mercoledì 4 marzo 2020

LE ONDATE

Di tutto, i Noicinque sono stati colpiti in varie fasi: un pacato stupore quando, durante la settimana di sci, si è scoperto che le scuole sarebbero state chiuse. Ok, non c'è niente da recuperare, tanto sono solo pochi giorni. E poi la maestra di matematica della microba alcuni recuperi, ai piccoli sciatori, li aveva già assegnati – il contraddittorio verteva sull'irreprensibile logica: siccome quei compiti loro li avrebbero fatti IN CLASSE, ma non li hanno fatti perché in classe non c'era nessuno, ebbene, non li faccio nemmeno io. Spiegale invece che proprio perché quelle erano le cose previste per la settimana, siccome non era una settimana di vacanza per nessuno, erano assolutamente dovute.
Al netto delle schermaglie iniziali, hanno cominciato a manifestarsi alcuni eventi: l'esplosione delle chat delle mamme della classe, con condivisione di alcune bufale e loro più o meno immediato rientro, inutile appellarsi al senso critico, più sensato far notare che, forse, in un decreto ministeriale lo stemma della Repubblica Italiana sarebbe stato dritto, e non a testa in giù.
La seconda ondata è stata preceduta dall'attesa sospesa per la seconda settimana di riposo forzato, quando ancora le scuole dovevano capire che fare. Con modalità e scenari diversi, poi, più o meno tutti i docenti si sono messi in contatto con le pecorelle da educare.
Le sfumature: il nuovo dirigente manda ai bambini delle elementari un delizioso messaggio sul tempo della noia, sulla lettura, chiede ai ragazzi di tenere allenato il cervello con la settimana enigmistica. La microba si illude di cavarsela con i rebus. Poi si fa viva la maestra, che manda i messaggi vocali alla rappresentante di classe. Ed è subito chiaro che la settimana enigmistica è stato un bel, breve sogno. Le consegne riguardano gli impegni per la settimana e prevedono il ripasso del programma da circa il 2015, poesie a memoria, frasi di analisi grammaticale e altre varie amenità. Ma almeno, con un vocale di cinque minuti, le consegne sono state date tutte insieme. Non come quelle di matematica che, esaurito il contraddittorio sulle attività della settimana di Carnevale, vengono condivise in puntate successive, ognuna delle quali genera tsunami di faccine tristi in risposta. (Le faccine sono una reazione interna, si ritiene, anche se non è acclarato, che non raggiungano la maestra).
La scuola media della cucciola di mezzo usa la mail. Un messaggio alla rappresentante di classe con le attività di inglese (il temutissimo professore li nomina tutti, i suoi ragazzi, per nome o soprannome) matematica, italiano, eccetera. Vuoi vedere che i programmi li finiscono in anticipo? Ah e, meraviglia: NON ESISTE LA CHAT DEI GENITORI DELLA CLASSE. Incredibile, ma felicemente rassicurante. Esistono invece i compleanni, e la voglia dei quattordicenni di festeggiarlo insieme, dunque si è passati dall'invito standard per una merenda ad una formale richiesta di adesioni a condizioni note: ‘Saranno in nove, stanno a casa, siete d'accordo?’. Inutile dire che la cucciola di mezzo non contempla una risposta negativa, anche se a XX qualche dubbio era venuto.
E poi c’è il liceo. Quel momento in cui si suppone che i ragazzi, con la tecnologia, siano autonomi e indipendenti, e si assume lo stesso per i di loro professori. E allora, via con le prove di lezione virtuale di latino. Si mandano le autorizzazioni per la privacy – grandi e grossi e musoni finché vuoi, ma pur sempre minorenni. E poi loro, pronti alle nove, la classe virtuale creata, qualcuno si disconnette riconnette talmente tante volte che il sistema, al raggiungimento dei 55 utenti (in classe sono ventritre) alla fine va in crash. Il giorno dopo ci riprovano e va in crash il computer del professore. La chat dei genitori della classe vive allora un momento di brillante fermento a tema piattaforme di e meeting gratuite, zoom, skype, teams e chi più ne ha più ne metta. Tra tutti i gruppi, questo entra rapidamente nella pole position per prolificità di messaggi. Nel frattempo si leggono, su qurll'indispensabile strumento che è diventato il registro elettronico – oddio, l’abbiamo detto! - comunicazioni quasi commoventi da parte dei più conservativi, quegli insegnanti che sfruttano le piattaforme virtuali già collaudate. ‘Cari fanciulli, non ho ancora ricevuto la soluzione dei vostri problemi di geometria'. O ancora ‘Ho pensato di farvi trascorrere del tempo in compagnia di un bellissimo libro...sarà per voi un viaggio meraviglioso alla ricerca dell’unicità dell’uomo!'.
XX assiste a tutto questo da remoto, impegnata nella (probabilmente ultima) trasferta prima del blocco dei viaggi. Riceve rassicuranti chiamate dall'amministratore delegato, preoccupato che la mettano in quarantena chissàdove (dove peraltro lei ha rischiato di finire prendendo un treno sbagliato dall’aeroporto e dirigendosi in Svizzera anziché verso casa).
YY assiste anche lui alle di scuola remota virtualmente: per lui le settimane di smart working sono ormai consolidate, dunque al risveglio si rintana cercando quiete per le sue riunioni virtuali, dalle quali riemerge a sera inoltrata senza avere alcuna visibilità delle attività cucciole in autogestione (al netto di telegrafici messaggi a tema‘devo fare la cacc..’ mentre lui è in riunione virtuale, naturalmente.

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