giovedì 15 dicembre 2016

VA BENE, LO SAPEVI. E IO HO CAPITO SOLO TROPPO TARDI

Ho insistito. Ti ho costretto, convinto, supplicato, suggerito che era la cosa migliore da fare. Speravo di vedere qualcosa di impossibile. E invece avevi ragione tu.
Che all'aperitivo di Natale della tua classe proprio non ci volevi andare, sostenendo che no, tanto per te non ci sarebbe stata una bella atmosfera, altro che Natale. Mi hai detto e scritto NOOO in tutti i modi possibili, e io non ho voluto vedere quello che a te è chiaro da molti, troppi mesi ormai.
La verità è che siete diversi, che non c'è un modo di essere giusto e uno sbagliato (per quanto una qualche ideuccia ce l'avrei, in proposito), ma piuttosto un modo di non essere uguali. Bene, tu e i tuoi compagni non lo siete. Proprio per niente. E se quel detto latino che spiega come mai le sostanze si sciolgono una nell'altra, lo cito spesso, "similia similia solvuntur" si applicasse alle persone, ecco, tu saresti un po' come una goccia d'olio che galleggia sull'acqua dei tuoi compagni. Non ti mischi. È stato chiaro da subito, appena siamo arrivate, che avresti contato i secondi che mancavano ad andarsene. Sei finita in un posto non fortunato, accanto a ragazzine a cui non avevi nulla da dire. Loro, tutte con il telefono in mano, perse in chissà quali mondi virtuali. Tu, che il telefono l'avevi lasciato a casa e non avevi occhi che per il tuo personale conto alla rovescia, brevissimo, al termine del quale hai dichiarato determinata: "Io vado." 
Abbiamo resistito ancora qualche minuto, tra gli sguardi sgomenti e comprensivi di altre mamme, per poi gridare un generico BUONNATALE ed andarcene appena all'inizio della sera. Il mio cuore ha capito, soffrendo un po' con te, quanto siate diversi. Prometto di ascoltare il tuo di cuore, Cucciola grande.

lunedì 12 dicembre 2016

CARO BABBO NATALE, IL SOLITO DESIDERIO. SE NO, LO CHIEDIAMO A GANESH

Sembrerebbe non esserci speranza per quel piccolo, ma feroce, desiderio che XX, e probabilmente tutte le mamme occidentali, covano in fondo al cuore. Quella segreta speranza che i giorni di avvento si vaporizzino a beneficio di un tranquillo, noioso ed esteso 27 dicembre. La speranza che la frenesia del Natale, che si sviluppa in un innumerevoli richieste di partecipazione ad eventi e attività, le quali nella grande maggioranza dei casi richiedono ulteriori azioni preventive di preparazione si sbricioli in un assai più sano e salutare NULLA.
La speranza che i molteplici happening familiari restino nel cuore come ricordo, magari felice, degli anni passati. Ma che non siano più richieste impossibili disponibilità per il torneo natalizio multiscuola del basket microbo - un girone dantesco della durata di oltre tre ore che vede protagonisti centocinquanta sei-settenni che cercano di far rimbalzare una palla nera e arancione, e non in silenzio - , la pizzata delle mamme che questo è l'ultimo Natale alle elementari, l'incontro per la raccolta dei libri così i bambini della classe microba si scambiano un pensiero prima di Natale, ahhh non ho comprato le tempere e i glitter per fare il lavoretto natalizio, la cena dell'ufficio, il pranzo dell'ufficio, la pizzata della pallavolo, l'arrampicata natalizia, i colloqui con gli insegnati delle medie, la festa delle medie, la festa delle elementari in seconda e la festa delle elementari in quinta (sempre che è l'ultimo Natale alle elementari), gli open day della scuola media per capire quale sarà il destino della cucciola di mezzo, la festa dello yoga con le danzatrici indiane, il compleanno (a sorpresa) della nonna MM ma anche quello, ancora segretissimo, della sua bionda amica speciale, la logistica dei regali in quattro dimensioni, scusa ma dobbiamo fare l'albero di Natale, e anche il presepe solo che la scatola delle cose natalizie si è aperta da sotto e le statuine di terracotta si sono rotte, le incolliamo?, la task force per una scuola inclusiva che sta mettendo a rischio il progetto di bilinguismo per i bimbi sordi e i loro amici, l'incontro prenatalizio del catechismo con canto del cantico delle creature, la premiazione della società sportiva che riconosce il merito di tutti gli altleti premiati in qualunque disciplina nei mesi precedenti (e la cucciola di mezzo ha ottenuto ben due primi posti). Ah, questa premiazione eterna è prevista per la sera del 23 dicembre.
In valutazione, per il prossimo anno, una sana festa delle luci Diwali al posto del santo Natale. Con celebrazioni rigorosamente indù e nient'altro. E questo desiderio occidentale lo chiediamo a Ganesh.

giovedì 1 dicembre 2016

PUZZLE DI TE, PUZZLE DI NOI

Gli anni semitondi: i miei, più quelli delle tre cucciole, fanno i tuoi. Più ampiamente io, insieme con loro, siamo te. Hai fatto i conti e li hai giocati al lotto, i nostri numeri. In questo giorno in cui i tuoi anni diventano semitondi ci siamo accorti, ancora una volta, di quanto di te c'è in noi. Ce l'hanno detto tutti, le persone speciali delle tue famiglie, quella dell'albero genealogico e quella del cuore, del lavoro, dell'esperienza, della vita. Abbiamo cercato di raccogliere intorno a te tutte le persone uniche che ti hanno accompagnato da quando ho memoria; e siccome, era scritto sulla pagina del libro di chimica all'università, similia similia solvuntur, tu sei unica e loro sono uniche. Così in questa serata surreale a conclusione di una organizzazione che aveva del circense, di cui tu eri più o meno all'oscuro, le tue amiche di sempre ti si sono riunite intorno. A scoprire quanto sei in noi, tramite loro. 
Naturalmente non sono mancati i contributi cuccioli al festeggiamento, di cui riporto qui un orgoglioso campione.

MAMMA DELLA MAMMA
Arrivi sempre felice e contenta
Ricordi ogni volta tutto
I tuoi baci mi ricordano te quando non ci sei
Supernonna tu sei!
Tu, tanto generosa e gentile
Eppure hai 75 anni e sei così agile!
Le tue braccia sono forti
La tua vecchiaia non si sente
Avendo pure i capelli crudi, tu sei bella.
Microba

Meravigliosa nonna
Affettuosa e sempre sorridente
Resistente come una roccia
Intelligente e piena di idee
Settantacinque anni portati con fierezza
Tu, disponibile in ogni momento
Entusiasmante
Luce della mia vita
Lavoratrice instancabile
Anche con i mal di sciena ti voglio bene ugualmente, anzi di più
Cucciola di mezzo e grande

mercoledì 30 novembre 2016

MUSCHI E LICHENI

"Ma che cosa sono i LICHENI?"
"Sono una specie di muschio. Crescono verso nord. Così quando sei disperso nel bosco ti puoi orientare. Se conosci i muschi cardinali."

venerdì 11 novembre 2016

LA CONTABILITÀ CHE NON QUADRA

La quadratura di inviti vari, microbi e cuccioli in genere, sta generando il seguente bilancio dare/avere.
Dare: ceduta una entusiasta cucciola di mezzo ad una mamma eroica che ha caricato lei e altre cinque decenni piuttosto loquaci in due macchine alla volta della montagna piemontese. Staranno via per quarantott'ore scandite da scivoloni sulla neve e cene a base di racklette.
Avere: poteva la microba farsi sfuggire l'occasione di avere un posto libero a tavola per non tentare di riempirlo con due amiche? Le settenni vengono recuperate tutte e tre alla lezione di inglese e lasciate allo stato brado in casa Noicinque. YY al momento di andare alla sua partita, abbandonando il campo casalingo, per usare una metafora sportiva -  chiede a XX, asserragliata in cucina ad imbastire una cena, la sua posizione rispetto all' eventualità dimuna domestica esplosione termonucleare. Lei esce dal fortino e minaccia di far saltare la cena a tutti se la casa non riprende un minimo di aspetto civile. Le multimicrobe fanno un ordine "cosmetico" imboscando ovinque ogni genere di masserizia. XX se ne accorge soltanto dopo cena.
Avere: dopo anni di relazioni faticose, la cucciola grande ha finalmente trovato qualche amica preziosa. Tra loro la frizzante Liluz e la spumeggiante Ely. Così le invita, in numero non inferiore a cinque, a dormire a casa Noicinque a partire dalle tre di sabato pomeriggio. I bagordi si sviluppano a base di caramelle dai gusti orrendi e polenta al formaggio gentilmente offerta dalla splendida nonna MM.
Il totale del week end: ceduta una cucciola, acquisite due + cinque. Differenza: + sei. Quandratura (zero spese e zero guadagni) molto, molto lontana.

venerdì 4 novembre 2016

DICE DI TE

Descrivi la tua compagna di banco
La microba è una bambina di sette anni, ha gli occhi marrone corteccia, ha il naso a patata, ha la bocca rosa maialino, i capelli marrone coniglio, ha la corporatura cicciottella.
È alta e non ha segni particolari. Di carattere è gentile, il comportamento è a volte gentile e a volte meno.
Le piace Star Wars e non le piacciono le principesse.

DICI DI LUI

Descrivi il tuo compagno di banco
Toto è un bambino di anni sette e ha gli occhi azzurri come il cielo quando c'è il sole, ha i capelli gialli come la luna che brilla nella notte. È alto come una sequoia, è cicciottello, ha le labbra fucsia chiare, ha le lentiggini, è molto gentile, è bravo.
Gli piacciono i dinosauri e non gli piace camminare.
Ha le narici che si allargano. (Le narici che si allargano a proprio piacimento, accanto alla capacità di governare e dispensare puzzette e rutti, sono un talento piuttosto ricercato, ndr).

venerdì 28 ottobre 2016

SEMPRE PIÙ MICROBA

Le pantofole spariscono, a casa Noicinque. Spariscono e ricompaiono, talvolta con intervento umano, talvolta soprannaturale. Le pantofole di YY vengono generalmente fatte sparire dalle minorenni, quelle cucciole grandi vanno fuori misura ogni sue settimane, quelle microbe vengono smontate come i lego. Ed è proprio mentre la microba si sta infilando dei parziali pezzi di pantofola, impiegandoci naturalmente un tempo infinito, che avviene la seguente conversazione.
"Microba, scusa, ma le pantofole? Ci stai mettendo una vita, sei sicura che vadano bene così?"
"Certo che va bene. Comunque non sono pantofole. È pelo di ciabatta."

venerdì 21 ottobre 2016

SFOGLIANDO UN ALTRO QUADERNO

Dal quaderno microbo, classe secondabì:
Parla di te. Come ti rechi a scuola?
Io mi reco a scuola con le gambe e i piedi.
Parla di te. Tu di che cosa hai paura? Perché?
Ho paura della preside. 
Perché è severa.
Parla di te. Ti capita, a volte, di andare al supermercato con la mamma?
Io vado spesso al supermercato con il papà perché la mamma non ci va mai.

