Non era mai stata proprio una delizia, ma da dopo la pandemia rifare il passaporto è diventata davvero un’odissea. Soprattutto nel trovare i fantomatici, e mitici ‘appuntamenti passaporto’ prenotabili da un portale in down venti ore al giorno e che ti propone slot fuori provincia a non meno di quattro mesi di distanza quando funziona.
In questi giorni era l’ora del passaporto cucciolo di mezzo, in scadenza tra circa un mese. Primo passaporto in autonomia, vista la maggiore età.
Appuntamento a mezzogiorno, si cerca (…) di non perdere scuola, la giustifica richiede un ulteriore passaggio dalla vicepreside per saltare le ultime due ore. E vabbè.
Non si hanno news della procedura fino alle quattro del pomeriggio, YY assume spensieratamente ‘no news, good news’. Invece in questo caso si tratta di ‘no news, no news’.
Infatto verso le sedici arriva una chiamata cucciola che spiega, concitata, delusa, arrabbiata e sfinita, il seguente balzello.
Siccome lei non aveva la carta di identità, smarrita o rubata ad una delle mille feste scorse, la fiduciosa diciottenne si presenta con il passaporto attuale come ‘documento di identità in corso di validità’.
Il ragionamento non farebbe una grinza, se non si scontrasse con le convoluzioni della burocrazia.
Accade questo: tu ti presenti con il tuo passaporto valido, il pubblico ufficiale annota la tua richiesta di nuovo passaporto e revoca quello vecchio che quindi NON è più un documento di identità in corso di validità, e non ti fa richiedere il nuovo passaporto.
Lei non si perde d’animo, si rifocilla a pranzo dalla nonna per poi passare un mezzo pomeriggio all’anagrafe con la denuncia di smarrimento della carta di identità a richiederne una nuova.
Finalmente con il documento dell’anagrafe (che non è ancora una carta di identità ma quasi perché all’anagrafe ti hanno riconosciuto) ritorna, con quella fiducia incrollabile nel mondo delle persone belle, alla questura meno funzionale d’Europa.
Qui non ti fanno nemmeno entrare e una fauna variopinta sosta sul marciapiede tutto il giorno, in attesa che uno spiraglio di porta si apra e un poliziotto berci qualcosa e faccia entrare un fortunato.
Lei campeggia qualche ora, poi finalmente argomenta la sua necessità, le viene risposto che ‘ma vaaa, i passaporti li fanno solo la mattina. Devi prendere un altro appuntamento.’
È soltanto a questo punto che le no news di casa diventano news, quando lei chiama XX, racconta l’odissea e chiede di prenotare un altro appuntamento.
Il primo disponibile, dal portale di prima, risulta fuori città il ventinove aprile.
C’è però un escamotage, chiedere l’urgenza, se hai un volo nei prossimi trenta giorni. Lei il volo non ce l’ha ancora, XX se ne infichia e prenota per tra dieci giorni (a quel punto forse ci sarà anche la carta di identità) e se chiedono di attestare l’urgenza si riciclano i biglietti di NY dell’anno scorso che mostra o solo la data ma non l’anno.
To be continued…