lunedì 11 dicembre 2017

ABITUDINE

Ci si abitua. A qualsiasi cosa. Anche ad avere una bomba che esplode sotto la propria finestra grazie al mezzo matto di turno, il quale in nome di cose che forse nemmeno conosce tenta goffamente di fare e farsi male. XX è in trasferta per il consueto congresso di fine anno a NY. Hotel a Manhattan, midtown, in un grattacielo al trentaquattresino piano. I rumori della strada arrivano, attutiti, ma arrivano fino lassù. E in una mattinata insonne come sono tutte le prime mattine dopo la traversata dell’atlantico, i rumori raccontano di sirene numerose. Però ‘siamo a New York’, può essere qualsiasi cosa. A casa propria i rumori inconsueti si notano, in casa d’altri meno. Infatti. Qualsiasi cosa. Il mezzo matto di stamattina che si infila a Port Authority, dove si incrociano almeno tre linee di metropolitana ed un numero imprecisato di liness di bus di superficie, ha assemblato due bombe e come rappresaglia per il sostegno a Israele con il riconoscimento di Gerusalemme come nuova capitale, in una spinta di solidarietà con il popolo palestinese, sperava di farle saltare in uno dei principali hub dell’ingresso in città in un giorno lavorativo.
XX, che sarebbe stata facilmente in quella stazione se non fosse stato giorno di luna nuova dunque niente yoga, si accorge prima delle sirene, poi dà un’occhiata a internet e a quel punto, un po’ sul megaschermo della CNN, un po’ con un occhio fuori dalla finestra, si cerca di capire. 
Le strade chiuse e bloccate, le metropolitane pure, tutti a piedi, con qualche borbottio ma nemmeno troppo, per qualche ora. Il pomeriggio è già tutto dimenticato. A parte il ricordo delle sirene sullo sfondo e qualche luce di troppo, i newyorkesi hanno ripreso le attività di sempre catalogando l’accaduto come una mosca fastidiosa, nulla di più. 
Come decifrare questa abitudine, a mezza strada tra la forza del ‘non mi piego alla paura’ e invece l’assoluto terrore di doversi continuamente confrontare con un male nuovo che non può essere casa di nessun ideale?

martedì 5 dicembre 2017

IL COLLOQUIO

“Cucciola di mezzo, domani ho il primo colloquio con la prof Maps. C’è qualcosa che devo sapere, che vuoi dirmi prima che la incontri?”
“Chiedile perchè mi ha messo al primissimo banco. E poi dille di non fare preferenze.”
“Ecco, magari qualcos’altro. Al primo banco chiederei a te come ci sei finita. E sulla questione delle preferenze, beh, direi che non è esattamente una questione che si può dire ai professori, dopo meno di tre mesi di scuola e senza evidenze specifiche.”
“Comunque mi sembri più agitata tu di me, per questo colloquio.”
Ecco, appunto. XX soffre un po’, ai colloqui con le insegnanti. Principalmente perchè non ha idea di che cosa aspettarsi, di che cosa succeda a scuola. La grande autonomia scolastica che le cucciole regalano - serve soltanto qualche insistenza con la microba, che si ostina caparbiamente a protestare per una questione di ruolo, ormai - rende XX e YY assolutamente ignari dei programmi, delle lezioni, delle verifiche, quasi anche dei voti. Con il registro elettronico, poi, la responsabilità di consultazione ricade sulle famiglie, dunque ‘se non so nulla è perchè non me ne sono occupato’.
In questa leggera ansia da prestazione, la prof Maps fa la prof. E grazie al cielo la cucciola di mezzo sa piacere ai professori, ci tiene ad essere diligente e soprattutto scrive una meraviglia, avendo così conquistato, in poche settimane, anche la prof dei prof.

domenica 3 dicembre 2017

BIRTHDAY CUPCAKES

Mi piace compiere gli anni. Anche se il loro numero cresce in un modo che sembra esponenziale, quel giorno lo sento proprio “la mia festa”. Anche se di baccanali non è che ne abbia mia fatti nella vita, ci sono quelle piccole attenzioni che lo rendono proprio festa.
E le attenzioni di quest’anno sono state un lavoro creativo e certosino della nonna MM che con le cucciole ha sfornato una quindicina di “Birthday cupcakes”, ciascuno con decorazione multicolor e multistrato originale in pasta di zucchero. La sorpresa ha richiesto svariate ore di lavoro e una certa dose di creatività - pare che i capelli dell’angelo e il nido del papero siano stati realizzati con lo spremiaglio - ma il risultato è stato davvero unico. Grazie a Voicinque per aver reso questo giorno di festa multicolor e delizioso, proprio come i cupcakes!

domenica 26 novembre 2017

IL BRIEF

Antefatto: i Noicinque, complice la stellare Lux, partiranno a febbraio con la compagnia della nonna MM, del cuginone FF e famiglia alla volta della lapponia svedese. Obiettivo: farsi stregare dall’aurora boreale e dalla sua magia.
Mantenuto il segreto per molti mesi, al momento dell’annuncio la nonna MM ha visto sbriciolarsi il suo viaggio al caldo con amica preziosa, sostituito da una settimana di temperature e condizioni estreme in compagnia dei Noicinque. La faccia della nonna MM da allora parla chiaro, su quanto questa avventura la “scaldi”.
Con l’intento di appassionare anche lei, oltre al cugionone e soci, Lux si è detta disponibile ad un incontro di preparazione. Puntuale sulla tabella di marcia, in bianco come i ghiacci che ama, Lux in una serata a casa Noicinque ha raccontato la sua magia. Il bianco, il treno lungo tutta la Svezia, gli alci che sono altissimi e non troppo ospitali, le ciaspole, le slitte con i cani “Vi sentite di guidarle? No, nani, voi pesate troppo poco e non riuscite a frenare. I cani non si fermano.” - fine della discussione sulla guida affidata ai minorenni. E poi ancora ha incantato con le storie delle popolazioni Sami, la sauna (“Ma se c’è l’aurora vi tiro fuori anche da lì.”). E poi la lista dei Lapponia supplies, per i quali la nonna, ancora più scettica, è stata trascinata nei negozi di montagna a provare outfit e calzature; nel trip del terrore per il freddo alle mani sono state comprate per sbaglio due paia di guanti per le enormi appendici della cucciola grande in diciotto ore, dimenticando l’acquisto del giorno prima.
Serviranno i thermos, il binocolo, un cavalletto per la macchina fotografica - la cucciola grande sfrutta l’onda per farsi regalare anche la macchina fotografica - muffole, scarpe calde e sacchi nanna. Ma soprattutto servirà la meraviglia di andare a caccia di un fenomeno naturale ancora un po’ misterioso, guidati da una rocciosa dama bianca che i Noicinque cominciano a considerare un po’ un coach, un po’ guida spirituale alla scoperta del grande Nord. 

martedì 21 novembre 2017

A SCUOLA...MA DOVE?

