È nata da un pranzo veloce sul terrazzo, con le amiche preziose SJ e Mars. Evolve in giornata simbolo, di quelle che ricorderò per molto tempo. La manifestazione del 25 aprile.
Non amo le manifestazioni, e ne ho frequentate poche. Ma questa volta ci vuole, questa volta la mia voglia di esserci per il senso di farlo e poterlo fare, dire e accorgermi che è grazie a quanto accaduto ottant’anni fa che oggi posso essere d’accordo e anche non esserlo e dirlo.
Ho visto simboli di ogni foggia e colore, papaveri all’uncinetto appuntati con orgoglio su petti e cappelli, cappottini rossi fatti à façon al cane, il nastrino rosso di Natale, quello con i riccioli fatti con le forbici, a fermare una coda di cavallo, mantelli fatti con il tricolore, trecce intrecciate di nastri bianchi rossi e verdi. Ho pianto commossa, applaudito, chiacchierato e commentato. Ma soprattutto ho vissuto un senso di senso, di proposito, di significato, che non sentivo da tempo. Carrozzine per chi non riusciva a camminare, passeggini, trombe, tamburi, cittadini e cittadine di ogni età e forma, molti con un punto di rosso a dire ‘ringrazio e onoro a chi mi ha permesso di essere in questa libertà oggi’, uniti sotto bandiere partigiane ma non solo, hanno dato un senso pieno pieno di significato a quest giornata.
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