martedì 25 luglio 2023

DIARIO DI VIAGGIO 4

Con un barocco sistema di trasporto, senza una concierge in hotel e attraverso improbabili messaggi whatsapp, oggi si prevede una visita ad alcuni dei monumenti iconici di Hyderabad, compreso il Birla temple, un altro tempio bianchissimo, moderno (Birla è una antica ditta di costruttori, ogni città è piena di Birla temples, un po’ come se le nostre chiese si chiamassero santa Italcementi), anche qui scarpe e fotografie non ammesse. Si adorano statue vestite di tutto punto dei colori più sgargianti, si offrono banane e fiori e petali e ghirlande, si scivola a piedi nudi sui bianchissimi gradini di marmo bagnati dal monsone e si resta abbagliati dal bianco della pietra e dai tetti dorati. Ci sono mille nicchie con Ganesh, Hanuman, Shiva, Vishnu e il resto del popolosissimo pantheon indù.

Poi, a Hyderabad, il monumento più iconico, un po’ come la torre Eiffel per Parigi, si chiama Charminar, che vuol dire letteralmente ‘quattro minareti’. E infatti si tratta di un monumento a pianta quadrata, delimitato proprio da quattro minareti, eretto alla fine del 1500 come ringraziamento alla divinità per la fine della pestilenza. Inizialmente ospitava una moschea, oggi chiusa, dalle sue balconate si ammirano in the distance le mura e i mille altri monumenti di Hyderabad che si indovinano a stento tra le mille costruzioni più moderne. Le bancarelle e i molti tuk tuk che girano intorno a Charminar lo rendono un luogo molto caratteristico. E come in Europa i tratti somatici e la moda indiana sembrano così meravigliosi e caratteristici, così i tratti somatici e l’abbigliamento occidentale microbo sembrava incuriosire moltissimi visitatori locali, che hanno chiesto (e ottenuto, seppur non troppo volentieri) di fare un miliardo di selfie con una microba poco felice.

Nel pomeriggio sono previste ancora una volta piogge intense, tanto che il passaggio verso l’ashram viene anticipato.

Capre, cavalli, asini, cani di ogni foggia, guadi,  mucche, carretti, moto, clacson ad ogni buca, ad ogni incrocio, strade sterrate, agenzie ‘real estate’ costituite da due sedie di plastica ed un cartello di legno nel fango, una guida che definiremo sportiva, una quarantina di chilometri di campagna e strade sterrate e fangose e allagate, i camion più colorati dell’Asia, i bus più desueti, la guida sportiva del loro autista ed in un paio d’ore eccole lasciarsi tutti i rumori e la folla dietro il cancello dell’ashram, dove una banda di amici italiani le aspetta per cena.

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