Prosegue lo screening, analitico e a tutto tondo, dei licei milanesi. Ogni scuola, nel 2017, si mostra ai suoi utenti con presentazioni tutte piume e lustrini, raccontando, più che la scuola, il resto. Il resto fatto di corsi di lingue extracurricolari, dal cinese al tedesco per neofiti, dal potenziamento matematico che in realtà si traduce più che altro in una “storia della matematica”, alle traduzioni simultanee latino-inglese senza passare dall’italiano fino alle sicuramente più attraenti settimane sulla neve.
Non una parola su che cosa si studia, ma soprattutto su come lo si fa. Qualcuno azzarda qualche statistica sui successi universitari dei propri alunni, altri chiamano i meglio piacioni tra i propri allievi a fare da testimonial.
In questo circo mediatico in cui ogni open day raddoppia con la visita alla scuola, potenzialmente triplica con dei micro stage in cui i ragazzi sono accolti per qualche ora di lezione, mentre XX e YY formulano le ipotesi più varie, la cucciola grande non risponde agli stimoli se non con monosillabi dubitativi (boh la parola più pronunciata in questo periodo).
XX pensa che ci vorrebbe un manuale di lettura degli open day. Visto come è andata per la scuola media (piuttosto sciagurata, col senno di poi, è apparsa la scelta della scuola della cucciola grande promossa da XX ma risultata fallimentare rispetto alle ben più oggettive posizioni di YY) quest’ultimo si è guadagnato sul campo il titolo di “Gran Maestro dell’Open Day”. YY risulta infatti quanto di più simile ad un manuale d’uso ci sia per uscirne con, se non proprio una decisione, almeno una sorta di giudizio ponderato. Se dunque la non responsività della cucciola grande sembra essere imputabile a quel tratto della vita quando, da adolescenti, qualsiasi tortura è preferibile al parlare con i propri genitori, per XX la delega quasi totale del giudizio è una sorta di affidamento alle capacità telepatiche del Gran Maestro. Alla prossima puntata con il giudizio orientativo della scuola media, a cui sarà ancora una volta il Gran Maestro a partecipare.

martedì 7 novembre 2017

QUELLA PRIMA GIORNATA DI NOI

Impossibile non pensarci. A quel giorno di un tiepido autunno di tredici anni fa, quando la cucciola grande, che allora di grande non aveva proprio nulla, aveva scelto di sorprendere i suoi genitori e il mondo con un arrivo inaspettato. Sono strani i meccanismi della memoria, che colorano vividi alcuni momenti di quella giornata. Il celeste delle uniformi dei medici, la sensazione bruciante del cerottino per la cannula dell’anestesia su una spalla, il viso neonato magro e spigoloso, le indelebili amorevoli prime parole di YY che favoleggiavano di peli scimmieschi.
Da quel primo giorno da genitori operativi sono passati tredici anni, qualche sorella, varie mutazioni (l’ultima da piedi a pinne ancora non se la spiega nessuno) e la cucciola grande sta affinando il suo essere, nonostante le metamorfosi delle appendici e non solo. Così si inventa dog sitter di fiducia dell’amica Liluz, che le affida casa e quadrupedi per intere giornate. Si scopre competente e curiosa, talvolta si diverte a fare la sorella grande e sorprendendo tutti gli adulti che ha intorno riesce a risolvere, con la sottile arte della diversione, i piccoli e grandi empass in cui casca la microba. 
Compila tabelle e liste e appunti di tutti i licei milanesi selezionando accuratamente i parametri più irrilevanti tra i quali primeggiano una settimana di corso di vela e la settimana corta. Tiene un calendario dei numerosi openday ma propabilmente sceglierà la scuola dal nome più intrigante. XX e YY contano di mantenere un solido diritto di veto.

Quanto sono diverse le giornate, oggi, da quel primo giorno da genitori in carica. Buon tredicesimo compleanno, cucciola grande.

martedì 17 ottobre 2017

IL MITO DI MEZZO - SCRIVE SEMPRE LEI

Scrivo un mito. L’eruzione vulcanica

Ad Atene viveva una ragazza bellissima, Erilia. La fanciulla era molto brava nel tiro con l’arco, tanto che alcuni la consideravano più brava della stessa Artemide. Quest’ultima, che udiva tutto dall’alto del monte Olimpo, si sentiva derisa e umiliata e decise di sfidare la giovane Erilia in una gara che prevedeva tre prove. Una volta finite queste tre prove si aggiudicava il titolo di vincitrice chi colpiva più bersagli, ottenendo così gloria eterna.
Zeus, però, che voleva sempre mantenere alto l’onore degli dei, la notte prima della gara volò da Efesto in Sicilia e gli ordinò:
- Efesto, entro mezzanotte dovrai fabbricare tre frecce che al loro interno abbiano frammenti di fulmini, così che sarà più semplice per Artemide vincere la gara contro Erilia. 
Efesto eseguì ubbidiente lavorando fino a mezzanotte quando, puntualmente, consegnò a Zeus le frecce ancora roventi e fiammeggianti. 
Erilia, alzatasi all’alba, stava andando nella foresta ad esercitarsi con l’arco.
Passando accanto alle armi di Artemide però, si accorse che  che avevano qualcosa di strano: erano più scure di comuni pietre e si intravedevano scintille dorate. Incuriosita, Erilia le portò con sè nel bosco, dove si sarebbe svolta la gara. Le provò e scoprì che sfrecciavano molto più veloci di quelle comuni e che era semplicissimo mirare, dato che erano attratte dalla roccia del monte Olimpo, verso il quale erano rivolti i bersagli.
Quando tornò alla capanna dove avevano passato la notte, sotto sorveglianza per non permettere alle due sfidanti di assumere sostanze che avrebbero permesso loro di vincere, Erilia si recò nella stanza di Artemide e la trovò vuota: probabilmente era già salita a fare colazione, quindi ne approfittò per lasciare nella sua faretra le frecce comuni, mentre si tenne quelle con i frammenti di fulmini.
Qualche ora dopo Erilia era nel bosco con Artemide circondata da tutta la cittadina di Atene e dagli altri dei.
Zeus annunciò con voce tonante che la gara era iniziata e la ragazza incoccò una freccia nel suo prezioso arco, essendo la prima a dover tirare.
Quando scoccò, il dardo sibilò nell’aria, andando a conficcarsi nel centro del bersaglio.
Ad Artemide non era concesso usare i suoi poteri, il che la irritava non poco. Quindi, già irritata e distratta dall’ira, tirò la freccia che però andò a conficcarsi nella banda precedente il centro. Non era possibile che Erilia avesse fatto meglio di lei.
No, lei avrebbe vinto, era una dea, non poteva farsi battere dal quella mortale.
La fanciulla continuava a colpire esattamente l’interno del bersaglio, mentre Artemide mise a segno solamente un punto.
La gara fu vinta da Erilia, che divenne famosa in tutta la Grecia.
Artemide e Zeus erano furiosi.
Così, quella notte, il re degli dei dall’alto del monte Olimpo, credendo che la sconfitta della dea fosse tutta colpa delle frecce di Efesto, lanciò dei fulmini nell’Etna, il vulcano dimora del dio.
I fulmini, a contatto con il calore della montagna, provocarono un’esplosione talmente forte da scuotere tutta la Sicilia.

Così nacque l’eruzione vulcanica.

martedì 10 ottobre 2017

IL PRIMO TEMA DI MEZZO

Descrivi il tuo papà anche raccontando uno o due episodi che mettono in luce il vostro rapporto

Io sono felicissima di avere un padre come il mio, perché quando sono in difficoltà, mi aiuta sempre e se sono triste mi tira sù di morale; in poche parole è molto, molto speciale per me e non so come farei senza di lui.
Mi sostiene e conforta e posso sempre contare sul suo aiuto.
È alto e snello, con corti capelli grigio scuro, che lui sostiene siano ancora castani, come quando era giovane (non che non lo sia più) che contornano un viso magro e allungato, dalle mille espressioni. Ma non c’è nulla di espressivo come gli occhi, con una lievissima, quasi impercettibile, sfumatura verdastra, che dona al suo bel viso un piccolo tocco di classe, insieme alla bocca, sempre sorridente, con denti bisnchi come la neve.
Il tutto è contornato da una ispida barba ben curata e talvolta più lunga dei capelli.
Mio papà è socievole e aperto agli altri. Un episodio che mette in luce quanto sia disponibile e instancabile è quando torna dal lavoro (un lavoro noioso il suo, a sentirlo, anche se non l’ho ancora capito bene) e poi c’è tutta la nostra logistica incasinata (e prendi mia sorella microba da kung fu, e porta me, e accompagna la mia sorella grande al boulder party e prendi me da kung fu e vai agli allenamenti e recupera mia sorella dal boulder party e avanti così), ma nonostante questo ha sempre un sorriso da regalarci, nonostante abbiantre figlie super impegnative e super impegnate è sempre sorridente.
La cosa che preferisco di mio padre, oltre a questo, è che è spiritosissimo e mi fa ridere in continuazione. Inoltre è sempre a casa perchè è la mamma che viaggia, quindi posso,passare più tempo con lui.
Però, essendo in cinque in famiglia, non bada sempre e solo a me, ma penso che questo sia un bene.
Mio padre è meraviglioso in tutti i suoi aspetti, pregi e difetti e non lo scambierei per niente al mondo.

