venerdì 28 giugno 2024

TOPI & CO

Giac, Mary e  Gas Gas che aiutano Cenerentola, e Topolino e Minnie, e Bianca e Bernie, e Topotip che sostiene i bambini nelle loro mille sfide, poi Geronimo Stilton con i suoi casi di cronata e anche le Tea sisters, Gruviera degli aristogatti, e Jerry (che scappa da Tom), e Stuart Little, e Topo Gigio, e Remy di Ratatouille. E i topi delle fiabe, da Esopo a La Fontaine, e il topino dei denti sotto il letto: impossibile non aver gioito per almeno un topino da bambini.

Eppure, da adulti, i topi non ci piacciono. Non ci piacciono perché li consideriamo legati a luoghi poco puliti, perché pensiamo si mangino qualsiasi cosa un po’ come le cavallette, perché quella coda lunga e spoglia ci fa un po’ impressione, perché pensiamo siano efficienti vettori delle peggio malattie. Perché sono veloci, imprevedibili, avidi.

I topi non piacciono quasi a nessuno, con qualche eccezione. Una di queste è la cucciola grande. Della sua passione incondizionata per bestie di ogni genere e grado (con l’unica esclusione forse delle zanzare) si sa da quando è nata. Di come questa passione evolva di continuo in azioni concrete, invece, si vanno accumulando testimonianze. Come questa, una conversazione avvenuta a cena.

‘Ma pensa te. Mi sono entrati due topini nel cassone (del cavallo, ndr). Volevano mangirsi le carote di Gino.’

‘Non ho capito. Il cassone non è quel catafalco di plastica resistente con le chiusure a prova di ladri? Come hanno fatto a entrare?’

‘E chi lo sa!? Erano bellissimi, solo che ho dovuto vuotare tutto il cassone per prenderli (bbrrr, ndr) e metterli fuori. Ma tu pensa, siamo in campagna e loro devono venire a sfrugugliare nel mio cassone. Ci ho messo un sacco di tempo a vuotare tutto per prenderli e poi rimettere tutto a posto. Comunque erano carinissimi.’

‘Immagino.’

Lei. Un cavallo. Dei topi. E la gioia.

martedì 25 giugno 2024

LUCI A SAN SIRO

‘Luci a San siro…di quella sera…che c’è di strano, siamo stati tutti la.’: così comincia una delle mie canzoni del cuore. Che rappresenta, pur con altra energia, la serata di oggi, a tema microba. Mesi fa hai insistito per questo dono, il concerto di Sferaebbasta (la sa il cielo se si scrive proprio così) uno degli idoli di voi del mondo del futuro. Ti abbiamo chiesto: ‘ma quanti biglietti?’ ‘Uno, poi ci vado con le mie amiche.’ E invece succede che le tue amiche un po’ ci sono andate la sera prima, qualcuna addirittura nel backstage forte di uno zio amico dell’artista, un po’ non avevano trovato i biglietti, un po’ erano in settori tutti diversi dal tuo prato.

Così, con quell’incoscienza cieca che ci hai trasmesso, ci siamo detti che ok, potevi andare anche da sola. Non c’erano in effetti alternative, se non rinunciare.

Da una settimana vivi con le cuffione bianche appiccicate alle orecchie, alla domanda ‘che fai?’, la risposta è evoluta in un ‘sto studiando… [pausa ad effetto]…le canzoni del concerto.’

Sono quindi cominciati i preparativi logistici tipici di questo tipo di eventi: a che ora aprono i cancelli, portati da mangiare, l’acqua non te la fanno tenere, mettiti un tappo in tasca, prendi la coperta da picnic, hai la powerbank, dammi la tua che la nascondo meglio perché se me la trovano poi non riesco a fare i video del concerto, non stare troppo davanti che ti schiacciano e altre amenità sul tema.

Un’inaspetattamente disponibile sorella grande ti sbarca, cinque ore prima dell’inizio del concerto, davanti ai cancelli, e se ne va, leggera come l’aria e impermeabile ai miei tentativi di figurarmi ‘la situa’. ‘C’era già tanta gente? Come ti sembrano gli altri? C’era gente brutta?’ Forte dei peggio pregiudizi, mi immagino la microba sola e sparuta in mezzo a bandacce di mezzi delinquenti senza gloria. Lei risponde, serafica: ‘ma va, tranquilla, erano tutti come lei, la microba.’ Che non so bene cosa voglia dire, e questo accresce la mia ansia.

Saperti in balia della folla per cinque ore e senza nemmeno un concerto iniziato non mi stare tanto serena, quindi ti telefono. E tu racconti che sei entrata, che ti hanno preso l’acqua, che sei in terza fila (terza fila!!! Ti schiacciano, mettiti più indietro!! Mi martella una voce nel cervello) che intorno a te c’è gente che sembra tranquilla (non ti sarebbe mai venuto in mente di dirmelo, hai risposto a domanda precisa). E poi per non sembrare troppo ansiosa dopo un po’ dico al papà di telefonarti dopo un po’, per sapere come va. E poi ti ritelefono in questa attesa che mi pare lunghissima. Finalmente il concerto comincia, e tu te lo godi e canti e ti diverti, e poi il papà ti viene a prendere in scooter chè tutto il quartiere è chiuso al traffico, e vi siete messi d’accordo di trovarvi davanti a un hotel non so dove, e vi trovate facilmente, e torni felice.

