Avevano insistito, dicendo ‘sono buonissimi, diversissimi da tutti gli altri. Ci porti i biscotti Crumbl?’
Li avevano cercati d’estate negli USA, li aveva ricercati di nuovo all’aeroporto di Philadelphia, le avevano detto che erano a NY.
Questa volta è a NY, li cerca, li trova a fatica (ci sono solo tre negozi), ci trascina la collega francese. Intavola un dibattito con l’impiegato dicendo che i suoi biscotti devono volare oltreoceano, lui dice allora surgelali, lei piuttosto chiede di scegliere quelli senza cremine. Parte un secondo dibattito tra i biscottari su quali siano le varietà più adatte, si scelgono sei biscotti di tre qualità. Due però hanno delle cremine, e la scatola rosa barbapapà non ha nessun divisorio, i biscotti sballottano dappertutto.
Lei compra altre due microscatole per le cremine torna in hotel e comincia a riflettere sull’imballaggio per il viaggio oltreoceano.
La scatola misura 40x30x7, praticamente un bagaglio RyanAir, solo che non c’è borsa a contenerla nè manico per trasportarla. Dunque la scatola si porta come un vassoio e attenzione a non muoverla troppo.
Oltre alle scatoline interne, per partire XX esaurisce due rotoli di carta igienica per un imballaggio a prova di intercontinentale, si trascina la scatola lungo tre aeroporti, attraverso un oceano, tre paesi e due continenti.
Perde il secondo volo, arriva in Italia che è ormai sabato inoltrato e finalmente la scatola viene depositata nella cucina Noicinque.
Ne valeva la pena? Lo diranno le analisi del colesterolo…
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