mercoledì 4 ottobre 2017

TERZABÌ LOGBOOK MICROBO

I primi giorni di scuola: racconto le mie emozioni, le mie aspettative e i miei timori per il nuovo anno scolastico

Quando ho saputo che non c’era più C. mi sono un po’ arrabbiata perché nessuno sapeva che maestra ci sarebbe stata, nessuno sapeva se fosse antipatica o no.
Rientrati a scuola lei si è presentata, il suo nome è Etta, ha i capelli rossi, è abbastanza alta, ha gli occhiali e a me non sta tanto simpatica, ma è brava a fare matematica. Etta non fa tutte le materie che faceva C. ma fa solo matematica.
Lil fa scienze (che faceva C.), Marisa fa inglese (sempre che faceva C.).
Etta si arrabbia molto facilmente e urla:
Sileeeeeeeenzio!!!!!!!
Adesso capite perché mi sta “un po’” antipatica, vero?
Mi aspetto di avere un buon voto in condotta e di non avere BUONO. Speriamo bene, perché se no i miei genitori mi mettono in punizione.
Spero che questo testo vi sia piaciuto e so che mi rimarrà sempre nel cuore.

domenica 1 ottobre 2017

L'INFINITO, SE LO GIRI

Otto gli anni che compi oggi. Otto è palindromo, anche se lo leggi al contrario resta uguale. E se lo scrivi in numero, e poi giri il foglio, hai rappresentato...l’infinito.
Ecco, Microba, questo tuo giorno speciale diciamo che è come un po’ come te e come l’otto: un po’ palindromo, un po’ infinito.
Palindromo come il davanti e il dietro, non sono importanti quando metti una maglietta (tipicamente al contrario, ma lei non è palindroma e si vede);
infinito come lo spazio nei tuoi occhi, capaci di vedere quel che nessuno vede e stupirsi di quel che non stupisce nessuno;
palindromo come lo skateboard, che in avanti o all’indietro è (quasi) lo stesso;
infinito come le sfumature degli improbabili colori che ti ostini ad accostare scientemente;
palindromo come i compiti che l’inizio e la fine non sono mai troppo chiari...
infinito come il cerchio che hai chiuso di noi.
Tu. Palindromo e infinito.

Buon ottavo compleanno, Microba.

domenica 24 settembre 2017

OLTRE LA DECINA

Undici meraviglie di te

Uno, il tuo intuito che ascolta con le mille antenne, fino ad indagare e svoltare le pieghe nascoste dei nostri cuori, nudi di fronte a te
Due, le parole che sai usare senza economia, con sapiente appropriatezza
Tre, la gratuita generosità del tuo cuore immenso
Quattro, la rigorosa determinazione che ti permette di fare ciò che vuoi, sempre al meglio
Cinque, gli altri, che ami e frequenti con gioia
Sei, i mille (ma mai sufficienti) libri che leggi, scrivi e sogni
Sette, gli abbracci abbracci, quelli che sai donare come nessuno, perfino quando dormi
Otto, i tuoi occhi di velluto, capaci di profondità impensabili
Nove, le storie di te, che ami ascoltare in racconti senza fine
Dieci, le giornate fitte fitte, vissute a cento all’ora nel rispettare le mille consegne
Undici, gli anni dei tuoi independence days

mercoledì 13 settembre 2017

INDEPENDENCE DAYS

E dopo il primo giorno, sono venuti il secondo e il terzo. I primi tre giorni in cui la cucciola di mezzo assapora un’autonomia inedita, fuori dai confini del quartiere. XX e YY sostengono e promuovono il cambiamento. Che dal loro punto di vista sembrerebbe avvenuto un po’ rapidamente, però. Da “quasi undici” a “diciotto” anni in settantadue ore, in effetti, sembra un filo rapido.
Durante i primi pomeriggi di libertà il sapore di indipendenza è molto ghiotto e riempie di idee il cuore cucciolo di mezzo. Le idee vengono, a tratti, comunicate a XX per via di quei messaggi vocali tanto cari ai giovani ma che XX sente con una differita di ore, perdendo inevitabilmente traccia di impegni e spostamenti. “SONODALLAVITT!!!” “SOLOUNQUARTOD’ORA” e qualche minuto dopo “ANDIAMODACECIA”, ma soprattutto “TORNOQUANDOPOSSO”. 
Torno. Quando. Posso.
XX grazie al cielo ascolta i messaggi con troppo ritardo per agitarsi. Si morde la lingua, scopre che le comunicazioni non sono per nulla rappresentative degli spostamenti del pomeriggio. Mancano un incontro in gelateria, la visita alla maestra delle elementari e l’invasione della scuola materna, da cui Taat ha cercato inutilmente di raggiongere XX per avvisarla del gregge fuori dal recinto.
A XX e YY non resta che confidare nella professionalità di Maps, che in qualche giorno caricherà i sedicenti diciottenni di analisi grammaticale a nastro, impedendo loro di ciondolare il libertà fuori dai recinti.

lunedì 11 settembre 2017

QUEL PRIMO GIORNO CON MAPS

Inizio di scuola a scacchiera in casa Noicinque. La prima ad inaugurare la serie è la cucciola di mezzo che, forte di una scuola non troppo rispondente frequentata dalla sorella maggiore, è stata inviata verso altri lidi.
Gli altri lidi hanno inaugurato oggi l’inizio delle attività, capitanate da una profesoressa di italiano, la prof Maps, decisamente a forma di professoressa di italiano. Brillante e severa, granitica e simpatica, ha intrattenuti i suoi nuovi ragazzini per le due ore concesse oggi alla presenza dei genitori. Sue alcune chicche che ne hanno fatto il personaggio del giorno.
“Cari genitori, sappiate che oggi mi consegnate dei pacifici ragazzini appena usciti dalle elementari e io, fra tre anni, vi renderò...una banda di cannibali. Tale è l’evoluzione nell’adolescenza. E ricordatevi che una delle più grandi educatrici del nostro tempo scriveva che l’educazione è una grazia. Oppure, scevro da significati religiosi, diciamo una fortuna. Non importa quanto si semina, quello che arriva, se arriva, non è scontato.”
E poi ancora...”Ah, ciao, tu sei il fratello di...” Il malcapitato risponde “Ciao.” Sbagliato. “Non ciao. Buongiorno.”
La granitica prof racconta anche che si, lei avrà dieci ore con la classe, e che con l’italiano, la storia e la geografia si possono vivere grandi passioni. Con il complemento oggetto, meno. E che di appassionati del complemento oggetto qualcuno le è capitato di incontrarne, ma che sotto sotto le hanno sempre fatto un po’ paura. Cinonostante lei si ostinerà caparbiamente ad insegnare anche, anzi, soprattutto, il complemento oggetto.

