venerdì 20 marzo 2015

LEST WE FORGET

Quel viaggio. Il viaggio. Non una scelta, ma un'occasione che il mio frizzante impiego mi ha concesso: l'India, che mi è entrata nel cuore anni fa, e che mi è stata riproposta sotto nuova luce. La luce di luogo ricco di biodiversità, da cui il motivo professionale di questa trasferta, ma la luce di un luogo intenso, intensissimo nella sua forza di colpirti come un caterpillar. Con i suoi odori, i suoni e i rumori incessanti, il caleidoscopio di colori che ti abbaglia e pensi che tutto quello vedrai sembrerà pallido. E invece. E invece, una volta riatterrati in patria, la prima domanda che ti fai è 'dove sono tutti'? Al confronto, Milano sembra il deserto del Sahara. E poi tutto il resto, invece che pallido, appare molto più intenso e tutto mi emoziona con maggiore profondità. I gesti semplici di tutti i giorni, che facciamo senza consapevolezza, acquistano un valore nuovo. Quella semplice abitudine di lavarsi i i denti la mattina, aprendo il rubinetto (e non sempre facendo attenzione a non sprecare acqua); ed ecco riaffiorare le immagini colorate che si sovrappongono delle donne fasciate di colori allegri che con faticosa energia pompano l'acqua al pozzo in recipienti rotondi, li mettono in testa caricandosi di alcune decine di chili e si mettono in marcia verso il villaggio, lontano chissà quanto. E poi, la ragazzina dagli occhi di velluto che approfitta di un acquazzone per lavarsi i denti con l'acque che scende dalla grondaia. Oppure apparecchiare la tavola con stoviglie pulite e pensare alle briciole e ai frutti mangiati avidamente con le mani incrostate dai bambini di strada. L'India, che ti fa assaporare tutto con consapevolezza e gratitudine. Ho scritto queste poche righe per non dimenticarlo, per non permettere a questa nuova intensità che è nata dentro di me di sbiadire lentamente.

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