Una generazione fa, le gite si chiamavano viaggi d’istruzione, facevano venire i capelli bianchi alle insegnanti, si visitavano musei o luoghi culturalmente rilevanti (i luoghi manzoniani, i luoghi carducciani, i luoghi dannunziani) senza nemmeno citare i luoghi veri e propri.
Le gite moderne invece sono proprio gite, hanno meno un obiettivo culturale e più sociale, si vuole creare il gruppo, fare qualcosa insieme. Così ecco le attività a remare in barca sul naviglio, e le gite di trekking in Liguria.
Bizzarramente, la gita microba di oggi non è molto lontana da alcuni trekking splendidi che lei già conosce, in cui è stata trascinata (e talvolta seminata) fin da alcune vacanze da bambina.
La sua gita di oggi è un trekking sui monti dietro il promontorio di Sestri Levante.
Ritorna stanca e allegra, braghe corte da gita, asciugamano per sosta sulla spiaggia.
Alla richiesta di raccontare, così en passant viene diffusa la notizia ‘ah, tipo la preside è caduta e sono venuti a prenderla con l’elicottero.’ Un fattuccio da nulla, insomma. E ancora ‘comunque non capisco che cosa sia venuta a fare’.
La conversazione prosegue su un binario del tipo ‘Scusa ma sta bene? Si è fatta male?’ ‘Boh, magari sono venuti a prenderla perchè è vecchia.’
Ok, è ora di lavorare su quella sindrome frontaleggiante che ha a che fare con il rispetto e la rappresentazione della realtà. O forse no.
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