mercoledì 1 maggio 2024

CHIAMATA DI EMERGENZA

Per degli accordi barocchi tra Apple e Google, le chiamate whatsapp non fanno vibrare lo smart watch. E siccome XX è in fiera a parlare con un milione di persone, il telefono è quieto in borsa. 

Le ragazze possono chiamare con whatsapp, ma non con il telefono. Quindi se chiamano XX, lei non sente.

Dunque, quando sulla strada del ritorno in Europa l’emergenza si palesa, loro fanno sponda con YY dall’altra parte dell’Atlantico per chiamare XX al telefono (dopo avere inutilmente mandato centinaia di gif a XX sperando nella vibrazione al polso di XX e lo stesso oltreoceano alla cucciola grande, che non rispondeva, come pure YY, che non rispondeva subito).

Poi finalmente il ponte di comunicazione avviene.

(YY, voce concitata che non gli appartiene): ‘C’è un problema con le ragazze, all’aeroporto non le fanno partire. Devi andare tu.’

XX le chiama, bofonchia qualcosa alla prima collega che trova circa una piccola emergenza in aeroporto, raccoglie parte dei suoi effetti personali (per fortuna ha il buonsenso di prendere passaporto e carta di credito) e salta sul primo Uber disponibile, direzione aeroporto, spiega all’autista i mille motivi per cui deve fare in frettissima e incrocia le dita con in batticuore.

Nel frattempo parla con le ragazze, che erano state felicemente autonome nel sorvolare l’oceano all’andata, per giunta con un volo con scalo. Si fa passare la hostess del check in che con la grazia di del sergente maggiore Hartman in Full Metal Jacket le dice che no, siccome hanno un biglietto insieme, nemmeno la più grande può partire, e non c’è nulla e nessuno al mondo che venga meno a quella regola. La regola: i ragazzi di meno di 15 anni devono essere portati all’aeroporto da maggiorenne abilitato che si qualifica, paga 150 dollari (soprattutto), fornisce i dati anagrafici di chi recupererà la minore all’arrivo, la accompagna al gate, aspetta che imbarchino tutti e poi a porte chiuse può finalmente andarsene. Non è chiaro che cosa accada se all’arrivo non c’è nessuno, verrebbe chiamata la polizia aeroportuale con tutta probabilità. A XX non è nemmeno chiaro perché se ha pagato i centocinquanta dollari che dovrebbero coprire l’accompagnamento microbo, poi è lei che la deve portare al gate e aspettare - con passaporto requisito dalla hostess.

Insomma, dal punto di vista dei diritti forse ci sarebbe da dibattere un po’. Dopo averle imbarcate, cerca Jesus l’autista di Uber che l’aveva portata lì a tutta birra, si fa riaccompagnare nella city e gli striscia una carta di credito da centinaia di dollari.

Tutto perché la cucciola di mezzo riesca a fare il suo esame di matematica in inglese, furbescamente piazzato il giorno di rientro dal ponte in cui la scuola era chiusa.

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