Siete tornati stanotte dalla gita in Grecia, siete andatina scuola e questo pomeriggio vi aspettano le olimpiadi della danza: vi esibirete in una complessa coreografia che avete studiato per mesi, sperando che così freschi e riposati come siete ve la ricordiate.
Io in Francia ricevo il video della oerformance, lo guardo e mi commuovo, siete bravissimi. E poi mi riconosco inadeguata: non so chi sei. Non ti riconosco proprio, tra questi ventidue figuri vestiti tutti uguali, che si muovono in perfetta sincro-armonia. Il video l’ho guardato molte volte, prima mi sono commossa, poi cercavo di zoommare prima da una parte, poi dall’altra, e niente. Non so chi sei, dove sei, in quel video. E mi tormento un pochino, ricordanodo le le foche, che non hanno nemmeno il pollice opponibile, riconoscono tra mille il loro fochino sullo scoglio dalla voce, dai versi che fa, senza nemmeno vederlo. Io guardavo, eppure non vedevo, peggio di una foca.
Mi rassicura avere chiesto al papà se ti riconosceva, e pure lui ha detto di no. Lui si, come papà foca.
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