La cucciola di mezzo, come già il primo giorno di prima elementare, si è piazzata al centro geometrico dell’aula, ha seguito con attenzione le regole della prof Maps e sorriso alle numerose battute. Ha passato il pomeriggio a comprare quaderni colorati e mangiare gelati con i vecchi amici, inondando la chat di famiglia di messaggi vocali sui suoi spostamenti. Da domani si comincia davvero. Primo appuntamento, h. 7.20 con i vecchi amici. Per far la strada insieme, anche se non siamo proprio sicuri di dove andare.

mercoledì 6 settembre 2017

CON LA GRANITICA CERTEZZA CHE FOSSE UN'OTTIMA IDEA

Era una di quelle cose segnalate da un’amica grazie ai mille intrecci della rete. Un acquisto abbordabile, circa cinque euro quella settimana al discount. Così XX e YY si convincono, sembra proprio una buona idea per cominciare a stimolare, oltre all’ormai indiscussa autonomia, anche un po’ di collaborazione alla cura ordinaria delle attività famigliari da parte delle cucciole, oggi così resposabili dei loro affari e per nulla degli affari di tutti. Così, con la granitica certezza che fosse una buona idea, hanno comprato la “Lavagnetta delle ricompense”. Si tratta di una lavagnetta magnetica in cui programmare nella settimana chi si occupa delle attività spicciole come apparecchiare e sparecchiare la tavola. Bagnare le piante, aiutare a cucinare e fare i letti. Ad ogni turno rispettato, ad ogni attività completata, si accumulano punti che danno diritto, al raggiungimento di una soglia, ad una ricompensa da negoziare con cura.
Fantastico.
XX e YY accarezzano il sogno di una tavola apparecchiata e sparecchiata al momento giusto, ordine, lavatrici e piante ben innaffiate.
Quello che non avevano previsto, però, era l’insensata rincorsa al prossimo punto per raggiungere la meta più presto. Oggi i punti vengono infatti  autoassegnati dalle cucciole anche solo dopo aver pelato mezza patata o messo le posate in tavola.
Se disgraziatamente qualcuno tarda ad apparecchiare il giorno del suo turno, si scatenano liti furiose al grido del “TOCCAVAAMEEEEE!”.

Così con la caccia all’innaffiatoio delle piante e al tavolo del prossimo pasto la lavagnetta sta diventando oggetto di regole ferre e di una contabilità complessa, con la speranza, un po’ meno granitica, che la lavagnetta delle ricompense possa finalmente tornare ad essere un’ottima idea.

martedì 15 agosto 2017

FEDERICO, FILOSOFO

Come in tutti i posti di mare in cui la montagna si affaccia direttamente nell’acqua salata, la Ligura non fa eccezione: anche qui si contano spiagge risicate e scogli appuntiti che sembrano essere stati gettati in mare da mano sapiente con l’intento di sfidare passanti e bagnanti, quasi dicendo: “Io sono qui, guardiano di un mare turchese e cristallino. Sarai così ardimentoso da arrampicarti sui miei spigoli taglienti e, una volta in cima, tuffarti a godere di un mare trasparente e chiaro? Sono qui, ti aspetto...”
Oggi le cucciole hanno raccolto la sfida. Con manovra di avvicinamento si sono cimentate, con le inseparabili amiche del mare Ele e Tins, in tuffi da mezza costa, salendo di una spanna per volta come capre di montagna per tuffarsi ogni volta da un po’ più in alto. Sopra tutte, Federico. Un filosofo dodicenne, habitué della spiaggia, che dopo qualche tuffo di riscaldamento si fermava sulla sommità dello scoglio, a guardare il mare con la sapienza di un nostromo, a scambiare qualche parola con gli aspiranti tuffatori e ad esercitare il ruolo di motivatore esperto verso i tuffatori titubanti. Che, a ben guardare, un po’ di ragione l’avrebbero anche avuta, a fermarsi quell’attimo in più sul sottile confine tra paura e coraggio: nove metri di altezza, un volo in veticale e sotto, un po’ sotto il mare, un sacco di scogli ben visibili nell’acqua trasparente.
Qualcuno ha bisogno di più tentativi per aggrapparsi al suo coraggio. Dopo un po’, il meccanismo si è oliato, il filosofo ricomincia a tuffarsi anche lui e i tuffi si contabilizzano a ventine per volta. A persona.

martedì 8 agosto 2017

FINALLY

L’estate dalla logistica complicata sembra finalmente quietarsi con l’ultimo recupero cucciolo, finalmente dalla Francia alla rassicurante e consueta Liguria.
Dopo un anno di città grigia e pulsante, vissuta alla frequenza milanese, quella che non sembra permettere di  scendere dalla centrifuga vorticosa (ed un’estate analoga, fino ad ora), ecco i profumi, i colori, le stradine e i rumori del tempo allungato del mare. Tutti insieme, finalmente, la gioia di ritrovare le risate spensierate, le letture interminabili, le chiacchiere senza fretta, il gelato straordinario dal nome ordinario (Mario?!).
Il mare regala ai Noicinque una prima giornata in grande spolvero dall’acqua turchese e cristallina dedicata tutta dedicata al ritrovarsi: insieme, finally dopo tante settimane, la spiaggia di sempre, i giochi, lo scoglio grande e quelli più piccoli, la zattera immutabile nei secoli sopravvissuta a mille mareggiate.
Tempo di vacanza, finally.

lunedì 17 luglio 2017

POCO MENO DELLA METÀ DELLA MIA VITA

Due decenni. Tanto è passato da quel temporale potente e scuro, come te, che accoglieva il tuo viaggio in quello che abbiamo imparato a chiamare il “mondo luminoso”, con la luminosa speranza che sia davvero così. Venti anni senza le tue mani forti e capaci di aggiustare tutto, senza la tua mente brillante e analitica, la tua parola gentile ed ironica ma anche ferma, sarcastica e decisa al bisogno. Venti anni senza la tua curiosità di capire e scoprire, senza la tua passione del saper fare con cura precisa per i dettagli. Senza il tuo volare sopra la Brianza che avevi imparato a conoscere dall’alto, i campanili e le cime delle prime Alpi, il Resegone, i corni di Canzo, ma soprattutto i laghetti, quegli specchi d’acqua di cui pochi milanesi sanno se non chi li vede e lo gode dall’alto come hai fatto tu.
Venti anni senza le tue letture rapidissime, senza le tue soluzioni ingegnose e precise, i progetti realizzati con cura e rigore. Senza la tua sete di sapere ogni giorno una cosa nuova, fosse un nodo, una parola, un proverbio o grande scienza.
Tutto questo resta con te, resta con noi. Siamo venute a salutarti, sai? Dal basso, pieds dans l’eau, sulla riva di uno dei tuoi laghetti, la mamma aveva preparato i consueti cuoricini di carta su cui abbiamo scritto quanto ci manchi; due fiori in regalo, una giornata per noi. Con te in una pace silenziosa, nel tentativo di riempire di te questi venti, lunghissimi anni. Ti voglio bene, papà.

venerdì 14 luglio 2017

UN ANNO DA QUELLA FOLLIA

Il cielo francese non si è illuminato, stasera. Nonostante il quattordici luglio rimanga un giorno speciale per il paese d’oltralpe, questa volta rimane una festa triste e sommessa, lontana dalla grandeur di cui i francesi sono capaci. Non ci siete, a Nizza oggi. Nessuna di voi. Le piccole ostaggio di una invisa colonia in montagna, la nonna MM ostaggio, pare, di check up pre-vacanza. È, forse, il risultato di quell’orrendo camion che a velocità folle piombava su una festa, su chi, come voi, cercava la meraviglia delle luci nel cielo nel giorno della libertà. Rimane nella memoria, sepolto nel cuore di chi c’era e chi invece era lontano, il terrore amplificato, se possibile, dalla distanza, impossibile da raccontare, da spiegare, da vivere. Però ci siete state prima, in quella che rimane le Nizza vostra e della nonna, e dei mille amici che come voi ricordano e ritornano, godendo del bello del mondo. E ci ritornerete tra appena una settimana, nella vostra Nizza, a godere del bello del mondo, dei tempi allungati sui giochi di carte sulla spiaggia, delle turchesi onde morbide della mattina o dei marosi agitati del pomeriggio. La vostra Nizza, rimane vostra, e di tutti. Ma resta senza di voi in questo quattordici luglio.

