Ci pensano da un po’, a sfidarle a Taboo. XX e YY che sfidano le cucciole, in qualsiasi formazione, al gioco delle parole, dell’intesa, della complicità. E finalmente in un grigio pomeriggio di Pasqua ecco l’occasione, e la disponibilità, a partecipare.
Taboo è un gioco in cui devi descrivere qualcosa alla tua squadra, che deve indovinare quella parola, ma non ne puoi dire alcune che sarebbero le migliori e più vicine per rappresentarla. Più parole si conoscono, più è facile; più esperienze condivise, più è facile.
Questa la teoria.
Nella realtà, magari è vero che loro, le cucciole, conoscono un po’ meno parole, ma le usano in modo diverso, e soprattutto più in fretta. Fanno riferimento a canzoni, concerti, meme e l’intelligenza giovane si attiva immediatamente.
Non conoscevano (e hanno passato) parole come bambagia, stantìo, snodo, ciniglia. E hanno vinto, alla faccia di tutte le stantìe convinzioni di XX e YY di essere privilegiati nella bambagia e seduti su una morbida poltrona rivestita di ciniglia.
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