È Halloween, stasera. Ricordo le prime volte che si festeggiava, a beneficio unico delle creature piccole. Un cappello da strega sulla mia testa, le cucciole in varie modalità a suonare a casa dei vicini, bottini piuttosto scarsi in un condominio un po’ anziano.
Oggi sono andata a yoga, e sulla via ho visto frotte di creaturine vestite da mostro, scheletro, zombie, vampiro. E ho capito, complice la mia scuola e la mia maestra preziosa, che ‘è qualcosa di molto potente nello scherzare con gli esseri mostruosi: ‘se un mostro è mio amico, gli altri mostri non possono farmi niente. Se appaio come loro, non possono più farmi paura. ’ Ecco perché piace Halloween, perché si può scherzare con la paura e mandarla via.
Scopro che anche la nostra cultura conosce tradizioni simili: in Friuli si mettono fuori le zucche con i lumini ad indicare la via, ricorda Samhain, quando per i celti il confine tra la vita e la morte diventa sottlissimo, in Sicilia all’inizio del secolo scorso la vera festa non era Natale ma il giorno dei morti. Ho cambiato idea su Halloween, tutt’altro che tradizione importata.