venerdì 14 agosto 2015

UN OSSO, UNA PICCOLA DONNA CORAGGIOSA, LE CHIACCHIERE AL PRONTO SOCCORSO

Le giornate allungate di fine vacanza, gli amici stretti del mare, un aperitivo insieme. Un gioco di bambine, ci rincorriamo, saltiamo e giochiamo a rialzo. Qualcuna scivola, il sandalo la tradisce, un dito del piede sinistro assume una posizione innaturale. Molto innaturale e molto storta. Il ditone del piede sinistro appartiene alla frizzante microba che in queste ore si è rivelata una piccola, grande donna molto coraggiosa. Il ditone storto viene accompagnato in ambulanza all'ospedale della vicina Lavagna, dove esiste un reparto di pediatria allegro e colorato ma non curano le fratture pediatriche. Curioso, no? La piccola donna coraggiosa con frattura scomposta all'alluce del piede viene ricoverata all'ospedale (lei sceglie di stare con papà, che dormicchia in una branda lunga la metà di lui), XX grazie agli amici stretti riesce a rientrare a casa a tarda notte e inizia le attività di chiusura casa, valigie, bucati e dispensa. Alle sette del mattino successivo si catapulta all'ospedale per dare il cambio a YY che si incarica di caricare le valigie formate nottetempo in quell'accrocchio valigie/bici che rendono le vacanze Noicinque così stile "famiglia Brambilla anni Sessanta". Nel frattempo XX negozia con pediatri e ortopedici liguri una dimissione che li autorizzasse a viaggiare fino a Milano, non soltanto fino all'ospedale dei bambini di Genova dove hanno tentato di indirizzarli nelle precedenti didici ore. Finalmente la famiglia si ricompone, la dimissione, non priva di stecca di cartone che le rendeva il piede microbo, pur rotto, pericolosamente simile a un piede hobbit, li autorizza ad arrivare a Milano dove, ancora in versione auto carica di mille bici e bagagli, la microba con piede da hobbit e XX sbarcano all'istituto ortopedico di riferimento.
Qui, dopo un paio d'ore d'attesa, il brillante ortopedico fa una puntura al piede - prima dose di coraggio vero della piccola grande donna - e poi le riduce la frattura con l'aiuto di due colleghi nel tentativo di scongiurare un probabile intervento. Lei strilla, lui racconta storie di barattoli di lacrime e la conquista con il solletico - seconda, enorme dose di coraggio - infine la ingessa con un rigido, enorme stivale bianco. Lei non vede l'ora di farsi firmare il trofeo del coraggio, rimane ad occupare l'ambulatorio intanto che una stravolta XX corre a prenotare le prossime visite e radiografie e li ritrova che chiacchierano come vecchi amici lui, il brillante ortopedico e lei, la piccola donna coraggiosa con uno stivale di gesso. Si raccontano storie, si raccontano di amici e di cani. XX è davvero grata all'istituto ortopedico e al simpatico medico che ha dedicato dieci minuti extra di chiacchiere allungate alla sua paziente cinquenne.

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