Stanca. E felice. E io non lo so se lo sai, che credo tu abbia fatto una cosa grande e bella: ti piaceva, lo volevi, hai perseguito l’obiettivo (insistendo con due genitori un po’ refrattari) e ci sei andata. Da sola. Non importa. Certo, con le amiche sarebbe stato più bello? Forse. E intanto hai vissuto un’esperienza così immersiva tutta tua.

Riposati, ora, microba mia. E vivi la tua pienezza.

lunedì 24 giugno 2024

NO, FUORI DAL TEMPO

 Vorrei un mondo in cui il tempo non fosse misura di volontà, ma la volontà fosse misura di volontà. In cui non ci fossero dieci secondi di tempo, ma tutto il tempo.

A sentire la giustizia italiana, se una molestia non dura almeno dieci secondi, molestia non è (e il commesso di scuola fu assolto). E però se tu ci metti più di venti secondi a riprenderti dallo sbigottimento di altra molestia, allora anche questa molestia non è.

Dunque occhio, femmine: c’è una stretta finestra che deve essere superiore a dieci secondi e inferiore a venti, perché il reato sia reato. 

Perché si possa essere rispettate nel nostro no.

Vorrei un mondo in cui il tempo fosse tempo, e non misura di volontà.

giovedì 20 giugno 2024

‘NIZZA, FERMATA DI NIZZA’

La microba e la sua dolcissima amica Mai rientrano da un’abbondante settimana di mare e scoperta, soprattutto di esplorazione di lussi vari nutriti da gita a Montecarlo. Lo stesso giorno, la cucciola di mezzo informa che ‘domani vado a Nizza con A, ho già parlato con la nonna e per lei va bene. Stiamo li fino a domenica e poi andiamo a Valoris dove ci riuniamo con gli altri.’

E così la casa della nonna diventa la fermata tecnica per rifocillarsi, fare una o due o tre lavatrici delle mise estive più gettonate, fare un giro al mare.

La nonna prende e lascia adolescenti su e giù da treni di mezza Italia, fuori due, dentro due. Questa volta, in più, ha deciso di andarle a recuperare in patria, prima della frontiera (che poi, chissà perché…ormai hanno una dimestichezza con le ferrovie di mezza Europa, che avrebbero potuto tranquillamente arrivare direttamente in Francia). Solo che alla frontiera ci sono dei lavori,Alla stazione ci sono dei lavori, in tutto il paese paio o esserci dei lavori, quindi il terzetto si disorienta e parte in direzione Cuneo.

Il rientro oltralpe è stato dunque un po’ macchinoso, chissà che la nonna si metta tranquilla e d’ora in poi accetti di aspettare a casa le prossime vacanziere che scenderanno alla fermata di Nizza rinunciando al recupero prima della frontiera…

venerdì 7 giugno 2024

IL NASTRINO

BIIIIIP - suona il citofono Noicinque alle ore 8.10 del mattino. Dal video si intravede un cucuzzolo di testa , capelli scuri, corticci.

‘La signora MM?’

‘(Timido) si…?’ (XX talvolta risponde anche al cognome della nonna MM, chè sul citofono sono scritti entrambi)

‘Polizia locale.’

Il cuore di XX perde un paio di battiti.

‘Lei ha parcheggiato in via vdgsvycwgvgw?’

‘Eh…non lo so, non mi ricordo (tipica frase colpevole)…’

‘Perché la sua macchina è in sosta vietata, dovrebbe venire subito a spostarla.’

‘Arrivo.’

XX branca le chiavi della macchina, intestata alla nonna MM ed ora ad uso praticamente esclusivo della cucciola grande, che nel frattempo sta dormendo il sonno dei giusti. Trova l’auto, che sta impedendo effettivamente alcune manovre di trascloco, ci sono camion bloccati, due moto dei vigili. Lei ringrazia di averla avvisata, si scusa, prende l’auto e scappa via.

Poi la cucciola grande risorge, e le viene raccontata l’avventura.

‘Hai parcheggiato in sosta vietata. Non hai visto il cartello?’

‘Certo che l’ho visto, il cartello. Ma non era sosta vietata, non c’era il nastrino.’

XX si domanda quale sia l’esatta descrizione del fragilissmo nastrino bianco e rosso nel nuovo codice della strada.

martedì 4 giugno 2024

IL CAPOLAVORO, TAKE TWO

In casa Noicinque si consuma un piccolo momento di stress: sarà perché la piattaforma in questi ultimi giorni è presa d’assalto, sarà per il temporale oppure Saturno contro, o forse tutti questi elementi, ma quando la cucciola di mezzo tenta di consegnare la sua lettura del mondo, il famigerato ‘capolavoro’, non tutto funziona come dovrebbe.

Alla fine l’upload funziona e chi lo vedrà si troverà a leggere ‘Ho scelto di indicare i miei viaggi di quest’anno scolastico come mio capolavoro perché sono convinta che le competenze acquisite in classe e le nozioni studiate sui libri debbano essere arricchite da esperienze di vita, perché le emozioni chemprovi quando vedi un paesaggio meraviglioso o quando sei immerso in un contesto culturale completamente diverso dal tuo, dall’altra parte del mondo rispetto a casa tua, non sono cose che si possono trovare in alcun libro.’

Lei nel mondo, a diventare mondo.