lunedì 27 febbraio 2017

L'ANGELO AZZURRO

Come ogni anno, arriva puntuale la settimana di carnevale e anche questa volta i Noicinque si concedono il lusso, davvero un lusso, di andare a sciare. Come di consueto insieme allo zione FF e al cuginone GG (squadra che vince non si cambia).
Trovano sempre rassicurante tornare ed affidare i minori alla valanga degli angeli azzurri, i maestri di sci, che in due secondi li prendono e in due minuti sono i loro migliori amici. Il problema è che, alla usuale iscrizione del sabato sera, i corsi sembrano pieni. COMECOME??
Così XX cerca di fare breccia: con l'adulazione, la pietà, fa leva sulla fedeltà, sulla professionalità dei maestri, sul presunto amore spasmodico per lo sci dei minori, sul senso di colpa (niente fiaccolata...).
L'angelo azzurro quest'anno si chiama Guido, vecchio volpone maestro di sci che pare abbia fatto carte false per permettere, il giorno successivo, l'accesso dei quattro alle lezioni di sci.
Così i quattro vengono distribuiti presso altri quattro angeli azzurri, che quest'anno erano Vittoria che fa lezione in inglese e la spaccata, Juri dalle curve da competizione, Icaro il maestro dei salti e Simone il re dei fuoripista. I quattro hanno condotto i quattro (con alterne vicende, pare qualcuno si sia perso per non sempre ritrovarsi) sulle nevi trentine con un entusiasmo che fa, ancora una volta, brillare i lucciconi negli occhi di XX.

domenica 19 febbraio 2017

LA POTENZA DELL'ORGOGLIO FEMMINILE E LA SOTTILE ARTE MASCHILE DELL'AIUTARSI

Problema: una microba di sette anni non ha nessuna intenzione di imparare ad andare in bicicletta; il di lei genitore che, dopo innumerevoli ore passate a rincorrerla e sorreggerla, piú sorreggerla che rincorrerla, dichiara di aspettare, fiducioso ma non troppo, che lei trovi la determinazione di crederci davvero. La di lei genitrice che, per uscire da tale empasse, promette allenamenti settimanali tutti i week end.
Soluzione: prendi una persona speciale che hai incontrato il primo giorno di nido e con cui condividi le disgrazie e le responsabilità di restare bambini, diventando passo passo un po' più grandi. La stessa persona speciale ha una bella bici da cross, la cui sella si è un po' smontata, e la leggerezza del volersi e sapersi aiutare.
Risultato: microba e Potts si incontrano al parco, lui le dice "Seguimi, andiamo anche sul sentiero!" e non si sono più fermati.
Oggi la microba in versione stalker chiama la mamma di Potts tutte le domeniche per sapere se possono andare al parco in bici. Il potere dell'orgoglio femminile, e della meravigliosa e semplice arte di saper fare quello che serve.
Grazie Potts, per il tuo "Seguimi!" così limpido e diretto. Come te.