mercoledì 19 ottobre 2016

QUEL POSTO DEL CUORE

Dal quaderno di italiano della cucciola di mezzo, classe quintabì:
"Parlo di un luogo a cui sono particolarmente affezionata"
Il luogo a cui sono particolarmente affezionata è il giardino della casa della mia nonna materna, a Milano, che ha segnato buona parte della mia vita fino ad adesso.o
La casa in cui abita la nonna è piuttosto piccolina e il suo "cortile" pure.
Una porta finestra conduce dalla cucina su un balconcino su cui la nonna tiene accuratamente una piantina a cui dedica molto affetto.
Delle rose spinose e contorte si aggrovigliano incorniciando la scala e sprigionando il loro profumo delicato che ti penetra nel cuore e te lo apre, che ti fa rinascere.
Undici anni fa, quando nacque mia sorella cucciola grande, la nonna come simbolo volle piantare un ulivo per vederlo crescere insieme a lei. E, ancora, in fondo al giardino, si vede che spicca alto e maestoso come un re che pronuncia un discorso ai suoi sudditi.
Il pavimento è ricoperto di piastrelle tra cui crescono molte erbacce che la nonna non vuol vedere.
Allora, quando ero ancora piccola, ella mi insegnò come strapparle in un modo corretto: si metteva dei guanti normi, che a me parevano per giganti, poi, insieme, prendevamo le cesoie e toglievamo accuratamente le erbacce.
Provavo gioia e felicità e ogni volta che la nonna mi chiede di farlo al suo posto per via del mal di schiena, io accetto di buon grado, ripensando all'episodio dlla mia infanzia. 
Questo ricordo non uscirà mai dal mio cuore, perchè troppo intenso.
A pochi passi dalla scala, la nonna ha fatto costruire un parquet spesso un paio di centimetri, su cui poggia un piccolo ed elegantissimo tavolo con ricami di ferro entre sedie uguali.
Una panchetta di legno sostituisce il posto mancante. Quest'ultima è sempre un po' sporca ma, con un paio di cuscini, io mi ci siedo spesso molto volentieri.
Qui a me, alla nonna e alle mie due sorelle cucciola grande e microba, piace molto pranzare al fresco dell'ombra del gelsomino che ha sempre un profumo che ti invade e ti cattura e per un momento ti pare di essere in un altro mondo, dove niente va storto e tutti son sempre gentili e felici, dove nel cielo spiccano sempre le sette fasce colorate dell'arcobaleno.
Poi, però, un rumore di piatti e un altro odore, molto più invitante, ti risveglia da quel sogno ad occhi aperti.
Ed ecco che, abbassando lo sguardo, mi trovo davanti due occhi gialli, grandi come i pomelli di una porta, contornati da cerchi bianchi come la neve, puntati addosso. E poi sotto una bocca sorridente fucsia.
Però mi accorgo che non è una vera faccia, ma una di quelle prelibatezze che mi prepara sempre la nonna. Allora giù, a ingozzarmi di quella bontà.
Di fronte alla panchetta di legno è situato un grosso vaso in cui è presente il limone.
In un altro vaso più piccolo c'è una pianta minuscola, come quelle giapponesi a cui hanno tagliato le radici per non farla crescere.
Ma la mia preferita non è nessuna di queste.
Quest'estate, quando sono andata in America con la mia famiglia, visto che la nonna la desiderava tanto, per farle una sorpresa le abbiamo comperato una piccola sequoia gigante in un tubetto di plastica.
Quando l'ha vista ha fatto un salto dallo stupore.
Adesso la cura benissimo e ci è molto affezionata.
A sinistra di queste piante, dietro la scala, ce n'é una molto particolare.
Ha le foglie abbastanza larghe e ruvide.
La prima volta che l'ho vista era un cosino piccino, ma ora è diventata alta come me. La nonna mi racconta sempre che questa era l'unica pianta che ha resistito ad un'esplosione atomica.
Io in parte ci credo, ma non penso che 'sta storia sia completamente reale.
Di fianco ad essa spiccano colorate ortensie che son le preferite della nonna.
In un altro angolo nascosto del giardino, dentro un "armadio" di legno, la nonna tiene tutti gli attrezzi che servono per fare giardinaggi
La cosa più divertente è che, sparse per il giardino, si possono trovare capsule per fare il caffè usate.
La nonna infatti le mette dicendo che tengono lontane le for iche, che di solito invadono il giardino.
Ho scelto di descrivere questo luogo non perché è il primo che mi è venuto in mente, ma perché quando ci entro mi sento a mio agio, non sento più i rombi delle moto e i rumori della città.
Io vedo la natura intorno a me e sento solo il cinguettio degli uccelli, perché guardo e ascolto con gli occhi e le orecchie del cuore.
Ho scelto questo luogo anche perchè mi trasmette serenità e felicità, con tutti quei profumi e quei colori che anche la più insignificante vicenda, lì si trasforma in un ricordo indimenticabile.
A me piace curare il giardino della nonna (che per me è anche un po' magico) insieme a lei quando mi invita a casa sua. Questo posto non lo scorderò mai.

lunedì 17 ottobre 2016

SOSPETTAVO...

È lunedì sera, una di quelle sere frenetiche in cui si fa tardi, sulla tabella di marcia di XX, senza volerlo.
La microba assalta con una delle sue richieste improbabili:
"Mangiamo il dessert?"
"Nemmeno per idea. E poi è tardissimo. Vai a lavarti i denti."
"Sospettavo che mi avreste risposto così."

giovedì 6 ottobre 2016

AH, E, ANCHE...

E, anche, tu che nell'ora di musica quando siete chiamati a cantare un pezzo di canzone che amate, ti scateni con "We're not gonna take it" e "Bleed it out".
Tu che i tuoi compagni fanno finta di suonare la batteria e la chitarra intanto che tu canti il rock duro.

sabato 1 ottobre 2016

E TU, MICROBA

Microba, tu:
Tu che rispondi al telefono: "Ciao come stai" e vuoi saperlo davvero
Tu che abbracci stretto fino a fare male
Tu che pulsi di energia autoprodotta
Tu e il tuo sorriso arricciato
e contagioso
Tu, selvaggia incorreggibile
Tu che coccoli le persone e le cose come nessuno
Tu che il basket ti è entrato nel cuore
Tu che chatti con adulti colleghi di mammà
Tu che gli amici sono speciali per passare un tempo speciale
Tu che ti fai tagliare i capelli corti corti da papà per andarne fierissima
Tu che anche lui va fierissimo dei tuoi capelli corti
Tu che i tuoi occhi bruciano di espressività 
Tu che la tua maestra non si capacita di quanto diversa tu sia saltata fuori risoetto alla tua sorella grande
Tu che alla tua cartella appendi di tutto
Tu che ti infiltri alle lezioni di canottaggio
Tu che scegli e poi cambi idea un milione di volte
Tu che i colori con cui ti vesti...
Tu che mi insegni a lasciare il tempo
Tu che quando cerco di lasciarti il tempo in realtà friggo dalla fretta
Tu che non ti tiri indietro alle gare di rutti, anzi...
Tu golosa di salmone
Tu che osservi e ricordi invisibili dettagli
Tu che ci hai chiuso il cerchio di noi
Tu e i tuoi sette anni. I nostri sette anni
Microba, tu

domenica 25 settembre 2016

QUEL CALORE DEL PASSATO

XX da ragazzina, come molti altri ragazzini, è stata spedita a imparare l'inglese negli allora lontanissimi Stati Uniti. A differenza di molti altri ragazzini, però, lei ha avuto la fortuna di trovare una famiglia famiglia che l'ha accolta con il calore di una vera casa. Ricorda ancora, a distanza di qualche decennio, le prime parole di papà Godfery, che in bermuda e a piedi nudi entrando sulla soglia le diceva: "Ecco, questa è casa tua." So simple.
Nel corso degli anni la famiglia americana si è sparpagliata per il mondo in più riprese, ma quel sottile e resistente filo dei legami profondi li ha sempre collegati. Tanto che oggi la sorellina americana, con marito in carriera del midwest, sono atterrati a Milano per un viaggio premio e hanno fatto i salti mortali per incastrare qualche ora con i Noicinque.
XX era emozionata da settimane, ma all'avvicinarsi dell'appuntamento non stava più nella pelle. Li ha recuperati in stazione, portati a casa dove le cucciole hanno fatto della mostra del loro non-inglese, la cucciola di mezzo aveva preparato doni che nemmeno Babbo Natale. Loro sono stati accoglienti e accolti, simpatici e curiosi, interessati alle loro piccole grandi avventure. Hanno anche raccontato, con quella sorta di ironia scontata, che soltanto all'idea di vedere XX e i Noicinque in un attimo tutte le resistenze della sorellina a lasciare le figlie, abbondantemente teenagers, si sono dissolte.
Hanno passeggiato, chiacchierato, ricordato, mangiato insieme per un tempo concentrato ma lunghissimo nei loro cuori.
Sono ripartiti dicendosi "cerchiamo di non piangere", è possibile creare gli incastri nel mondo, facciamolo ancora. Il filo è sempre sottile, ma robusto e profondissimo.

sabato 24 settembre 2016

TU

Tu che hai gli occhi di velluto capaci di immensità irraggiungibili
Tu che bruci di energia primordiale
Tu, che il tuo cuore è il più grande che conosca
Tu, che chiedi a Babbo Natale i regali per gli amici
Tu che riconosci le vibrazioni dell'aria e fai di tutto per renderle gioia
Tu che non vai da nessuna parte senza un libro
Tu con il kung fu, e soprattutto il tuo Maestro, nel cuore
Tu che ti infiammi e stai imparando ad usare le stesse fiamme come il fuoco benefico delle sequoie
Tu che conosci tutto il quartiere
Tu che tieni alla tua festa per la gioia di stare con gli amici
Tu, che gli amici rinunciano alla partita di calcio per la tua festa
Tu che alla festa hai invitato mezza scuola e gli amici del kung fu, del mare, dell'arrampicata e probabilmente molti altri
Tu che mi abbracci come non avrei mai pensato possibile
Tu, che dieci anni fa ci hai reso la famiglia che siamo
Tu che ami ascoltare i racconti di quando eri un'ingestibile duenne, cioè circa fino a qualche mese fa
Tu che capisci e ascolti il mondo buono con uno sguardo attento anche su quello un po' più buio
Tu che sogni che non si spegne più la luce
Tu che orgogliosa usi le chiavi di casa come un maturo diciottenne
Tu che sai ascoltare con tutto il tuo cuore e tutto il tuo corpo
Tu che poi parli con tutto il tuo cuore e tutto il tuo corpo
Tu che mi scrivi "Bentornata mamma" di mille colori e disegni
Tu, come è difficile lasciarti e come si sciolgono i cuori al rientro
Tu che hai un sacco di amici sordi
Tu che hai una nuova botta (col sorriso) ogni giorno
Tu che hai i denti più grandi e simpatici in un sorriso profondo e contagioso
Tu e i tuoi slanci di generosità 
Tu e le tue mille parole. Alcune piuttosto inusuali in bocca ad una decenne
Tu e i tuoi dieci anni. I nostri dieci anni
Tu

giovedì 25 agosto 2016

QUALCHE CITAZIONE

San Francisco è una città ripida. (Microba)
Hanno TRADITO il cioccolato! (Cucciola di mezzo, recensendo il celebre cioccolato Ghirardelli ripieno di caramello salato)

