lunedì 25 agosto 2014

UN ADDIO NEI TUOI COLORI

Ho imparato che quando qualcuno se ne va, non sparisce proprio davvero. Rimane di lui, nel cuore di chi lo ha amato, di chi ha intrecciato la sua strada per mille motivi, un semino di essenza fatto di ricordi, di insegnamenti, di memoria di quel che è stato. Questa memoria, come quando a scuola si imparano le tabelline per la prima volta, ha bisogno di essere rinfrescata ancora e ancora affinché il semino di essenza non sia sepolto troppo in profondità, troppo difficoltoso da andare a ripescare quando ne abbiamo bisogno.
Per questo vorrei rivivere i miei più vividi ricordi della persona speciale che sei stata.
Quella volta, questo me l'hai raccontato tu, che con il mio papà avete fatto deragliare un tram con un petardo dalle parti di piazzale Martini a Milano. Saranno stati gli anni cinquanta, probabilmente di marachelle ce ne sono state molte altre ma questa forse è stata la migliore.
Quella volta che ti ho raccontato festosa che la creatura che aspettavo alla prima ecografia si muoveva tantissimo, e tu mi hai spiegato, con la saggezza dei sapienti, che "i feti femmina hanno una maggiore mobilità" - poco dopo è arrivata la prima di tre bambine.
Quando raccontavi aneddoti irresistibili che riguardavano il tuo impegnativo lavoro per il quale sei stato riconosciuto innovativo pioniere dalla comunità scientifica in Italia e non solo - sono sicura che non solo io ricordo una bottiglia e un vetraio.
Quando hai saputo portare una famiglia allargata che mi comprendeva fino alla fine del mondo a visitare con occhio curioso e cuore speciale, le terre di Patagonia. E poi c'è stata quella speciale destinazione, scelta con cura, che sugli atlanti è piccina piccina: l'isola di Pasqua, con gli alti mohai e le rocce appuntite. 
Siamo stati insieme in Namibia sorvolando le dune rosse e contando foche a centinaia. E poi ancora, viaggiatore instancabile, sono pochi gli angoli del pianeta che hanno ancora qualche segreto.
Hai saputo tracciare, con poche commosse e commoventi parole, un ritratto del mio papà Giorgio, quando ci ha lasciato, per cui ti sarò grata, sempre.
La tua musica, il clavicembalo antico che ci hai mostrato con una luce speciale, ma anche la chitarra, i concerti e la curiosità intellettuale sempre viva. La tua pittura, i tuoi colori, i paesaggi di questa regione che avevi ormai fatto tua.
Ci mancherai Aldo, uomo, marito, papà, nonno, zio, medico, pittore, musicista sensibile e profondo.
Ti voglio bene.

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