lunedì 4 luglio 2022

CARTA E PENNA 12

Da: Cucciola di mezzo 

A: XX e YY

Cari XX e YY,

È il 4 luglio e domani partiamo. Non vi è ancora arrivata la mia lettera, e in questi cinque giorni sono successe un sacco di cose, ma inizierò da raccontarvi questa sera. Non ho ancora realizzato completamente il fatto che da domani vivrò di kajak e oatmeal, che starò per tre settimane intere in balia di un fiume sconosciuto a me e di coetanee appena incontrate, di tende e stufe a malapena funzionanti e di avventura, divertimento, eccitazione, esplorazione di me e del mondo, e magari anche delle persone a me a fianco. Non ho ancora completamente realizzato che sono dall’altra parte dell’oceano, che sto parlando una lingua che non parlo a casa e che tornerò fra quattro settimane. Non riesco neanche ad esprimere tutto ciò che provo in questo momento, ma penso che riuscirete ad immaginarlo; un confusionario miscuglio di adrenalina, felicità, paura e nervi, tutto in un indecifrabile sentimento che mi è ormai diventato antico.

Questa sera abbiamo preparato tutto quello che ci serve, solamente due outfit; uno da kajak e l’altro per il camp. Verranno a darci vestiti puliti dopo una settimana e mezza, e li porteranno insieme a tutta la posta che avremmo dovuto ricevere, le vostre tra “lettere“ che non falliscono mai a stamparmi un sorriso (e a volte qualche lacrima) in faccia. Abbiamo dovuto fare i bagagli tutti stasera, in fretta e furia, perché di pomeriggio eravamo all’east camp, quello dei ragazzi, per la Quad’s Cup; c’erano dei giochi di tutti i tipi ai quali ogni squadra partecipava e, a seconda dei vincitori, venivano assegnati i punti, che poi si sarebbero sommati. I Ridges  ( l’ho scritto sbagliato nella prima lettera) sono arrivati i secondi, di solo un punto dietro ai Draws. Il campo dei ragazzi, in realtà, abbiamo dei nomi diversi per le squadre; per la Quad’s Cup si fondono i nomi delle due squadre dello stesso colore (noi eravamo i Bridges, Readges più Beaches). 

Una volta (quasi) finite le nostre “valigie”,  Claire ci ha detto che dovevamo urgentemente andare a Graceland (dove teniamo il cibo e altri supplies, come tende e stufe) perché i kayak che avevano caricato sul furgone erano caduti e dovevamo rimetterli in ordine. Dopo aver pianificato uno schema e un preciso ordine in cui disporre i kajak (tra le proposte c’erano ordine per colore, alfabetico e numerico), ci hanno portato fuori dal ‘four seasons’  (residenza per i dipendenti), e toh… Non c’era nessun kajak da risistemare. Già, era una specie di esperimento per vedere come avremmo reagito se ci fosse stata una situazione del genere una volta partiti. Ci hanno fatto un paio di domande su come ci fossimo sentite, dopodiché, con i fuochi d’artificio in sottofondo e ormai le stelle sopra la testa, ci hanno fatto mettere delle bandana e abbiamo camminato aggrappate l’una all’altra fino ad una piccola chiesetta. Lì ci hanno dato delle candele, e dopo averci raccontato un po’ la storia di questo voyage, abbiamo cantato “river she is flowing” fino a che tutte non eravamo in lacrime. Adesso sono sul mio letto, a scrivervi un’ultima lettera che voglio spedire domani mattina, prima di partire. Ma non vi ho ancora raccontato degli ultimi giorni, e delle esperienze nel camp indimenticabili.

