Da qualche tempo, quando arrivi negli USA, sei un po’ meno benvenuta di prima. All’immigration ti fanno millemila domande, prima fra tutte ‘che ci fai qui? Che sei qui a fare?’ (Sottotesto: dovevi proprio venire? Perché noi, qui, non ti vogliamo.’)
E allora mi è tornata in mente la rilettura del viaggio alla mia scuola speciale. Il viaggio che puoi fare dal divano, quello del sentirsi in vacanza in coda sulla tangenziale, quello dove l’ordine consueto si sospende.
E così mi immagino a rispondere, anziché snocciolare titoli astratti come mi chiedono, ‘Viaggio. Faccio vuoto, un sopralluogo e cerco me.’
Oggi, all’immigration, non ho detto così. Ma la mia scuola mi ha aiutato a pensarlo.
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