mercoledì 1 luglio 2015

UNA GIORNATA DI QUELLE

Il periodo prevacanze si prospetta caldo e frenetico come mai prima: appena dopo la trasferta asiatica, il tempo di toccare il muro in ufficio e XX è chiamata a ripartire, destinazione UK, senza potersi godere neppure un po' una casa silenziosa e la calda compagnia di YY con le cucciole in trasferte varie. Il volo all'alba, la sveglia prima dell'alba, l'aeroporto intasato di vacanzieri e gite scolastiche, il volo in ritardo di due ore, l'arrivo in una Londra bollente del giorno più caldo dell'anno. E poi, naturalmente, la prima riunione saltata causa ritardo del volo, il congresso a cui deve partecipare in centro che più centro non si può, ci possiamo andare soltanto in metropolitana, ci mettono oltre un'ora e mezza in un caldo che nemmeno a Tunisi.
XX fa la sua parte di conferenza, le pongono una domanda polemica a cui risponde polemica a sua volta, riprendono la metropolitana nel solito clima bollente per recuperare l'auto, in custodia all'aeroporto.
Da qui partono alla volta di Trowbridge, tempo stimato due ore e mezza ma nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie e senza traffico. Di ore ne impiegano quattro e mezzo, sembra il tempo dilatato dell'India, alla guida una giovane e simpatica ragazza italiana che ha imparato a guidare a destra e vorrebbe continuare a farlo. A circa sei metri dalla meta, mancava soltanto un ponte da attraversare, dei lavori stradali impediscono l'accesso e soltanto lo charme della fanciulla ha permesso che gli orsi che stavano lavorando li lasciassero passare.
Naturalmente l'ora era tarda e la cena non è più servita, dunque tocca riprendere l'auto in cerca di cibo. Dopo una rapida e distesa cena messicana, XX con i colleghi ritorna all'hotel, tipicamente inglese, in mezzo alla campagna. Fa ancora caldo, ormai fanno diciannove ore di veglia e tutti non vedono l'ora di andare a dormire. Peccato che l'ingresso sia chiuso, il numero da chiamare per farsi aprire suoni a vuoto e nei dintorni non ci sia anima viva. Dopo aver valutato, nel corso dei successivi tre quarti d'ora, le ipotesi più fantasiose spaziando dal dormire in macchina al cercare un hotel nei dintorni (che naturalmente è risultato pieno), dal chiamare la polizia al fracassare il vetro della porta con una valigia, un altro ospite finalmente li sente e li fa entrare da un accesso secondario attraverso la cantina, l'unica chiave che aveva.
Una (lunga) giornata di quelle.

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