venerdì 9 aprile 2021

LA FINE DELL’ATTESA

Il numero della conferma diverso da quello di tutte e due le tue prenotazioni, quelle che il sistema della regione all’avanguardia ti ha permesso di fare (perfino sul sito di Topolino, se inserisci la stessa mail ti dicono che sei già registrato). Comunque la conferma alla dose di vaccino, quella che ti spetta e hai atteso da due mesi, è finalmente arrivata. 

Partiamo con un discreto anticipo, immagino che non avrai dormito per l’eccitazione - invece hai dormito benissimo - l’addetto al parcheggio ti vede pimpante e ci indica il posto più lontano.

Dirigendoci verso un tendone trasparente cominciamo ad incrociare, mentre escono, teste canute dal cui sguardo traspare sollievo misto ad orgoglio, soddisfazione e una punta di vittoria. Si vede qualche stampella e qualche bastone qua e là, alcuni sono accompagnati da cinquantenni incravattati (o no), e io comincio a commuovermi nel vedere che si, forse allora è possibile uscirne. Forse.

I cartelli con un fiore rosa, un percorso guidato da frecce verdi a terra, una coda che sembra lunghissima e scorre in un attimo, la lista dei farmaci che prendi, volontari sorridenti che danno indicazioni. ‘Ambulatorio 15’. L’ambulatorio 15 è grande poco più di una doccia, è il primo di una fila di molti, è ‘chiuso’ da una tenda (che sembra una tenda da doccia, appunto), contiene un attaccapanni, una sedia, un computer e Lorette. Lorette ha la erre francese e treccine da urlo, chissà qual è la sua storia. Adesso è una dei molti giovani medici arruolati alla grande macchina logistica della vaccinazione di massa. Ti chiede di scoprire il braccio sinistro, fa un’iniezione rapida e raccomanda un po’ di paracetamolo se ti viene la febbre. Non ci credi, che ti venga la febbre. E nemmeno io. Prossima dose tra tre settimane.

Ci sediamo nella sala di attesa, per 15 minuti si rimane ad assicurarsi che non ci siano immediate razioni gravi. Nella sala girano signore attempate in camice a fare compagnia e regalare un sorriso a chi li passa da solo, quei 15 minuti.

‘Quanti anni ha?’ ‘78’ ‘Io 74’ ‘Mi chiamo Iolanda.’ ‘Ah, come la mia amica della banca che mi aiuta sempre.’ ‘Scusi, dove trovo la toilette?’ ‘ Venga, l’accompagno.’ Cose così, discorsi di niente ma forse di tutto, che mostra come abbiamo voglia di essere insieme. A distanza, con la mascherina. Ma il bisogno di una parola ascoltata è davvero fortissimo.

Così scadono i quindici minuti, anzi facciamo venti, un saluto grato alle volontarie e diligenti seguiamo la freccia per uscire, come molti che avevamo visto entrando.

Piango un po’ di nascosto, mi dici ‘Ma vaaaa’, nel cuore la gratitudine per la scienza, per chi ha fatto ricerca su questo tipo di vaccini a partire dalla Mers in Korea nel 201, gratitudine verso tutti i piccoli ed innumerevoli pezzetti di persone, di attività e di impegno dietro quei due ml di liquido trasparente, attraverso cui, per la prima volta, ci sembra di poter cominciare a sperare che, tra non troppo tempo, potremmo uscirne.

Che bella giornata, mamma, questo nove di aprile.

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