sabato 1 luglio 2017

LA SCIMMIA CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI

Estate frenetica, questa del 2017. Senza un week end di tregua, praticamente. Ma con mille esperienze da mettere in cascina. E quella della settimana che è passata è una di quelle cose divertenti e rassicuranti, che ormai si fanno ogni estate da tempo: la settimana a cavallo. Quel tempo afoso sulle colline piacentine che affacciano la valle del Trebbia a stare in casette caldissime e minuscole e parlare e vivere cavalli e campagna. Così, dopo averle depositate al consueto maneggio, XX e YY sono, sei giorni dopo, andati a recuperare le cucciole che, con naturalità e cura speciale, sellavano e accudivano i loro stalloni. Le avventure di questi giorni non sono mancate, tra galoppi e sgroppate inattesi, ma una cosa ha colpito il cuore di XX: la completa e autentica simbiosi della cucciola grande con la sua cavalla grigia, dalla reputazione indomabile ma che sembrava piuttosto mansueta. Una treccina, una carezza, uno sguardo, una parola o un gesto impercettibile facevano delle due uno, cavallo e cavaliere in un unicum dalla volontà univoca. I cavalli sul campo si sono incrociati e affiancati, figure pare difficili, e sempre gli occhi e lo sguardo della cucciola grande erano dentro di loro, lei e la sua cavalla. Così anche l’odore persistente e i sei stivali infangati sono diventati un inevitabile e quasi piacevole corollario di questi giorni verdi, a base di campagna e simbiosi.

sabato 17 giugno 2017

SCIMMIE, DOPO LE LUPE

Arriva puntuale, finalmente dopo l’anno sabbatico di scoperta dei suoi freddi dell’algida Lux, la vacanza delle tre cucciole al rifugio dell’arrampicata. Quest’anno la novità è stata tecnologica: con un gruppo whatsapp (croce e delizia di molti genitori) Lux ha condiviso qualche scorcio della settimana: la gara del panino più bello in cui svetta, premio del pubblico (ma non della giuria) la creazione di Potts con wurstel verticale. Imbraghi, impegno e sorrisi. Il bagno al fiume - “Cucciola grande, serve che ci laviamo parecchio bene, quando torni...” “Perchè? Mi sono lavata al fiume mercoledì!” “Appunto. È sabato. E poi al fiume...c’era il sapone?”. Il coro degli apparecchi, un video esilarante di tutti gli otto-decenni dotati di apparecchi ortodontici notturni di varie fogge intonano (o stonano) Fra Martino. E sul “suona le campane” con tutti gli apparecchi, si ride parecchio.
Le mille passeggiate, vie di arrampicata, gare di corda (chi fa prima a rassettare, in sostanza) e gli immancabili soprannomi, uno più indovinato dell’altro. Botta, Scivolo, Ultimo e No, che guidati dal sempre più grande (e più buono) Godzilla hanno sfidato i loro limiti. Grazie, Lux, ancora una volta. Per aver mostrato a piccoli e grandi che, con quel po’ di attenzione per l’altro, il mondo è proprio un bel posto dove stare. E dove arrampicare come scimmie, perché no?

lunedì 12 giugno 2017

COME SE FOSSERO LUPE

Cinque anni insieme: esperienze, ricordi e racconti della mia vita di scolaro. Racconto

Potrei andare ovunque, nei posti più belli e magnifici del mondo, con persone famosissime, ma non sarà mai emozionante come questi cinque anni passati insieme ai miei fantastici compagni e alle supermaestre che ci hanno seguito in tutto il percorso pieno di difficoltà, in cui ci hanno sostenuto e consigliato.
Ricordo che in prima elementare eravamo tutti impauriti, come pecorelle sperdute, con le cartelle più grandi di noi, dalle quali spuntavano solo piccole gambette.
Iniziammo subito, con passo sicuro, a marciare verso la cima, la vetta, facendo piccole tappe per riposarci.
Il primo giorno di scuola, io conoscevo già quasi mezza classe: alcuni perchè alla scuola materna erano nella mia stessa classe (oppure in altre, ma comunque in giardino ci vedevamo); altri, invece, per "via fratelli".
Infatti, avendo sorelle (o fratelli) maggiori, è facile conoscere altre persone, se i bambini con cui vanno in classe a scuola hanno fratelli (o sorelle) della mia stessa età.
Non so se mi sono spiegata bene, ma il concetto è che conoscevo già tanti bambini.
E ne conobbi altri, simpatici o meno.
Così equipaggiati, con carta e penna come scudo e arma, partimmo subito per un nuovo, lungo viaggio, pieno di scoperte ed emozioni.
Anche se le prime settimane eravamo un po' timidi, già, in fondo, si vedeva che eravamo (e siamo ancora adesso) una banda scatenata, con costante voglia di fare.
Con i compagni sordi ci intendemmo subito con segni o scandire le parole con la bocca.
Poi, quando arrivò la L.I.S., la accogliemmo a braccia aperte, dandoci immediatamente da fare per imparare a comunicare con Y e SY.
Qui arriva il bello.
Durante le lezioni di matematica c'era chi, troppo stanco per stare sveglio, si addormentava sul banco e noi tentavamo di svegliarlo senza farci vedere o sentire dalle maestre.
La nostra prima gita, poi, fu un successone. Tra foto di gruppo e migliaia di pesci, nessuno è cascato in acqua.
FANTASTICO!
Ma ecco che arrivò presto l'estate e così se ne andò il primo anno di scuola elementare.
La seconda iniziò benone, con un nuovo arrivato che venne vivacemente accolto nella nostra ciurma scatenata.
Era Simms, che si integrò benissimo, facendo subito amicizia con gli altri amanti del calcio.
Anche la seconda passò velocemente, ma una cosa non la scorderò mai: la recita segnata di Hänsel e Gretel. Mi piacque moltissimo, soprattutto la parte in cui Els buttò CC in uno scatolone, il forno della strega.
Anche la seconda ci lasciò velocemente (come Vics, che andò in Cina per due anni) e ci ritrovanno subito in terza con un'altra persona con occhioni bluncome il cielo e una cascata di capelli d'oro.
Simpatica e un po' timida, Karin (carina di nome e di fatto) diventò immediatamente una di noi.
Non mi fu difficile socializzare con lei, perchè aveva quasi il mio stesso carattere e fui subito entusiasta di conoscere una nuova persona.
Qualcuno con cui proprio non sono riuscita a intendermi, invece, è Rab.
Infatti, quando fa qualcosa di fastidioso durante la lezione e la maestra non lo vede, noi gli chiediamo "gentilmente" se può smettere, ma lui ci ignora o lo fa ancora di più.
Non avevamo neanche un attimo di tregua; infatti iniziammo subito a studiare con una maestra "tanto scritto e poche parole": Gid.
Inoltre facemmo tantissime gite, tra le quali quella di fine anno, all'Archeopark; vi ho partecipato con un piccolo problemino al braccio sinistro...con il gesso, anche se fu come non averlo!
Fra tiro con l'arco, realizzare ciotoline di rame e attraversare il lago su una zattera ci divertimmo un mondo, eravamo tutti contentissimi.
Così tra sorrisi, risate e giochi, la terza si allontanò svelta come era arrivata e ci ritrovammo subito in quarta.
A differenza degli altri anni, però, questo non è iniziato molto bene: la maestra che ci avrebbe dovuto insegnare le materie di studio si è fatta male e l'hanno dovuta ricoverare in ospedale.
Così c'è stata un'insegnante di sostegno per i primi quattro mesi.
Era giovane e alle prime armi e noi facevamo un macello che, probabilmente, nemmeno all'inferno.
Non mi è piaciuta tanto la quarta, perchè l'abbiamo passata in un vortice di fretta e confusione.
Tranne l'esperienza a Bosco in Città. Quella sì che mi è piaciuta, anche se fuori dall'edificio in cui abbiamo dormito c'erano tuoni e fulmini.
Anche la quarta è finita frettolosamente.
Arriviamo in quinta: l'anno, secondo me, più bello e divertente (anche se ti sommergono di verifiche), ma anche quello delle lacrime e degli addii.
Appena ho messo piede nella nostra aula dopo tre mesi di vacanza, non ho potuto credere di essere già all'ultimo anno delle elementari. Erano passati troppo in fretta.
Probabilmente anche per le maestre è stato così. Siamo cresciuti velocemente, sotto la loro guida, la loro protezione, come se fossero lupe e noi i loro cuccioli.
Il che, in parte, è vero.
Ci hanno accuditi per cinque anni e, quando qualche volta litigavamo, riuscivano sempre a risolvere la situazione.
E ci riescono ancora adesso.
Con la banda così capitanata dalle maestre Dan - dico quello che faccio e faccio quello che dico - e ELL, abbiamo fatto un lungo percorso.