Sabato sera cera la prima Quad’s Cup, ma più in piccolo: solo il west camp. C’erano diversi giochi che si svolgevano contemporaneamente; kickball (una specie di baseball dove si potevano usare le mani e i piedi), hockey (ovviamente non sul ghiaccio), e una pallavolo in cui si stoppava la palla di cui non ho capito il nome. Mentre giocavo a hockey sono caduta e mi sono sbucciata un ginocchio, ma mi sa che ve l’hanno già detto. Comunque niente di grave. La mattina, invece, non non c’erano gli intenest group, perché aveva luogo un evento chiamato "something sacred" . In pratica era solo un ritiro spirituale, per chi volesse pregare o solamente riflettere. Sabato non è stata una giornata troppo movimenteta, al contrario di mercoledi alla classe di pottery ci hanno fatto finalmente provare la ruota con il pedale (non so esattamente come si chiami) , ma il mio tentativo ad un vaso continuava a cadere e staccarsi dal piatto, quindi non sono riuscita a concludere niente, a parte un outfit parecchio sporco. La sera abbiamo fatto un altro gioco, Gold Rush, un riadattamento che comprendeva alieni. C’erano dei pezzi di stagnola sparsi per il prato e dovevi cercare di raccoglierli e portarli ad una base senza farti toccare dagli alieni, nel qual caso dovevi buttarli tutti a terra. Noi e l’altra cabin, in mancanza di alieni, ci siamo travestite alla meglio con vestiti presi da una stanza per i costumi teatrali, e abbiamo iniziato a rincorrere gli altri bambini. Io avevo addosso una giacca verde che mi arrivava alle ginocchia e un cappello con una mano con due dita alzati con le stelle e le strisce americane. Fra pause per balli casuali i bambini che correvano da tutte le parti, ci siamo divertite tutte, e poi siamo subito andate alla E.R (che sta per evening reflection, e non pronto soccorso, come pensavo io). Ci siamo sedute sulla spiaggia e mentre guardavamo un magnifico tramonto sul lago Michigan, hanno messo della musica rilassante.

Ma questo è ancora niente; domenica avevamo lo shakedown, come le prove generali. Dovevamo prendere i nostri kayak che stanno sul east camp, pagaiare  fino a Graceland, dove gli avremmo caricati con i nostri bagagli e arrivare ad un altro camp, ma non troppo lontano. Ci avremmo messo meno di due ore, se non fosse stato per la marea di americani (di cui la maggior parte ubriachi) che galleggiavano tranquillissimi su ciambelle gonfiabili con i loro cani e che noi dovevamo comodamente schivare. Siamo arrivate lì verso le cinque, e abbiamo cucinato il nostro primo pasto fuori casa (spaghetti che mi sono rifiutata di spezzare con una salsa di pomodoro, mangzo e origano, tutti condensati, che era inspiegabilmente piccante). Abbiamo cucinato gli s’mores sul fuoco e poi, dopo un altro tramonto stupendo, siamo andate a dormire (non sotto le stelle), per svegliarci la mattina alle sei; volevamo evitare altri americani sul fiume per il 4 luglio. Anche il ritorno è andato molto bene, e per ora nessuno si è capottato.

Vorrei anche lasciarvi una breve lista degli animali che ho visto finora. A parte i cani con i cappottini, nel fiume ho visto due tartarughine, una dal ponte per Graceland l’altra da kajak; un cerbiattino, purtroppo ferito ad una gamba (doveva chiamarsi Garibaldi), mentre facevamo le prove di gruppo dei primi giorni; un altro cervo, questa volta adulto è molto più vicino, che è spuntato da dietro uno ad uno e c’è il corso a dieci metri di distanza mentre eravamo sulla spiaggia; un sacco di pesci che mi sembravano sardine (ma non sono sicura), di cui però neanche una viva; una lontra è una pantegana nello Stony lake mentre ci allenavamo con i kajak, dal camp dove abbiamo passato la notte. Per ora nessun orso e neanche procione, ma vi terrò aggiornati sugli altri animali avvistati (gli insetti non li conto neanche). 

Non riceverò o spedirò lettere per una settimana e mezza, ma continuerò a scrivere comunque. Spero solo che arrivino prima che io torni.

Un mondo di bene,

Cucciola di mezzo

P. S. Questa sera non ho tempo di fare un disegno, mi rifarò con le prossime lettere :)

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