sabato 3 dicembre 2022

PANE PER IL CUORE

La scuola microba ha lanciato qualche tempo fa una raccolta di doni da consegnare, impacchettati, con indicazione di età (ed eventualmente genere di atteso interesse, per quanto questo sia sempre meno rilevante) del gioco contenuto. Ad ognuno era richiesto di portare un dono destinato ad un coetaneo, o ad una coetanea.

La risposta é stata enorme, si sono raccolti più di duemila regali che i volontari sono andati a recuperare con un camion. 

L’idea era distribuire un dono ad ogni bambino che si presentava, con un adulto, a fruire della distribuzione di cibo giornaliera presso la locale e celebre mensa di beneficienza. I volontari, impegnati nella gestione delle oltre duemila persone in coda, hanno chiesto a qualche genitore della scuola di assisterli nella distribuzione dei regali. Così XX, in una gelida mattina del suo compleanno, ha potuto vivere la città solidale, la città piena di chi fatica, la città fredda e grigia dove trovi una mano. Con altri genitori della scuola, imbacuccati che neppure in Lapponia, hanno cercato di dare ordine alla massa di pacchetti e pacconi, l’ordine che si disordinava in un niente - ha visto occhi gentili e occhi inariditi dal dolore, ha assaporato sorrisi e ricevuto parole più dure in un caleidoscopio di emozioni di grande intensità. Nel suo cuore resteranno il bimbo che accompagna la mamma, e che parla un italiano perfetto e senza inflessione, facendo da interprete alla mamma, e che chiede al banchetto pieno zeppo di doni: ‘Sono stato buono, posso avere anch’io un pacchetto anche piccolo?’ con un garbo, una gentilezza e quasi troppa umiltà rispetto alla spavalderia che si vede troppo spesso.

E poi, due signore, età stimata sessantacinque, facilmente sorelle o amiche: l’una accompagnava l’altra più in difficoltà. Chiedono un regalo anche loro per la signora in difficoltà, dietro il banchetto riflettono su che cosa ci possa essere di adatto, dopo aver avuto un cenno di assenso dai rigidi volontari che mantenevano l’ordine ‘Solo bambini qui! Solo bambini!’ E poi ti accorgi che le conoscono, le sue signore, e che quella più in difficoltà è come una bambina, e che allora ok, a lei si accorda un dono. Si, ma che cosa? Così tutti cominciano a toccacciare i pacchetti per identificare qualcosa di morbido, se ne sbirciano un paio e voilà, eccone uno che dobrebbe contenere un peluche di forma indefinita, da un piccolo strappo nella carta se ne indovinano i mille colori. Il pacchetto viene consegnato nelle mani fredde e tremanti e gioiose, viene abbracciato con tutte le braccia in un gesto ineguagliabile, ancora con tutta la carta; intuendo nell’abbraccio la morbidezza del contenuto, il viso della signora bambina, fino ad allora incerto, si arriccia in un sorriso sdentato di gioia purissima, di quella che XX non ricorda di aver visto. Un viso che si apre alla felicità di essere stato riconosciuto in un bisogno così piccolo, sembra a noi, come quello di ricevere un piccolo peluche di tutti i colori in una gelida mattinata di dicembre. E a XX torna alla mente quello studio che dice che le scimmie, e un po’ anche noi, sviluppano attaccamento con le cose morbide e coccolose più che verso chi li nutre: cose morbide e coccolose, fisiche o astratte nel valore della relazione, di un gesto gentile, contano più del bisogno primario di nutrimento. Tutto in quell’attimo di sorriso sdentato di gioia purissima.

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