giovedì 11 giugno 2020

CIAO SCUOLA. ANCHE DAL PRATO

Ci si è provato in ogni modo, a far rientrare i bambini a scuola. Si è perfino chiesto al il viceministro, che era stata possibilista almeno per i bambini che concludevano un ciclo. Non è stato possibile, dunque ci si è arrangiati come si poteva. Con un impegno rigoroso, orario preciso (mancava solo la campanella, al minuto secondo) le maestre hanno dato appuntamento ai decenni di quinta, quelli che si sono persi il loro ultimo giorno di elementari con il giro della scuola e l’uscita con i coriandoli, quando tutti aspettano le due classi in uscita per gridare evviva, hip hip hurrá e, perché no, dedicare due lascimucce di commozione (cosa che regolarmente XX ha fatto ogni ultimo giorno, qualsiasi fosse la quinta in uscita, da dieci anni). Si sono trovati in un prato poco frequentato del quartiere, vestiti delle loro passioni (letteralmente). Così la microba indossava fiera una divisa dei Lakers, T. una divisa da chef con baffetti del cuoco di Ratatouille, c’era un viaggiatore (il meraviglioso Potts che con l’occasione ne ha approfittato per perdere gli occhiali da vista), la calciatrice, l’influencer e l’ingegnere abbigliato con la giacca in gessato dl nonno e una planimetria delle fogne a sostenere la parte. 
Si sono raccontati, in cerchio, ognuno ascoltando gli altri, le aspettative e le paure dl futuro. Le speranze. Le gioie. Hanno segnato per il compagno sordo. Un’ora dopo, altra campanella virtuale in forma di tam tam su whatsapp, i genitori si nono presentati con i coriandoli. Qualcuno se li è sparati sui piedi, non c’era molto pubblico, ma sono stati spesi innumerevoli abbracci con le maestre e, insomma, anche con il Covid, almeno un po’, in un prato e vestiti di sogno, si sono salutati. 

Nessun commento:

Posta un commento