venerdì 16 ottobre 2020

E TU

È il tuo primo giorno di isolamento fiduciario. Che vuol dire che la comunità e le autorità sanitarie hanno fiducia in te, si fidano e contano su di te e sui tuoi amici per fermare l’avanzata di questo virus.

Tu ti alzi presto, quasi come per andare a scuola, traccheggi un po’ dopo la colazione, leggucchi qualcosa intanto che noi lavoriamo, pranziamo tardi per impegni non tuoi (aspetti fino alle due, in effetti, prima di ritrovarti un piatto di risotto riscaldato in tavola). Poi ti ingegni, vi ingegnate, videochiami l’altrettanto isolato Potts e giocate insieme. A fare le costruzioni, ognuno sul suo pavimento, ma insieme, commentando le architetture e le complessità. Giocate insieme tutto il pomeriggio, non parlate sempre, ma siete lì uno per l’altro, quasi foste nella stessa casa. Mi commuove la ruvidezza di quel “quasi”, la tenerezza e la naturalità con cui riuscite a stare insieme anche isolati, l’entusiasmo con cui, sempre in videochiamata, vi fate ciao dal balcone, pur non vicinissimo.

E ti si legge negli occhi e nel cuore la forza della resilienza, la capacità di attraversare la paura - salgono al buio, le paure, al momento di addormentarsi quando ricompari con le lacrime segno della complessità di questo tempo: ‘Ho paura di prendere il Covid’.

Anche a noi fa paura, questo tempo. E non soltanto in Covid, ma l’isolamento che genera, e che tu stai attraversando con grande forza. Anche a noi fa paura, il Covid. Ma non sei da sola. E se dovesse succedere che qualcuno si ammali (ti senti il candidato prescelto, in questo momento, proprio perché a scuola qualcuno era ammalato), ecco, lo attraversiamo insieme. Non da soli. E senza sensi di colpa.

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