martedì 23 agosto 2016

QUEI GIGANTI AFFASCINANTI

Al contrario dell'avvicinamento al Grand Canyon, quando si arriva nei pressi del parco Sequoia (e per "pressi" si intendono i paraggi americani, in cui le manovre di avvicinamento sono piuttosto ampie) ci si aspetta di vedere ampie e verdissime forste, mentre al contrario il parco è circondato da brulle, giallissime colline ricoperte di fieno e qualche cespuglio che pochissimo hanno a che vedere con i giganti e celebri alberi dei record. Il parco Sequoia soprende dunque all'inizio con i suoi paraggi gialli e incolti; continua a stupire con il divieto di circolazione nella zona più interessante ai camper proprio come quello Noicinque. Una volta arrivati, fortunosamente e duecento chilometri di strada in più, ai magnifici alberi, ecco, qui è dove il gigante ti lascia senza parole. Soprattutto se scopri, insieme ad uno dei numerosi ed entusiati rangers, le mille curiosità che una sequoia nasconde.
Eccone qualcuna:
le sequoie giganti sono i più grandi alberi (in volume), ma non i più alti, che si trovano invece sulle coste della California settentrionale e si chiamano Redwood;
sono tra gli alberi più antichi anche se non immortali, ogni sequoia vive circa cinquemila anni; cresce però in altezza, come un teenager, per i primi cinquecento anni, al termine dei quali raggiunge la sua altezza (di circa cento metri) e comincia ad ingrossarsi, come nella mezza età; la loro lunghissima vita le ha rese però dei monumenti viventi ai caduti;
la riproduzione delle sequoie richiede che il fuoco faccia aprire le pigne che restano appese ai rami per circa un ventennio, in attesa del benefico calore;
le sequoie più grandi e famose hanno un titolo e un congnome, come il Generale Grant, la sequoia dalla base più ampia.
Ad una lettura più simbolica, ecco che cosa una sequoia consiglia:
ergiti alto e fiero
approfonda le radici nella Terra
sii lieto della tua naturale bellezza
bevi moltissima acqua
e infine: goditi la vista!

sabato 20 agosto 2016

METEO

A dispetto di ogni attesa, in Arizona, nel mese di agosto, il pomeriggio piove sempre. La notte spesso e la mattina qualche volta. Alla faccia di Willy il Coyote e dei suoi deserti rossi.

giovedì 18 agosto 2016

IL GRAND CANYON DI TRE JUNIOR RANGER

Il parco nazionale del Grand canyon offre a tutti i bambini la possibilità di diventare junior ranger dopo una formazione con loro (servono firme e timbri dei ranger stessi!) e la compilazione di un suggestivo quadernino che richiede attività volte alla scoperta e al racconto del Grand Canyon. Ecco una parte della consegna richiesta che ha fatto guadagnare, con solenne giuramento in due lingue presso il ranger Bruce, lo status di Junior Ranger alle cucciole.
"Find a magic spot to sit quitely by yourself. Write a short story that reflects your feelings about your magic spot at the Grand Canyon."

Calma assoluta,
intenso l'azzurro del cielo,
il fiume scorre in basso, senza fretta. 
Tutto tace.
                         Cucciola grande

Rocce rosse,
un cielo azzurro intenso.
Un fiume scorre pacifico tra le montagne del magico e misterioso Grand Canyon.
C'è silenzio, a parte qualche verso di animale,
ogni tanto.
Il vento soffia, il mio cuore batte in sintonia con la natura.
                        Cucciola di mezzo

Il Grand Canyon è bello ed emozionante.
Il Grand Canyon è terreno ma tagliato.
Il Grand Canyon è montagna tagliata.
                        Microba

Non contenti, i junior rangers si sono comprati con la loro (più che abbondante, grazie a cospicue donazioni extra-genitoriali) parte di cassa, un meraviglioso manuale che suona un po' così: who pooped. Grazie al manuale nuovo di zecca, ecco che le esplorazioni faunistiche hanno assunto tutt'altro sapore.

mercoledì 17 agosto 2016

QUEL PRIMO, INDIMENTICABILE SGUARDO

Non te lo aspetti. Ti coglie di sorpresa, dopo averti distratto con inattese foreste, qualche scoiattolo e molti cerbiatti. Cammini un po' scettico lungo un sentiero di pietre lisce. E poi eccolo, in tutta la sua incredibile maestosità che ti lascia senza parole. Si apre alla vista senza fine con un arcobaleno di colori e falesie imponenti. Non sempre si vede il fiume scorrere sul fondo, ma lo si sente ruggire nelle rapide che tanto incantano gli amanti del rafting, un miglio (milleseicento metri!) più in basso. E per guardare più in basso, oltre a perdersi all'orizzonte, lo sguardo cerca il fondo del Canyon proprio giù in verticale, dove se soffri di vertigini qui la sensazione è amplificata all'ennesima potenza.
Sul canyon volano maestosi molti rapaci, si avvistano molti corvi enormi e nerissimi  e alcuni falchi che sorvolano planando una meraviglia della natura.
I Noicinque arrivano a farsi sorprendere da tanta grandiosità quasi all'ora del tramonto, quando la luce obliqua regala ancora più sfumature di colori. Perfino il cielo sembra cedere a tanta grandezza e perdere di importanza di fronte ad uno spettacolo che toglie il fiato. Questo il loro primo assaggio di Gran Canyon, con il proposito di esplorarne i molti altri punti di vista il giorno dopo. Per oggi, la grandezza nel cuore.
A completamento di questo primo assaggio, raggiungono il ranger Marker alle otto si sera per la Full Moon Walk, la camminata alla luce della luna. Il ranger, che è una ranger molto simpatica, racconta curiosità di astrologia spicciola sull'intensità della luce della luna piena e sui cambiamenti che la luna piena porta per gli animali del canyon. Ma quali animali? Pare siano moltissimi i predatori che popolano il territorio: i leoni di montagna e i serpenti a sonagli rosa sono quelli che riscuotono il maggior successo. Il ranger racconta storie di animali e uomini alla luce di una luna che filtra attraverso le nubi e anche nel buio si coglie la grandezza di questa natura. Avvistamenti delle cucciole: un topino minuscolo visto da vicinissimo che le ha molto emozionate. Non proprio un leone di montagna, però....

martedì 16 agosto 2016

QUANDO GRANDE È MEGLIO

C'è una cosa, però, per cui Las Vegas offrendosi esagerata riscuote un discreto successo presso le minorenni Noicinque: il vicino acquapark del sobborgo di Henderson, di recentissima costruzione e progettato in funzione della regola del più. Più alto, più vario, più spericolato. Però. Però ci sono alcune rigide regole locali che richiedono dei limiti di peso (minimi e massimi, questi ultimi irraggiungibili) per alcune delle attrazioni più spericolate. XX e cucciole si sono dunque presentate, dopo una coda lentissima (a causa delle suddette regole) sotto un sole cocente, in cima ad un enorme rotolo azzurro in cui si veniva lanciati con un gommoncino giallo a quattro posti. Niente da fare, troppo leggere. (XX ha un po' sorriso sotto i baffi all'idea di sentirsi troppo leggera, prima di vedere la delusione accendersi sui volti cuccioli). Invano cercano di mischiare le carte con alcuni pesi massimi in fila con loro, gli inflessibili controllori le costringono a ripiegare su più morbide attività.
Il tarlo del pericolo però rimane e, con una speranza in controlli più laschi all'avvicinarsi della chiusura, ritentano la sorte. La bilancia è quella, loro anche e continuano a non raggiungere il limite inferiore di peso.
Dopo di loro in fila c'è però un quartetto di smaliziate signorotte americane sorridenti. Sfoderando una discreta faccia tosta, XX chiede loro la loro disponibilità a rimescolare le carte e dividersi due a due in modo da raggiungere i limiti di peso (due adulti e due bambine è stata la spiegazione, la realtà era che ciascuna delle signorotte pesava probabilmente come XX+cucciole). Loro accettano con garbo, due di loro si fanno carico della microba e della cucciola di mezzo e la bilancia questa volta risponde con una rassicurante luce verde.
Il giro sul gommone sparato a velocità e ad altezze folli è stato molto divertente, nessuno - nemmeno la microba per la quale si temeva il peggio - è stato sbalzato fuori come un missile. La stessa microba, serafica alla fine di un giro thrilling che nemmeno YY si era sognato di fare, ha commentato all'uscita mentre tutti si salutavano: "Meno male che erano grasse. Le signore, dico. Meno male che erano grasse." Si, e meno male che reano americane, ha pensato XX, e non hanno capito. Quando si dice, qualche volta, grande è meglio.

lunedì 15 agosto 2016

IL CONTRAPPASSO

Come la meraviglia si scioglie di fronte alla grandezza della natura di Yosemite e dei monti della Sierra, uno stupore, ma di tutt'altro genere, accoglie i Noicinque all'ingresso della rutilante Las Vegas.
Situata in mezzo al nulla, deve la sua fortunata espansione alle permissive leggi del Nevada sul gioco d'azzardo e alla creazione del più grande lago artificiale che grazie ad una grande diga garantisca fornitura dell'enorme quantità di energia che richiede. A Las Vegas fa caldo, caldissimo, ma la città è fatta per vivere all'interno dei suoi mille casinò che fanno a gara per essere il più attraenti possibile. Luci, musiche, spettacoli di strada, fontane e giochi d'acqua si alternano sulla Strip, la strada principale, dove ogni edificio fa aspira  ad essere il più grande, maestoso, imponente, o semplicemente, ad un occhio europeo, kitsch...
Le cucciole si divertono relativamente alle mille luci intuendo l'esagerazione che permea la città di Las Vegas come una linfa: tutto è e deve essere più. Più alto, più grande, più colorato, più scenografico, più maestoso, più imponente.
Salvo poi ridere come delle matte alle gondole finte del Venetian che funzionano con un pedale e commentare, da navigate viaggiatrici...beh ma qui...è tutto finto. Ebbene: si.

domenica 14 agosto 2016

I SOLDI MEGLIO SPESI

Due sono le cose che potevano trasformare un meraviglioso viaggio dall'altra parte del mondo un tour all'inferno: le nove ore di fuso orario che separano la California dall'Europa e le lunghe ore di guida nell'immenso e selvaggio west con la cantilena tripla del "quanto manca?" nelle orecchie - che, diciamocelo, quando stai guidando un affare anti aerodinamino color beigeolino spento lungo ventisette piedi che cambia le marce quando vuole lui (che non è quando vorresti tu) sulle strade strette dei bricchi della Sierra Nevada non è il passatempo migliore da avere nelle orecchie. Sorprendentemente refrattarie ai disturbi da jet leg, complice una veglia prolungata sui vari aerei che hanno preso per arrivare, le cucciole sono anche risultate sorprendentemente attive e non invasive nelle ore di guida. Giochi di carte, disegni, qualche lettura, ma soprattutto la musica ascoltata contemporaneamente, ma ciascuna con i propri auricolari e il proprio lettore di musica, perdendosi nelle note e negli incredibili panorami che attraversavano. Non una sola volta hanno mostrato insofferenza per le lunghe guide. I lettori di musica: tra i soldi meglio investiti da casa Noicinque.

sabato 13 agosto 2016

WILDERNESS

Il parco di Yosemite regala quel respiro al cuore e alla mente con panorami che tolgono il fiato. Fatte salve le proporzioni degli alberi, per le quali ci si comincia a sentire un po' simili agli gnomi da giardino, le caratteristiche delle montagne che lo popolano sono molto diverse dalle spigolose e addossate Alpi europee che siamo abituati a frequentare. A Yosemite le valli sono immense, più o meno da qualsiasi parte svetta l'imponente Half Dome, la mezza cupola che si avvista da ovunque e che sembra proprio una cupola tonda, ma fatta di montagna, e soprattutto tagliata a metà. All'estremità opposta del parco prati verdi e dorati e laghi azzurri incorniciano il volo maestoso di una meravigliosa aquila dalla testa bianca. Lo sguardo si perde all'orizzonte tra complessi di granito curiosamente lisci e rotondi e alberi altissimi, cascate e arcobaleni; il cuore respira, insieme alla mente, sciogliendosi lontano.

