sabato 22 luglio 2023

DIARIO DI VIAGGIO 1

Sono passate una manciata di ore, pochissime a dirla tutta, e microba e XX ritrovano, all’alba, lo stesso driver della notte prima, destinazione Agra. Agra è la città dove sorge il Taj Mah Hal, questa tomba scenografica e meravigliosa che si trova sulle copertine di qualsiasi booklet sull’India, un po’ come la muraglia cinese e l’esercito di terracotta per la Cina e i campi di lavanda per la Provenza.

La giornata si annuncia impegnativa, una dodici ore di viaggio di andata + visita al Taj Mah Hal + visita al Forte di Agra + ritorno.

Il driver è sempre lui, quello della notte prima, quel Deepchand che era amico di tutti gli altri driver e che per lui le lunghe ore di attesa all’aeroporto non sono state un peso. Quel Deepchand che per qualche ragione conosce e mostra tutti gli hotel e che racconta di come è bravo il governarore dello stato. 

Così ad Agra imbarcano la loro guida, Iqbal, fisico asciutto, faccia scura e seria, cappellino bianco e occhialoni enormi, un sapere profondo, la conoscenza della storia e anche delle dinamiche dei mille turisti, la difesa dei diritti e la modulazione del suo giro in funzione delle condizioni esterne. Quanto caldo fa, le mille telefonate per cercare la valigia, i molti altri turisti, il parcheggio lontano.

Iqbal racconta della simmetria, del lavoro di finissimo degli artigiani persiani, le pietre scolpite ed incastonate con la colla dalla ricetta segreta come la coca cola, ma addirittura la composizione della colla la conoscerebbero soltanto i discendenti diretti delle famiglie artigiane che nel sedicesimo secolo hanno lavorato all’opera, una tomba memoriale fatta costruire dal mogul Shāh Jahān per l’amatissima moglie Mumtāz nel 1632.

E dopo la meraviglia di questa tomba così preziosa ed iconica, si visita un forte che rappresenta le diverse personalità dei vari mogul che vi ci sono avvicendati: quello tollerante che ci ha costruito luoghi di culto per tutti i culti, quello amante del marmo che faceva arrivare le sue pietre bianche dal Rajastan, quello fissato con la giustizia che stava sullo scranno a dare giudizi sulle dispute…le visite sono condite dal sapere di Iqbal e anche dai mille e mille colori degli abiti delle signore che girano e scoprono cortili ed anfratti e li colorano con il loro esserci.

La giornata si conclude con una cena sul tardi, quando in hotel tutti gli altri tavoli sono stati disposti a formare una lunghissima tavolata, pare si festeggi una festa di famiglia, non si capisce se una laurea, un fidanzamento o chissà quale altra celebrazione. XX e microba sono palesemente le uniche ospiti occidentali e non coinvolte dalla festa, tanto che ad un certo punto i festeggianti si scusano con loro per il distrubo. Loro chiedono che cosa si festeggi e oplà in un nunnolla eccole presenti al centro delle foto di famiglia che festeggia il cinquantesimo di matrimonio del patriarca, loro sorridono un po’ in tensione, qualche giovane nipote parla loro in italiano e dice come è bella Roma e la mia amica abita lì e che buona la pizza, e io mi chiamo Rey e scusate ancora per il casino della festa ed evviva che siete nelle nostre foto.

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