domenica 10 luglio 2022

e-CARTA E PENNA 17

Da: XX

A: Cucciola di mezzo

Oggetto: non proprio come previsto…

Ciao Cucciola! Mi chiedevo… chissà se i nostri messaggi te li consegnano in ordine cronologico, e tu diligentemente li leggi così, oppure se sono shuffled tutti insieme e tu li leggi in ordine sparso, chissà che cosa vi arriva al rifornimento. Comunque: ecco la storia che non ti avevo ancora raccontato. Tu e le tue sorelle avevate regalato a papà i biglietti per gli Iron Maiden - data prevista 20 luglio 2020; Bologna, unica data italiana. Poi è arrivata quella dolcezza della pandemia che ha scombinato i piani del mondo, compreso il concerto. Così, passin passino, gli organizzatori sono riusciti a riprogrammare la data per il 7 luglio 2022, sempre a Bologna. Il 7 luglio era un giovedì così papà e io (ho goduto anch’io del vostro dono) siamo partiti dopo pranzo alla volta del concerto. Obiettivo: ascoltare quella musica melodica e armoniosa =_=, poi restare in un agriturismo nei dintorni e il venerdì e il sabato visitare Bologna. Così arriviamo nei pressi di questa arena, che in realtà è un’arena naturale fatta di colline di prato con un grande palco al centro - la macchina parcheggiata in un prato di quella che aveva tutta l’aria di erba medica a 2 km - una bella camminata insieme ad un sacco di altri con le magliette nere di Eddie. A proposito, il papà, la sua maglietta di Eddie, l’ha lasciata al mare. Entriamo con gli stessi biglietti del 2020, saliamo sulla collinetta così anche le bassette come me vedono qualcosa: sul palco si agita la band che suona prima, gli ‘Airbourne’ - un teschio come scenografia (indovina), una parlata australo/british (‘ui paipol’ per dire ‘we peaple’) che suona, canta, strilla e parla a torso nudo insieme agli altri componenti della band, tentando di scaldare gli animi per gli Iron. Ora, qui in Italia c’è la peggiore siccità degli ultimi cinquant’anni, non piove da settimane, i fiumi sono ai minimi storici. Tutto vero, tranne che a Bologna in quelle due ore. Il concerto avrebbe dovuto cominciare alle 21 - papà nella sua certezza granitica ‘gli Iron sono sempre puntualissimi’. Però. Verso le 20:50 si alza il vento, comincia a piovere e si vedono moltissimi lampi, ma proprio moltissimi, una tempesta di lampi. Sulla collinetta di prato cominciano a vedersi le prime felpe, k-way, qualcuno sta sotto un asciugamano di spugna, qualcuno non ha niente e si toglie pure la maglietta: pioggia per pioggia, almeno la maglietta resta un po’ più asciutta. Uno anziché la mascherina ha la maschera dell’uomo ragno, quella ‘tutta test’ - chissà che cosa vede, attraverso gli occhiali di rete. Il vento è sempre più forte, gli Iron questa volta sono un po’ meno puntualissimi - ad un certo punto sale sul palco un ragazzo dello staff, che dice con voce stentorea: ‘sono Matteo, dovete immediatamente evacuare la zona davanti al palco, subito, le uscite sono quella destra e quella sinistra. Tra 15 minuti vi faccio sapere.’ Ti immagini: i fan più scatenati, più appassionati, quelli che sono lì da ore per prendere i posti davanti al palco, buttati fuori. Sempre più vento, sempre più lampi, un po’ di pioggia. Passano 40 minuti, l’area davanti al palco è tutta libera, qualcuno rientra, il controllo dei biglietti è ormai un’ utopia. Lo spazio davanti al palco è libero, in caso il vento faccia volare qualche pezzo della struttura. Qualcuno comincia a rumoreggiare, qualcuno chiama ‘Matteooooo!!! Vieni fuori!’. E poi lui viene fuori, dice che la Protezione civile attende una tempesta ancora più forte, che c’è anche un’allerta all’aeroporto, quindi il concerto è annullato, tutti verso le uscite rapidi, grazie. In 100.000, coperti alla bell’e meglio bagnati, intirizziti dal vento, si avviano, e noi con loro, alle macchine parcheggiate nei prati a 2 km. Noi indossavamo i cappelli australiani e le mantella da bici - io sembravo la cugina della Pimpa, con la mia mantella rossa a pois bianchi - ma il vento spostava la pioggia ci ha fatto bagnare lo stesso. Sembra una barzelletta: dopo la peggio pandemia dell’era moderna, nell’estate della siccità più severa dell’ultimo mezzo secolo, ha piovuto per due ore: sopra Bologna, esattamente nelle due ore previste di concerto dell’unica data italiana di un gruppo che chissà se tornerà. In effetti fa abbastanza sorridere, vero? Il vostro regalo, però, non è perduto - ho chiesto il rimborso (gli organizzatori, visto il karma di questo evento, non l’hanno riprogrammato e hanno preferito annullarlo, come dar loro torto?) e comprato due biglietti per un concerto di certi Helloween - stessa musica che piace al papà, che suoneranno (forse) a Milano il 27 agosto. Non sono proprio gli Iron, ma avete lo stesso regalato al papà un concerto della sua musica. Ecco l’aggiornamento… to be continued,  ti raccontiamo che abbiamo fatto i turisti a Bologna e Ferrara. 

Un bacio grande, cucciola di mezzo, ti penso sempre, 

mamma

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