Siamo rientrati presto, ieri sera, da una bella serata con Sa e Sì di quelle che ti rinconciliano con mondo, quelle relazioni belle in cui ci scambiamo anche un pochino di istruzioni sul come maneggiare quelle creature metamofiche e potentissime in cui si sono trasformate le nostre figlie.
Siamo rientrati presto, dicevo, prima del previsto, Tins aveva chiesto di portarle una pizza, mica poteva arrivare fredda, e poi c’era la fine della partita di Sinner.
Una volta a casa, salutiamo le ragazze che rispondono da dietro le porte, ci mettiamo in pigiama, guardiamo il tennis.
Ad un certo punto compare una coraggiosa microba che con voce cristallina dice: ‘c’è il mio fidanzato, sta andando.’ E lui: ‘piacere, Mak.’ Stretta di mano energica, due polpacci grandi che non riuscivo a smettere di guardare. Un viso simpatico incorniciato da riccioli scuri, che lei non è riuscita a far sgattaiolare fuori casa causa nostro rientro anticipato.
Lei spariglia. Sempre. E io sono così grata e guardo a Sa che mi è maestra in queste ondivaghe tempeste di crescita.
Credo ci sia voluto parecchio coraggio microbo, per decidere di manifestarsi, così, come non fosse importante. E invece lo è stato, microba. È stata importante questa vostra assunzione di responsabilità, questo vostro dire.
Ci ho messo un pochino a capirlo bene, il nome della tua persona importante, non voglio sbagliarlo o storpiarlo. Ora so anche che cosa significa: re, possessore, protettore dall’(?) inferno.
Aggiungerei coraggioso, coraggiosi voi due.
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