo. Compare una cornetta rossa? Bene. Schiacciatela.’

Cornetta rossa. Click.