venerdì 19 ottobre 2012

SOWETO, JOBI, ZA

Al termine dei lavori del convegno, dato che i voli dal Sud Africa partono la sera, XX e colleghi sono riusciti a ritagliarsi qualche ora di turismo culturale: visita al museo dell'apartheid e al quartiere di Soweto.
Dopo aver scoperto una serie di curiosi, ma indispensabili particolari (come il fatto che l'indirizzo 62, 10th street, Johannesburg possa indicare almeno sette luoghi diversi a meno che non sia fornita anche l'indicazione del quartiere, non necessariamente disponibile), XX e colleghi saggiamente decidono di affidarsi ad una guida esperta che li porti alla scoperta della storia recente del loro paese.
Così scoprono che il Sud Africa ha undici lingue ufficiali (la guida ne parla solo sette), che i sudafricani decidono quale lingua parlare in funzione delle caratteristiche somatiche (so che lui é di etnia zulu e gli parlo zulu, o tsutu, o molti altri idiomi a seconda dell'occasione), e che l'apartheid é stato un brutto affare non solo per la gente di qui ma per il mondo intero, che con un intervento tardivo contro le regole di segregazione ha perso la faccia agli occhi scuri e profondi dei neri.
Hanno scoperto, XX versando più di qualche lacrima in varie aree del museo, che il premio Nobel per la pace insieme a Mandela era stato riconosciuto all'allora presidente (bianchissimo) De Klerk, che non potevi dire alcune parole come equal rights senza correre il rischio di essere arrestato. Hanno scoperto che molti bambini sono stati uccisi perché non volevano l'afrikaans come lingua ufficiale delle lezioni scolastiche, che oggi le scuole non sono più per bianchi o neri, ma ti sfido a trovare un bianco in una scuola di neri (mentre si comincia a trovare qualche raro, ricco e fortunato nero nelle scuole dei bianchi).
Hanno scoperto che Soweto non è uno slum ma una città nella città in cui vivono quasi quattro milioni di persone orgogliose di Soweto, dove ci sono 140 scuole elementari e 75 licei, dove c'é l'unico ospedale al mondo in grado di prendersi carico di qualsiasi malattia (dal Guinnes dei primati del 1997). Hanno scoperto però che che la strada verso l'integrazione é ancora molto lunga, che se non si comincia da piccoli diventa difficile imparare da grandi, che alcune ferite sono ancora troppo fresche per essere dimenticate.
Hanno scoperto che i matrimoni misti sono rarissimi, quei pochi che si celebrano sembrano fallire troppo presto e che ci sono ancora dodicimila bambini dispersi dalla rivolta di Soweto.
XX torna a casa con il cuore gonfio di emozione che spera di riuscire a raccontare almeno alle due cucciole grandi e di mezzo, tramite una piccola candelina di solidarietà comprata proprio a Soweto.
Tra due mesi si torna nel paese arcobaleno, questa volta tutti e cinque i Noicinque a caccia dei cinque grandi (i 'big five') che per ora XX ha soltanto visto sulle banconote da 100 rand.

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