In continuità con il ‘quando pensi di averle viste tutte’ cinese, diciamo che il tempo dei pasti di questa trasferta potrebbe scuotere gli stomaci deboli.
Essendo a maggioranza musulmana, in Indonesia al ristrorante è improbabile trovare alcolici, e le bevande sono rappresentate da succhi di varia origine.
‘Che cosa vuoi bere?’ ‘Acqua frizzante.’ ‘Mmhh, non ce l’hanno. Non vuoi un succo?’ ‘ ok, allora…(il più neutro)…succo di mela.’ ‘Non ti piace l’avocado?’ ‘Si, da mang...’ ‘Ok, allora succo di avocado. Vedrai, è buonissimo.’
Il ‘buonissimo’ succo di avocado giunge a tavola in forma semisolida (sembrava guacamole) in una specie di ciotola coperta da ghiaccio tritato e da elementi ignoti che ad un primo sguardo potevano sembrare petali di fiore e si sono rivelati essere corn flakes al cioccolato. E XX: ‘Ma questi sono…?’ ‘Cornflakes al cioccolato, per la croccantezza.’
E pensare che lei avrebbe voluto l’acqua frizzante, che pretese.
Sulla stessa tavola, accanto alla sua improbabile bevanda, campeggia una sorta di insalatiera con frutta tagliata a pezzettoni su un letto di patatine fritte, quelle degli aperitivi. ‘E questo?’ ‘ Questo è il dessert. Ne vuoi?’ ‘Grazie, sono a posto.’
Nella stessa tavola, la conversazione con gli ospiti vira sul cibo, e XX scopre che Linna, una collega, in Olanda ha scoperto i pocket coffee. Buonissimi! A sapere come mangiarli. Perché le prime volte li ha trattati come la bustina di una tisana, buttati in una tazza e affogati di acqua bollente. Buoni, eh…
Che dire, un universo gastronomico inimmaginabile.
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