domenica 5 giugno 2022

LA SUA STORIA

La storia di Ollè va raccontata. Non credo sia diversa da milioni di altre storie che arrivano da quella regione, ma non possiamo dimenticarne neppure un frammento.

Ollè è una consulente aziendale e coach, originaria di Odessa, la splendida città sul mare in cui la sua mamma russa e il suo papà moldavo hanno scelto di mettere radici alla caduta del regime sovietico. Mamma meteorologa, babbo medico, si sono conosciuti, piaciuti e amati sulle navi scientifiche su cui erano imbarcati, l’una per motivi di ricerca, l’altro per prendersi cura di scienziati ed equipaggio. La lingua parlata sulla nave e a casa, il russo.

Alla fine delle missioni navali, quando l’Unione Sovietica si sbriciola, comprano un pezzetto di terra a Odessa, vicino al mare, e qui crescono la loro famiglia. Ollè studia filosofia, si laurea, comincia a meditare, diventa coach e consulente aziendale, viaggia molto e trova lavoro a Kiev. Quando la guerra comincia, lei abita al diciannovesimo piano di un palazzone, la prima cosa che succede è che gli ascensori smettono di funzionare per i black out. Lei si dice che non può rimanere, riempie uno zainetto di passaporto, computer e basta e chiama il suo amico indiano, che la ospita in un quartiere vicino, ma almeno al piano terreno. La notte nella stessa via cade un missile, l’amico indiano all’alba imbarca la sua famiglia e scappa. Ollè resta per cinque giorni sola, a casa dell’amico, nella strada dove è caduta la bomba. Si fa forza, sceglie di scappare. Prima alla stazione, migliaia e migliaia di persone. Verso la Polonia, undici  ore di treno che va non si sa dove, neppure uno spazio per sedersi, l’arrivo in Polonia: Cracovia, poi Vienna, infine Padova, dove una signora ucraina (compagna di meditazione) la accoglie per qualche giorno.

Ollè arriva a casa nostra dopo che è già stata in alcune altre case in Italia - vorrebbe aiutare la comunità dei profughi ucraini, prova a fare un paio di incontri ma è troppo per lei, ancora scioccata dal missile caduto troppo vicino. A pensarci bene, c’è sempre un ‘troppo vicino’ ai missili che cadono. 

Ha uno sguardo limpido ma che non vede il futuro, non ora, almeno. Si chiede a base di che cosa, dove potrà essere la sua vita - ci sono opzioni in molte parti del mondo, dall’India alla Danimarca, ma per il momento nessuna sembra essere quella giusta.

Ti auguriamo che tu possa presto trovare una nuova patria, e che la tua casa possa finalmente vedere la pace.

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