QUELLE PRIME IMPRESSIONI

Contro ogni pronostico XX e i Voiquattro si sono incontrati, per un caso assolutamente fortuito e con il volo di YY e cucciole che aveva accumulato oltre un'ora di ritardo, all'aeroporto di San Francisco ad un'ora piuttosto tarda. Dopo un recupero del camper l'indomani, partono alla volta del parco Yosemite. Scoprono in fretta che bisogna avere il cervello bello vispo per riuscire a ricordarsi tutta la formazione sul funzionamento camper, tanto che alcune cose - non del tutto essenziali - sono sfuggite alla loro padronanza per svariati giorni.
Scoprono altrettanto in fretta che il mito degli americani che rispettano i limiti di velocità è assolutamente falso.
E la cosa che li colpisce di più della natura selvaggia che incontrano in questi giorni di parco naturale non è subito visibile alla vista. I panorami tolgono il fiato, la fauna avvistata fino ad ora si è limitata a qualche spigliato scoiattolo, un paio lucertole e un paio di cerbiatti apparsi (e scomparsi) come un lampo sulla strada. Ci si mette un po' a capire che cosa c'è di profondamente diverso: l'altezza degli alberi. In un paesaggio alpino tutto sarebbe più schiacciato per terra mentre qui lo proporzioni delle sequoie che letteralmente svettano verso un azzurro intenso per decine di metri è qualcosa che ti colpisce in maniera sottile, lasciando che tu te ne accorga piano piano, per rimanerne profondamente toccato.

giovedì 4 agosto 2016

DIFFICILE SPIEGARLO

Un giorno intero. Con un'auto a disposizione, gli spazi del grande ovest da percorrere e scoprire. Che cos'ha di speciale tutto questo? La solitudine. La solitudine che si mescola con la libertà per una briciola di tempo, e che mi ha sopraffatto il cuore prima di riempirlo. 
Lunghe strade deserte, una meta lontana, mi fermo quando vedo qualcosa con cui valga la pena stare per un po'. Così ho accolto i brividi della partenza, recuperato la macchina a noleggio, imparato a godere delle comodità del cambio automatico e percorso miglia e miglia (come chiamano i chilometri in America) cantando a squarciagola o godendo inusuali silenzi.
La meta era il parco di Yellowstone, il più antico e famoso parco nazionale, quello che non riusciremo a vedere insieme. Così ho usato i miei occhi per voi, anche se lo so che non è uguale. Così ho sperato di essere un po' meno sola, un po' meno libera. Ho scattato mille foto, anche se il cuore che ha sobbalzato per la prima volta dopo una curva quando i primi geyser erano disponibili alla vista, parlando la potente e ancestrale lingua della terra e questo sobbalzo non sono sicura che sia nelle foto. Con i loro vapori di zolfo, le bolle di acqua bollente, i colori vividi, le fumaiole, i boati tonanti o sommessi, le onde. Ho girato piccoli video raccontandovi quello che vedevo, in molti casi la mia voce è stata superata dai potenti suoni della natura. Una cascata imponente, la corrente del fiume, il ruggito del geyser. Ho esplorato il parco dall'alba al tramonto sperimentando come è diverso essere soli. Ma solo con il corpo, però. Perchè anche se sola e con il cuore leggero, ho scoperto che ho cercato e visto ed esplorato tutto quello che avrei scoperto, cercato, visto ed esplorato se fossimo stati insieme. E ho cercato di raccontarvelo al meglio. Perchè in fondo, ma nemmeno troppo in fondo, Voiquattro siete sempre con me. Sempre.

UN POSTO PROFONDO E BIZZARRO

Fra la manciata di stati che XX ha incontrato in America, ce n'è uno che si è ricavato nel suo cuore un posto speciale. Perchè nonostante ci siano enormi differenze tra New York e l'Idaho rurale, tra la Virginia e La Los Angeles dei vip, c'è un angolo - piuttosto vasto, in realtà - che ti scava un posto nel cuore e non se ne va. Si tratta di quel quadrato un po' a sinistra della California, anche qui i confini sono tracciati con il righello come nell'Africa post bellica. Lo Utah si respira. Diverso. È poco popolato, come tutti gli stati del grande West, ma qui chi ci abita con grande probabilità è un mormone. Che sono, che fanno i mormoni? La chiamano anche LDSC, (Latter Day Saints Church, la Chiesa dei Santi dell'Ultimo Giorno), fonda i propri valori su famiglia, la comunità religiosa e il duro lavoro. E poi. E poi ci sono delle curiosità un po' buffe, qualcuna fa riflettere. Per esempio: i mormoni non bevono caffeina nè altri eccitanti. Niente caffè, niente tè, niente cola cola, niente Starbucks. Lo Utah è l'unico posto dove non trovi Starbucks ad ogni angolo, anzi, non ne trovi per niente. E poi. I mormoni ritengono talmente sacra la vita che credono che più alto è il numero dei tuoi figli, più vicino sei al paradiso (in cielo, perchè in terra XX sospetta che undici figli tendano piuttosto ad avvicinarti a tutti i gironi dell'inferno). Così nelle riunioni si ostenta proprio il numero di bambini per famiglia (non meno di cinque, otto il numero medio, undici il record in questo viaggio). E poi. Pare, ma questo è un gossip del curioso personaggio con cui XX ha viaggiato qualche giorno, che i mormoni mettano mutande speciali, non è chiaro se per la questione dei figli o per resistere alle tentazioni. Vengono comunque considerate sacre e, come su tutte le altre cose, con loro non se ne parla data la riservatezza e dell'argomento e dell'interlocutore.
A parte queste sfumate curiosità, la comunità dello Utah (Salt Lake City è stata fondata dal padre della religione, tal Joseph Smith, che avrebbe sentito la valle impregnata di una spiritualità profonda alla metà del milleottocento) trasmette sicurezza, calma, affidabilità, determinazione. Non stupisce che il simbolo dello stato sia la forma di un alveare, operoso e instancabile.
Le persone sono soltanto una parte della profondità che si respira qui. La valle non è in realtà una valle ma più simile a quello che con standard dimensionali europei si definirebbe "pianura". Circondata da monti maestosi, senza colline di transizione. Pianura. Monti altissimi. Gli edifici, nuovissimi e in grande espansione, offrono la vista di monti senza risparmio e senza paragoni grazie a sapienti e diffuse vetrate (perfino nelle sale d'attesa) - è un po' come se la maestosità fosse per tutti, quasi trascurabile. È però una maestosità che ti imprigiona il cuore.

mercoledì 3 agosto 2016

LA TESTA CHE GIRA

Da MM a XX
Ciao! Niente parco Phoenix oggi. Dopo 2 gg di vertigini e nausea ho portato la cucciola grande a ospedale Lenval: cristalli orecchio fuori posto e manovre come avevano fatto a me. Non sono passate del tutto ma speriamo bene. Baci.

Da YY a XX
Bisogna chiedere al medico se può volare.

Da XX a YY
NON SCHERZIAMO.

Insomma, queste settimane di mare sole mare in costa azzurra sono state un po' diverse rispetto alle attese. Oltre alla drammatica tragedia che ha colpito la città di Nizza e a causa della quale la percezione del mondo delle tre cucciole e non solo è purtroppo ormai diversa, ci sono state varie puntate mediche alla sanità francese per disturbi non gravi ma fastidiosi. Dopo l'incontro con il giovane dermatologo suggerito dalle amiche per curare l'ennesimo mollusco contagioso della cucciola di mezzo - pare che la sua pelle sia una calamita per i guai, un po' come lei, in effetti - la cura omeopatica a base di arsenico la domenica non sembra essere efficissima (...), l'esplosiva nonna MM ha avuto a che fare con i cristalli dell'equilibrio a causa dei quali la cucciola grande non riusciva più a stare in piedi. A carico della sanità francese si contano dunque due ingressi in pronto soccorso a distanza di quarantott'ore l'uno dall'altro, prelievi del sangue, misure dei valori basali, visite di medicina generale, visite neurologiche e otorinolaringoiatriche. Alla fine di vari giorni di visite, attese e manovre, un farmaco, più di qualsiasi manovra, sembra aver fatto il miracolo. Niente più vertigini. Si può volare. In California. Fiuuuu...

lunedì 25 luglio 2016

E NEL FRATTEMPO PER VIAGGIARE

Curioso il concetto di sicurezza dei nostri amici americani, che ingenuamente pensano di limitare l'accesso nel loro paese agli scellerati come quello di Nizza con strumenti bizzarri. Per viaggiare per brevi periodi negli USA, è ora possibile evitare di dover ottenere il visto. A patto di rispondere, insieme ad un pagamento di quattrodici dollari, ad alcune domande inconsuete che si trovano sul modulo ESTA, quello che appunto sostituisce il più oneroso visto di ingresso.
Il fatto è che XX, che il suo modulo ESTA ormai ce l'ha sempre attivo, ha dovuto compilarlo, insieme ai quattordici dollari per uno, anche per XX e per le cucciole. Il governo americano non fa infatti distinzione di età e chiede a ciascun viaggiatore di rispondere alle stesse domande. Non importa se la microba ha sei anni e il governo USA vuole sapere se ha avuto la sifilide.
Così XX si è messa di buzzo buono e ha coscienziosamente compilato quattro moduli, per un totale di centoquaranta minuti di impegno circa sul bizantino sito online. Autocertificando che:
Nessuno di loro ha mai avuto la sifilide, il tifo, il colera, la peste, il vaiolo, ebola, la tubercolosi o la difterite. (si vede che il questionario non è ancora stato aggiornato alla ben più attuale zika); nessuno di loro è mai stato in prigione per aver danneggiato entità governative americane; non hanno mai "cercato di intraprendere attività a scopo terrorostico, di spionaggio, da sabotaggio o genocidio" (meraviglioso il candore con cui vengono poste alcune domande); nessuno intende rimanere a lavorare illegalmente negli Stati Uniti senza "l'opportuno permesso del governo federale". Dopo qualche istante sono arrivate le approvazioni del governo federale, che autorizza l'ingresso. A patto di non avere il colera, la peste o il vaiolo.

