domenica 26 giugno 2022

TRE, DUE UNO…VIA!

La sveglia suona presto, in casa Noicinque, perché il primo volo della cucciola di mezzo verso la sua America è proprio uno dei primi voli del mattino. Così alle cinque si controllano passaporti e biglietti, si salta sopra la valigia per chiuderla con il sacco a pelo dentro, si aggancia il tappetino allo zaino. Si parte.

Si parte vuol dire che insieme ai suoi genitori la cucciola di mezzo fa il primo check in, molla la valigia in fase di pre-esplosione e si avvia verso i controlli. Ha il passo sicuro, nemmeno un po’ addormentato nonostante non sia ancora l’alba, sulle spalle uno zaino con gli averi più preziosi, e via, verso il mondo lontano e ignoto ‘verso nuovi mondi e nuove civiltà ‘, un po’ come l’Enterprise.

Dopo qualche ora arriva una prima chiamata da Francoforte, uno degli hub più grandi d’Europa. Il primo cambio sembra facile, bisogna prendere un trenino per il gate giusto ma la valigia, almeno stavolta, va da sola. La cucciola si consola con una succulenta ed enorme bretzel prima di affrontare il salto oltre l’oceano.

Poi si imbarca, XX e YY cercano di seguire il volo online, scoprendo che il volo parte in ritardo e ne accumula ulteriormente, forse a causa dei venti contrari. XX si agita un po’, il margine delle tre ore all’aeroporto di Chigago si assottiglia divenendo molto prossimo a due ore, il tempo minimo per espletare le formalità doganali e di immigrazione nel paese accogliente dove quando arrivi ti chiedono, sempre, che cosa sei lì a fare e soprattutto quando te ne vai. 

Dal tracker l’aereo risulta atterrato, arrivato al gate e della cucciola ancora nessuna notizia. La globalizzazione della comunicazione fa sì che il suo telefono, oltreoceano, non funzioni, e che lei sia partita con una schedina americana da mettere nel telefono una volta arrivata, senza avere la certezza che funzioni - essendo americana, in Europa non funzionava di sicuro - di cui YY e XX non hanno il numero perché l’attivazione richiedeva 48h e dovrebbe avvenire a ridosso dell’arrivo - dovrebbe. Come piano di back up, alla cucciola è stato fornito anche un vecchio telefono della nonna che ha lo schermo al contrario, cioè si vede speculare ma i sensori non sono storti, quindi bisogna indovinare gli spazi almeno per il pin, il tutto attrezzato con una vecchia schedina dati tolta da un ipad. Non funziona per telefonare, ma almeno, forse, whatsapp…certo, come piano B è un po’ deboluccio.

Finalmente arriva la chiamata, non si capisce bene da quale terminal, passata la dogana e l’immigrazione, dove la cucciola, alla domanda ‘Che cosa sei qui a fare? Quale summer camp?’, ha esibito sorridente la letterina di partecipazione al camp, che essendo su carta intestata americana pare aver spento l’interrogatorio.

Non è invece ben chiaro che cosa sia successo con la valigia, che non è stato possibile reimbarcare dunque è stata privata del coltello/spatola da campeggio e del sapone per il viso, entrambi parecchio pericolosi, in effetti. 

Lei è stremata dall’aeroporto e, seppur privata di attrezzatura fondamentale, si imbarca sull’ultimo balzo, quello attraverso il lago Michigan.

Qui, non si sa se grazie alla schedina o ai dati dell’aeroporto, finalmente chiama a casa, dove è ormai mezzanotte inoltrata. Lei è arrivata ma la valigia no, avendo la valigia percorso le meno canoniche vie di imbarco all’ultimo secondo (‘si, te la metto io in stiva…’ pronunciato da hostess infastidita - e poi, chissà). Così, nel minuscolo aeroporto del Michigan che rappresenta la destinazione finale, almeno in aereo, lei cerca la sua valigia, usa strategie da investigatore privato seguendo un signore la cui valigia avrebbe seguito la stessa non canonica via, gli fa la posta fuori dal bagno e finalmente, non si sa come, la trova. Nel frattempo XX scambia mail con il camp per aggiornamenti di viaggio in tempo reale, il camp conferma che qualcuno dello staff è all’aeroporto a prenderla. Ora si devono soltanto trovare, in un mini-aeroporto grande come il soggiorno di casa. E finalmente, fuori dalla forta con un sole che splende sul viso cucciolo, XX vede quel viso determinato e teso aprirsi in un rilassatissimo sorriso di sollievo: ‘Oh, hi! Sono qui.’ Click.

Da quel momento, notte fonda in Europa, rilassato e splendente  tardo pomeriggio del Michigan, la cucciola di mezzo, completata la parte più delicata di questa avventura, sparisce dai radar. E dopo circa venti ore di viaggio, fisico ed emotivo, si può andare a dormire, almeno da questa parte dell’oceano.

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