Un percorso che comprendeva tutto: risate, giochi, lacrime e laboratori, come un grande frullato di sentimenti ed esperienze che non scorderemo mai.

martedì 30 maggio 2017

BASICS

XX è in viaggio in una di quelle trasferte modi e fuggi incastonate tra i milioni di impegni di maggio (il saggio di musica, lo spettacolo di teatro, il secondo spettacolo di teatro, l'ultima lezione strappalacrime del kung fu, ecc.) molti dei queli vivrà solo in differita e per sentito dire. Continua a non spiegarsi alcune cose, però. Come per esepio come mai il Regno Unito non abbia mai pensato che anche i tubi dell'acqua possano essere uniti e nel frattempo i lavandini inglesi testardamente si ostinano a dispensare acqua gelata o bollente a seconda della manopola selezionata.
Questa sera, olte alla questione dei tubi uniti (si sospetta che l'antica Roma avesse raggiunto vette mai eguagliate da quelle parti), dopo aver passato gran parte della serata a cercare di aprire, senza successo, l'acqua della doccia, XX è stata costretta a scenere a tarda sera alla reception della rurale accomodation, disturbare Brunilde, sessanta primavere e due trecce verdi, e chiederle di insegnarle ad aprire l'acqua della doccia. Brunilde con le sue trecce verdi e a piedi nudi è salita nella camera di XX, nel bagno, nella doccia - a fatica - e ha cercato un introvabile interruttore rosso. Nessun rubinetto era visiile. Oltre alla doccia stessa era presente un minuscolo boiler senza alcuna leva funzionante.

Brunilde si guarda intorno, entra e esce dalla doccia un po' di volte e poi si attacca a una corda che pende dal soffitto e che nell'immaginario di XX avrebbe fatto suonare l'allarme antincendio in tutto il Galles. In realtà lo spago ha acceso un interruttore sul soffitto che ha datto elettricità al boiler nella doccia che ha fatto scendere l'acqua della doccia che ha bagnato Brunilde e le sue trecce.

mercoledì 24 maggio 2017

LE ALI

Il prossimo spettacolo di teatro vi spinge a saccheggiare i guardaroba di casa sottraendo cravatte, sottovesti, inediti guanti bianchi e ogni altro genere di bizzarria.
"No. Mi serve un sacchetto più grande. in questo non ci stanno le ALI."
Ecco. Le ali. Che queste ali si possano spiegare e portarti, possenti o leggere dove sceglierai di andare, cucciola di mezzo.

venerdì 19 maggio 2017

THIS IS THE END


Dall'altra parte della barricata della cena arrangiaticcia ci sono stati invece i festeggiamenti pantagruelici: con l'occasione di tre compleanni si è scelto di unire (ed amplificare) le celebrazioni di tre genetliaci e della fine della scuola elementare. Loro, gli ex piccoli di quintabì, oggi un po' tutti nel mezzo tra l'essere bambini ed essere non so, si sono scatenati come difficile pensare possibile.
Le insegnanti, presentatesi puntuali alle celebrazioni, con occhio lucido e cuore gonfio hanno ripercorso i cinque anni di storia insieme.
E poi. E poi hanno sorpreso, commosso, divertito, ma soprattutto provocato un mare di lacrime in grandi e bambini esibendo un film montato ad hoc che racconta la loro storia, dalla prima convocazione in primabì alle mille esperienze vissute insieme.
E poi. E poi, con un dedica personale, puntuale, affettuosa, un po' nostalgica ad ognuno dei ventisei ex piccoli, aggiungendo chi è arrivato e chi è partito negli anni, hanno lasciato, se possibile, un altro segno indelebile nei cuori di tutti. Dal canto loro, tra gli ex piccoli c'era qualcuno distratto per difesa, ma la gran parte di loro ha singhiozzato e pianto calde lacrime di commozione e nostalgia, riso, applaudito, abbracciato gli amici e le insegnanti, ballato con loro, gridato canzoni sguaiate e ricordato quanto sono speciali. Loro. Gli amici e le loro splendide insegnanti che li hanno accompagnati in questi affacciarsi alla vita forte.
Il loro pensiero per la cucciola di mezzo:
"Cucciola di mezzo, tuffata nei libri da mattina a sera. Sicura di sé e molto determinata, lei scala la vita, come uno dei suoi sport preferiti, l'arrampicata.
E con mossa di Kung fu altrettanto sicura, lavora a testa bassa per pianificare la sua vita futura.
Anche per lei un sogno da scrittrice: ... farà concorrenza all'altra amica autrice?!"
Il loro pensiero per tutti per la vita:
"Il tempo fugge, il tempo vola: eccoci al termine di cinque anni di scuola. Cinque anni della nostra storia tra fatica, impegno, lacrime, risate e baldoria.
Vizi e virtù ha questo simpatico gruppo, che da piccolo seme è diventato maturo frutto.
E' ora giunto il momento di salutare, ma un filo invisibile non ci potrà mai separare, un filo di profondo affetto, di bei momenti condivisi che conserveremo nel cuore insieme ai vostri sorrisi.
Buona vita, quintabì!"

MESSAGING

La prefazione: questa sera è prevista una festona in pompa magna per gli ex piccoli della quintabì, che tra compleanni e fine della scuola elementare hanno in programma festeggiamenti pantagruelici.
La cucciola grande non intende partecipare, ma non intende neppure rimanere a casa da sola a cucinarsi una cena arrangiaticcia.
whatsapp: da cucciola grande a YY
"Papà ok se vado a fare un giro con Liluz e poi mi fermo a casa da lei COSI' RISOLVIAMO IL PROBLEMA DELLA CENA."
Inutilmente XX e YY hanno commentato che di problema di cena non si trattava per nessun'altro, se non, forse, per lei.

mercoledì 17 maggio 2017

PENSIERI L.I.S.

Dal  cucciolo di mezzo, classe quintabì
LA L.I.S. per me è...
La L.I.S. per me è un mondo più unito, che va al di là delle parole, costituito da segni: sembrano insignificanti per noi, che riusciamo a sentire il canto degli uccelli e le melodie che la natura ci regala e non ci rendiamo conto che c'è qualcuno che è sperduto in mezzo a un infinito silenzio.
Ed è per quel qualcuno che ogni singolo segno è importante come un gioiello, perché gli dona possibilità di comunicazione.

venerdì 12 maggio 2017

IL MARITO E LO ZOO

"Come è andata, allora, al corso di inglese? È tornata la maestra?"
"C'era suo marito. Lascia stare." Le perplessità di YY al trasferimento coniugale all'abilitazione di insegnare inglese ad un mucchio di settenni scatenati non sono celate.
"Beh, non ancora marito. La maestra non ha ancora avuto il bimbo che aspetta."
E XXche pensava che alcuni concetti semplici, tipo non tutti i papà sono mariti e non tutti i mariti sono papà, fossero stati chiariti anni or sono.
La conversazione evolve.
"Comunque il mio amico Tiit ha veramente uno zoo. Ha: tre gatti; un serpente; otto conigli. Ah, e tantissime formiche. Almeno ventuno."
Nel corso del surreale scambio che segue XX scopre che le ventuno forniche sono probabilmente di più, chiuse in un formicaio che contiene anche una formica regina che "ha almeno un figlio". Il formicaio pare anche sia stato portato a scuola a beneficio degli amici - la microba è stata naturalmente uno degli elementi più entusiasti in proposito - e si mormora che la formica regina abbia tentato di sfruttare la trasferta in secondabì per tentare l'evasione, salvo poi realizzare di essere parecchio più grande del passaggi disponibili. "Quindi a un certo punto ha rinunciato." La formica regina e lo zoo domestico.

venerdì 28 aprile 2017

SCUOLA...E VIA!