domenica 24 luglio 2016

LA VOSTRA NIZZA - QUALCHE GIORNO DOPO

Diligenti e puntuali, anche se con il cuore ferito, le tre cucciole hanno esaudito il desiderio di XX scrivendo qualche pensiero. Così, anche per darsi il permesso di stare, ogni tanto, con la tristezza, la rabbia, l'incomprensione e lo sbigottimento.
Ecco le loro parole:

Una o due persone pazze. Queste hanno creato "la notte dell'ennesimo massacro", 14 luglio 2016 a Nizza in Francia. Un grosso camion e una mitragliatrice, queste sono le armi usate dall'attentatore per uccidere 84 persone e ferirne 202, fra cui molti bambini.
Io mi sono salvata, ma ho visto passare il camion ad una velocità folle (80km/h).
Dobbiamo piantarla con gli attentati, con i terroristi, perchè il mondo non può vivere in pace?
Cucciola grande - scritto con bell'ordine ma una grossa penna nerissima

Che brutto vedere Nizza così. 84 morti per 1-2 persone pazze e 18 feriti gravemente di cui tanti bambini e 200 feriti. 
E io mi sono salvata.
Microba - scritto in bell'ordine usando un colore diverso per ogni parola

Per le strade di Nizza c'è ancora un po' di paura, la polizia è all'erta dopo la strage che ha tolto la vita a ottantaquattro persone.
Mi sento triste e il mio cuore piange se penso che nel mondo ci sono anche persone che vogliono fare del male.
Mi rallegro però, perché mi sono salvata insieme alla mia stupenda nonna e alle mie magnifiche e uniche sorelle.
Cucciola di mezzo - sul bell'ordine non c'erano dubbi e anche lei ha scelto di rallegrare il suo pensiero con parole colorate

sabato 16 luglio 2016

LA VOSTRA, LA NOSTRA NIZZA

Vi ho chiesto di farlo, e ci provo anch'io: ci provo a scrivere, con le parole più precise che trovo, la vostra Nizza nelle scorse trentasei ore. Siete da qualche giorno in vacanza con la supernonna MM, avete ritrovato gli amici del mare francese con cui costituite una banda di una dozzina di elementi di età, genere e nazionalità vari ma con il meraviglioso comune denominatore dello stare bene insieme, fare gang, banda, branco anche dopo undici mesi di non frequentazione. Lo stesso succede per i meravigliosi nonni che al mare vi hanno accompagnato: anche loro fanno gang, banda, branco, rete di autoaiuto quasi simile ad una comune. Queste due gang, quella senior accanto a quella minorenne, hanno deciso all'unanimità di partecipare alla più grande festa di Francia, quella per la libertà, il 14 luglio. Come molte altre migliaia di persone vi siete preparate con gli occhi avidi di sorpresa e con il cuore leggero al suggestivo spettacolo dei fuochi d'artificio. Lo spettacolo è finito e io benedirò per sempre quelle abitudini un po' prussiane di andare a letto presto anche quando si fa tardi. Avete dunque fatto in tempo a rientrare a casa appena da una paio di minuti e mentre vi attardate a salutare gli amici dal terrazzo tu, cucciola grande, ti accorgi di un matto, ancora senza saperlo. Vedi un camion bianco a velocità folle sulla Promenade dove erano ammessi soltanto i pedoni. Sentite uno schianto, la nonna MM con il suo dna di reporter cerca di andare a vedere se è successo un incidente e venite ricacciate in casa dalla polizia che grida "Tornate a casa, stanno sparando!".
Fin qui i fatti.
Il mio cuore piange da trentasei ore. Da quando ho scoperto che appena qualche minuto prima (il camion) o più tardi (voi) e avreste potuto essere vittime, più di come lo siete ora, di qualcuno che ha spregio della vita, sua e altrui. Il mio cuore è spaventato all'idea, impossibile anche solo da immaginare, che in un momento di festa vi potesse essere un simile pericolo. Il mio cuore piange perché invece sta pensando a chi per qualche minuto, prima o dopo, per qualche centimetro a destra o a sinistra avrebbe avuto salva la vita.
Il mio cuore piange perchè non sono capace di spiegarmi, di spiegarci, di spiegarvi perchè qualcuno possa scegliere di fare una cosa tanto scellerata. Il mio cuore piange perchè non voglio che pensiate al mondo come a un posto dove non è bello stare. Il mio cuore piange perchè è straziato dalle vostre e dalle mie paure, magari non dette o non riconosciute, ma che si approfondano dentro di noi.
Il mio cuore sorride, però. Il mio cuore sorride perchè avete scelto di stare lí. Perchè avete avuto la forza di riconoscere di essere più forti di tanta scelleratezza. Il mio cuore sorride perchè, anche se tristi per l'immenso dolore, c'è tanto bello in questo mondo e voi avete una grande voglia di trovarlo e farlo vostro. Tutto per voi, tutto da scoprire nonostante gli scellerati. Il mio cuore sorride anche perchè abbiamo scelto di venire a trovarvi anche se solo per qualche ora, per vedere dentro quei vostri profondi occhi di velluto, e con quei vostri grandi occhi di velluto guardare il bello intorno a noi. Guardarlo, ascoltarlo, annusarlo. Sentire insieme il profumo del mare, più grande di ogni male. Assaporare il suo gusto salato, perdersi nei suoi mille azzurri, più profondi di qualsiasi male.
Il mio cuore piange. Ma il mio cuore sorride, anche. Perché avete scelto di essere più forti di qualsiasi male. E domani lo faremo insieme. Piangere e sorridere. Anche se non ve lo saprò spiegare.

martedì 12 luglio 2016

QUI LO CHIAMANO UIFÌ

"Allora, mamma, quando siete in Francia ti conviene spegnere i dati. Magari potete trovare dei posti dove hanno il wifi, chiedi la password e ci possiamo sentire con Skype."
Detto, fatto. XX aveva sottovalutato le inesauribili risorse della nonna MM. "Ci possiamo sentire con Spype. Sono andata all'agenzia dove c'è Pierre, gli ho chiesto l'uifí e lui è stato molto gentile e me l'ha impostato tutto lui. Cosí ho provato a vedere se arrivava fino al nostro terrazzo, ma non ci arriva. Per avere il segnale, dobbiamo stare nel locale pubelle (pattumiera)."
In realtà non solo: a partire da martedì e nei giorni successivi, si sono succeduti appuntamenti skype dal marciapiede antistante l'agenzia di Pierre, con buona pace del manutentore del condominio che si vedeva nonna e nipoti rubargli qualche byte di banda dal marciapiede per parlare con la mamma a Milano. L'ipad appoggiato a terra che punta verso un cielo terribilmente blu, le cucciole che si prendono a capocciate per rientrare nell'inquadratura. Nonna MM con voce fuori campo e le sue inesauribili capacità di problem solving.

sabato 9 luglio 2016

QUEL CAVALLO CHIAMATO AUDI

Le tre cucciole stanno per partire per un tempo infinito, dunque il pomeriggio viene dedicato ad una di quelle gite allegre da ricordare. E in effetti sarà da ricordare, eccome. Vicino a Casteggio, luogo bucolico del nonno GG, c'é un maneggio di campagna. Si programma una passeggiata a cavallo, a cui anche la microba, dopo il battesimo del cavallo la settimana precedente, ha acquisito il diritto di partecipare. Capocarovana l'indimenticabile Andrea. Arriva qualche passo dopo la sua pancia con una simpatica parlata emiliana, assegna un cavallo a ciascun cavaliere (con alterni successi, in effetti), invita XX e YY a unirsi a lui sulla sua macchina - durante le passeggiate precedenti usava un quad. "Non si spaventi, signora. Ieri ho investito un cinghiale. É ancora pieno di peli." In effetti: l'audi di Andrea avrebbe fatto impallidire un capitano dei NAS. Aveva gli air bag esplosi, "Vi ricordate i suoni? Un suono si rallenta, due si aumenta l'andatura." XX ci ha messo qualche attimo a capire che i suoni sarebbero stati suoni di clascon.
Nel corso della passeggiata, Andrea ha seguito i cavalli attraverso filari di vigne non sue, ha strappato un ramo enorme da un cespuglio per farne un frustino per la microba che, indovina, il suo l'ha perso, tutto senza  fermarsi. Quando poi la mibroba si ribalta dal cavallo lui infila la sua audi in un fosso tra le vigne e la aiuta a risalire in sella con un sorriso irresistibile. Fa scambiare i cavalli alla cucciola grande e alla cucciola di mezzo - uno dei due sembrava un po' agistato, si scusa con una signora nel cui orto si sono infilati i cavalli sbagliando strada. Si impantana nella terra molle delle vigne e per uscirne, dopo una mezza dozzina di tentatitivi, quasi fonde la frizione; Sbraita sporgendosi dal finestrino per oltre un'ora e mezza suggerendo correzioni e migliorie, dando ordini perentori e rassicurando la microba che cadeva. Tutti hanno trottato, hanno avuto molto caldo e si sono parecchio divertiti. Soprattutto, hanno goduto di una immersione in una natura amica e sorridente, proprio come Andrea e il suo cavallo chiamato Audi.

martedì 5 luglio 2016

L'EREMITA HA FINALMENTE IL SUO EREMO

Immaginato, studiato, progettato, desiderato e sognato. Finalmente è pronto all'uso l'eremo dell'eremita cucciola grande. Una scala geometrica e ripida, ci si arrampica per salire e ci si tuffa per scendere. Un armadio che finisce in una porta come nelle Cronache di Narnia, un quasi preciso assemblaggio di mobili ikea. Una doccia che sembra una giraffa, un cavedio che circonda l'eremo su tre lati (e che permette alla pigrissima eremita di ammucchiarvi dentro ogni genere di masserizia) sono i principali elementi di quello che è diventato molto rapidamente il suo regno. Un solaio in origine, grazie all'attività di fine networking e inarrivabile negoziazione di wondernonna MM, lo spazio è stato acquistato da condomini e condominio e restaurato ad uso e consumo dell'eremita. Lei, che non ha mai dimostrato un'anima particolarmente festaiola o socievole, ha traslocato nei nuovi appartamenti senza rinunciare a quelli antichi - gode in casa di due scrivanie che tiene in un ineguagliato disordine, con gastrite perenne di XX - ha già invitato overnight gli amici ancora a Milano in questa mezza estate e sembra non aver mai abitato altrove. Governa con maestria la programmazione delle finestre, dei condizionatori e della luce cangiante. Ha già invitato le due sorelle, una per volta, ad uno sleepover estemporaneo, giocando il ruolo della sorella ganza. Il fatto che la microba sia caduta dal letto tre volte ha in realtà fatto apparire la nuova sistemazione un po' meno appetibile. Meno male.

mercoledì 29 giugno 2016

MA CI TELEFONI?

