martedì 27 novembre 2018

CRISTOFORO COLOMBO

Ripensandoci, tutto questo mi sembra una follia. Io, Cristoforo Colombo, il primo uomo ad arrivare alle Indie passando da ovest, io, che ho guidato tre navi attraverso l’ignoto, verso il mare aperto, costretto in una cella a scrivere questo diario. Tutto iniziò una fredda giornata di novembre. Aveva nevicato la notte, e c’erano dieci centimentri di neve. Come ogni giorno, mi rifugiai in biblioteca. Entrai sbattendo i piedi per liberarli dalla neve. Non appena mi intrufolai tra gli scaffali notai subito qualcosa di nuovo: su un tavolo erano sparse delle curiose carte. Il bibliotecario mi informò che quelle erano le carte di un certo Toscanelli. Infatti, secondo lui, si potevano raggiungere le Indie passando da ovest, attraversando un piccolo tratto di mare. Senza pensarci due volte decisi che quell’impresa sarebbe stata mia. Studiaie studiai le mappe per mesi, stando giorno e notte sui libri. Alla fine mi convinsi che sì, si poteva fare. E, se si poteva fare, io l’avrei fatto. Subito andai al cospetto del re del Portogallo e gli esposi la mia offerta. Lui però mi diede del pazzo e rifiutò seccamente. Così pensai bene di recarmi dalla regina Isabella di Castiglia, anche se ormai non avevo più molte speranze. La regina però, al contrario delle mie aspettative, si dimostrò interessata.
“Torna quando avrò finito la reconquista” - mi disse. 
Il 3 gennaio la Spagna cacciò definitivamente gli arabi dal suo territorio, e così mi ripresentai. Isabella, intuendo che, se la missione fosse riuscita, avrebbe guadagnato fama e oro, me la finanziò. Ora bisognava solamente trovare un equipaggio, il che non fu affatto facile, dato che nessuno aveva voglia di buttarsi in mare aperto verso l’ignoto, senza una meta precisa. Riuscii ugualmente a racimolare una manciata di uomini e, con mia enorme soddisfazione, finalmente, salpammo...

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