martedì 13 febbraio 2018

WILDERNESS

E poi arriva. Non è l’aurora boreale, o come le chiamano qui per i visitatori, le northern lights. Non è il panorama del lago Lago (ma in svedese), non i boschi bianchi di galaverna o la luce bianca e violetta, obiqua e quasi calda. No. Si tratta dell’estremo.
Il viaggio prosegue all’estremo nell’interno del parco naturale di Abisko, tra le montagne, dove parte il sentiero del re - non che ci fosse veramente un re a cui intitolarlo, era solo talmente bello che volevano quasi chiamarlo “re dei sentieri”, ma poi forse avere l’idea del re piaceva di più.
Wilderness, abbiamo detto: si arriva alle capanne di Abiskojaure (in motoslitta e non a piedi grazie a speciale deroga in virtù del range di età del gruppo 8-76). Abiskojaure si trova alla fine di un lago ghiacciato lungo un paio di chilometri che collauda in condizioni diciamo di sforzo la termoregolazione dei NoiTen.
Regina di Abiskojaure (quattro capanne rossicce into the wild) è Monika, la nostra ospite. Occhio ceruleo, le sessanta stagioni che sembra portare non le hanno tolto il sorriso, l’entusiasmo e la gioia di raccontare il suo mondo. Ci conduce a pochi passi sul lago, dove lei tiene vivo un buco nel ghiaccio che serve per tutta l’acqua necessaria. Siccome il clima mite a febbraio arriva a -35, del buco è opportuno prendersi cura e sbriciolare il ghiaccio mano a mano che si forma. Pena la chiusura del buco in uno strato di ghiaccio spesso un metro. Dura avere anche solo l’acqua da bere, poi. 
Dunque, acqua consumata, acqua recuperata dal lago, con lavoro di scalpello (lo scalpello è lungo circa un metro e mezzo e pesa circa cinque chili, altrimenti il ghiaccio non si rompe e l’acqua non si prende).
Il bagno: a qualche decina di metri sorgono i ‘bagni naturali’. Niente acqua, anche qui. E spogliarsi a -35 per fare pipì nel buco con coperchio (Monika raccomanda di togliere il coperchio ma non guardare mai il buco) può non essere la norma.
Si passeggia con le ciaspole alla ricerca delle pernici di cui si dice siano pieni i dintorni (XX non sa nemmeno come è fatta, una pernice) e la sera il selvaggio nord regala un’aurora emozionante lungo tutto l’arco del cielo. Pieni gli occhi di XX che la sogna tutta la notte.
L’indomani si passeggia sul lago e poi sopra il lago, dove i cristalli di ghiaccio, le galaverne, regalano un incanto per lo sguardo. Monika si presenta nel suo abito Sami, raccontando che quando rientra a Stoccolma, dove vive quando non è lì, le scarpe sami di renna le tiene in freezer, Stoccolma è un clima troppo caldo e il pelo di renna si rovina.

Con la vita del freddo nel cuore - accanto al grande interrogativo su come fosse possibile sopravvivere senza possedere una tuta termica di quelle moderne - si ritorna ad Abisko, che dopo questa parentesi appare metropoli futuristica con tutti i comfort.

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