"PRONTO, CAVALLIFICIOOOO!"
"Pronto, buongiorno, sono la mamma della cucciola grande, della cucciola di mezzo e della microba. Me le potrebbe passare?"
"No, guardi, deve richiamare tra 45 minuti perchè adesso sono nei boschi. Deve chiamare dopo le tredici."
"Ah, scusi, ma che ore sono? Non sono le quattordici e quindici? No, sa, sono in Giappone e ho sbagliato a fare i conti con il fuso orario..."
"Mpf."
"Va bene, richiamo più tardi."
---
"PRONTO, CAVALLIFICIOOOO!"
"Pronto, buongiorno, sono la mamma della cucciola grande, della cucciola di mezzo e della microba. Me le potrebbe passare?"
"CUCCIOLEEEEEE LA MAMMA AL TELEFONOOOO."
"Pronto."
"Pronto, ciao cucciola grande, come stai, come state, vi divertite, fate le bravissime, cavalcate?"
"Si. Ho una cavalla che si chiama Rosi. È altissima e bravissima, solo non vuole uscire dal paddock e si imbizzarisce sempre. Ma galoppa una meraviglia. Ti passo la cucciola di mezzo."
"Eehh, prontoooo!"
"Ciao cucciola di mezzo, come stai, come state, vi divertite, fate le bravissime, cavalcate?"
"Si, un sacco. Il mio cavallo si chiama Fedele ed è bravissimo. È un mezzo pony da gara e galoppa velocissimo. Ieri nel bosco un altro cavallo gli è andato addosso allora lui ha cominciato a galoppare fortissimo e stavo per cadere ma poi non sono caduta. È bravissimo. Ti passo la microba."
"Pronto! Ciaocomestai?"
"Bene microba, sto bene e tu come stai, come state, vi divertite, fate le bravissime, cavalcate?"
"Siii, cavalchiamo. E poi c'è anche la piscina. Indovina come si chiama il mio cavallo tra Fedele, Rovere, Estero e...basta."
"Basta."
"No, basta era basta non un cavallo."
"Ah..mmhh...Rovere."
"Giusto. E indovina di che colore è tra baio, morello, sauro, roano..."
E pensare che XX stava per dire grigio, bianco o nero.

martedì 28 giugno 2016

QUELL'ARMONIA UN PO' INGESSATA

Questa volta l'ha un po' cercato, questo inizio estate frenetico e lontano. In realtà XX si è resa disponibile ad una trasferta che i colleghi, stretti tra altri impegni, non riuscivano ad onorare. Così si trova nel lontano Giappone, che un anno fa non le era sembrato così lontano.
Lontano per le abitudini - agli incontri non pensare di sederti dove vuoi, c'è una rigida gerarchia dei posti - anzi, veramente non pensare proprio di sederti, lo farai soltanto dopo aver ricevuto il permesso dell'ospite. Il permesso arriva soltanto quando il cerimoniale dei biglietti da visita, illeggibili e incomprensibili per la maggior parte, si è concluso, dopo che la consegna con entrambe le mani (per farlo bene ne servirebbero quattro, di mani) e inchino profondo è avvenuta da tutti e con tutti.
Lontano per la difficile lingua, di cui XX interpreta una parola ogni tanto di derivazione inglese e capisce che per la maggior parte delle volte stanno parlando di come sia difficile portarla a mangiare fuori, lei che è vegana e non mangia pesce, ma nemmeno carne.
Lontano per l'empatia, quella magica energia sottile che durante le discussioni di lavoro permette di cogliere da piccoli segni se nell'interlocutore si accende la scintilla dell'interesse o se l'incontro si spegne nella noia. Le conversazioni si svolgono prevalentemente a senso unico, dopo un'introduzione inintelleggibile rigorosamente in giapponese a XX viene richiesto un argomento preciso come le canzoni ai tempi dei juke-box. Lei tenta di sdrammatizzare, di interpretare sguardi, ma quello che in passato le sembrava un favorevole tempo dell'armonia dedicato alla riflessione ora le sembra di più un tempo chiuso a cui lei non ha accesso.
Per questo, per i ritmi giapponesi, per la pignoleria che la fa lavorare ogni minuto libero per non ritrovarsi una catasta di incombenze al ritorno, per una pigra stanchezza di fondo che questa volta non la spinge neppure a cercare la scuola di yoga all'alba, ebbene per questi motivi l'armonia giapponese appare, oggi, un po' ingessata.

venerdì 24 giugno 2016

GIORNATE ALLUNGATE E PIENE DI...

Non sempre la logistica delle mamme organizzate va come deve; talvolta ci si trova a fronteggiare eventi imprevisti che richiedono una stellare combinazione di improvvisazione e problem solving skills.
Gli scorsi tre giorni sono uno di questi casi. La cucciola grande, che avrebbe dovuto essere in località montana con la sua amica Liluz e una di lei cugina che esercita come guida alpina, è in realtà parcheggiata a Milano per tre giorni causa temporanea indisponibilità della guida. Vuoi perdere la possibilità di dormire insieme, adesso che finalmente la casa offre qualche posto letto in più? (Il dettaglio del letto in più sarà oggetto di uno specifico post).
XX fa buon viso a cattivo gioco, pensa che dopo mesi di solitudine la pulsione della cucciola grande alla compagnia di suoi pari vada, se non proprio incoraggiata, almeno non ostacolata e acconsente. Così negli scorsi tre giorni lei è andata e venuta liberamente frequentando le case deserte degli amici e loro la sua. Non ha mai risposto alle telefonate di XX salvo chiamare a ripetizione entrambi i genitori per chiedere il permesso di dormire qui o invitare qualcuno a cena là.
Oggi è finalmente l'ultimo giorno di noia, che noia non è stata per nulla. La consegna ricevuta è stata: "Non fare niente a cui XX direbbe di no."
XX non è sicurissima che la consegna sia stata rispettata alla lettera da alcuni indizi disseminati per casa. Tra cui spiccavano: due bottiglioni pieni d'acqua (e sostanze non identificate) collegati da un cavo e messi a campeggiare all'interno della cabina armadio di XX. È mancato poco che XX li pestasse rovesciando litri e litri di soluzione ignota. "Aahh! Scusa, e questi che cosa sono? A momenti ci metto un piede dentro!" "Ehm. Un esperimento. Di cristallizzazione. Le soluzioni devono stare in un posto caldo e tranquillo per una settimana."
Una settimana a scavalcare bottiglioni al buio per amore della scienza. E non sapere che cristalli si starebbero formando.
"E poi, di bello, che cosa avete fatto oggi?" "Abbiamo mescolato bicarbonato e aceto per fare un sacco di schiuma." "No, scusami. Il patto non era di fare soltanto cose a cui avrei dato il mio consenso? Avete fatto una reazione chimica, con il piccolo chimico. Sulle istruzioni non c'era scritto - da fare in presenza di un adulto?-" "No, veramente abbiamo preso un libro di esperimenti. Cinquanta cose da fare con la scienza. Le vogliamo fare tutte."
XX ha continuato a trovare residui di scienza per tutta la casa. Alcuni metri di pellicola trasparente "Avete finito la pellicola?" "Macchè finita! Erano trecento metri."; colla a caldo sotto la tovaglia; un drago di schiuma.
Ne mancano ancora quarantasei.

sabato 18 giugno 2016

LA TRIPLA CATARSI

Ha un che di catartico, il fine scuola. Soprattutto quando lo stesso giorno rientrano a casa varie tonnellate di masserizie di diversa natura, dall'abaco costruito con i rotoli della carta igientica ai chilometri di cartelloni delle ricerche di storia, geografia o scienze. XX ha resistito una settimana cercando di entrare il meno possibile nella stanza in cui le masserizie erano state ammassate in bel disordine. Poi, sull'orlo di un esaurimento nervoso generato da quel sacro fuoco che arde quando l'entropia domestica raggiunge livelli critici, ha dedicato la giornata di oggi alla bonifica. E di bonifica davvero si è trattato, complice un controllo probabilmente troppo lasco sugli school supplies negli ultimi mesi.
La bonifica ha riguardato, in modo igienicamente rilevante, i tre zaini cuccioli. Dopo aver (invano) chiesto alle bertucce di vuotarli per poterli finalmente lavare comme il faut, XX ha deciso di affrontare il rischio sanitario.
In ordine sparso, ecco un elenco non esaustivo di quanto rinvenuto nei tre zaini di non afferente al materiale scolastico:
sei stick di burro di cacao nella stessa tasca ("Ho trovato sei burri di cacao nel tuo zaino." "Eehh così almeno ne ho sempre uno si scorta!")
un budino al cioccolato residuato di Milano Ristorazione - grazie al cielo non era esploso in cartella
oltre un grammo di paracetamolo in polvere, sparso in varie tasche
qualche etto di scarto di matite temperate, vari colori
un orologio da taschino che per un soffio non è finito in lavatrice
cinque succhi di frutta, vari gusti
una scatola di Mikado aperta (e scaduta) da un'epoca, che XX ha dovuto sottrarre con la forza alle grinfie cucciole che se ne volevanomcomunque cibare
un paio di mutande (di scena, pare) taglia sei anni
un animale velocissimo, forma bruco, che abitava in uno degli zaini e che si è avventato su XX
un vangelo tascabile
numerosi chili di briciole di varia natura - riconducibili ad almeno una dozzina di merende non consumate
una ventina di spille da balia "non si sa mai"
Dopo aver verificato di essere ancora coperta dalla vaccinazione antitetanica e dopo un numero di ore infinito dedicato alla bonifica dell'ambiente di studio, XX ha il cuore finalmente leggero, per almeno due motivi. Primo, ora può tranquillamente accedere alla stanza dello studio senza avere attacchi di panico. Secondo, per quanto l'ufficio di Igiene potrebbe non concordare al 100%, a questa prima analisi non sembrano essere state rinvenute sostanze o indizi di natura illecita o delinquenziale. Una vera, tripla catarsi, le dieci ore dedicate alla riorganizzazione.

sabato 11 giugno 2016

IL DOPO PRANZO

"Puoi guardare? Le mie sorelle dicono che ho una roba rossa nelle orecchie."
"È pomodoro, probabilmente. E poi hai anche del dentrifricio sulla schiena."
Un tranquillo lavaggio denti post-prandiale.

giovedì 2 giugno 2016

TERRENO FERTILE - TAKE TWO

L'abisso di veleni della scuola media della cucciola grande ha visto un coinvolgimento di vicepreside e rappresentante di classe. Il risultato di questo confronto è stata una riunione dal titolo "ci prendiamo un caffè?" nella quale la spumeggiante rappresentante di classe ha cercato di chiarire una situazione di disagio che si è creata in classe. Inutilmente XX ha cercato di centrare l'attenzione sui veleni generalizzati che trovano un'ottima scusa nella situazione di disagio ma che hanno ben altra origine. Soltanto una delle mamme intervenute ha mostrato un sentire simile a quello di XX sulle dinamiche femminili in classe. XX è uscita da questo incontro, all'alba nel bar di fronte a scuola, con la grande angoscia nel cuore che questi compagni, con queste famiglie, potrebbero non essere terreno fertile per migliorare l'intelligenza emotiva della cucciola grande, che sembra capire alcuni meccanismi molto bene ma se ne tiene alla larga con determinazione.

