lunedì 17 luglio 2017

POCO MENO DELLA METÀ DELLA MIA VITA

Due decenni. Tanto è passato da quel temporale potente e scuro, come te, che accoglieva il tuo viaggio in quello che abbiamo imparato a chiamare il “mondo luminoso”, con la luminosa speranza che sia davvero così. Venti anni senza le tue mani forti e capaci di aggiustare tutto, senza la tua mente brillante e analitica, la tua parola gentile ed ironica ma anche ferma, sarcastica e decisa al bisogno. Venti anni senza la tua curiosità di capire e scoprire, senza la tua passione del saper fare con cura precisa per i dettagli. Senza il tuo volare sopra la Brianza che avevi imparato a conoscere dall’alto, i campanili e le cime delle prime Alpi, il Resegone, i corni di Canzo, ma soprattutto i laghetti, quegli specchi d’acqua di cui pochi milanesi sanno se non chi li vede e lo gode dall’alto come hai fatto tu.
Venti anni senza le tue letture rapidissime, senza le tue soluzioni ingegnose e precise, i progetti realizzati con cura e rigore. Senza la tua sete di sapere ogni giorno una cosa nuova, fosse un nodo, una parola, un proverbio o grande scienza.
Tutto questo resta con te, resta con noi. Siamo venute a salutarti, sai? Dal basso, pieds dans l’eau, sulla riva di uno dei tuoi laghetti, la mamma aveva preparato i consueti cuoricini di carta su cui abbiamo scritto quanto ci manchi; due fiori in regalo, una giornata per noi. Con te in una pace silenziosa, nel tentativo di riempire di te questi venti, lunghissimi anni. Ti voglio bene, papà.

venerdì 14 luglio 2017

UN ANNO DA QUELLA FOLLIA

Il cielo francese non si è illuminato, stasera. Nonostante il quattordici luglio rimanga un giorno speciale per il paese d’oltralpe, questa volta rimane una festa triste e sommessa, lontana dalla grandeur di cui i francesi sono capaci. Non ci siete, a Nizza oggi. Nessuna di voi. Le piccole ostaggio di una invisa colonia in montagna, la nonna MM ostaggio, pare, di check up pre-vacanza. È, forse, il risultato di quell’orrendo camion che a velocità folle piombava su una festa, su chi, come voi, cercava la meraviglia delle luci nel cielo nel giorno della libertà. Rimane nella memoria, sepolto nel cuore di chi c’era e chi invece era lontano, il terrore amplificato, se possibile, dalla distanza, impossibile da raccontare, da spiegare, da vivere. Però ci siete state prima, in quella che rimane le Nizza vostra e della nonna, e dei mille amici che come voi ricordano e ritornano, godendo del bello del mondo. E ci ritornerete tra appena una settimana, nella vostra Nizza, a godere del bello del mondo, dei tempi allungati sui giochi di carte sulla spiaggia, delle turchesi onde morbide della mattina o dei marosi agitati del pomeriggio. La vostra Nizza, rimane vostra, e di tutti. Ma resta senza di voi in questo quattordici luglio.

sabato 1 luglio 2017

LA SCIMMIA CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI

Estate frenetica, questa del 2017. Senza un week end di tregua, praticamente. Ma con mille esperienze da mettere in cascina. E quella della settimana che è passata è una di quelle cose divertenti e rassicuranti, che ormai si fanno ogni estate da tempo: la settimana a cavallo. Quel tempo afoso sulle colline piacentine che affacciano la valle del Trebbia a stare in casette caldissime e minuscole e parlare e vivere cavalli e campagna. Così, dopo averle depositate al consueto maneggio, XX e YY sono, sei giorni dopo, andati a recuperare le cucciole che, con naturalità e cura speciale, sellavano e accudivano i loro stalloni. Le avventure di questi giorni non sono mancate, tra galoppi e sgroppate inattesi, ma una cosa ha colpito il cuore di XX: la completa e autentica simbiosi della cucciola grande con la sua cavalla grigia, dalla reputazione indomabile ma che sembrava piuttosto mansueta. Una treccina, una carezza, uno sguardo, una parola o un gesto impercettibile facevano delle due uno, cavallo e cavaliere in un unicum dalla volontà univoca. I cavalli sul campo si sono incrociati e affiancati, figure pare difficili, e sempre gli occhi e lo sguardo della cucciola grande erano dentro di loro, lei e la sua cavalla. Così anche l’odore persistente e i sei stivali infangati sono diventati un inevitabile e quasi piacevole corollario di questi giorni verdi, a base di campagna e simbiosi.