domenica 28 aprile 2024

LA GENTILEZZA DI MIKE

Ci tenevo proprio, che veniste con me al 9/11 memorial. Abbiamo passato un tempo pazzesco a cercare come prenotare, alla fine comprando un biglietto cumulativo per questa e altre attività per 3-12 anni, non abbiamo trovato la prenotazione della guida. E invece arriviamo al museo e i tour si possono prenotare anche lì. E va bene anche se non avete più tre anni da un po’. Ci accompagna Mike, con il suo accento di Brooklyn (dice lui). Ha una voce gentile e pacata, gli occhi commossi e non una sola nota o sfumatura di rabbia nella voce. Racconta di come erano le torri, di come mai il quarto volo, quello in Pennsylvania, è stato fatto precipitare dai passeggeri - era in ritardo, dunque i passeggeri hanno saputo che cosa era successo alle torri gemelle e al pentagono. Hanno usato quello che avevano come armi, le fibbie delle cinture di sicurezza e l’acqua bollente. Sono considerati eroi.

E poi racconta di una storia di un ascensore, in cui stavano salendo degli operai a lavare le finestre. L’ascensore si blocca e loro pensano ad un guasto, chiameranno e qualcuno li terrà fuori. Poi si accorgono che no, il problema è parecchio più grande, dunque aprono a forza le porte. Sono al cinquantesimo piano, ma gli ascensori vanno per sezioni dunque si trovano davanti il muro, al cinquantesimo piano la porta non c’è.

Pete Dempshire aveva lavorato nell’edilizia, prima di mettersi a lavare le finestre in quota, e sostiene che il muro che hanno davanti sia di cartongesso. Così lo prendono a picconate con le spazzole lavavetri fino a fare un buco da cui riescono a sgusciare fuori. Scendono i cinquanta piani a piedi ed escono dalla torre cinque minuti prima del crollo. Sopravvissuti.

E poi il racconto delle rose bianche nei nomi incisi nel giorno del compleanno, e i nomi anche delle sei vittime del ben più piccolo attentato del 1993.

E poi il cielo. Quelle foto di appena prima che il mondo cambiasse, in cui si vede un cielo da cartolina. E allora eccola, l’opera dell’artista Spencer Finch, un’installazione enorme, un muro di un mosaico di blu ciascuno di una sfumatura diversa, unica, una per ciascuna vita strappata quel giorno. ‘Trying to remember the color of the sky on that September morning’, il titolo dell’installazione che non ci sta in una foto sola tanto è grande.

Non eravate ancora, quando sono cadute le torri gemelle, quando il mondo è rimasto ‘percosso e attonito’ ed è diventato quello che conoscete, con i liquidi limitati in aereo e il velo che limita sempre più giovani creature femmine in troppi paesi.

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