GLI OCCHI VISPI, I MODI SPIGLIATI

"La mail diceva che per lo spettacolo in teatro ti devi mettere i jeans con almeno tre tasche e una camicia o una polo bianca o chiara. Abbiamo questa bella camicia bianca."
"NOOOO-OO. La maestra ha detto anche una maglietta. E io mi metto questa maglietta, è bianca e c'è scritto MICROBA."
Ci sono alcune battaglie, in particolare quelle che riguardano nello stesso combattimento la microba e l'abbigliamento, che XX sceglie di non combattere. Questa è stata una di quelle.
Qualche ora dopo, quando lo spettacolo teatrale ha visto protagonista la classe microba davanti ad un pubblico di genitori orgogliosi e commossi, la scena si è aperta con la microba, unica in scena sul palco, nella sua bella felpa ROSSA. Con modi vispi, parlata spigliata, sguardo orgoglioso e gesti bilingui in lingua dei segni ha introdotto senza cedimenti la storia di Gulliver. L'intera classe ha regalato alle famiglie uno spettacolo corale che insegna che l'integrazione è possibile, i bimbi sordi accanto ai compagni udenti, tutti precisi e spigliati come chi calca le scene da mezzo secolo. Ma ce ne vogliono dieci di loro, per fare mezzo secolo...

domenica 29 maggio 2016

ALTRO CHE DEBOLE...

Il "cerchio del pericolo" si è finalmente palesato al mondo. Sono mesi che ci lavorano, il maestro di kung-fu Ciop e i suoi ragazzi. Alla fine ha scelto di mettere la cucciola di mezzo al centro di una banda di aggressori e, in breve, lei li stende tutti. Un assoluto riserbo era stato mantenuto da tutti i partecipanti sulla performance che ha infiammato la folla e scaldato il cuore di XX: la sua guerriera mignon, tutta concentrata, capace di slanci di generosità senza pari. Una bella storia non genere specifica, per una volta.

LE MOLTE FACCE DELLA SCIENZA

Il cuginone FF fa l'ingegnere e studia la solidità dei materiali nel centro di ricerche europeo di Ispra. Ha invitato i Noicinque ad un entusiasmante open day dove le cucciole, con orgoglio ostentato, hanno: riconosciuto gli aromi, ormai vietati, delle sigarette elettroniche
nutrito gallo e galline con larve di mosche vive
giocato al gioco dell'oca dei contadini rispondendo ad improbabili quesiti di agronomia
costruito casette di mattoncini per poi sottoporle ai terremoti del Friuli e del Messico e vedere se stanno su
creato reti parlanti per far comunicare i container delle navi
fatto i pompieri con gioco di precisione con la manichetta dell'acqua aperta ad una pressione stellare
partecipato alla ricerca sulle tracce chimiche delle stoviglie nei cibi raccontando che stoviglie hanno in casa
Ma soprattutto hanno camminato per oltre dieci chilometri all'interno del centro nel tentativo di collezionare tutti i possibili gadget disponibili. Bella la scienza...ma vuoi mettere la borraccia azzurra?

lunedì 23 maggio 2016

TERRENO FERTILE?

Alla scuola media, soprattutto il primo anno, gli insegnanti sono usi assegnare lavori di gruppo che hanno il molteplice obiettivo di insegnare ai ragazzi a lavorare insieme e a permettere loro di avvicinarsi e conoscersi meglio. Sarebbe meraviglioso, se i gruppi li decidessero gli insegnanti con quel pizzico di criterio. I gruppi li hanno invece decisi i ragazzi, ed essendo la cucciola grande in un periodo di solitario eremitaggio, negli ultimi due lavori di gruppo si è vista assegnare compiti con le due ragazzine che lei avrebbe scelto per ultime. Ottima scuola di vita, se non fosse che le due ragazzine in questione tra loro non si sopportano e si insultano dal vero e virtualmente - scrivendo entrambe parole raccapriccianti - da mattino a sera.
Inutile dire che il lavoro di gruppo è stato uno stillicidio di fatiche, stemperate dalla meravigliosa zia ELY chiamata a mettere ordine nel lavoro del trio.
Con l'occasione, il lavoro di gruppo pare poi essersi misteriosamente rovinato alla vigilia dell'interrogazione in custodia a casa di una delle due (rimediato nottetempo con la collaborazione dell'intera famiglia) XX è stata chiamata a dare uno sguardo all'interazione della cucciola grande con i suoi compagni. Sotto i suoi piedi si è aperto un abisso di veleni e cattiveria inaspettato per lei, che della cucciola grande ha sempre pensato che non fosse particolarmente socievole ma neppure così sola.
La domanda sorta nel cuore è se, dopo cinque anni di scuola elementare che assomigliava piuttosto ad uno stare sulle barricate - anni in cui la solitaria cucciola ha sviluppato la capacità di costruire la sua bolla di mondo sicuro e non sociale - questi compagni siano terreno fertile per fare in modo che lei riesca a sviluppare la coscienza che la scuola È un posto dove si costruiscono anche delle relazioni profonde e non soltanto bolle solitarie.
Sul tavolo le opzioni più svariate che sfumano dalla assoluta non belligeranza ad un drastico cambio di scuola. YY con mood tutto maschile, insiste nel sostenere che il caso sia montato forse un po' troppo e che se lei sta bene va tutto bene. Del resto, lei è uguale a lui.

mercoledì 18 maggio 2016

LE 72 ORE DELLA LOGISTICA IN TILT

Viaggiare sta diventando complicato. Anche se questo viaggio, per XX, sulla carta non sembrava nulla di che. Sulla carta. Cominciamo dal principio: XX sfrutta un passaggio di colleghi il lunedí sera fino a Nizza, dove lo studiò della supernonna MM le risulta provvidenziale per passare la notte dopo aver ricevuto dalla padrona di casa un brief con i fiocchi che riguardava la luce, l'acqua, il riscaldamento, la doccia, le lenzuola, il frigorifero e le tapparelle. XX ha sognato per un attimo di ricevere analogo brief per far funzionare, o far smettere di funzionare, i condizionatori di certi hotel americani.
La mattina seguente, dopo aver puntigliosamente richiuso tutti i possibili rubinetti, contatori e riscaldamenti, esce di casa alle otto del mattino sotto un sole caldo ed estivo e davanti ad un mare che pare dipinto per prendere il bus alla volta della stazione. Da qui conta di prendere un treno per Aix en Provence dove incontrerà con precisione quasi chirurgica le colleghe in arrivo da Parigi. La prima sorpresa è che IL collega di Parigi, quello garbato che alla guida si trasforma in mr Hyde, dà forfait a metà della notte, causa la sua bimba piccolissima con laringospasmo. Pazienza. Ce la si cava anche senza di lui. XX aspetta il bus per la stazione una buona mezz'ora. La fermata mano a mano si popola ma di bus nemmeno l'ombra. Controlla su internet dove sono i taxi, trova un parcheggio non lontano che è sfortunatamente vuoto. Chiama il numero indicato, le assicurano che in taxi arriverà in cinque, dieci minuti al massimo. Dopo altri venticinque impazienti minuti richiama per trovare la linea sempre e solo occupata. Quando, passata mezz'ora di frenetica attesa, un altro operatore le risponde che manderà una macchina in dieci minuti, si fa largo dentro di lei la consapevolezza che il treno sarà impossibile prenderlo. Chiama le colleghe in arrivo da Parigi che con un sistema di geolocalizzazione le suggeriscono il luogo più vicino per affittare un'auto: la stazione. Bagagli addosso, di buon passo, si reca a piedi verso la stazione. Qui, dopo aver atteso un tempo infinito per l'auto prima di lei, finalmente affitta una piccola utilitaria di cilindrata ridicola che mal di adatta alla spregiudicata guida della Francia del sud. Senza fermarsi percorre i 250 km che la separano da Aix en Provence per raggiungere la stazione proprio all'arrivo delle colleghe parigine. Dopo la riunione, restituiscono l'auto, la cui aria condizionata non funzionava, con tante scuse ma neppure uno sconticino, e saltano su un altro treno veloce alla volta di Parigi.
Il giorno dopo XX si fa trovare all'alba o quasi nell'ufficio di Parigi per collegarsi con i nuovi sistemi di meeting virtuale ad una riunione con Milano. Il pomeriggio con i colleghi francesi l'ennesimo incontro e poi, finalmente, all'aeroporto per rientrare. Il volo parte puntuale ma all'ora di arrivo il comandante informa i passeggeri che all'aeroporto di Linate ci sarebbe stato un piccolo incidente, nulla di grave (...), ma l'aereo non ha abbastanza carburante per aspettare che riaprano la pista. Quindi sceglie di atterrare alla Malpensa.
Dopo l'atterraggio nella provincia di Varese, quando tutti i passeggeri stanno cercando di organizzare un ritorno a casa che speravano diverso, dal microfono la voce del comandante infoma i passeggeri che no, non si può sbarcare, l'aeroporto non è attrezzato per l'assistenza allo sbarco del loro volo. Dunque rifaranno carburante, il piano di volo, e in circa mezz'ora ripartiranno per Linate. Tempo di volo, otto minuti. Numero di persone che hanno volato tra i due aeroporti su un volo di linea negli utlimi due anni, quelle del volo di ieri.
Settantadue ore di logistica in tilt.

martedì 3 maggio 2016

LA LEZIONE DI SCIENZE

"Quindi i compiti di scienze te li sei fatti dare? E hai studiato?"
"See. Gli animali. I PESCI. I pesci sono ricoperti di muco per nuotare meglio. Respirano con le branchie. Fanno le uova, sono ovipari. Gli squali sono ovovivipari."
"Sai che lo squalo martello non dorme mai?" (Intervento della sorella naturalista)
"Capito che OCCHIAIE?!"

domenica 1 maggio 2016

IL SUO SILENZIO

Frequentare la "salle de bain", come chiamano il bagno con stile i francesi, insieme alla microba, è a casa Noicinque da sempre un'esperienza unica. Nel tentativo di limitare l'inquinamento acustico microbo-generato, XX ricorre a trucchi di bassa lega.
"Vediamo se riesci a stare in silenzio...diciamo venti secondi?" (obiettivo ambizioso ma raggiungibile)
"Inizia a contare." (sfida accettata con determinazione)
"....diciannove....e ...venti!"
"Continua a contare. Da venti. Però aspetta. Prima ti devo dire delle cose."
Ah, ecco. L'inquinamento arretrato dei venti secondi appena trascorsi.

lunedì 25 aprile 2016

UN PAIO DI ALTRE CHICCHE, SEMPRE MICROBE

"Ma allora il tuo compagno Lorenzo, quello che si era rotto il naso e hanno dovuto operarlo, sta meglio. È tornato a scuola?"
"Si, ma in questi giorni non c'era. Sai, gli era venuto un liquido nella pancia, tipo Schifidol. Quindi è stato a casa. Con lo Schifidol nella pancia."
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"Bleahhh. Mi era venuto in bocca quel saporaccio cattivissmo di ATTACCHIPIRINA."

giovedì 21 aprile 2016

IN BRUTTA

"Microba, stiamo quasi per andare. Ti pettini, per favore, prima di uscire."
"Occhei. Adesso prendo la spazzola, mi bagno i caplli e mi faccio la cresta in brutta. Poi metto la schiumina."