Giusto il tempo di cambiare la valigia e la cucciola di mezzo sta per ripartire: questa volta è merito della scuola, delle coraggiose maestre Dan-dico quello che faccio e faccio quello che dico - e Ell -addestratrice esperta. Hanno candidato la frizzante quintabì per partecipare a Scuola Natura, quella magnifica esperienza di gita. Multigiorni, esperienza via da casa con i propri amici in ambiente protetto nelle suggestive case vacanza che il comune di Milano ancora possiede.
Sono in ventisei, loro, insieme ad altre classi, i compagni sordi accompagnati dall'affetto e dall'integrazione per cui, si, ci sono anche loro. I ventisei partono sotto un diluvio che in questi giorni di fine aprile non si era mai visto, ma non importa. Le notizie, non che servissero reportage live, arrivano puntuali. Sono arrivati, hanno dormito bene, oggi laboratorio di pesto, domani spiaggia. Ciascun frammento di informazione dava il la alle mille sfumature di sentimenti mammeschi, da "poverini, piove..." a "e io qui a lavare i piatti".
Soltanto molte, molte ore dopo il ritorno, la cucciola di mezzo, rientrata completamente senza voce complici le scatenate serate mondane, si riesce ad avere qualche briciola di racconto: è esploso un finestrino del bus che ha colpito un ramo, lo stesso bus avrebbe tamponato il bus davanti, l'amico sordo si è tranquillizzato quando ha visto il messaggio dlla sua mamma sul telefono della maestra, il letto era bitorzoluto, i maschi hanno lavato i capelli ma le bambine no. In compenso è andata rovesciando sabbia dalle scarpe per i successivi tre giorni.
Un mazzo di tulipani simbolo di una gratitudine grande per il coraggio delle insegnanti. Non vi dimenticheremo.

martedì 25 aprile 2017

QUEL PONTE SPARPAGLIATO

Quando gli incastri si incastrano. Quando le date combaciano, le stelle sono amiche e l'universo benevolo li consente, è successo che i Noicinque si sono sparpagliati per il ponte del 25 aprile. Quattro giorni di trasferta dal nonno GG per le cucciole, nonno che le reclamava con loro che reclamavano lui; quanttro giorni di silenzio montano e pratica intensa e meditativa per XX, che si è regalata un tempo calmo per fare spazio. Quattro giorni frenetici per YY che pensava di godere dello stesso silenzio di XX in una casa finalmente vuota dal chiacchiericcio incessante e che ha invece passato il primo e l'ultimo giorno in autostrada per consegnare e farsi riconsegnare i tre quinti piccoli di famiglia, il secondo giorno impegnato in un fai da te estremo e il terzo giorno a lavorare.
I risultati del ponte sparpagliato sono stati XX e YY solari e rilassati, ciascuno a loro modo, e le cucciole gasate dalle cavalcate estreme di Andrea, quello che corre in macchina nei filari di viti per seguire, o guidare la passeggiata a cavallo.

sabato 1 aprile 2017

RIFLESSIONE, DAL QUADERNO MICROBO

Dal quaderno microbo di italiano, classe secondabì
Domande aperte
Vietato   accendere il fuoco nel bosco
A volte  (ma quasi mai) sciopero
Le stelle  sono compagne della luna

Ma soprattutto

Portami  in te

PORTAMI IN TE. Una frase di una forza dirompente che ti racconta. Che racconta di come ci hai fatto completi, chiuso un cerchio, equilibrato, squilibrandoli, gli equilibri. Di come ci hai reso quello che siamo, di come mi fai aprire gli occhi di fronte alle cose dei piccoli, che non sono piccole cose. Porto in me il tuo cuore, i tuoi dentoni spaiati, il sorriso arricciato, il tuo candore senza filtri. Ti porto in me, microba.

mercoledì 8 marzo 2017

OTTOMARZO

"Ragazze! Buongiorno! E buona festa! Oggi è l'otto marzo, la festa della donna. La nostra, la vostra festa."
"Ma io non sono una donna. Sono una bambina."
Hai ragione, microba. Tu non sei una donna, ma una splendida persona. Un po' microba, per ora, ma avviata ad una crescita esplosiva, a diventare una fortissima donna.
Però la riflessione che mi hai portato è preziosa. È preziosa perchè mi permette di pensare come potrebbe essere migliore questo mondo per te, giovane donna. 
Spero che riusciremo a consegnarti, a consegnarvi un mondo in cui non ci siano più le cose "da femmine" e quelle "da maschi", - tua la naturale propensione comunque per le seconde. Un mondo in cui contino il coraggio, la determinazione e non il genere. Un mondo in cui la forza della parola che vinca quella dei muscoli, un mondo in cui sarai libera di fare ciò che ami, e scegliere di amare ciò che farai. Un mondo in cui siano legittime le debolezze, ma anche un mondo che ti aiuti a trovare la forza di superarle, o di accoglierle.
Un mondo che ti dia la possibilità di scegliare. Senza il giudizio delle ammuffite tradizioni.
Buon otto marzo, microba. Che questa giornata, e tutte le prossime, ci diano la forza di affidarti un mondo dove scegliere.
E poi la storia la sceglierai tu.

domenica 5 marzo 2017

ANCORA FRUTTA

"Che frutta volete?"
"SUSINA!"
"Ah, papà. La prossima volta la susina me la compri color UVA NERA?"

lunedì 27 febbraio 2017

L'ANGELO AZZURRO

Come ogni anno, arriva puntuale la settimana di carnevale e anche questa volta i Noicinque si concedono il lusso, davvero un lusso, di andare a sciare. Come di consueto insieme allo zione FF e al cuginone GG (squadra che vince non si cambia).
Trovano sempre rassicurante tornare ed affidare i minori alla valanga degli angeli azzurri, i maestri di sci, che in due secondi li prendono e in due minuti sono i loro migliori amici. Il problema è che, alla usuale iscrizione del sabato sera, i corsi sembrano pieni. COMECOME??
Così XX cerca di fare breccia: con l'adulazione, la pietà, fa leva sulla fedeltà, sulla professionalità dei maestri, sul presunto amore spasmodico per lo sci dei minori, sul senso di colpa (niente fiaccolata...).
L'angelo azzurro quest'anno si chiama Guido, vecchio volpone maestro di sci che pare abbia fatto carte false per permettere, il giorno successivo, l'accesso dei quattro alle lezioni di sci.
Così i quattro vengono distribuiti presso altri quattro angeli azzurri, che quest'anno erano Vittoria che fa lezione in inglese e la spaccata, Juri dalle curve da competizione, Icaro il maestro dei salti e Simone il re dei fuoripista. I quattro hanno condotto i quattro (con alterne vicende, pare qualcuno si sia perso per non sempre ritrovarsi) sulle nevi trentine con un entusiasmo che fa, ancora una volta, brillare i lucciconi negli occhi di XX.

domenica 19 febbraio 2017

LA POTENZA DELL'ORGOGLIO FEMMINILE E LA SOTTILE ARTE MASCHILE DELL'AIUTARSI

Problema: una microba di sette anni non ha nessuna intenzione di imparare ad andare in bicicletta; il di lei genitore che, dopo innumerevoli ore passate a rincorrerla e sorreggerla, piú sorreggerla che rincorrerla, dichiara di aspettare, fiducioso ma non troppo, che lei trovi la determinazione di crederci davvero. La di lei genitrice che, per uscire da tale empasse, promette allenamenti settimanali tutti i week end.
Soluzione: prendi una persona speciale che hai incontrato il primo giorno di nido e con cui condividi le disgrazie e le responsabilità di restare bambini, diventando passo passo un po' più grandi. La stessa persona speciale ha una bella bici da cross, la cui sella si è un po' smontata, e la leggerezza del volersi e sapersi aiutare.
Risultato: microba e Potts si incontrano al parco, lui le dice "Seguimi, andiamo anche sul sentiero!" e non si sono più fermati.
Oggi la microba in versione stalker chiama la mamma di Potts tutte le domeniche per sapere se possono andare al parco in bici. Il potere dell'orgoglio femminile, e della meravigliosa e semplice arte di saper fare quello che serve.
Grazie Potts, per il tuo "Seguimi!" così limpido e diretto. Come te.