venerdì 17 febbraio 2017

BABY ROWLING

Dal quaderno di italiano cucciolo di mezzo, classe quintabì.
Scrivo io. Il binario 9 e tre quarti. Immagino di dover partire per Hogwarts e di aver perso il treno: invento un trucco magico che mi permetta di raggiungere Harry Potter e i suoi amici.
- Forza, Cucciola di mezzo, siamo in ritardo! Mettiti le scarpe e andiamo! - mi strillò la mamma dall'anticamera, dove si stava già mettendo il guibbotto. - Devi imparare a usare la magia e Hogwarts è il posto migliore in cui farlo. Non mi importa se non vuoi venire.-
Il problema non era che io mi stavo opponendo dall'andare a Hogwarts, ma che non riuscivo a mettermi le scarpe; mia sorella, già maggiorenne, poteva fare le magie anche a casa e così, mentre dormivo, aveva lanciato un sortilegio su tutte le mie calzature.
E adesso stavo lì, seduta per terra a provarle una per una ma, una volta riuscita a infilarmene una al piede con la forza, quella si sfilava e, con aria ribelle, si posava ostinatamente sulla panca delle scarpe.
Ad un certo punto la mamma, spazientita, venne in bagno e, davanti alla scena che vide, si infuriò come una bestia feroce.
- CUCCIOLAGRANDEEEEE!!! - urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni - ma come ti viene in mente di farci perdere l'espresso per Hogwarts? -
Non l'avevo mai vista così arrabbiata e, secondo me, non ne valeva neanche la pena. Va bene, ci aveva fatto perdere un quarto d'ora buono, però, in fin dei conti era uno scherzo divertente.
La mamma agitò la bacchetta sinuosa, spezzando l'incantesimo, prima di andare a fare una bella ramanzina a mia sorella, che ci accompagnava al binario.
Presi il mio baule di scuola e scesi, in strada, dove un taxi ci aspettava già da venti minuti. Stavo aprendo la portiera posteriore della macchina quando mi ricordai una cosa: emisi un fischio e, poco dopo, Raindy, il mio barbagianni, planò verso di me e poi nella sua gabbia.
Dieci minuti e ci trovammo a King Cross, la stazione dove prendere l'espresso per Hogwarts. In fretta e furia mi avviai verso la colonna che separava i binari 9 e 10, spingendo il carrello che avevo preso all'ingresso e sul quale avevo sbattuto la gabbia di Raindy e i bagagli.
Non ci fu tempo per i saluti: corsi con tutta la velocità che le gambe mi permettevano. Con tutte le mie forze sperai che anche il treno fosse in ritardo, che avesse subito un guasto ma, in fondo, sapevo già cosa mi aspettava.
Infatti, quando attraversai la barriera, mi trovai davanti una scena desolante: il binario era completamente vuoto.
Ero disperata, ma mi sforzai di riflettere. Avrei potuto controllare tutti i libri di scuola, in cerca di un incantesimo efficace...no, ci avrei messo troppo tempo. Solo allora mi ricordai una cosa: mia sorella mi aveva preparato un antidoto da lei inventato che, qualunque cosa avessi chiesto, lo avrebbe permesso.
Ravanai per un po' nelle tasche dei jeans e, dopo qualche secondo, ne uscii trionfante. Una boccettina con un liquido verde smeraldo brillava nella mia mano, con un'etichetta che diceva "Frassin Lorgi".
Lo bevvi e pensai intensamente: devi far volare me e i miei bagagli, per raggiungere l'espresso per Hogwarts.
Lentamente, molto lentamente, i miei piedi si staccarono da terra.
Aprii gli occhi (che avevo chiuso senza neanche accorgermi) e vidi che anche il baule e la gabbia con dentro Raindy si stavano alzando. Era una senzazione bellissima, come se fossi sospesa in una bolla gigantesca: non dovevo fare niente.
Più tardi mi accorsi che non era affatto così; mi dovevo pilotare senza perdere la concentrazione, altrimenti sarei precipitata. Poco dopo intuii anche il meccanismo: per accelerare stendevo la braccia lungo i fianchi e, inclinandomi a destra o a sinistra, giravo.
Ormai ero a trenta metri d'altezza. Avevo un po' di paura, ma in fondo era divertente. Cinque minuti e ci presi la mano, senza mai fermarmi, con i bagagli alle calcagna. Dopo venti minuti circa intravidi una striscia rossa in lontananza: l'espresso per Hogwarts!
Cercai di andare il più veloce possibile, mentre il treno color del fuoco si distingueva sempre di più.
Era sotto di me, ne ero certa per la densa quantità di fumo che usciva dalla locomotiva. Ad un certo punto avvistai una nuvola compatta tra il nero e il marrone che si dirigeva...verso di me!
Si avvicinava sempre di più...eccola, mi stava per travolgere!
Poi vidi solo piume e penne di gufi postini di tutte le specie e dimensioni e udii il tonfo del baule che urtava i volatili.
Persi la concentrazione, stavo precipitando.
Urlai, cercando più in fretta possibile la bacchetta nella tasca dei pantaloni...non vedevo niente, solo fumo grigio e soffocante.
Poi all'improvviso spuntò una locomotiva scarlatta che sfrecciava, se possibile, ancora più veloce di me.
Intanto, la bacchetta sfoderata, riunii tutte le formule magiche che avevo sentito, sperando che una potesse essermi utile.
Un'immagine mi balzò in testa, all'improvviso; mia sorella, per farmi un dispetto, mi aveva rotto una borsa per scuola. Istantaneamente ricordai.
- Diffido!- gridai, puntando la bacchetta contro il treno che si avvicinava sempre di più; sulla superficie di questo si aprì un buco, che si ingrandiva, abbastanza per far passare un umano.
Centrai il foro, mentre scendevo in caduta libera.
BUM!
Atterrai in malo modo sul duro pavimento di uno scompartimento, ma mi scostai immediatamente, sapendo che di lì a poco sarebbero cascati giù anche i bagagli.
Una volta arrivati il baule e la gabbia di Raindy, guardai chi sostava già in quello scompartimento.
Non appena alzai lo sguardo, dovetti reprimere a fatica un grido di sorpresa.
Harry Potter stava davanti a me, i capelli neri scompigliati e la fronte segnata da una cicatrice fin troppo famosa.
Di fronte a lui, i suoi amici, tutti e due a bocca spalancata.
- Scusate, me ne vado subito...- balbettai impacciata.
- No, resta.-
Con il passare dei minuti presi confidenza e, tra chiacchiere e risate, mezz'ora passò in fretta.
Fu a quel punto che l'imbarazzo tornò: un gufo marrone picchiò il becco, in cui teneva una lettera, contro il vetro.
Io mi affrettai ad aprire il finestrino e l'uccello appena entrato, mi si mise in grembo.
Sulla busta rossa c'era scritto: "alla signorina Cucciola di Mezzo, Espresso per Hogwarts".
Senza aspettare altro, la aprii.
Questa si sollevò in aria e, con una voce stridula, recitò:
- Cara signorina Cucciola di Mezzo, siamo al corrente che, stamattina, alle ore 12.15, lei ha praticato un incantesimo di distruzione, essendo ancora minorenne.
Con la speranza che stia bene,
Il Ministero dlla Magia -
La voce finì di strillare.
- Ero in pericolo di vita! - protestai, tra le risate degli altri.
Il treno rallentò, per poi fermarsi.
Ero arrivata a Hogwarts.

sabato 11 febbraio 2017

LE TASCHE DI CUCCIOLA BETA

"Per la ricerca di francese, quella su Rennes, la prof ha già cominciato a farci lavorare per la ricerca oggi in aula informatica. Meno male che nelle tasche ho sempre tutto e avevo la chiavetta, così ho potuto salvarla."
"Quindi avete cominciato a lavorare?"
"Ooo...abbiamo fatto il titolo."
"E come è il titolo?"
"Rennes"
Le tasche di Cucciola Beta.