domenica 17 aprile 2016

QUANDO I CIRCUITI FANNO UN PO' TILT

Lungo blackout di XX che nelle scorse settimane è stata letteralmente travolta da impegni lavorativi. Il tutto con la scadenza del principale evento dell'anno, tenutosi in settimana a Parigi. Ebbene, oggi, dopo innumerevoli incontri in lingue note e non, è finalmente il giorno del rientro. In linea con la frenetica intensità della settimana, all'atterraggio a Milano XX era chiamata a partecipare ad una delle numerose riunioni virtuali che diventano sempre più di moda. L'aereo atterra, lei si collega alla riunione virtuale e assiste e discute confontandosi su progetti in Tanzania. Sempre con gli auricolari nelle orecchie e l'attenzione all'Africa scende dall'aereo, passa la dogana, fa la lunga fila per i taxi, sale su uno di essi e sussurra la destinazione. Quando finalmente la riunione virtuale ternima lei molla il telefono e realizza con orrore che la valigia è rimasta in aeroporto, nella migliore delle ipotesi a girare in solitudine sul nastro dell'arrivo da Parigi.
Il taxista, promettendo solennemente di mantenere il segreto, fa inversione e la sbarca di nuovo all'aeroporto, dove in tempi di minacce e sicurezza è stato un po' complicato rientrare nella zona "bagagli" e spiegare allo sportello di bagagli smarriti che la valigia, stavolta, l'aveva persa lei.

martedì 15 marzo 2016

E QUELL'ALTRO ABBRACCIO EMOTIVO, SOLENNE E INATTESO

La solita fila. Non importa quali siano le strategie per organizzarla, ma il giorno delle pagelle, a scuola, si fa la fila. Si fa la fila un po' in tensione, davanti ad una coloratissima porta chiusa. Che poi, è anche bello condividere questi lunghi momenti di attesa. Altre mamme, altri papà, altri bambini. Ma le stesse solenni insegnanti. Che questa volta hanno scelto la linea dura, la solennità, la porta chiusa, la modalità stile commissione d'esame schierandosi strette dietro i banchi. Pare infatti che i bambini della quartabí si stiano comportando proprio male, dunque la contromossa è non solo intervenire con i bambini ma con tutti i genitori. Quale migliore occasione se non la consegna delle pagelle. Cosí la sfilata dei genitori racconta una collezione di visi che sfumano dal furibondo al deluso, dall' innervosito al vendicativo. Quando tocca a noi, varchiamo la soglia variopinta con espressione sospesa. Indipendentemente dal rendimento scolastico, la cucciola di mezzo non brilla per tolleranza e si tuffa nei guai con energia stellare. Invece. Invece più delle parole, più dei voti, più della pagella hanno parlato i sorrisi accoglienti e il linguaggio del corpo delle tre insegnanti, che da oltre due ore indossavano la maschera d'acciaio della severità. Ci accolgono dicendo "Ah, ora ci possiamo rilassare. Tutto benissimo." Ebbene, cucciola di mezzo. Io lo so che è difficile. Chè è faticoso chiamarsi fuori dalle marachelle che sembrano sempre divertenti; che è difficile dire ai tuoi amici "guarda che quella che vuoi fare è una scemenza e io non la faccio. Non dovresti farla nemmeno tu." So anche che la gran parte delle marachelle sono legate in particolare ad una delle insegnanti, forse non troppo fortunata, che non piace nemmeno a te. Ma tu hai avuto la forza granitica di dire no. Io non ci sto. E questa consapevolezza ha abbracciato i nostri cuori orgogliosi.

domenica 13 marzo 2016

QUELL'ABBRACCIO STRETTO AL MIO CUORE

Sono stata via per tre giorni. Rientrata a tarda sera, accanto alle evidenti incombenze legate al ripristino di un minimo di ordine e smontaggio bagagli, c'è quel momento speciale, quell'attimo sospeso tra il vostro sonno e la mia veglia: è il momento in cui l'amore sconfinato si fa quasi fisicamente percepibile, in cui guardarvi abbandonate ai sogni belli con il viso sereno e il corpo rilassato mi commuove. Questa volta, però, insieme ai mugugni assonnati e inconsapevoli delle tue sorelle, quando mi sono avvicinata alla tua "tana", tu hai sorriso, aperto gli occhi e ti sei sciolta in un abbraccio cosí spontaneo, intenso e inconsapevole che mi sembrava venuto dal cielo. Nonostante ci siamo anche scambiate qualche parola, la mattina non ti ha permesso di avere memoria di quell'abbraccio speciale che abbraccia il mio cuore e non lo lascia più. Fra le tue braccia, cucciola di mezzo.

giovedì 3 marzo 2016

HO PRESO...

"Sai che oggi abbiamo fatto il dettato? E tutti hanno scritto una cosa sbagliata, con la lettera minuscola, solo io l'ho scritta giusta. Allora la maestra, siccome ho fatto tutto giusto, mi ha dato un budino."
"Hai preso "budino" nel dettato?"

sabato 13 febbraio 2016

QUANDO LA NEVE

Anche se è passato soltanto un mese dalle vacanze di Natale, per l'occasione del Carnevale si sono preparate montagne di bagagli piene di cose calde e ingombranti, quelle adatte per sciare. Per chi non ha mai provato a preparare i bagagli multipli, il conto è per cinque, il volume delle masserizie che si accumulano via via sulla soglia di casa può assumere ordini di grandezza vicino al volume di trasferimento in altro continente. Guanti spaiati o passati di misura dopo soltanto undici mesi alle mani cucciole che crescono al ritmo delle pannocchie. Gli zaini di scuola (peso rilevato dello zaino di prima media: 15.7 kg), i caschi personali, le maschere da neve. Quattro sci, quelli della crescita (almeno quelli) vengono affittati.
Dopo il trasloco, cominciano le abituali attività sciistiche. XX si scioglie ancora una volta nei sorrisi degli angeli blu. Sono sempre loro, gli allegri e ridanciani maestri di sci. Quelli a cui affidi con la leggerezza della fiducia incondizionata quanto hai di più caro. Quelli che trovi sorridenti anche a -15 sotto una tormenta di neve, quelli che quest'anno sono: Sara acca (Sarah), dall'occhio ceruleo, la treccia bionda e l'accento romano, che ha guidato un codazzo di docici microbi per tutte le dolomiti del Brenta. L'algido Claudio, che forse in apparenza più rigido ha saputo conquistare in un attimo il tenero cuore del cuginetto GRG e in qualche attimo in più il cuore guerriero della cucciola di mezzo. Il serafico Gerry, che nel primo giorno di attività con la cucciola grande ha avuto all'attivo una bambina con gamba rotta (dopo che l'aveva riconsegnata ai genitori) e una con discesa in toboga, stavolta durante la loro lezione. Lui non si è scomposto, sono incerti del mestiere, loro, i ragazzi neppure, in fondo era colpa di Marie Ennia che si era incastrata nella neve fresca del salto; lui ha proseguito guidando per tutta la settimana la classe più avanzata per salti e neve fresca, e godendosi la libertà di animare la tradizionale fiaccolata lasciando sciare la sua classe da sola.
Loro, le cucciole, si sono dimostrate più resistenti e invasate che mai, sopportando climi antartici e ritmi degli di allenamenti olimpici.

mercoledì 3 febbraio 2016

QUANDO L'ENTUSIASMO È CONTAGIOSO

Giorni intensi, questi. Come possono essere intensi dei gioni pre-vacanza e si vuole chiudere tutto prima di partire per la settimana bianca di Carnevale, e nella suddetta settimana si accavallano le stampelle della cucciola grande affetta da una inaspettata sinovite dell'anca (subito ribattezzata "svirgolite") con accompagnamenti a scuola all'all'alba e obbligo di firma di autorizzazione all'uso dell'ascensore scolastico; si somma l'usuale riunione di tutti i colleghi del mondo con richiesta di intervento in pubblico di XX che, da tipica bookworm, lavora e rilavora gli stessi contenuti over and over; la logistica un po' folle delle partite fuori casa di YY, i bagagli da sci per cinque, le visite mediche di controllo che si accavallano. Si aggiunge un po' di disamore per una routine, soprattutto lavorativa, che ormai sembra diventata incapace i generare alte passioni.
E poi succede che ci sono le idee. Le idee contagiose, quelle che mettono il buonumore e ti fanno sognare un futuro pieno zeppo di entusiasmo. Ecco, XX è stata fortunata perchè tra i variopinti ma garbati colleghi delle filiali straniere ha trovato un portatore di entusiasmo che ha rallegrato uno spirito un po' ingrigito dalla routine a suon di idee. Pazzesche, fra l'altro. Il portatore di entusiasmo aveva in passato già intrattenuto rapporti epistolari vari e colorati con tutte e tre le cucciole che questa sera sono state felicissime finalmente di conoscerlo (no, non ha i riccioli come nei ritratti che ha ricevuto in regalo...proprio per niente) e si sono conquistati a vicenda a suon di canestri, letture dotte sugli animali del bosco, dimostrazioni di kung fu, valutazione rollinz di Star Wars e primi rudimenti di LIS. Dal canto suo, il portatore di idee non si è tirato indietro e ha fatto buon viso a cattivo gioco cantando a squarciagola "we're not gonna take it" e conquistando i tre cuori cuccioli con una facilità imbarazzante. È proprio contagioso, questo entusiasmo. Loro hanno segnato sul calendario la data del suo prossimo rientro in Italia, strappando a XX la promessa di un inevitabile invito a cena. Impossibile dire di no all'entusiasmo delle idee.

giovedì 28 gennaio 2016

MOLTO, MOLTO OLTRE LA FISIOLOGIA

"Ma perché hai quello?"
"Te l'ho spiegato. Ogni mese alle mamme - e anche alle non mamme, che non hanno un bimbo nella pancia perché non è arrivato il semino del papà esce sangue perchè la pancia elimina l'uovo e si prepapra per il prossimo, si ripulisce tutta per diventare pronta per il prossimo uovo e il prossimo semino."
"Ah-ha. Lo sai che Toto ha due mamme, vero? Oggi la maestra ci ha letto un libro scritto da una delle mamme di Toto, Francesca, credo. Il libro racconta la storia delle mamme di Toto. Infatti loro si amano, solo che le due mamme hanno solo due uova, ma mancava il semino. Allora dei signori gentili che passavano di là hanno regalato alle due mamme il loro semino. E cosí sono nati Marghe, Toto e anche i loro fratelli."
Ecco. È facile spiegarlo in prima elementare. Bisogna solo volerlo fare.

venerdì 8 gennaio 2016

L'ANNO CAMBIA MA I LORO NOMI NO

"Ginger thins. Che cosa vuol dire thins?"
"Vuol dire sfogliette sottili. Sottilette, insomma. Però non di formaggio, di biscotto. Anzi, di zenzero."
"AHHH, ALLORA ANCHE IN GUERRE STELLARI IL SOLDATO SI CHIAMAVA SOTTILETTA. AHAH, SOTTILETTA!"
"No, veramente devi mettere la lingua tra i denti per dire THin, non Fin. In realtà fin vuol dire pinna, sai, come la pinna zoppetta di Nemo."
"AHAH, PINNA..."
"Ehh, beh, sempre meglio che chiamarsi come un fiume. Il pilota si chiama come un fiume."
"Che fiume?"
"PO."
Voce dal corridoio della cucciola grande: "Mmpf...guarda che non si chiama PO con la OOO aperta, si chiama piuttosto...Pööö con la ö chiusa e lunga."
Eccerto. Sottiletta e PO. Ora si tratta solo di capire come si chiama Kylo Ren.