venerdì 17 febbraio 2017

BABY ROWLING

Dal quaderno di italiano cucciolo di mezzo, classe quintabì.
Scrivo io. Il binario 9 e tre quarti. Immagino di dover partire per Hogwarts e di aver perso il treno: invento un trucco magico che mi permetta di raggiungere Harry Potter e i suoi amici.
- Forza, Cucciola di mezzo, siamo in ritardo! Mettiti le scarpe e andiamo! - mi strillò la mamma dall'anticamera, dove si stava già mettendo il guibbotto. - Devi imparare a usare la magia e Hogwarts è il posto migliore in cui farlo. Non mi importa se non vuoi venire.-
Il problema non era che io mi stavo opponendo dall'andare a Hogwarts, ma che non riuscivo a mettermi le scarpe; mia sorella, già maggiorenne, poteva fare le magie anche a casa e così, mentre dormivo, aveva lanciato un sortilegio su tutte le mie calzature.
E adesso stavo lì, seduta per terra a provarle una per una ma, una volta riuscita a infilarmene una al piede con la forza, quella si sfilava e, con aria ribelle, si posava ostinatamente sulla panca delle scarpe.
Ad un certo punto la mamma, spazientita, venne in bagno e, davanti alla scena che vide, si infuriò come una bestia feroce.
- CUCCIOLAGRANDEEEEE!!! - urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni - ma come ti viene in mente di farci perdere l'espresso per Hogwarts? -
Non l'avevo mai vista così arrabbiata e, secondo me, non ne valeva neanche la pena. Va bene, ci aveva fatto perdere un quarto d'ora buono, però, in fin dei conti era uno scherzo divertente.
La mamma agitò la bacchetta sinuosa, spezzando l'incantesimo, prima di andare a fare una bella ramanzina a mia sorella, che ci accompagnava al binario.
Presi il mio baule di scuola e scesi, in strada, dove un taxi ci aspettava già da venti minuti. Stavo aprendo la portiera posteriore della macchina quando mi ricordai una cosa: emisi un fischio e, poco dopo, Raindy, il mio barbagianni, planò verso di me e poi nella sua gabbia.
Dieci minuti e ci trovammo a King Cross, la stazione dove prendere l'espresso per Hogwarts. In fretta e furia mi avviai verso la colonna che separava i binari 9 e 10, spingendo il carrello che avevo preso all'ingresso e sul quale avevo sbattuto la gabbia di Raindy e i bagagli.
Non ci fu tempo per i saluti: corsi con tutta la velocità che le gambe mi permettevano. Con tutte le mie forze sperai che anche il treno fosse in ritardo, che avesse subito un guasto ma, in fondo, sapevo già cosa mi aspettava.
Infatti, quando attraversai la barriera, mi trovai davanti una scena desolante: il binario era completamente vuoto.
Ero disperata, ma mi sforzai di riflettere. Avrei potuto controllare tutti i libri di scuola, in cerca di un incantesimo efficace...no, ci avrei messo troppo tempo. Solo allora mi ricordai una cosa: mia sorella mi aveva preparato un antidoto da lei inventato che, qualunque cosa avessi chiesto, lo avrebbe permesso.
Ravanai per un po' nelle tasche dei jeans e, dopo qualche secondo, ne uscii trionfante. Una boccettina con un liquido verde smeraldo brillava nella mia mano, con un'etichetta che diceva "Frassin Lorgi".
Lo bevvi e pensai intensamente: devi far volare me e i miei bagagli, per raggiungere l'espresso per Hogwarts.
Lentamente, molto lentamente, i miei piedi si staccarono da terra.
Aprii gli occhi (che avevo chiuso senza neanche accorgermi) e vidi che anche il baule e la gabbia con dentro Raindy si stavano alzando. Era una senzazione bellissima, come se fossi sospesa in una bolla gigantesca: non dovevo fare niente.
Più tardi mi accorsi che non era affatto così; mi dovevo pilotare senza perdere la concentrazione, altrimenti sarei precipitata. Poco dopo intuii anche il meccanismo: per accelerare stendevo la braccia lungo i fianchi e, inclinandomi a destra o a sinistra, giravo.
Ormai ero a trenta metri d'altezza. Avevo un po' di paura, ma in fondo era divertente. Cinque minuti e ci presi la mano, senza mai fermarmi, con i bagagli alle calcagna. Dopo venti minuti circa intravidi una striscia rossa in lontananza: l'espresso per Hogwarts!
Cercai di andare il più veloce possibile, mentre il treno color del fuoco si distingueva sempre di più.
Era sotto di me, ne ero certa per la densa quantità di fumo che usciva dalla locomotiva. Ad un certo punto avvistai una nuvola compatta tra il nero e il marrone che si dirigeva...verso di me!
Si avvicinava sempre di più...eccola, mi stava per travolgere!
Poi vidi solo piume e penne di gufi postini di tutte le specie e dimensioni e udii il tonfo del baule che urtava i volatili.
Persi la concentrazione, stavo precipitando.
Urlai, cercando più in fretta possibile la bacchetta nella tasca dei pantaloni...non vedevo niente, solo fumo grigio e soffocante.
Poi all'improvviso spuntò una locomotiva scarlatta che sfrecciava, se possibile, ancora più veloce di me.
Intanto, la bacchetta sfoderata, riunii tutte le formule magiche che avevo sentito, sperando che una potesse essermi utile.
Un'immagine mi balzò in testa, all'improvviso; mia sorella, per farmi un dispetto, mi aveva rotto una borsa per scuola. Istantaneamente ricordai.
- Diffido!- gridai, puntando la bacchetta contro il treno che si avvicinava sempre di più; sulla superficie di questo si aprì un buco, che si ingrandiva, abbastanza per far passare un umano.
Centrai il foro, mentre scendevo in caduta libera.
BUM!
Atterrai in malo modo sul duro pavimento di uno scompartimento, ma mi scostai immediatamente, sapendo che di lì a poco sarebbero cascati giù anche i bagagli.
Una volta arrivati il baule e la gabbia di Raindy, guardai chi sostava già in quello scompartimento.
Non appena alzai lo sguardo, dovetti reprimere a fatica un grido di sorpresa.
Harry Potter stava davanti a me, i capelli neri scompigliati e la fronte segnata da una cicatrice fin troppo famosa.
Di fronte a lui, i suoi amici, tutti e due a bocca spalancata.
- Scusate, me ne vado subito...- balbettai impacciata.
- No, resta.-
Con il passare dei minuti presi confidenza e, tra chiacchiere e risate, mezz'ora passò in fretta.
Fu a quel punto che l'imbarazzo tornò: un gufo marrone picchiò il becco, in cui teneva una lettera, contro il vetro.
Io mi affrettai ad aprire il finestrino e l'uccello appena entrato, mi si mise in grembo.
Sulla busta rossa c'era scritto: "alla signorina Cucciola di Mezzo, Espresso per Hogwarts".
Senza aspettare altro, la aprii.
Questa si sollevò in aria e, con una voce stridula, recitò:
- Cara signorina Cucciola di Mezzo, siamo al corrente che, stamattina, alle ore 12.15, lei ha praticato un incantesimo di distruzione, essendo ancora minorenne.
Con la speranza che stia bene,
Il Ministero dlla Magia -
La voce finì di strillare.
- Ero in pericolo di vita! - protestai, tra le risate degli altri.
Il treno rallentò, per poi fermarsi.
Ero arrivata a Hogwarts.